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Non potevo credere ai miei occhi.
Ma quel cartello non mentiva.
Brillava nel buio come una promessa.
U S C I T A
Era d'emergenza e, considerato che stavo scappando, sembrava quasi ironico. Tuttavia, me la sarei fatta bastare, non chiedevo certo di uscire dalla porta principale.
Ero così felice che provai quasi affetto per l'omino rappresentato in fuga. Ormai era mio amico e fratello.
In vita mia non mi era mai capitato di usare un'uscita di emergenza per un reale pericolo. Ricordavo solo vagamente le caotiche esercitazioni antincendio che si svolgevano a scuola. Ogni tanto qualcuno telefonava in anonimo e spifferava che una bomba era stata piazzata a scuola. Secondo me però era una storia inventata dagli insegnanti per aggiungere una pennellata di veridicità e ottenere risposte più realistiche da noi studenti. Nemmeno allora capivo bene dove finisse la realtà e iniziasse la fantasia, evidentemente, ma rimanere nel cortile della scuola non mi sembrava una mossa furba. E poi sulle facce dei professori c'erano espressioni troppo tranquille per non pensare a un inganno.
Fatto sta che, come ho già detto, non mi era mai successo di usare davvero un'uscita di emergenza prima di sottopormi a una certa seduta di ipnosi.
E non avrei cominciato quel giorno.
Dopo una corsa forsennata, ero quasi arrivata alla porta, ma sprofondai nel pavimento.
Tranquilli però. Il peggio doveva ancora arrivare.
E visto che ero bloccata, a questo punto ne approfitto per presentarvi un'altra "entusiasmante" analessi.
C'è stato un tempo preciso della mia infanzia in cui ho sviluppato una certa ossessione per i film d'avventura. Sarei volentieri partita in missione con Indiana Jones, però poi mi resi conto che una vita del genere è troppo stressante. E questo ancor prima di averne conferma, incrociando la mia strada con quella del maledetto dottor Haustier.
Sapete quale è una delle situazioni più rappresentative dei film d'avventura? Esatto, le sabbie mobili. E io dov'ero finita secondo voi?
Tuttavia, la mia ossessione mi aveva anche portata a documentarmi in merito.
Un meccanismo simile alle sabbie mobili può facilmente essere osservato anche in casa, basta munirsi di ketchup. Per farlo diventare più liquido, bisogna agitarlo. E' un esempio di fluido non newtoniano, nello specifico tissotropico.
Se non vi sembra così stupefacente perché in fondo tutto quello che viene sollecitato tende a diventare più molle, allora pensate all'impasto di una pizza, che solidifica invece.
Morale della favola, non tutto reagisce alla stessa maniera a una sollecitazione esterna, ci sono per esempio solidi che possono comportarsi come liquidi.
E torniamo così alle sabbie mobili. Sono un misto di sabbia e acqua e se qualcosa ci va a finire sopra, spezzando il loro equilibrio, la tal cosa sprofonderà. Però, visto che la sabbia pesa più dell'acqua e di un corpo umano adulto, è impossibile finirvi immersi fin sopra ai capelli, dovreste tuffarvici di testa. Sarebbe inoltre più facile galleggiare su di esse che sull'acqua di un lago.
Non male come spiegazione scientifica da parte di un'umile illustratrice, vero? Vi dicevo che non abbiamo tutti la testa tra le nuvole.
Inoltre, avevo ormai realizzato da tempo che, attenendomi a una rigida razionalità anche nei sogni, potevo evitare che la somma degli imprevisti si moltiplicasse. Non avrei mai più giocato con la gravità come fatto in biblioteca. E, a proposito, mi chiedevo che fine avesse fatto il mio inseguitore. Furbo da parte sua evitare quella zona, chi lo sa che impaccio finire nelle sabbie con un lenzuolo ingombrante sopra la testa.
L'uscita era sempre davanti me, sbeffeggiandomi. L'omino si era messo a correre per davvero ed era andato via. Non mi stupii affatto. Ormai ero avvezza ai disegni che vivevano di vita propria. Provavo solo invidia.
Se è vero che non si può affondare del tutto nelle sabbie mobili, si può però morire dentro di stenti. Stavo cercando di superare il peso delle sabbie per mettermi sulla schiena e nuotare di dorso, con movimenti lenti per non peggiorare la situazione, e nel frattempo pensavo a quanto fossi fortunata a non trovarmi in sabbie mobili marine, altrimenti avrei dovuto preoccuparmi dell'alta marea.
Bastò poco per rendermi ancora una volta conto che dovevo stare attenta ai miei pensieri.
Dai lati della porta iniziò a entrare acqua, e non parlo solo di qualche gocciolina. Presto vidi la porta che tremava sotto il peso dell'acqua. Sentivo il suono della potenza del flusso, ma soprattutto quello dei cardini messi a dura prova.
L'omino era tornato e vidi che mimava dei gesti. Aveva disegnato delle onde con un gessetto, che aveva scaraventato via, e faceva vedere come ci si tuffava dentro. Riemergeva per ripetere l'operazione.
Colsi il suggerimento, anche se non aveva alcun senso.
Presi un bel respiro e mi immersi.
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