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Capitolo 9

Una fulgida alba con la sua luce, calmò e consolò le inquietudini della notte appena trascorsa. Elsa si scosse dal suo torpore, stiracchiandosi e sbadigliando. La nottata passata rannicchiata sul ramo più grosso dell'albero del giardino, non l'aveva minimamente indolenzita o infreddolita. Solo la disperazione per il tradimento di Andrea aveva lasciato dei segni indelebili nella sua anima, costringendola ad una malinconica prostrazione.

Suo marito, sceso al pianterreno, si era stupito della porta d'ingresso completamente spalancata e della sinistra ubicazione della sua camicia di seta, ficcata sfrontatamente nella cassetta delle lettere. Il suo sconcerto però divenne terrore quando scorse le scarpe di Anna quasi completamente seppellite nel praticello davanti casa.

Andrea non riusciva a darsi una spiegazione sull'accaduto, giudicando il fatto come una subdola e vigliacca azione intimidatoria ai suoi danni. Quando riferì con dovizia di particolari quanto successo ad Anna, la donna lo ascoltò silenziosa e sgomenta. Era difficile anche per lei accettare che un comune ladro fosse penetrato nella villetta del suo amante , esclusivamente per raccogliere i loro indumenti dal pavimento e disperderli successivamente in giardino.

Anna ipotizzò che in quella via, tranquilla ed ordinata, potesse vivere qualche personaggio bizzarro o peggio ancora qualcuno che si divertisse a perseguitare Andrea.

L'irriverente mogliettina, rientrata in casa al seguito del trafelato marito, rise di gusto quando ravvisò la sua rivale aggirarsi nell'appartamento con addosso l'enorme accappatoio di Andrea. Era evidente che quell'indumento sproporzionato, la facesse apparire una ragazza assai diversa dalla panterona sexy che aveva varcato la loro soglia la sera prima. Niente da dire, era sempre una bellissima donna ma ora assomigliava più ad una moglie che ad una provocante maliarda e questo rallegrava enormemente Elsa.

Era sicura di aver già visto da qualche altra parte il volto della sua indisponente antagonista, sebbene non riuscisse a rammentarne l'occasione. Tralasciando quelle inutili elucubrazioni, squadrò divertita il suo fedifrago marito. Andrea, cercava suo malgrado di calmarsi e di riprendere in mano le redini della situazione.

«Ora chiamerò la polizia», esclamò fissando l'amante che si sistemava infreddolita l'accappatoio di spugna.

«Aspetta! Non possiamo far venire i poliziotti», lo interruppe lei, «indosso solamente questa palandrana».

«Non so cosa dire. Non c'è traccia del tuo abito in giardino», spiegò lui turbato.

«Santo Cielo amore, quanto sei noioso! Esci subito a cercarlo», esclamò Anna preoccupata e quasi seccata dalla poca intraprendenza del suo uomo.

Elsa piegata in due dalle risate si beava della sua astuta trovata. Creare scompiglio tra i due colombi era una attività che la divertiva tantissimo. L'insofferenza di Anna era la giusta punizione per Andrea che probabilmente in futuro, avrebbe avuto dei seri problemi con una ragazza tanto bella quanto intransigente come la sua amante.

«Mi divertirò molto con questi due infami traditori» disse tra sé ,mentre la sua sete di vendetta continuava a crescere, «presto lei gli rinfaccerà la sua poca iniziativa e lui la considererà un severo e spietato comandante». Quello fu il pronostico finale della moribonda ma ancora dinamica mogliettina, la quale giudicava con severo cipiglio e latente antipatia i due innamorati.

«Anna, devi tornare a casa immediatamente», dichiarò Andrea turbato.

«Che dici? » rispose la donna sorpresa.

«Non saprei come spiegare alla polizia la tua presenza» chiarì lui mortificato. «Sai, mia moglie è agonizzante in ospedale», continuò, « pertanto sarebbe difficile ammettere davanti a loro che tra me e te c'è una relazione».

«Maledetto», urlò Elsa. «Ti rendi conto che fai schifo?» proseguì, dispiacendosi per non essere vista né sentita.

«Benissimo Anna», esclamò Andrea, totalmente ignaro delle minacce della sua ex. «Ora andrò a cercare il tuo abito in giardino e appena lo avrò trovato, ti rivestirai e te ne tornerai a casa tua.»

«Cosa? » rispose Anna incredula, sgranando i bellissimi occhi neri.

«Si tornerai a casa tua», puntualizzò lui, «magari passando dalla porta sul retro di modo che nessuno ti veda uscire».

Elsa era fiera di sé. Si sentiva soddisfatta per aver rovinato l'avventura ai due amanti e nello stesso tempo contenta di aver smascherato suo marito che oltre ad essere infedele, era anche un bigotto moralista. La sera precedente aveva accolto Anna come il più devoto tra gli innamorati, apparendo quasi sopraffatto dalla sua bellezza. Ora invece, dopo aver passato con lei un'appagante notte d'amore, pretendeva se ne andasse il prima possibile. La tapina doveva uscire addirittura dalla porta di servizio, in modo che nessuno potesse scorgerla e mettere in dubbio la disperazione di quel povero ed inconsolabile uomo provato da un destino crudele.

«D'accordo farò come dici», lo assecondò Anna. «Prima però, salgo a fare un bagno», esclamò mentre lui si accingeva ad uscire.

«Certamente tesoro», rispose Andrea sforzandosi di essere comprensivo e congedandosi da lei con un sorriso.

La donna, dopo quella tenera dimostrazione d'affetto, si tranquillizzò.

«Scema, ti stai facendo usare!», le sussurrò Elsa all'orecchio.

Quasi immediatamente, ritenne fosse inutile continuare a ripetere a pappagallo quella frase. Anna non poteva sentirla e probabilmente anche se avesse potuto, non avrebbe mai prestato fede alla sua opinione. Alla luce di questa nuova consapevolezza ammutolì ed insieme alla sua rivale guardò l'uomo della loro vita uscire di casa.

L'amante salì le scale e raggiunse la toilette del piano superiore, fornita di una magnifica vasca con idromassaggio. L'idea di un bagno caldo l'allettava e proprio per questo dopo aver sciacquato la Jacuzzi, tappò lo scarico ed aprì i rubinetti, scegliendo meticolosamente la temperatura dell'acqua. Quasi guidata da un sesto senso frugò tra i prodotti di bellezza custoditi nella specchiera sopra il lavandino, alla ricerca di un bagnoschiuma adatto. Era assai importante evitare di scioglierne nell'acqua uno qualsiasi, perché l'azionamento delle pompe avrebbe formato un eccessivo e straripante strato di schiuma. Anna trovò quasi subito ciò che cercava ma rimase ancora per qualche minuto ad esaminare tutti i prodotti di bellezza femminile conservati nella specchiera. Tutte le creme ed i cosmetici presenti, le fecero capire di trovarsi nel bagno personale della sfortunata signora Landi che ora alle sue spalle, la fissava indignata e profondamente incollerita. Dispettosa, fece cadere un tubetto di fondotinta da un ripiano del mobile. Anna concentrata sull'etichetta che illustrava le proprietà di una crema idratante per il viso, si volse di scatto pensando di aver urtato sbadatamente il flacone.

«Brutta impicciona!», urlò arrabbiata Elsa mentre la donna di suo marito si chinava a raccogliere il tubetto. Considerò che quella ficcanaso avesse bisogno di una lezione e per questo si diresse verso la vasca. Anna stava sistemando il fondotinta in uno dei ripiani della specchiera, quando si accorse di non sentire più il rumore dell'acqua, riempire la vasca alle sue spalle. Repentina si volse, accorgendosi che dal rubinetto della Jacuzzi non uscisseuna goccia.

«Accidenti» disse seccata, pensando si trattasse di un banale problema d'erogazione.

Ripristinò il flusso degli erogatori e tornò a frugare tra le cose dell'ex padrona di casa.

«Aveva gusti raffinati la moglie di Andrea» esclamò divertita, mentre Elsa la squadrava con la voglia di prenderla a calci.

«Peccato che tutti questi trucchi e tutte queste creme di bellezza non le abbiano consentito di trattenere il marito nel suo letto», concluse poi irriverente.

Questo era troppo. Quella sciacquetta aveva passato il segno. Elsa rossa di rabbia afferrò una bottiglia di comune bagnoschiuma che si trovava sul ripiano sopra la vasca e ne versò una dose massiccia nell'acqua. Amava la densa schiuma prodotta da quel detergente che usava quando voleva concedersi un normale bagno, senza mettere in funzione l'idromassaggio. Divertita pensò che la sua rivale non l'avrebbe apprezzato quanto lei, ma poco le importava.

Stanca di rovistare tra i suoi oggetti, Anna andò a chiudere il rubinetto. L'acqua aveva raggiunto il livello ottimale e la temperatura era perfetta. Versò il detergente che aveva trovato nella specchiera e si liberò dell'accappatoio. Entrò nella vasca ed azionò l'idromassaggio. Appoggiò la testa sul cuscino della Jacuzzi e dopo aver chiuso gli occhi si rilassò completamente, godendo inebriata del benefico massaggio dell'acqua. Elsa osservò indisponente il suo abbandono, mentre la schiuma cresceva, montava ed aumentava di volume intorno a lei. Rise birichina, quando la spuma arrivò al mento e poi alla bocca della sua rivale ed iniziò a traboccare dalla vasca. Anna sbigottita, si destò dal suo torpore, accorgendosi allarmata di quanto stava avvenendo. La massa spumeggiante stava conquistando il pavimento della stanza, occupandone tutti gli anfratti possibili. Impressionata lanciò un urlo e si alzò veloce, tentando di uscire dalla Jacuzzi. A fatica si portò fuori, scivolando sulla massa vischiosa. Nuda come un verme, affrontò le scale e scese al pianterreno mentre Elsa la seguiva ridacchiando sfrontata.

Proprio in quel momento Andrea fece capolino nell'ingresso, seguito dalla signora Corsi, l'anziana vicina di casa che aveva ritrovato il tubino di Anna tra le fronde della siepe di sempreverde che divideva le loro due proprietà. L'invadente pensionata aveva visto Andrea frugare nel cespuglio dal suo giardino e lo aveva così aiutato, con le sue mani piccole e diafane, ad estrarre l'indumento dagli intricati rami della pianta. Imbarazzato l'uomo aveva raccontato che nottetempo qualcuno si era introdotto in casa sua, rubando alcuni oggetti e disperdendoli all'esterno. Andrea aveva spacciato il tubino taglia trentotto della sua amante, come l'abito preferito dalla sua sfortunata moglie. La Corsi lo aveva guardato accigliata quando le aveva confessato, che quel semplice indumento fosse per lui un ricordo irrinunciabile di Elsa. Più di ogni altra cosa stabilì fosse improbabile che la povera signora Landi portasse una taglia così piccola, ricordando il suo fisico prestante e morbido e il suo solare e florido volto. Insomma Aurelia Corsi, poteva definire inequivocabilmente Elsa Landi, come una donna in salute con tutte le forme al posto giusto e non come una snella ed asciutta mannequin. Così, solleticata da quella che le era apparsa come un'improbabile frottola, rincorse Andrea guidata da una curiosa morbosità. Quella seccatrice con le sue domande irritanti lo incalzava e Landi sembrò liberarsi di lei solo davanti alla porta di casa.

«La ringrazio molto del suo aiuto e della sua pazienza», tentò di congedarla.

«Andrea un attimo solo...» esclamò quella trattenendolo.

«Cosa c'è ora?» rispose lui villanamente, spingendo l'uscio ed accingendosi ad entrare.

L'anziana non rispose ma il suo volto secco e rugoso si fece ancor più cereo e stupefatto, quando scorse Anna scendere completamente nuda le scale antistanti l'entrata principale della casa. La ragazza si bloccò e fissò la linguacciuta comare mentre Andrea esterrefatto, le serrava sgarbatamente la porta in faccia.

Elsa batté trionfante le mani, pensando che la reputazione del suo spregevole consorte sarebbe stata sicuramente compromessa nel giro di qualche ora. Non frequentava molto il vicinato ma conosceva per sentito dire la reputazione della Corsi, la quale poteva tranquillamente far concorrenza all'agenzia ANSA nella diffusione delle news. Chissà se i cari ed altruisti vicini dopo l'ingerenza di quella vecchia chiacchierona, lo avrebbero giudicato ancora come il povero marito tanto provato dalla vita e tradito dal destino. Ora non le restava che confidare sulla capacità divulgativa e propagandistica della sua vicina, stabilendo che avrebbe messo tutti al loro posto e scoperto i sepolcri imbiancati.


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