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Capitolo 7

Andrea aprì la porta alla bella donna che entrata in casa , lo baciò con impeto. Fu un bacio lungo e passionale, carico di sentimento e coinvolgente ardore. L'uomo si staccò a fatica da lei e fissò il suo volto affascinante. Anna era davvero bellissima. Alta, snella con gli occhi scuri e profondi come una notte senza luna.

«Benvenuta!» esclamò con soffocata eccitazione.

«Grazie per avermi invitata» rispose lei sorridendo, muovendo leggermente la testa ed esponendo il collo sensuale. Andrea non resistette e lo baciò fremente.

«Non vuoi lasciare il pezzo forte per dopo cena?» chiese lei in un sussurro, lasciandosi baciare.

«Hai ragione» rispose lui, «Ma scommetto che con la cena di stasera, soddisferò quasi tutte le tue voglie » proseguì licenzioso.

« Non proprio tutte...»rispose lei stuzzicandolo.

Quando i due si staccarono ed Andrea ripose il soprabito di Anna nel guardaroba dell'entrata, Elsa che non si era persa un'istante dell'appassionata entrée, squadrò la sua rivale con un nodo alla gola. Ne osservò i capelli corvini e lucidi raccolti in un sofisticato chignon e quel vezzoso neo accanto alle labbra, che rendeva ancora più sensuale ed invitante la sua bocca carnosa. Seguì i due quando si recarono in salotto, dove era stata imbandita la tavola, rimanendo in piedi accanto al marito quando gli innamorati presero posto. L'atmosfera, molto piacevole e romantica, era definita dalle luci soffuse di alcune lampade e dal chiarore della languida candela che Andrea aveva disposto nel centro della tavola.

Landi premuroso, versò nei bicchieri il prosecco che Anna assaporò deliziata.

«Veramente ottimo, amore mio. Mi stai viziando forse? »chiese sistemandosi il corpetto del tubino nero che aderiva sensualmente alla sua figura.

Andrea non rispose, affascinato e stordito dalla presenza di quella Venere bruna che gli sorrideva suadente. Quasi stregato dalla sua sensualità, afferrò una delle ostriche disposte su un piatto da portata e la irrorò con del succo di limone.

Quindi imboccò Anna, avvicinando alle sue morbide labbra, il saporito frutto di mare. Gli occhi di lei scintillarono alla luce della candela, ricevendo quella molle e fredda prelibatezza con invitante desiderio. La masticò lentamente, non staccando mai i suoi occhi ammaliatori da quelli frementi di Andrea. Poi degustò un sorso di prosecco e si alzò dal tavolo. Lui le andò incontro. Quasi attratti magneticamente, i due amanti cominciarono a baciarsi nella penombra della stanza. Il vino, le ostriche e la passione stavano facendo precipitare la serata in un vortice di totale abbandono. Andrea cercò con mani tremanti, la lampo che chiudeva il tubino di Anna. La zip accompagnata dalle sue dita sapienti, scivolò lungo la vellutata schiena, terminando appena sopra i glutei piccoli e sodi di Anna. Veloce la donna si liberò del vestito, rimanendo con un completino intimo di pregiato pizzo e calzando le sofisticate decolleté tacco dodici. Andrea le baciò il seno coperto ancora dal velato reggipetto, stuzzicandone poi i capezzoli con la punta della lingua. Quindi percorse la pelle velluta e profumata della sua pancia piatta, giungendo licenziosamente all'inguine caldo e pulsante di lei. I gemiti di piacere di Anna lo appagavano e lo eccitavano, fino al punto di persuaderlo a trascinarla nella stanza che aveva condiviso per cinque anni con la sua defunta moglie. Sebbene Elsa fosse devastata dall'amarezza e dalla gelosia che quella scena le stava provocando, li seguì fino al piano superiore. Andrea si era via via liberato degli abiti salendo in camera e così aveva fatto Anna che era rimasta con le sole mutandine davanti al letto matrimoniale che ora avrebbe accolto il loro amplesso. Elsa non poteva rimanere lì, non poteva continuare ad assistere al tradimento di Andrea e quando li vide stesi sul talamo l'uno sopra l'altra, accalorati e frementi, decise che era giunto il momento di uscire da quella stanza. Disperata scese la scala che la separava dal piano inferiore, senza preoccuparsi del rumore che poteva produrre e prendendo a calci gli indumenti che i due innamorati avevano abbandonati durante la loro ascesa alla camera da letto. Cosa aveva fatto di male per meritare un simile destino? Sospettava che il suo matrimonio stesse attraversando un momento di crisi ma mai avrebbe creduto che Andrea potesse imbrogliarla e tradirla così vigliaccamente. Se almeno fosse morta, avrebbe potuto raggiungere la pace, elevandosi ai sentimenti più puri e alla più assoluta comprensione delle debolezze umane. Purtroppo la morte tardava ad arrivare, perché il suo corpo giovane e sano, sebbene agonizzante in un letto d'ospedale non si piegava alla falce dell'oscura mietitrice. Alla luce di questa realtà, odiava suo marito e disprezzava la sua amante con una foga ed una collera che lasciavano poco spazio all'indulgenza e al perdono. Sentiva dentro di sè salire una rabbia forse mai provata prima, un rancore che la faceva sragionare e a cui non riusciva a dare un nome. Era stata una compagna esemplare in tutti quegli anni, aveva sorretto, aiutato, compreso il suo bel marito che ora senza nessuno gratitudine o rispetto, si stava rotolando nel loro letto nuziale con una sciacquetta da quattro soldi. Pensava davvero che la bellissima Anna fosse una sciacquetta e credeva che quell'appellativo fosse anche troppo rispettoso per una come lei. Sentiva che il suo rancore verso quella donna nascondesse un consapevolezza più profonda ed amara, quasi l'avesse già conosciuta in una circostanza diversa da quella che era stata obbligata ad assistere. Quale donna di valore infatti, si sarebbe recata a casa dell'amante profanando il letto della sua moribonda moglie? 

Avrebbe fatto sapere a tutti coloro che lo compativano che razza di mascalzone fosse Andrea Landi. Quel cialtrone non poteva neppure definirsi un uomo ma un facocero in calore che aveva finalmente trovato la sua degna compagna. Vendetta, esigeva solo una crudele vendetta. Questo era il suo scopo e da quel momento avrebbe agito esclusivamente per distruggere e separare quella coppia di infidi menzogneri. Trafelata afferrò tutti gli indumenti che trovò sparsi a terra e anche il bel tubino di Anna, abbandonato sul tappeto davanti alla tavola del salotto.

«Brutta sciacquetta anoressica» esclamò a bassa voce osservando il vestito della sua rivale, «Ti faccio passare io la voglia di tornare in casa mia».

Detto ciò, accecata dalla collera, aprì la porta d'ingresso e reggendo gli abiti dei due traditori, uscì in giardino. Con alle sue spalle la porta spalancata, iniziò ad abbandonare ciò che trasportava all'esterno della casa. Introdusse la camicia di Andrea nella cassetta della posta, facendone sporgere una parte che sventolò come una bandiera al leggero vento che si stava alzando. Piantò il tacco delle decolleté di Anna sul morbido terriccio del praticello all'inglese ed occultò il vestito della stessa, sotto la siepe che delimitava la loro proprietà da quella dei vicini. Quindi soddisfatta della propria opera si arrampicò sopra l'albero di fico che cresceva indisturbato nel giardino della sua casa. Avrebbe atteso il momento in cui Andrea e la sua meretrice si sarebbero accorti del suo scherzetto e sarebbero impazziti nel cercare di trovare una spiegazione logica a quanto accaduto. Si sistemò sul ramo più grosso dell'albero e ripensò alla sua situazione. Lo scherzo ai danni dei due amanti sarebbe stato divertente e spassoso ma non avrebbe cambiato quell'assurda condizione. Sentiva che tutto il suo passato, tutti i suoi affetti e le certezze che avevano dato un senso alla sua esistenza se ne erano andati per sempre.

Cosa ne sarebbe stato di lei? Non poteva prevederlo e questa incertezza oltre a farla soffrire, la scombussolava totalmente. Si rendeva conto di essere stata una donna che aveva sempre preteso di programmare ed ordinare la sua vita e quella di chi amava, probabilmente più per insicurezza personale che per vera e propria capacità organizzativa. Piangendo guardò la finestra del suo vicino di cui non conosceva neppure il nome. Max Pirozzi aveva scostato la tenda e la guardava spaurito.


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