Capitolo 4
Madrid, giugno 1762
La risata divertita di Maria Giuseppina echeggiò nell'ampio salotto, seguita da una sentita esclamazione di gaudio: "Sono la migliore!"
"Per migliore, intendi una baro?" replicò il principe delle Asturie con un broncio significativo a imbruttirgli il volto.
"Accettate le vostre carenze, fratello" cinguettò alzandosi dalla sedia per lisciare le pieghe delle gonne e raggiungere il tavolo delle leccornie.
"Non siate crudele con Sua Altezza", l'ammonì bonariamente il giovane Von Dreje avvicinandosi a lei, "sapete quanto ami primeggiare."
Ella gli sorrise complice e sottovoce asserì, strappandogli un sorriso, "Emerge nel Regno con il suo titolo, dovrà farselo bastare."
"La smettete di parlottare sommessamente, Giuseppina, una tale confidenza non si conviene a un'infanta di Spagna."
"Adam è come un fratello" gli fece notare piroettando su se stessa per guardarlo in volto e ammonirlo con lo sguardo.
"Tuttavia, non lo è" sottolineò il principe, sapendo che in quel modo le avrebbe tolto il sorriso, ma quella frase riuscì a gelare anche l'allegria del giovane soldato.
Carlo, dal canto suo, odiava essere vittima della loro complice derisione e preferiva risultare arrogante, piuttosto che subire in silenzio.
"Qualcuno è geloso!" sollecitò Maria Luisa per alleggerire la tensione, "Se lo desiderate, Carlo, parlotto io con voi?"
Il tono infantile utilizzato da Luisa riuscì a strappargli un sorriso e a mortificarlo allo stesso tempo. In fin dei conti Adam era un fratello anche per lui, ma non ebbe modo di scusarsi, perché la porta si aprì con tanto di annuncio.
Dall'uscio videro entrare il sovrano e nessuno di loro riuscì a celarne la sorpresa. Chi si trovava seduto balzò in piedi per omaggiarlo e chi lo era già, ne approfittò solo per fare un saluto compito.
"Disturbo?" esordì con voce pacata, modellando il volto emaciato con un sorriso.
Quell'espressione, da tanto tempo a loro negata, ebbe modo di scatenare i cuori degli infanti facendoli schizzare nel petto dalla gioia.
"Non dite nulla?" ritentò, sentendosi quasi un estraneo. Da quando era rimasto solo li aveva involontariamente allontanati richiudendosi in un silente e operoso lavoro. Voleva recuperare i vecchi rapporti ma, in quel momento, si sentiva come un intruso nella loro quotidianità e non sapeva come approcciarsi per rimediare ai suoi errori.
"Vostra Grazia!" prese parola Von Dreje, l'unico ad avere compreso la situazione, "Con il vostro permesso, andrei."
"Vai pure" autorizzò aspettando che uscisse e, una volta soli, tornò a guardare i propri figli.
"Vi sono di intralcio" seguitò sul loro immobile silenzio. Erano rimasti tutti e tre in piedi, bloccati a guardarlo come se non lo conoscessero.
"Non è questo", replicò Giuseppina avanzando di qualche passo, "ci avete solo colti alla sprovvista."
"Un tempo la mia presenza era motivo di gioia" constatò andandosi a sedere intorno al tavolo dove stavano giocando a carte.
"Un tempo, Vostra Grazia, avevate piacere a stare con noi" asserì Maria Luisa senza scomporsi. Amava suo padre e rispettava il re, ma non poteva obliare la sua assenza.
"Mi dispiace", sospirò passandosi una mano tra i capelli, "ho faticato per sopravviverle."
"Credete che per noi sia stato facile?" continuò la seconda delle sue figlie, "O che lo sia?" si fermò per riprendere fiato, mentre stringeva l'alto schienale della sedia e scaricare su di esso tutta la propria dolorosa frustrazione. "Non passa giorno in cui non parliamo di Lei."
"Forse sono un debole" tentò di giustificarsi. Si sentiva in difetto e le parole della figlia non alleggerivano i suoi sensi di colpa.
"No, non lo siete", prese parola Giuseppina, "avete solo preferito affrontare il dolore da solo, invece di farlo con noi. Avreste potuto prendere da noi la forza." Fece una pausa per posare una mano sulla spalla della sorella prima di spiegargli, "Noi siamo sopravvissuti perché ci siamo sostenuti l'un l'altro. Quando uno di noi cedeva allo sconforto, c'era un altro che gli dava la forza per non soccombere."
"Vi ho deluso" si mortificò il re guardandoli uno per uno negli occhi, con l'intento di fargli capire quanto realmente fosse pentito.
"No. Ci siete solo mancato" asserì il principe accennando un sorriso.
"Mi dispiace!"
"Siete tornato, ora?" chiese Luisa, seria e speranzosa al tempo stesso.
"Sì" ammise dando enfasi con il movimento del capo e un sorriso commosso sulle labbra.
"Allora non serve che diciate altro" confessò la giovane gettandogli le braccia al collo e posandogli un bacio sulla guancia ispida, mentre sottili lacrime le colavano sul viso.
La seguì Giuseppina con il medesimo slancio, mentre il figlio contenne l'effusione senza fargli sentire la carenza d'affetto.
Quando le lacrime di gioia furono fluite e scomparse, il re chiese di poter giocare a carte con loro.
Passarono il resto del pomeriggio a ridere e scherzare come non accadeva dal quel lontano settembre. Si persero in ricordi e racconti, dimenticando la solitudine che inevitabilmente li aveva colti in quel periodo e vissero ore di gioia e spensieratezza.
"Padre?" domandò Carlo quando terminò l'ultimo scroscio di risa.
"Sì?"
"Posso chiedervi se avete deciso?"
Il re si fermò un momento a guardare il figlio negli occhi, così giovane, coscienzioso eppure ancora tanto impreparato al suo futuro. In lui vedeva se stesso da giovane, abile cacciatore e pessimo politico, un po' si pentì della rotta educativa che gli aveva dato e proprio in quel momento si ripropose di porvi rimedio.
"Sul tuo fidanzamento?"
"Sì."
"Sono oltremodo convinto che tua cugina Maria Luisa di Parma sia la scelta più adeguata" rispose il re conciso.
"L'importante è fare felice la Francia!" esclamò Luisa con un'acida ironia, che non tentò neanche di celare.
"Noto del sarcasmo, Luisa", asserì il padre guardando la figlia, "c'è qualcosa che vuoi dirmi?"
"Non è sarcasmo, padre, è sano umorismo."
"Non sarai ancora infastidita per l'annullamento del tuo fidanzamento?"
"No, sono andata oltre", confermò con voce chiara, "ciò non toglie che sembrate particolarmente incline a soddisfare ogni suo capriccio."
"Luisa!" l'ammonì la sorella con la voce e con un calcio sotto al tavolo, che però andò a vuoto.
"Stai criticando il mio modo di regnare?"
"Non oserei mai", sciorinò la figlia senza cedere, "ma avete sancito il patto di famiglia con la Francia e ora siete in guerra con il Portogallo. Vostra sorella ne è la regina."
"Quando si regna si devono fare delle scelte" precisò Carlo senza scomporsi.
"Ma perché Luigi XV deve sempre avere la precedenza."
"Torniamo al tuo fidanzamento" rise il padre comprendendo il vero motivo di una tale indisposizione.
"Vi ho detto di no", s'intestardì, "anche se ammetto di esserne rimasta delusa."
"Preferisco che mi diciate subito la verità senza giri di parole", informò tutti e tre, "non amo dover comprendere tra le righe."
"Onestà per onestà", continuò il principe delle Asturie, "spero proprio che la mia promessa sposa non sia odiosa come sua madre e che sia bella come la sorella."
"Per l'estetica rimedieremo, hanno spedito un ritratto che dovrebbe arrivare a breve. Per il carattere possiamo pregare."
Il giovane principe si passò una mano sul volto con fare teatrale.
"Onestà per onestà", prese parola Luisa, "sono davvero convinta che la guerra contro il Portogallo per fare piacere alla Francia non sia giusta. A prescindere dal fidanzamento annullato."
"Ne prendo atto" annuì Carlo sereno.
La libertà di parola, in privato, non era stata negata a lui in gioventù e lui non l'avrebbe tolta ai suoi figli. Sua madre gli diceva sempre che solo così poteva comprendere e spiegare.
"Onestà per onestà", s'intromise Giuseppina con un sorriso buffo sulle labbra, "se non vi sbrigate a dare le carte, padre, spargerò la voce che siete un pessimo giocatore."
L'uomo rise guardando il mazzo che ancora giaceva nelle sue mani.
"Hai ragione!" confermò sollevato dalla loro presenza, "Non sia mai che il popolo sappia quanto scarse siano le mie doti."
Continuarono a giocare discorrendo di argomenti leggeri e per nulla invasivi. Quel pomeriggio, lo dedicarono solo al ritrovarsi e al far rinascere il loro legame sincero.
*Mio spazietto*
Carissime, spero siate contente del suo ritorno:-D
Alla prossima!
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