Epilogo:Una nuova voce
Chiudi gli occhi, vecchia, non insistere: la soddisfazione di vedermi dormire non l'avrai mai!
Oh, ecco, ci siamo. Chiedo scusa ma la vedete quella donnina raggrinzita oltre la finestra? Lì, nel suo letto, tra le lenzuola tese. Ogni sera mi siedo sul suo davanzale, all'esterno – oh, quando la raggiungerò all'interno sarà tutta un'altra faccenda! – e la fisso.
Lei mi fissa, chiude gli occhi, li riapre.
Io chiudo gli occhi, li riapro: mi sta ancora fissando. E io non mollo certo per prima!
Ogni tanto, si rivolge alle sue padroncine – sì, la vecchietta non è una randagia: qui la nutrono, la accudiscono, decidono se e quando può uscire in giardino – e, mentre riceve la sua pappa, dice loro: «Quella bestiola non dorme mai, mi fa la guardia!»
Che cara ragazzona domestica, dico io, che cara, continui pure a crederlo.
A voi posso confessarlo, non vi si prende per stupidi: dormo, lo faccio eccome. Dormo per ultima, quando i bipedi non possono vedermi. E questa, questa vecchia allettata in particolare, che cerca di sorprendermi assopita, no, diavolo, no: non le offrirò questo raro spettacolo.
Ma torniamo a noi, poiché sento che, se mi state dando retta, è soprattutto perché volete sapere di Malva. Non negate: se siete qui è perché la micetta dagli occhi strani ha catturato anche voi almeno un pochino. Da parte mia l'interesse c'è, dunque raccontarvi di lei non mi dispiace affatto.
A questo punto, mettiamoci comodi. Il ramo in alto sul cedro del libano è mio, non ci provate.
Sogno di lei da quando lei ha sognato di me, una notte di luna piena.
La finestra sopra il tetto, che le rischiara il volto di luce bianca, la fa sentire romantica. Poco prima d'incontrarmi, stava infatti ripensando, tra sonno e veglia, a una telefonata ricevuta nel pomeriggio.
«Parlo con l'agenzia 7 di Craven Road?», le aveva chiesto una voce maschile, già nota alla sua memoria, ma non direttamente riconducibile a qualcuna delle sue poche frequentazioni abituali.
«Sì, qui è l'agenzia, come posso esserle utile?», aveva risposto Malva, pensierosa.
Perché questa voce mi è familiare?
«Malva, sei proprio tu?», aveva esternato il giovanotto al telefono.
«Sì... e tu invece?»
«Hiro.»
Il nome ovviamente le aveva subito detto qualcosa: stava sorridendo.
Non posso crederci, è lui!, esultava mentalmente. «Hiro, il bel ragazzo di Primini.»
«A Primini ci vado solo in vacanza: vivo dalle tue parti», aveva fatto presente lui, spontaneo.
Intuivo che dovesse essere passato qualche mese dal loro incontro, ma sentivo che Malva era tornata lì, a quella sera: chiudendo gli occhi vedeva il volto rilassato di lui, ne avvertiva la pace.
«Come stai, Hiro?»
«Bene», aveva proferito lui, caldo, per poi domandare: «Ricordi il mio esame di chimica organica? Ricordi quei meccanismi di reazione che non riuscivo a memorizzare, ma che tu avevi in testa così chiaramente? Ecco, spiegati da te, nucleofili ed elettrofili, deboli e forti, erano quasi umani. Non ho potuto non sorridere mentre studiavo.»
«Sai, credo che attribuire agli atomi una personalità semplifichi le cose, e inoltre li valorizza!», aveva risposto, entusiasta. Quindi studiavi pensando a me... «Quella sera abbiamo chiacchierato tanto ma non ci siamo scambiati i numeri di telefono. Come mi hai trovata?»
«Per fortuna a Fanuzzo non ci sono molte agenzie investigative, e una sola con un nome legato al mondo dei fumetti.»
«Hai fatto benissimo a cercarmi. Ti avrei lasciato il mio numero, quella sera, ma purtroppo...»
«Sei stata male. Mi ero anche preoccupato, non parlavi più, non dicevi nulla...»
«Mi spiace, non ero in me in quel momento, non sono riuscita a spiegarti... ma posso farlo ora se vuoi.»
«Sono tutto orecchi», aveva subito esternato lui. «Non ti nascondo che quella tua domanda mi aveva parecchio spiazzato.»
«Immagino di sì. Si trattava di un caso a cui lavoravo, un caso che mi aveva particolarmente coinvolta, ed era successo proprio lì, in quel vicolo.»
Dopo avergli parlato del caso di Luigi ed Eugenietta, sorvolando sulla faccenda della sua connessione con Nicolas, che di certo non poteva spiegargli senza apparire matta, lui era giunto a una conclusione piuttosto ottimistica: «Sei molto sensibile, empatica.»
«Non sai quanto», aveva borbottato lei, per poi ripartire, garrula: «Devo anche ringraziarti per avermi aiutata a tornare in albergo mentre ero così sconvolta. Altri si sarebbero spaventati e sarebbero scappati via», aveva quindi scherzato.
«In effetti, trovarsi in un vicolo buio con una ragazza appena conosciuta che, a un certo punto, ti parla niente meno che della possibilità di uccidere a mani nude, non è cosa da tutti i giorni», aveva raccolto lui, facendola ridere e allentando definitivamente ogni tensione.
Alla fine avevano deciso di rivedersi, con buona soddisfazione di entrambi, specialmente di Malva. Incredibile, a parer suo, che lui si fosse ricordato del lavoro in agenzia e che l'avesse addirittura cercata, dopo quella sera.
Per me non è così strano: insomma, sei lì che stai annusando un bel maschietto, ma poi un pensiero ti turba, e allora non lasci che anche lui ti annusi, ti allontani a elaborare i tuoi dubbi. E se cerca di intromettersi, a quel punto può beccarsi una bella sgridata. Normalissimo, ma pare che tra umani non si usi granché: i loro maschi si offendono più facilmente, sono più cerebrali. Questo giovanotto in particolare, però, da bravo gattone, sembra esser tornato sui propri passi.
Ma concentriamoci su quella famosa notte: Malva fantastica sotto i raggi della luna sul suo imminente appuntamento con il gattone.
Lui è per metà giapponese, lo porto a mangiare il Ramen in quel posto, dove lo fanno così buono, voglio proprio scoprire cosa ne pensa...
Una volta scivolata nel sonno, come accade nelle notti in cui le umane un po' micette sono eccitate, Malva sogna di non riuscire a dormire. E in quel rigirarsi sotto le lenzuola a occhi aperti – nel senso che così crede di averli – una splendida felina – io, niente meno – si insinua nel suo letto, regalandole un dolce suono di fusa e un sinuoso fluire di morbido pelo tigrato.
E va detto, io non mi concedo a molti. Ma Malva, per essere una bipede spelacchiata, ha un certo non so ché. Non trovate anche voi che sperimentare un certo tipo di connessioni non sia proprio cosa da tutti?
Avremo modo di discuterne. Ora, se permettete, per me è necessaria un'accurata toeletta. Distogliete lo sguardo, esigo un po' di privacy.
Siete ancora qui? Bene. Dovrò cercarmi un ramo ancora più alto.
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