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Capitolo 5

Parma, giugno 1762

La giovane Maria Luisa di Parma camminava lungo i corridoi della residenza di famiglia con passo svelto e misurato. Era stata convocata nello studio del padre, il duca di Parma Filippo I e, nonostante non l'amasse particolarmente, non desiderava farlo attendere senza ragione.

Quando giunse dinanzi alla porta in legno a doppio battente lanciò uno sguardo all'usciere che, rapido, si apprestò ad annunciarla e a chiuderle la porta alle spalle.

L'Infanta, undici anni a dicembre, avanzò di alcuni passi sul pavimento levigato prima di fermarsi a osservare il legno lucido e arricchito da importanti guarnizioni della scrivania di suo padre, in attesa che le parlasse.

Il duca sollevò lo sguardo dalle carte poste sul tavolo e lo puntò sulla figlia, ma ella non comprese alcun messaggio.

"Siediti" la invitò indicandole una delle sedie imbottite poste davanti alla scrivania.

La figlia annuì con un sorriso scarno sulle labbra sottili e prese posto mantenendo una postura rigida.

"Sai perché ti ho mandato a chiamare?" le chiese prima di appoggiarsi allo schienale della sua poltrona.

"Immagino sia per il mio fidanzamento", ipotizzò cauta, "forse avete preso una decisione."

"Infatti è così" confermò l'uomo massaggiandosi le nocche e chiudendosi in un silenzio particolare.

"Dunque?" azzardò la giovane con evidente curiosità. Da lì a poco avrebbe scoperto qual'era il suo destino e desiderava farlo in fretta. Non era mai stata una bambina paziente e lo era ancor meno se si trattava del suo futuro.

"La scelta è ricaduta su Carlo di Spagna, tuo cugino."

"L'erede al trono?" chiese per sicurezza, anche se non credeva di sbagliarsi.

Il suo passatempo preferito era quello di catalogare gli eredi al trono dei Regni d'Europa per ordine di importanza e, quel nome, era tra i primi della lista.

"Sì. Lui."

La fanciulla abbozzò un sorriso compiaciuto perché in fondo, poteva capitarle un destino ben più misero.

"Ne sei felice?" chiese Filippo massaggiandosi il mento glabro.

"Lo sono, se lo siete voi, padre!" sciorinò melliflua.

Una risata ironica proruppe dalle labbra sottili dell'uomo mentre posava lo sguardo sul volto pallido della sua terzogenita.

"Somigli sempre di più a tua madre" le disse senza aggiungere altro.

"Immagino vogliate farmi un complimento" replicò la figlia senza scomporsi.

Che i suoi genitori non si fossero mai amati non era un mistero, ma ella preferiva pensare che si riferisse alle doti intellettive della donna.

"In vero", ribatté con calma, "mi riferivo alla tua naturale predisposizione alle cospirazioni e alla punta di sarcasmo che aleggia sempre nelle tue parole."

"Se vi ho mancato di rispetto è stato fatto in modo incolpevole. Non vi farei mai un simile torto pensando di rimanerne impunita."

"Continua su questa strada e governerai tu la Spagna e non il tuo sposo."

"Non è mia intenzione prevaricare colui che mi è superiore per diritto" pigolò con falsa modestia.

"Tremo per il povero Carlo!" mormorò Filippo guardando la figlia, così giovane e già così pronta alle avversità del mondo.

"Non dovreste", continuò la fanciulla con un sorriso pacato sulle labbra sottili, "da queste nozze ne sovviene un buon guadagno anche per voi."

"Lo so da me, Luisa, tuttavia, non posso non pensare alle conseguenze che avranno sul giovane le nostre scelte."

"E a me non pensate?" domandò, realmente offesa. "Non pensate a quali conseguenze avranno su di me queste nozze? Non sono forse io quella che dovrà lasciare i propri cari, la propria dimora per raggiungere degli sconosciuti in terra straniera!" Le parole uscirono dalla bocca della figlia con un tale trasporto da farlo rammaricare per la superficialità dimostrata.

"Mi sembravi contenta" tentò di giustificarsi il duca di Parma e fratello del re di Spagna.

"Ciò non toglie che vi sono figlia e che per me non mostrate mai il minimo riguardo!" tuonò mortificata, mentre la voce vibrava di delusione. "Voi non mi considerate come dovreste" piagnucolò a labbra strette, "Per voi esistono solo Isabella e Ferdinando!"

La giovane scoppiò in un pianto leggero dalle vaghe note di frustrazione.

"Luisa, non credevo che tu" prese parola il duca, ma non seppe come proseguire. Come poteva dirle che era convinto che ella non avesse dei sentimenti.

"Ammettetelo, pensate che io sia priva di cuore?" lo rimbeccò asciugando il volto con un fazzoletto ricamato.

"No davvero!" provò a consolarla e si alzò per raggiungerla.

"Vostra Grazia, con il vostro permesso ora andrei" alitò lei con il fiato corto.

"Aspetta, non volevo offenderti" riprovò il padre preso alla sprovvista da quel cambiamento d'umore.

"Non importa!" soffiò la sua dolenza, mostrandosi amareggiata oltre ogni dire.

"Ti prego, Luisa" la supplicò il padre, piegandosi a lei senza neanche rendersene conto, "non vuoi neanche vedere il ritratto?"

"Lo vedrò poi" sussurrò alzandosi in piedi e prendendo l'involucro seguitò, "con il vostro permesso!"

Uscì dallo studio con un turbinio teatrale di gonne, lasciando il duca mortificato e sgomento, mentre sul di lei viso spuntava un bieco sorriso di trionfo.

... Madrid, giugno 1762 ...

Il principe della Asturie corse a perdifiato lungo i corridoi del Palazzo Reale fino a fermarsi, quasi in scivolata, dinanzi al salottino dove sapeva trovarsi le sue sorelle maggiori. Dopo l'annuncio di rito si intrufolò nell'ambiente silenzioso e per poco non urlò per catturarne l'interesse.

"Sono qui!" esclamò d'un fiato.

"Lo sappiamo", rispose Maria Giuseppina, "vi hanno annunciato poc'anzi."

"Dunque perché mi ignorate?" chiese avvicinandosi alla poltrona che soleva occupare quando le raggiungeva.

"Per finire di leggere la pagina" spiegò Maria Luisa chiudendo il libro.

"Come lei" si accodò la maggiore ponendo fine alla propria lettura e puntando i suoi occhi sul giovane fratello. "Cosa succede?"

"Nostro padre mi ha dato il ritratto" rispose sedendosi e mostrando la tela ancora coperta.

"Quello di nostra cugina?" chiese Maria Luisa con interesse.

Carlo annuì con il cuore in gola. Si era sempre dichiarato tranquillo e propenso ad accettare di buon grado qualsiasi imposizione gli sarebbe capitata ma, in quel momento, si sentiva prossimo allo svenimento.

"Lo apriamo?" propose Maria Giuseppina, curiosa quanto la sorella. Vedere i ritratti era l'unico modo per scoprire il mondo al di fuori di quelle mura.

"Fatelo voi!" dichiarò il principe allungandolo verso la maggiore delle sorelle. "Sono oltremodo ansioso."

"Mi auguro che non glielo direte mai" lo ammonì bonariamente Giuseppina mentre iniziava a scartarlo.

"Non lo farò, ma sbrigatevi" supplicò muovendosi sulla seduta.

Nel frattempo Maria Luisa rideva della sua agitazione, anche se era ben consapevole di quali e quante sensazione infuriassero nel petto in quel cruciale momento.

"Eccola!" esordì Maria Giuseppina scrutando l'immagine con occhio critico e distaccato.

"Com'è?"

"Giovane."

"Ha dieci anni, è il mimino" precisò il fratello afferrando il ritratto per guardarlo.

La ragazzina rappresentata su quella tela era bassina, in carne e aveva un viso particolare. Su di esso non spiccava il nasone di famiglia, ma uno più delicato che ben si poneva tra i due piccoli occhi scuri. I capelli erano coperti da una tristissima parrucca grigia che ne incupiva l'espressione e che non ne lasciava intravedere il colore naturale.

"La troviamo di nostro gradimento?" domandò Luisa dopo alcuni minuti di silenzio. Usando volutamente il noi per chiarire che erano una famiglia e che le loro reazioni erano collegate.

"Non saprei dire" mormorò il ragazzo con un'alzata di spalle.

"Un'orrenda creatura o una graziosa fanciulla?" ritentò Luisa prendendo la tela e studiandola con attenzione.

"Direi un'elegante creatura", rispose Carlo, "è lo sguardo duro a preoccuparmi."

"È un disegno, fratello, non temere qualcosa di impalpabile" gli consigliò con un sorriso gentile.

"Avete ragione, come sempre" minimizzò riprendendo l'immagine per ammirarla.

Il suo cuore continuava a battere nel petto con enorme preoccupazione. La cugina era giovane e pertanto poteva cambiare, ma quello che più si augurava, in cuor suo, era che anche quello sguardo mutasse e che fosse stato solo un errore maldestro del maestro pittore.

*Mio spazietto*
Care fanciulle e dame,
cosa ne pensate di questi due promessi sposi? Per chi non lo ricordasse, Filippo è il fratello di Carlo, il soldato coraggioso che aveva sposato Luisa Elisabetta (figlia di Luigi XV), la moglie bambina che giocava con le bambole. Cosa ne pensate della figlia?
So che non sono molto puntuale con gli aggiornamenti, ma sono alle prese con l'editing di C. & M.A. e il tempo vola. Non appena l'avrò terminato tornerò puntulissima come un tempo:-D
Alla prossima!

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