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Capitolo 1

Nella foto: ritratto dell'arciduca Giuseppe d'Austria

Madrid, giugno 1761

Una leggera brezza fluiva dalle imposte spalancate portando con sé il tipico profumo di legna arsa e quello autentico del terreno stretto da uno scroscio imminente. La giovane che stava seduta sulla poltrona lo percepì chiaramente e non poté evitare di sollevare lo sguardo dal ritratto per puntarlo fuori alla finestra, dove scorse il cielo plumbeo pronto a esplodere con la sua furia.

Un tuono rimbombò nel cielo proprio in quel momento facendo vibrare il suo cuore e, rapida, si apprestò a chiudere i vetri e ad osservare la corte interna della residenza Reale senza quasi vederla. Il rabbioso temporale estivo che stava infierendo d'improvviso su Madrid alle luci del tramonto, cingendola con rombi fragorosi e staffilate luminose dal cielo era raggelante ed ella si accorse di essere rimasta immobile sul posto, solo quando si sentì chiamare.

"Maria Luisa, allontanatevi da quella finestra!"

"Cosa credete possa succedermi qui?" replicò guardando la sorella maggiore dritta negli occhi grigi, così diversi dai suoi e così simili a quel cielo in tempesta.

"Non lo so, ma non mi piace trovarvi con la mente assente", rispose Maria Giuseppina avvicinandosi, "in particolar modo se siete in prossimità del pericolo."

"Vi prego, sorella!" esclamò la più giovane con un sorriso ironico, "Non desidero porre fine alla mia vita."

"Allora cosa stavate facendo?"

"Ho chiuso i vetri e mi sono fermata a scrutare le tetre nubi genitrici di questo chiasso", spiegò, per poi enfatizzare con voce profonda, "così basse e minacciose che sembrano creare un manto soffocante capace di bloccare il respiro."

"La vostra risposta non mi tranquillizza" ammise l'altra storcendo la bocca sottile, mentre la seguiva con lo sguardo fino alla seduta e al piccolo ritratto ivi adagiato.

"Non sarà ancora l'arciduca Giuseppe, spero."

"Potrebbe darsi" rispose Maria Luisa lisciando la gonna scura prima di afferrare la tela e prendere posto con falsa indifferenza.

Maria Giuseppina la raggiunse a piccoli passi perché, nonostante l'abito nero fosse modesto e in linea con il recente lutto, era ugualmente ingombrante e per lei scomodissimo.

"Non dovreste continuare a torturarvi con simili pensieri", l'ammonì bonariamente prima di prendere il ritratto e sedersi dinanzi a lei per sentenziare con una smorfia, "egli, non vale davvero la vostra delusione."

"Vi sbagliate, Maria Giuseppina, la mia non è delusione, è amarezza. Sconcerto in parte e forse", fece una piccola pausa in cerca del termine più appropriato, "un infelice accenno di offesa."

"Non dovreste prenderla sul personale, Maria Luisa, sapete bene quanto me che gli accordi matrimoniali sono stipulati al fine dei vantaggi che ne conseguono e da null'altro."

"Dunque, il fatto che abbiano scelto al mio posto la nostra cugina parmense Maria Isabella, ovvero, colei che si dice sia la giovane più affascinante e intelligente dei Regni d'Europa, non dovrebbe crucciarmi?"

"Oh cielo! Certo che sì. Ma i vantaggi ottenuti da Maria Teresa d'Austria con la Francia sono di gran lunga superiori a quelli che avrebbe ottenuto con nostro padre. La Spagna ora è in evidente declino."

"Il Re saprà riportarla in auge."

"Ne sono convinta", concordò la maggiore con una lieve increspatura delle labbra, "o almeno lo spero."

Le due figlie maggiori di Carlo e Maria Amalia si guardarono negli occhi con evidente apprensione e con una consapevolezza cocente: dalla morte della regina egli non era più lo stesso uomo e, men che meno, il sovrano che aveva reso il regno di Napoli e di Sicilia uno dei più progrediti del tempo.

"Dovresti bruciarlo", sospirò poco dopo la primogenita sollevando il quadro, "non giova alla vostra salute continuare a guardare il suo faccione."

"Non ha il faccione" contestò con un lieve sorriso sulle labbra sottili.

"Oh, invece ce l'ha, e dal giorno delle nozze si dice che sia notevolmente ingrassato."

"Sorella!" l'ammonì con un risolino divertito, "Sapete bene che gli eredi al trono maschi non ingrassano, si irrobustiscono."

"Come ho fatto a dimenticare", cinguettò dandosi un colpetto sulla fronte con fare teatrale, "e le femmine, se non erro, si ammorbidiscono."

Maria Luisa in quell'ironia colse l'animo della madre e non poté evitare che gli occhi cerulei le diventassero lucidi.

"Speravo di farvi ridere, non di intristirvi" la soccorse con preoccupazione.

"Oh, ma lo avete fatto", la tranquillizzò la più giovane, "solo che mi ricordate così tanto Lei."

"Non in bellezza però, quella ha pensato bene di non concederla a nessuna di noi" tentò di scherzare nuovamente, ma il tremolio nella sua voce tradì le reali emozioni.

"Mi manca terribilmente."

"Per me è lo stesso" confessò la maggiore passandosi una mano sul viso. Come se quel gesto potesse veramente scacciare il dolore che serbava nel cuore.

Essendo la più grande, diciassette anni in luglio, si era assunta l'onere morale di sostenere il padre, di accudire i suoi fratelli e questo implicava il mostrarsi forte, saggia e pronta all'ascolto. Elargiva affetto e comprensione, ma la sua forza di tanto in tanto scemava lasciandola esausta. Era oltremodo difficile quel nuovo ruolo in cui si era calata, ma lo aveva promesso alla regina sua madre e non avrebbe mai disatteso quel giuramento.

"Giuseppina, state bene?" si preoccupò l'altra notando l'insano pallore.

"Sì, sono solo un po' stanca", mentì accennando un sorriso, "voi, invece, siete ancora triste per l'annullato fidanzamento?"

"Passerà" mormorò con un'alzata di spalle.

"Luisa, cosa sono quelle spalle sollevate?" la redarguì con voce canzonatoria, "Siete una scimmia forse?"

Un altro sorriso spuntò sul volto di entrambe, mentre ricordavano il giorno in cui la madre aveva raccontato loro della ramanzina che aveva ricevuto quando era solo una bambina.

"Pensi che saremo in grado di seguire il suo esempio?" domandò Maria Luisa dopo un silenzio che parve infinito.

"Io di sicuro, tu invece" fece una pausa accompagnata da una smorfia derisoria e buffa allo stesso tempo.

"Sciocca!" rise divertita.

"No, sono seria", incalzò guardandola con un'espressione furba, "tu sei un po'... un po' poco sicura."

"In che senso?"

"Nel senso che devi smetterla di pensare che l'arciduca abbia rifiutato te e iniziare a credere che sia stata solo una decisione politica."

"Ciò non toglie che mi abbia rifiutata. Se fossi stata affascinante come Maria Isabella forse avrebbe lottato per me."

"Per l'amor del cielo!" esclamò Giuseppina, sconvolta da tanta errata convinzione, "Re Luigi XV di Francia ha proposto la nipote per l'erede al trono, facendo persino da garante e offrendo a Maria Teresa l'irrinunciabile. Ecco il motivo. Tu non centri nulla."

"Sarei diventata Imperatrice" soffiò il suo malcontento, fingendo che la sua delusione non fosse interiore.

"Vero, quella sì che è la vera perdita, non certo il signor faccione" beffeggiò agitando il ritratto nel tentativo di rallegrarla.

Maria Luisa sorrise ingoiando ugualmente l'amarezza. Nonostante comprendesse le dinamiche nate dalla ragion di stato, era pur sempre una giovane di quindici anni che aveva tanto fantasticato sul proprio futuro, abbellendolo con sogni infantili di amorevole appartenenza verso il proprio sposo e per quello, le risultava difficile da dimenticare.

"Vi andrebbe una partita a carte?" domandò poi sull'increscioso silenzio che si era creato.

"Volentieri" acconsentì Giuseppina senza smettere di guardare quegl'occhi azzurri, dove scorgeva una sofferenza malcelata che non sapeva come mitigare.

La sorella minore si alzò dalla poltrona con eleganza, tolse il ritratto dalle mani dell'altra per riporlo della madia e infine prese le carte.

Quando tornò indietro aveva un'espressione più rasserenata, come se con quei pochi passi fosse riuscita a togliersi di dosso tutta l'angoscia.

In vero nessuna delle due riusciva ad eliminare il dolore, ma potevano celarlo agli altri, perfezionando l'arte regale della necessaria menzogna emotiva.

Giocarono discorrendo del tempo e di altre inezie di poco conto, desiderose più che mai di alleggerire l'animo e di non pensare a quali fossero i reali disagi di quel momento.

La loro vita era cambiata irrimediabilmente e, erano consce, che si trattasse solo dell'inizio.

*Mio spazietto*
Ciao a tutte/i!
Siamo alle prime battute di questa storia e iniziamo a conoscere i nuovi personaggi.
Come vi sembrano le due sorelline?
A presto!


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