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Capitolo 17

Poco dopo il compleanno di Zoe, Aurelia Corsi fece ammenda. Si recò da Andrea Landi e gli chiese perdono per la pubblicità negativa che aveva montato ai suoi danni. Chiese scusa anche ad Anna obbligando la Vicedomini e la Goracci, a suo avviso colpevoli quanto e più di lei, a fare lo stesso. Le due comari indignate ed offese da tale pretesa, senza tergiversare oltre, le tolsero il saluto e la decennale amicizia. La Corsi incurante della loro decisione, non batté ciglio ma s'impegnò solennemente a riscattare nel quartiere la reputazione della nuova coppia. Arrivò al punto di affermare che per il povero signor Andrea la recente e per certi versi sconveniente storia d'amore, fosse il giusto premio per la sofferenza provata dopo l'incidente della consorte. Purtroppo non c'erano molte speranze che la moglie si risvegliasse dallo stato di coma in cui versava e proprio per questo, l'anziana difese a spada tratta le ragioni del marito. Inoltre Aurelia, proprio come avevano predetto le carte di Egle, vinse un consistente ed inaspettato terno al lotto. La Corsi entusiasta per la vincita, ritenne questo inaspettato colpo di fortuna, il giusto riconoscimento per la buona azione appena compiuta. Tramite i soldi vinti, avrebbe potuto finalmente aiutare il suo unico ed amato figliolo, a ricostruirsi una vita e tornare ad abitare con la famiglia nel suo paesino d'origine. 

Insomma, tutto si era risolto nella migliore delle maniere confermando, anche se non per tutti, le più rosee previsioni. Così qualchesettimana dopo, mentre i due colombitraslocavano e si stabilivano nell'appartamento in città di Anna, la Corsi felicedi aver onorato le ultime volontà della sfortunata signora Landi, acquistò per conto del figlio la casa messa in vendita da Andrea.

Malgrado tutto ciò, Elsa rimaneva ancora ingiustamente ed inspiegabilmente, bloccata tra la vita e la morte. Tale peculiarità, sommata ad altre stravaganze, la fece sprofondare in uno stato di preoccupante panico, amplificando l'apprensione dei suoi coinquilini per la sua sorte. Sporadicamente infatti, spariva alla vista dei suoi amici, per ricomparire solamente qualche ora dopo, non riuscendo a spiegare cosa le fosse successo o dove fosse stata. Nessuno tra loro, riusciva a dare un' interpretazione a tale fenomeno, obbligandosi a sperare che quelle sparizioni, fossero solo un evento occasionale di scarsa importanza.  

Nonostante il suo stato incorporeo, percepito esclusivamente dai bizzarri componenti della famiglia Pirozzi, Elsa esibiva delle qualità straordinariamente atipiche. Siproponeva infatti, in una maniera assai insolita rispetto agli spiriti che Egleaveva osservato nella sua lunga carriera di medium e sebbene il suo, non fosse propriamente lo spirito di un defunto, sipresentava ai loro occhi ed ai loro sensi esattamente come un' ordinariavivente. Nelle passeggiate in sua compagnia, Max aveva notato che sovente anche gli animali avvertissero la sua presenza. Non di rado infatti, qualche cagnolino le si avvicinava scodinzolando, ricercando festoso le sue carezze.

Elsa gli aveva raccontato che anche il suo gatto Carletto avesse la capacità di vederla e che spesso l'avesse scrutata facendo le fusa. Proprio parlando di quel felino grigiastro e discolo, aveva espresso il desiderio di portarlo a vivere con loro. Andrea infatti si era liberato del micio subito dopo il trasloco, abbandonandolo ramingo nel quartiere dove solo la pietà del vicinato gli aveva impedito di morire di fame. Era presumibile che con l'inverno alle porte il povero micio avrebbe avuto bisogno di un rifugio. Per questo Pirozzi pensò che accoglierlo in casa, fosse oltre che una buona e doverosa azione, anche un dovere civico.

Era evidente che Max, non stimasse molto il suo ex marito. Elsa glielo leggeva negli occhi e sebbene avesse smesso di soffrire per il suo sposo, si stupì accorgendosi di non essere neppure sconvolta dal suo recente trasloco. Nonostante fosse cosciente che lo avrebbe difficilmente rivisto, gli augurava una vita prospera e felice con quella che sembrava il vero amore della sua vita. Probabilmente un mese e mezzo dopo il suo incidente, stava elevandosi a sfere più alte di consapevolezza, staccandosi dalle miserie e dalle bassezze del mondo materiale e compatendo coloro che l'avevano fatta inutilmente soffrire. Presto, si sarebbe librata nell'aria, volando come un angelo verso un luogo di pace e gioia eterna, abbandonando questo mondo triste e spesso crudele, oppure sarebbe tornata alla vita ed avrebbe condotto diversamente la sua esistenza.

Francamente però, nonostante questi scongiurati progetti e sogni ad occhi aperti, presentiva che tutto ciò non sarebbe accaduto così velocemente e che il suo destino non fosse ancora completamente compiuto.

Quella sera, dopo aver messo a letto Zoe, i tre adulti si riunirono in salotto per fare il punto della situazione.

«Abbiamo appurato che riunire Andrea ed Anna, non abbia sortito alcun esito nella situazione di Elsa», chiarì ufficialmente Egle.

«Non c'è fretta mamma, può rimanere qui quanto vuole», la interruppe Max osservando il volto deluso della Landi.

Egle lo fissò sconcertata.

«Purtroppo ragazzi, le cose non sono semplici come pensate voi. Se non riusciamo a dare una svolta allo stato di Elsa, saranno guai», spiegò preoccupata la medium.

«Cosa significa?», domandò angosciata la diretta interessata.

«Significa che più tempo rimarrai stabile in stato comatoso, più difficile sarà mandarti verso la luce o richiamarti alla vita», concluse mesta la Pirozzi.

«Ti sembrano cose da dire?», la rimproverò nervosamente il figlio.

«Max non ti arrabbiare! Non volevo urtare la sensibilità di nessuno», rispose la donna risentita.

«Tu non vuoi mai mamma, ma poi dici cose tremende», concluse Max.

«Deve esserci un altro motivo per cui resto qui!», sostenne Elsa cercando di tranquillizzare i suoi amici, «probabilmente la causa è evidente ma noi siamo troppo nervosi per identificarla.»

«Io una teoria ce l'avrei», proruppe Egle, «sempre che il mio suscettibile figliolo mi conceda di esporla», concluse poi .

«Forza sentiamo», replicò Max seccato.

La donna si fece coraggio ed esclamò: «Il pirata della strada che ha investito Elsa non è stato ancora rintracciato e mi chiedevo cosa accadrebbe se fosse assicurato alla legge...».

Questa volta fu proprio la Landi ad interromperla.

«Presumo sarà complicato trovare il responsabile del mio stato», spiegò, «so per certo che le indagini erano arrivate ad un vicolo cieco», aggiunse pensosa.

«Nulla è impossibile», rispose Egle, «se non vi dispiace consulterò le mie carte».

Max rise divertito, mentre  la madre correva nella sua camera a prendere il mazzo di Sibille.

Per lei ogni problema ed ogni dubbio si risolveva con una accurata e scrupolosa seduta di cartomanzia.

«Che dici Elsa, usciamo per una passeggiata serale?», propose Max. «Ho voglia di fumare una sigaretta», esclamò.

«Tu non fumi», rispose lei stupita.

«Hai ragione ma con una madre come la mia per casa, probabilmente inizierò a farlo», ribatté l'altro divertito.

Fuori la serata era fredda e nebbiosa. Pirozzi si sistemò la sciarpa mentre Elsa gli camminava a fianco vestita con la solita tuta azzurra.

«Devo dirti una cosa», le confidò.

La giovane lo fissò curiosa.

«Voglio che tu sappia che sei gradita in casa mia», esclamò lui , «ti chiedo ancora scusa per il comportamento troppo diretto di mia madre».

«Non preoccuparti», rispose Elsa, «Egle tenta solo di aiutarmi».

«Sono felice che tu lo capisca», continuò lui, «converrai però che a volte è pedante».

«A mio avviso è solo una persona empatica.»

«Davvero la vedi così?»

«Sicuro. Egle è una donna abituata a risolvere i problemi altrui», chiarì Elsa.

Max rise di gusto.

«Quindi detto con parole meno gentili, è una simpatica pettegola», esclamò.

«Non ho detto questo», rispose balbettando lei.

«Ma lo hai pensato», continuò lui provocandola.

Elsa tacque. Provava affetto per Egle ma spesso era impossibile contenerla. Quella donna aveva l'energia di un fiume in piena e spesso diventava autoritaria ed irritante.

«Hai una madre impegnativa Max ma è impossibile non amarla», disse sorridendo.

«Elsa non farti dominare dalla sua volontà», la pregò il suo amico.

«Ti ho già spiegato che vuole solo aiutarmi», rispose perplessa.

«Da una parte vuol fare il tuo bene ma dall'altra, vuole raggiungere solo un obbiettivo personale.»

«Perché mi dici questo?», chiese la donna.

«Perché mi sono affezionato a te e non voglio tu soffra», rispose Max convinto.

Quando raggiunsero la fine della viuzza interna, la luna fece capolino dalle nubi scure che attraversavano il cielo notturno. Sul corso principale si accorsero di alcuni operai che stavano posizionando le luci natalizie lungo la strada. Elsa sentì di non volere ancora che tutto cambiasse per lei. Non voleva rinunciare a quella felicità entrando nella luce o tornando nel suo corpo, non era ancora giunto il momento. Desiderava solamente poter trascorrere la notte Santa con Max e Zoe, senza pretendere nient'altro. Una strana gioia invase la sua anima e con fiducia prese sottobraccio Pirozzi, continuando a camminare. Qualche istante dopo, ancora allacciati come due vecchi amici, si fermarono incantati ad osservare il lavoro paziente di chi avrebbe permesso alle strade di illuminarsi a festa.


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