#53 - 5 novembre, ore 14.45
non mi sento molto empatica.
Me ne accorsi da piccolina, molto spesso avveniva quando c'era un lutto di qualcuno che conoscevo o addirittura anche in famiglia ed io non provavo molto. Forse era perché ero piccola? Quando morí mia zia avevo sugli 11 anni, io lo scoprí casualmente una sera quando mamma chiamò l'ambulanza (poiché era disabile mia zia e abitava con noi) e successe quel che successe. Oppure nel 2021, dove avevo 15 anni all'incirca, un giorno tornai a casa e mi dissero che avevano dovuto far abbattere, per un tumore maligno, la mia cagnolina. In entrambi i casi si, ero un pochino triste, dispiaciuta, ma non so perché non era come dovevo comportarmi. Anche quando vedo qualcuno piangere, della mia famiglia e non, mi scaturisce disagio ma credo che dipenda dal fatto che non sono una grande consolatrice, odio sentirmi impotente quando qualcuno sta male. Eppure credo di essere sensibile, se qualcuno mi urla addosso è facile che io inizi a sentirmi triste o se è tanto piangere direttamente, il pensiero che ho sbagliato e un senso di fastidio e tristezza mi sale. Ma non so, le mie emozioni ho sempre avuto difficoltà ad esprimerle, parlo molto impulsivamente, ma sono anche profonda se si parla di determinati argomenti, infatti scrivo spesso i miei pensieri nelle note. Non riesco a capire molte volte le azioni altrui, chiedo spesso delle rassicurazioni su qualcosa a costo di sembrare stupida con alcune domande. Oppure non riesco a dispiacermi, se non rare volte, quando succede qualcosa di negativo alle persone a cui tengo. E mi sento spesso vuota, apatica, mi lascio spesso influenzare da troppe cose e allo stesso tempo non ne capisco molte altre. Non so, è uno sfogo un po' confusionario scusa
RISPONDO
Nulla di cui scusarti. Per anni, o forse per decenni, mi sono trovato in una situazione simile alla tua in cui, semplicemente, non mi sgorgavano lacrime. Che fosse per la morte del cane, del nonno, della nonna o della zia. Semplicemente non usciva nulla.
E ora che di anni ne ho 46, non è che la situazione sia molto migliorata: mi serve una emozione particolare (non necessariamente forte) per ottenere una lacrimazione, per il resto provo anche io dispiacere, tristezza, ma subito penso che occorra comunque andare avanti e che la vita presuppone la morte così come la felicità presuppone che da qualche parte, in agguato, ci sia la tristezza e la disperazione.
Non sentirti quindi in colpa se semplicemente sei fatta così, perchè nessuno può essere dentro la nostra mente e può sindacare su quali sono le nostre reazioni a ciò che ci succede attorno.
Sull'espressione delle emozioni, infine, ti pongo una domanda: dici che hai difficoltà ad esprimerle, ma questo ti porta disagio? Oppure è più un senso di colpa perchè "Oddio, tutti si aspettano che io pianga, ma non riesco a piangere"? Perchè in questa seconda ipotesi, beh,, semplicemente chi se ne importa, non si possono comandare le reazioni del corpo, altrimenti saremmo tutti attori di Hollywood.
Se fosse la prima ipotesi, se ne può parlare, eventualmente anche con un professionista, ma solo nel momento in cui tu debba provare disagio!
Un grandissimo abbraccio e fammi sapere come va con il numero:
#53
26 novembre 2024, ore 16.00
#53
Grazie per aver risposto inanzitutto. Disagio me ne porta, perché non riesco ad esprimermi anche in altri discorsi e non solo per le lacrime. Però, non so se l'hai mai vista, ma la faccia di una persona che sta male e si aspetta che tu soffra con lei, la odio. Mi fa sentire in errore.
Non riesco ad esprimere l'empatia, ma anche nelle conversazioni (sia online sia dal vivo) molte volte risulto fredda e antipatica. Un esempio è molto più presente quando devo conoscere qualcuno. Non per cattiveria, ma a meno che una persona non mi prenda sia in senso amoroso sia non, in un certo modo, le mie risposte sono negative. Ma negative è per intendere fredde, sarcastiche, vuote e ciò succede spesso nonostante io sia propensa a fare amicizia. Anche il fatto che sono molto realistica sulle persone, mi porta a rallentare il processo di fiducia o proprio non avercelo (in vita mia la fiducia la hanno 2 persone in tutto) e creare antipatica nelle altre persone. Però ti giuro, non sopporto le domande "ma ti sto antipatico? ho fatto qualcosa di sbagliato?" oppure "ma va tutto bene? ti vedo disinteressanta" e giuro che il mio disinteresse non è volontario, è solo che viene così. Poi dipende con chi parlo ma anche di cosa, perché molte volte è avvenuto anche con mie care amicizie.
Non so esprimermi se si parla di amore e soprattutto non capisco le intenzioni altrui, infatti se qualcuno ci prova con me il massimo che posso pensare è che lui sia gentile o una sorta di maniaco e soprattutto, ho bisogno di sapere la motivazione per cui quella persona vuole conoscermi e perché vuole farlo (ossessivo, scusate).
E ci sono tante altre cose che non capisco degli altri semplicemente perché molte cose io non so come gestirle o non mi escono. È da una vita che mi chiamano indifferente e la prima volta l'ho sentito quando avevo 8 anni e, alla morte di una mia nonna, mia madre mi disse "come sei indifferente figlia mia" perciò continuo a sentirmi sbagliata
RISPONDO
Beh, non puoi pensare di cambiare certi tuoi atteggiamenti di colpo, anche se questi ti portano disagio. Sicuramente questo fattore può essere uno sprone per te per provare a migliorare la tua capacità di esprimerti. Ma devi perdonarmi se ancora non riesco a capire una cosa fondamentale: in base a quello che tu mi scrivi, in tanti casi non è questione di esprimere (o mostrare esternamente) una empatia o un interesse che hai dentro ma proprio di mancanza di empatia o di interesse verso quello che hai davanti, verso la persona che parla.
Dico bene? Questo cambia la visuale del problema, o per lo meno, scinde il problema in due parti: 1) il disinteresse vero, 2) l'incapacità di esprimere interesse.
Sulla seconda, si può lavorare "allenandosi" a guardare le persone in maniera non torva, a fare domande sull'argomento di cui si sta parlando, a non assumere una postura respingente (tipo braccia conserte e spalle indietro), ricordandoti che non tutte le persone che vogliono parlarti sono maniaci sessuali che vogliono rubarti il corpo. L'essere umano è animale sociale, starà a te porre dei paletti ma evita di porli troppo presto solo per sfiducia nel genere umano: anche io ho sfiducia nel genere umano, ma mi piace conversare e magari imparare qualcosa di nuovo da chi ho avanti.
Sulla prima, beh, se una cosa non ti interessa proprio, se la persona che hai davanti ti annoia a morte o ti risulta antipatica, non devi sentirti a disagio nel mostrare ciò che provi, sarebbe peggio far finta di essere interessate perchè poi, fatto una volta, lo dovrai fare anche la volta dopo, e quella dopo, e quella dopo.
Un grandissimo abbraccio e fammi sapere come va con il numero:
#53
4 dicembre 2024, ore 20.00
#53
Grazie della risposta.
Beh entrambi i casi sono corretti ma è più comune la totale mancanza di empatia o interesse verso una determinata cosa o persona etc. E la mia confusione parte dal fatto che non so perché e non controllo questa cosa o, almeno, ci provo. È semplicemente essere me, ma non la totale me, perché poi mi vedono tipo con la mia migliore amica e sono tutt'altra persona. Ora, credo sia normale, però mi sento fuori posto. E non penso derivi dal fatto che non mi piaccia parlare con gente nuova, anzi, spero sempre di fare amicizie perché mi piace conoscere, conoscere e conoscere e ampliare il mio repertorio di belle persone, ma non so, non c'è nessuno che si approccia nel modo corretto? e questo modo corretto non so neanche se lo conosco, semplicemente, le cose non funzionano. Però rispondo, perché ho sempre pensato che fosse una mancanza di rispetto, e la gente si innervosisce o addirittura se la prende perché sembro antipatica, scocciata e principalmente mi definiscono stronza. Anche le persone che conosco, dicono che dai miei atteggiamenti e da come mi comporto, si vede che lo sono. Spesso mi innervosisco quando rispondo in un modo freddo ad una persona che mi scrive, e lei si incazza, e la gente "eh ma come sei stata cattiva" ed io avrei giurato di non aver detto nulla di brutto. Perché nella loro norma bisogna rispondere bene, gentilmente e in modo volenteroso a tutti quelli che ti scrivono per fare amicizia. Ma se io non riesco? Se io voglio fare amicizia, ma il metodo semplicemente non mi va giù?
Ho provato a sistemare questa cosa, ad essere diversa nelle conversazioni. Ma 1) Mi annoiano, davvero tanto, monotone, io non so che dire, l'altra persona neanche, perché mi scrivi? 2) per la mia ossessione citata prima, mi serve sapere la motivazione, un perché. Anche solo "Eri figa ti ho scritto" o "non avevo nulla da fare" e questa cosa succede spesso per le mie conoscenze in senso amoroso. Vorrei avere la sicurezza di quel tuo sentimento che mi esponi, del perché c'è, del perché è nato (aiutatemi mi serve il manicomio) ah e non capisco quelle persone che durante una frequentazione sono tranquille nel non sapere come definirsi con qualcuno, MA VADE RETRO SATANA, io ho bisogno di sapere cosa sono per una persona e cosa siamo io e lui insieme.
E parlando di non capire i sentimenti, io non capisco molto la gelosia. Altro punto che ai ragazzi o alle ragazze non piace perché "se non sei geloso non mi ami" è una frase che sento spesso. Io si non mi fido facilmente, ma nel caso di una relazione ci sarebbe e, non mi sembra il caso di mostrare gelosia per ogni situazione che riguardi il genere opposto a quello del mio partner. Per carità alcune cose rodono pure a me, tipo le gatte morte, ma non sono gelosa perché sta alla persona con cui stai mostrare rispetto e non fare niente che non andrebbe fatto. Detto questo, scusa tipo tantissimo mi sono dilungata e persa un po' nel discorso, non mi capisco neanche io T.T
RISPONDO
Ma io penso che ti stia facendo troppi problemi rispetto a quello che gli altri pensano che tu pensi quando loro parlano. Se una cosa ti annoia e da te traspare noia, in un certo senso è una questione tua. Le persone dovrebbero limitarsi a pensare cose tipo "Eh vabbè, se mi ritiene noioso nonostante io sia spiritosissimo, sono problemi suoi!". Quindi sul serio, nel momento in cui tu sei in pace con le tue sensazioni e i tuoi sentimenti, non preoccuparti degli altri, anche perchè è evidente che fingere interesse per qualcosa che non ti interessa rischia di portare più danni a te che agli altri.
Altre due cose:
1) Se tu vuoi certezze anche all'inizio di una storia, anche qui non c'è nulla di male, sei fatta così e chi sono gli altri per dirti che eh no, così non si fa, eh no, non mi stressare con motivazioni!? Non pensarci troppo, non c'è uno "standard" da esigere nel rapporto di coppia o nella frequentazione o nel flirt. Questo vi deve essere chiaro.
2) La gelosia, nella migliore delle ipotesi, è figlia dall'insicurezza nell'altr*. Nella peggiore delle ipotesi è perchè l'altr* ti considera una sua proprietà. Essere gelosi, per me, è un pessimo presupposto e un pessimo biglietto da visita per il/la partner. Sì, certo, il primo mesetto tra adolescenti può essere anche divertente vedere che l'altro o l'altra guardano malissimo quelli che scambiano due parole con te perchè "Oddio ci tiene tantissimo a me!", ma poi il giochetto diventa pesante, troppo pesante, e si finisce per capire che certi malesseri era meglio non incontrarli affatto, che poi liberarsene è difficilissimo.
Forse non ho detto nulla di veramente determinante, ma ricorda che il concetto principale è: serena, una volta che sei in pace con te stessa, il giudizio degli altri non vale nulla.
Un grandissimo abbraccio e fammi sapere come va con il numero:
#53
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