Capitolo 36
Il pranzo iniziò nella prima ora dopo mezzogiorno.
La stanza in cui si svolgeva il convivio, era fornita esclusivamente degli elementi essenziali a tale circostanza. Un lungo tavolo di tufo circondato da dodici sedie in ardesia, rese soffici dai cuscini posti sulla seduta, arredavano una spoglia stanza del secondo piano. Massimo le aveva spiegato che solo le camere da letto padronali e quelle degli ospiti si trovassero a quel livello, mentre qualche stanza era mantenuta appositamente sgombra per le eventuali necessità della stagione monsonica. Essendo il pianterreno della dimora completamente allagato, una delle stanze di quel piano era stata adibita temporaneamente a sala da pranzo.
Elsa fece il suo ingresso nel salone procedendo alle spalle di Massimo. Indossava la tunica bianca che le aveva portato Monique e calzava i femminili sandali di stoffa rosa.
La padrona di casa già seduta a tavola, sussultò vedendola entrare. Considerò con disappunto il suo aspetto troppo solare, vistoso e giovanile per i suoi gusti. Anche Aurelie intenta a chiacchierare con lei, storse il naso appena vide la coppia avvicinarsi alla tavola apparecchiata.
«Buon pomeriggio madre, buon pomeriggio Aurelie!», esclamò il dottore.
«Buon pomeriggio a voi», rispose la Pirozzi quasi irritata, «come mai assieme?».
Massimo tacque impacciato mentre Elsa mantenendo l'autocontrollo, sorrise serenamente alla donna.
«Ci siamo incontrati nel corridoio», esclamò mentendo senza alcun rammarico.
I nuovi arrivati presero posto a tavola. Elsa si accomodò tra Egle e Massimo mentre Aurelie gelida e ostile, le sedeva di fronte.
La Pirozzi sospirò nervosamente fissando inquieta la collega, la quale muta ed altera osservava di sottecchi i due commensali.
«Possiamo iniziare il pranzo?», chiese l'uomo.
«Certamente», rispose la professoressa.
«Sai mamma oggi sono davvero affamato!», esclamò allegramente Massimo.
«Devi nutrirti figlio mio!», rispose Egle supponente. «Presumo debba occorrerti tanta energia per soddisfare gli oneri dell'ultimo periodo», concluse divertita.
Quelle parole fecero piombare la stanza in un imbarazzante silenzio. Approfittando di quella reticenza, la Pirozzi batté vigorosamente le mani richiamando i camerieri. Il pranzo iniziò pochi istanti dopo, quando alcuni valletti entrarono con le vivande.
L'antipasto comprendeva un involtino di alghe in salsa verde e dei gamberetti in salamoia. Elsa assaggiò quelle pietanze senza batter ciglio, cercando nel contempo di non offendere la padrona di casa ed osservare l'etichetta.
«Ti trovo radiosa, mia cara», sbottò asciutta Egle vedendola onorare la tavola.
«La ringrazio», esclamò sommessamente la giovane cercando di sorriderle.
«A cosa devi tutto questo splendore?», chiese malevola la donna.
Elsa non sapendo cosa rispondere, fissò spaesata le luci del candeliere posto al centro della tavola.
Ad Aurelie scappò un risolino maligno.
«Ebbene?», la sollecitò la signora irritata.
«Credo sia dovuto al forzato riposo a cui questa incresciosa situazione metereologica ci costringe», rispose tentennante l'ospite.
«Bizzarro chiamare tutto ciò "riposo"!», esclamò Egle addentando un involtino.
A quelle parole Elsa si sentì raggelare. Forse Egle era al corrente della relazione tra lei e Massimo? S'impose di non pensarci proprio in quel momento, continuando serenamente a mangiare.
«Massimo, mi toglierebbe una curiosità», esclamò la voce sgraziata di Aurelie Corsi.
«Certamente», rispose l'uomo cercando di essere educato. Quella cornacchia della Corsi non gli andava a genio e non riscuoteva assolutamente la sua simpatia.
«Quanto tempo fa, Elsa fu condotta nel suo ospedale?», chiese sentenziosa.
«Approssimativamente due, tre lune fa. Per essere più specifici direi negli ultimi giorni del mese di ottobris », rispose stupito Massimo.
Aurelie fissò sconvolta Egle.
«Qual è il problema?», chiese preoccupato il dottore.
«Nulla di importante!», esclamò fintamente tranquilla la Corsi.
«Non ci credo!», reagì Massimo fissando per un istante il volto spaurito della sua amante.
«E fai bene!», sentenziò Egle. «La mia pupilla infatti, crede ci sia una bizzarra corrispondenza tra la comparsa di Elsa e lo strano fenomeno celeste studiato col professor Prushenko» , spiegò autoritaria.
«Ora state esagerando!», tuonò l'uomo irritato.
«Non mancarmi di rispetto e calmati...», cercò di abbonirlo la professoressa Pirozzi.
«Non dirmi come mi devo comportare!», esclamò il dottore perdendo la pazienza.
«Almeno ascolta la tesi di Aurelie... », lo supplicò la madre.
«Non mi interessa...Siete fortunate se siedo ancora in vostra compagnia», sbottò furente.
«Per cortesia calmatevi! Mi farebbe davvero piacere ascoltare la teoria di Aurelie», esclamò Elsa timidamente.
«Stai forse vaneggiando come queste due?», chiese Pirozzi sconvolto.
La giovane non rispose, ma si concentrò sul sogno fatto la notte precedente. Sebbene nella realtà le cose non fossero andate esattamente come in quella visone onirica, si era accorta che alcune costanti fossero comuni.
Era stata investita nel tentativo di salvare Carletto come ricordava, ma non sapeva esattamente se avesse vissuto davvero quello che era avvenuto in seguito. Nel sogno aveva visto colare dal cielo squarciato da un lampo, della materia fluorescente che le aveva ricoperto il volto ed il corpo. Tuttavia era probabile che quel dettaglio fosse semplicemente la ricostruzione onirica del fenomeno osservato e condiviso da Aurelie.
«Sei davvero sicura di voler ascoltare la tesi della mia pupilla?», chiese annoiata la professoressa Pirozzi.
«Assolutamente sì. Voglio sapere in che maniera mi collega a quello strano evento», rispose la ragazza.
La Corsi fissò Elsa con evidente disgusto. Sebbene fosse l'apprezzata collaboratrice della Pirozzi, era avvilita dall'indifferenza e dalla distaccata cortesia di suo figlio. In cuor suo avrebbe desiderato iniziare immediatamente una relazione con quell'attraente uomo, mentre lui aveva occhi solo per quell'insipida ed infida sciacquetta che lo accompagnava. Proprio per gelosia, aveva informato personalmente la professoressa degli incontri "particolari" tra Massimo e la straniera. Aurelie infatti, l'aveva visto più di qualche volta, introdursi furtivamente in camera di Elsa, uscendone solo dopo alcune ore.
Cosa gli dava quella donna che lei non potesse offrirgli? In fondo non era particolarmente bella o sensuale e non appariva neppure troppo intelligente. Voleva punirla per la sua insolenza, voleva punirla per il modo in cui Massimo la fissava e per la palpabile attrazione che c'era tra loro.
«La tua presenza, mia cara Elsa», esclamò freddamente la Corsi, «è strettamente legata allo strano fenomeno celeste che vi ho già descritto».
«Questa è una sciocchezza colossale», replicò Massimo. «Penso sia imbarazzante ciò che teorizzi», concluse basito.
«E perché mai?», rispose Egle, «me lo dicesti anche tu che Elsa sembrava apparsa dal nulla. Non aveva famiglia, nessuno che la conoscesse o chiedesse di lei... ».
Massimo s'indignò comprendendo che sua madre avesse messo Aurelie al corrente delle sue confidenze.
«Mi raccontasti ti avesse parlato di una realtà completamente diversa dalla nostra...Forse la Dea attraverso quel segno celeste voleva avvisarci di un imminente pericolo!».
Il dottore osservò sua madre sconvolto.
«Secondo te il pericolo sarebbe lei?», chiese indicando la giovane
La professoressa Pirozzi non rispose.
Elsa fissò il suo amante. Da quel che poteva intuire non era del tutto convinto che lei fosse pazza. Doveva parlargli subito, rivelandogli tutta la verità. Il suo ultimo torpore era stato diverso da tutti gli altri, perché le aveva permesso di ricordare e ricostruire la sua identità, il suo passato ed il suo percorso.
«Mamma secondo te, Elsa potrebbe essere davvero apportatrice di sventura?», chiese nuovamente Massimo.
«All'inizio non lo pensavo ma le tue confidenze ed il fatto che si fosse risvegliata quando la credevamo morta, mi hanno fatto riflettere», spiegò tesa la donna.
«Non hai pensato che il massaggio cardiaco fosse finalmente servito al suo scopo ed il cuore avesse ricominciato, seppur tardivamente, a funzionare?», chiese il dottore.
Egle tacque.
«In verità siamo convinte che Elsa sia stata vomitata su Terram da quell'anomalo squarcio nel cielo», spiegò severa la Corsi. «Fortunatamente la Dea ci ha permesso di assistere al fenomeno, dandoci la possibilità di modificare il nostro futuro», aggiunse minacciosa.
Il dottore la fissò impietrito, sentendo dentro sé un crescente disagio.
«Vergognati Aurelie! Sei riuscita ad infarcire di assurdità il cervello di mia madre», la accusò schifato.
«Non credo che questo sia il giusto atteggiamento... », sbottò l'altra concitata.
«Maledizione a voi! Siete delle scienziate e vi fate influenzare da queste puerili superstizioni», le ghermì sconvolto.
«Che lei lo accetti o meno, tutto ciò che sta accadendo ora è solamente causato dalla presenza della sua ospite», rispose secca la studiosa.
Elsa si alzò dal suo posto, stordita e pallida.
«Scusate!», mormorò sommessamente. Quindi barcollando uscì dalla stanza.
«Fermati subito!», la richiamò rabbiosa la padrona di casa.
«Tranquilla Egle! Non può sfuggirci», aggiunse con livore la Corsi.
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