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3

Ero in una... stanza?

Sì, ma dove?

Quando avevo riaperto gli occhi, mi ero accorta di essere stesa su un parquet. Mi sedetti a gambe incrociate e mi esaminai. I vestiti erano gli stessi che ricordavo, quelli con i quali ero arrivata all'Istituto. Non avvertivo dolore in nessuna parte del corpo. Mi sentivo lucida, anche la stanchezza che avevo provato alla scuola era passata. Ancora una volta esclusi la possibilità che qualcuno mi avesse drogata.

Mi alzai e feci il giro della stanza per accertarmi che le pareti non rivelassero sorprese.

Tranquillizzata, passai a esaminare il centro. Qualsiasi cosa facesse parte dell'arredamento, era coperta alla vista da lenzuola.

A questo punto penserete che il mio comportamento non avesse alcun senso. In fondo che cosa me ne fregava di scoprire cosa contenesse la stanza? La mia priorità sarebbe dovuta essere... tornare a casa? Svegliarmi?

Invece eccomi a fare la ficcanaso.

Bene, non ci crederete, ma non riuscivo a fermarmi. Una voce dentro me, che poi forse era la parte sveglia e cosciente, mi intimava di mettermi alla ricerca dell'uscita, ma io la ignoravo.

In retrospettiva credo che fosse positivo che una mia parte razionale avesse ancora voce in capitolo. Purtroppo però non sarebbe durata a lungo e quella voce si sarebbe fatta sempre più flebile. La chiave più efficace per uscire era proprio lei, ma io navigavo in quel mare onirico senza mappa e senza preparazione.

Alzai un lenzuolo e sotto trovai un divano. Tossii, ma la polvere non mi fece desistere e scoprii un altro mobile.

Poi mi accorsi di quanto fosse tutto inutile. Le lenzuola ritornavano al loro posto con un movimento invisibile. Le ritrovavo semplicemente di nuovo sui mobili, nonostante fossi sicura di averle abbandonate sul pavimento. A un certo punto decisi di seguire uno schema. Gli oggetti da rivelare non erano tanti e, ogni volta che li scoprivo, erano uguali a loro stessi. Ben presto memorizzai le loro posizioni e riuscii a impormi di compiere l'operazione una volta soltanto per ciascuno. Ero diventata un'ossessiva compulsiva delle lenzuola!

«Tu lo sai perché lo stai facendo» mi sorpresi a parlare con me stessa.

«Guarda, ti rimane un solo oggetto. Ma sotto potrebbe nascondersi una persona. Dalla forma non mi sembra esserci alcun dubbio.»

Il mio respiro iniziò ad accelerare. La mia mano era sospesa a mezz'aria, pochi centimetri e avrei rivelato cosa si nascondeva sotto l'ultimo velo. Tentai di bloccarmi e la mia mano iniziò a tremare per lo sforzo.

Era come se in quel momento esistessero tre me. Una persona fisica alla quale apparteneva la mano e due voci che parlavano come me, però mi dicevano due cose diverse.

Non era la prima volta che mi succedeva, me lo ricordavo bene.

Però insieme al ricordo giunse anche la soluzione che avevo attuato le altre volte.

Iniziai infatti a canticchiare, per distrarmi da quelle voci, e la mia mano riprese piano piano a rispondermi, come se avessi allentato la tensione nei muscoli. Presto sarebbe tornata al suo posto, lungo il mio fianco.

Fu allora che sentii il canto del coro che mi faceva eco.

Erano voci di bambini e cantavano la mia stessa canzone.

Per un attimo mi sentii come il pifferaio magico al contrario perché presi a camminare nella direzione dalla quale proveniva il canto. Uscii dalla stanza e attraversai una miriade di corridoi senza registrare nemmeno un particolare dell'ambiente.

Finalmente giunsi alla stanza del coro e...

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