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Ero riuscita a passare come un ectoplasma attraverso il soffitto e mi ero ritrovata in un altro stretto corridoio. Alla flebile luce, della quale non riuscivo nemmeno a stabilire la provenienza, notai una serie di quadri sulle pareti. Erano ritratti di persone di altri tempi, ma non conoscevo gli artisti. Mi avvicinai a uno di essi per leggere la firma, però la trovai illeggibile.
Dopo aver rinunciato a quell'indagine, si apriva un nuovo dilemma. Andare avanti o indietro? Sia in una direzione che in un'altra il buio era insondabile.
Magari avessi potuto galleggiare nell'aria come prima. Provai a riattivare il potere che mi aveva salvata in biblioteca, ma fu tutto inutile. Mi ritrovai solo a saltellare una o due volte sulla moquette morbida. Dopotutto, aveva un senso che la magia del volo si attivasse solo in una stanza nella quale anche i libri potessero sfidare la forza di gravità.
Tuttavia, a furia di saltellare ero forse riuscita a sbloccare qualcosa, perché presto una lucetta comparve avanti me. Era blu ed elettrica e mi accorsi che aveva la forma dell'impronta di una scarpa. Quando però mi avvicinai ancora un pochino per raccogliere altre informazioni, come per esempio determinare se si trattasse di una calzatura maschile o femminile, quella scomparve.
Succedono cose strane nei sogni, vero? E si agisce in modo strano, ma dovete sapere che mi premeva stabilire se fosse una nuova trappola dell'Incappucciato. Anche se avrebbe potuto pure indossare una scarpa femminile per sviarmi meglio, qualcosa alla Psyco.
Una nuova lucetta mi avvisò della formazione di un'altra impronta più avanti. Ripetei l'operazione e quella si spense, sostituita presto da un'altra. E così via. Dopo poco non le contai nemmeno più.
Dite la verità, voi seguireste sulla fiducia delle orme sconosciute in un ambiente onirico pieno di pericoli e tenendo conto del pregresso?
Se la risposta è no, allora siete più intelligenti di me.
Del resto, se fossi stata acuta come Sherlock Holmes, tanto per fare un esempio, avrei misurato la distanza tra un'orma e l'altra e la grandezza di ciascuna pianta, e poi sarei risalita all'altezza della persona alla quale appartenevano, al tipo di andatura, allo stato d'animo, e da lì mi sarei spinta fino alla ricostruzione della sua intera biografia.
Invece ero semplicemente io.
A furia però di pensare a questioni da investigatori, mi resi conto di un particolare. E aveva a che fare con il colore delle mie nuove accompagnatrici.
Dove avevo già visto quella stessa tonalità, se non in vecchi sceneggiati e programmi scientifici che mostravano come il sangue a contatto con il luminol reagisse restituendo una luce blu?
L'ultima impronta doveva essersi in qualche modo accorta della mia esitazione, perché iniziò ad accendersi e spegnersi rapidamente, nel tentativo di richiamare la mia attenzione. Potevo quasi sentirla vibrare, come un neon che stesse per fulminarsi.
Ero ferma a un bivio, non solo in senso metaforico. L'impronta aveva imboccato una strada, ma alla mia destra si apriva una possibilità diversa e il corridoio era persino più illuminato, trasmettendomi un senso di maggior sicurezza.
Ma a decretare la mia scelta finale furono i tonfi che sentii provenire dal pavimento sotto i miei piedi.
Avevo capito cosa stava succedendo! Le impronte erano dell'Incappucciato e stava camminando con la testa all'ingiù, attaccato al soffitto. La stanza sotto di me era ancora la biblioteca.
Se da sola quella consapevolezza non fosse bastata, ci avrebbe pensato quella luce rossa che intravedevo alla fine del corridoio alla mia destra.
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