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Una biblioteca.
Ci ero riuscita! Il cartellino posto su una porta davanti a me non mentiva.
Avevo pensato a un generico tempio dei libri, che però avesse una caratteristica ben precisa. Il libro che mi occorreva. La guida, il manuale. Lo stesso che avevo visto nella stanza del dottor Haustier.
Mi sarei risparmiata molta più fatica se avessi immaginato di stringere tra le mie mani il libro in questione? Sì.
Se solo però fosse stato possibile.
Quel viaggio sembrava tarato per farmi spostare solo tra i luoghi, ma non per farmi incontrare persone simpatiche o trovare oggetti utili al mio caso.
E poi io non conoscevo affatto che cosa c'era scritto nel libro. Con ogni probabilità avrei ottenuto un finto libro, con la sola copertina vergata dal titolo e dentro un migliaio di pagine bianche. Era stato meglio pensare a un luogo dove lo potessi consultare.
Almeno così credevo.
Spinsi la porta, accorgendomi solo in quel momento che non avevo più con me la bambolina, e nemmeno il tempo di mettere piede nella biblioteca, che dovetti abbassare la testa prima di venir colpita da un oggetto volante, che per fortuna finì a terra con un sonoro tonfo.
Mi girai per capire cosa fosse e mi accorsi che si trattava di un libro. Il pensiero che nella caduta le pagine avessero rimediato delle pieghe mi attraversò per un momento e provai un po' di pena per il libro.
Non badai al fatto che la traiettoria indicasse chiaramente che qualcuno me lo avesse tirato dietro. Gli scaffali erano troppo lontani e poi una naturale caduta sarebbe dovuta avvenire in senso verticale, non orizzontale. Ero solo troppo felice di aver fatto un progresso utile al mio viaggio.
Un altro passo e un altro libro evitato per un pelo. E così un altro e un altro ancora.
Tentai di togliermi dalla direzione del fuoco.
Credevo che la cosa più difficile da fare sarebbe stata quella di rispettare l'ordine alfabetico, ma evidentemente mi ero sbagliata.
I maledetti si muovevano verso di me sbattendo le pagine come le ali di uccelli. Se cadevano, si rialzavano presto e riprendevano la lora caccia da rapaci.
Non avrei mai immaginato nella mia vita di arrivare a un punto in cui mi sarei ritrovata a odiare i libri.
Non potevano vincere loro.
Mi misi a correre fino a raggiungere il corridoio corrispondente alla lettera che mi interessava.
Fui placcata da quegli uccellacci di carta ancora prima di arrivare alla metà.
Mi sommersero.
Riuscii a tenerli un pochino separati, quel tanto che mi bastava per respirare attraverso una piccola apertura, anche se l'odore dell'inchiostro iniziò ben presto a darmi la nausea..
Oltre al danno si aggiunse ben presto la beffa.
Infatti, sospeso in aria a pochi centimetri dalla mia faccia, faceva bella mostra di sé proprio il libro che mi interessava.
Così vicino, eppure così impossibile da raggiungere.
Non mi restava altro che affidarmi ai miei ricordi.
Lo scrittore si chiamava con un nome che, a pensarci adesso, fa ridere, ma era autentico: Carlo Dei Franchi. Come già raccontato, si presentò un giorno a una mia mostra. Era un pittore dilettante a sua volta e ci teneva a conoscermi. Gli fu possibile tramite degli amici in comune.
Tra le altre cose mi parlò di un suo libro, che sarebbe uscito di lì a breve. Il titolo era "Il passato è infinito".
Inizialmente credetti fosse un saggio, ma poi mi spiegò che era riuscito a scrivere un intero romanzo basato sui suoi sogni. E qui viene la parte più interessante.
Si era allenato a raggiungere un tale controllo sulla sua attività onirica che, anziché vagare tra scenari confusi e slegati tra loro, riusciva a sognare ogni notte il continuo del sogno precedente. Alla fine si ritrovò in mano una trama precisa e definita.
Persi il filo di quello che mi diceva quando iniziò a blaterare che secondo lui è la dimensione onirica la vera realtà, che quella che chiamiamo veglia è un'illusione e che per accorgercene dobbiamo cogliere le tracce dei nostri sogni al risveglio. O praticare dei sani e consapevoli sogni lucidi. Cose così insomma.
Ci avete capito qualcosa? Io no.
Dovevo imparare a governare presto quella dimensione o sarei rimasta sotto ai libri per sempre. E stavano diventando sempre più pesanti.
Immaginai, benché probabilmente non fosse il termine corretto da usare nei sogni, di aprire il libro sospeso. Dopo qualche secondo stavo per gettare la spugna, poi vidi che qualcosa in effetti iniziava ad accadere. Prima la copertina poi le pagine presero a girare come sfogliate da una mano invisibile.
Nelle pagine, però, non c'era scritto niente. Pagavo lo scotto di non aver fatto i compiti.
Ero in una posizione scomodissima sotto quei libri, tuttavia, con il passare dei minuti mi persuasi che un'altra via di fuga potesse essere quella di provare a dormire. Magari addormetandomi in un sogno mi sarei risvegliata nella realtà.
Fu allora che successero altre due cose in rapida successione. La mia nemesi mi raggiunse e iniziò a rimuovere i libri e io mi ricordai di alcune parole del gatto. Per una volta l'Incappucciato poteva giocare a mio favore.
Appena fui abbastanza libera di muovermi, io incominciai a volare. E volai sempre più su, verso il soffitto.
Gli uccellacci provarono a inseguirmi per un po' ma poi si stancarono.
Fu una goduria vedere che decisero di prendersela con l'Incappucciato, che ben presto fu seppellito da loro.
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