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PROLOGO

L'angelo emise un lieve sospiro, intenso come il rintocco di una campana in quel luogo completamente privo di suoni.

Di suoni e di luci.

L'oscurità era papabile, talmente spessa da poter esser tagliata con un coltello, trafitta a intervalli regolari da due lampi di ghiaccio. Tali erano i suoi occhi: gemme perfette celate soltanto dal battito delle palpebre.

Attendeva che qualcuno o qualcosa si manifestasse, galleggiando sospeso nel vuoto.

Non mostrava insofferenza o frenesia, i numerosi secoli passati a calcare quell'empio suolo avevano forgiato la sua pazienza. Anche davanti al turbamento, di cui era stato testimone indiretto, aveva mantenuto la calma.

Le tenebre furono sventrate all'improvviso da una fiamma color ocra. Nata dal vuoto, si manifestò come un fuoco fatuo, ondeggiando a pochi metri dal corpo del cherubino che rispose a un tacito richiamo, risplendendo di una tenue luce cianotica.

I suoi contorni si definirono: un fisico asciutto e glabro celato in candide vesti, ricci ambrati lungo le spalle e ali d'avorio piegate dietro la schiena.

«Ho risposto al tuo richiamo, Ismael.»

La voce sembrava provenire dalla fiamma, anche se riecheggiava da una distanza incommensurabile, come se arrivasse dalle profondità di un abisso.

«Gael, nostro fratello Emmaniel è morto.»

Un fremito sembrò percorrere la manifestazione spirituale dell'ospite; tremò come la fiamma di un camino eccitata dallo spiffero di una porta socchiusa.

«L'ho percepito, Ismael.»

«Allora, avrai anche avvertito il motivo di tale dissoluzione.»

«Un primordiale» azzardò Gael «anche se con una percentuale marginale era prevista tale opportunità nelle trame del destino.»

L'angelo che aveva convocato la riunione scosse la testa in modo lieve.

«Supposizione errata. La scomparsa del primordiale Keshnal è antecedente a quella del nostro fratello.»

La fiamma ocra tremò ancora una volta, con ulteriore vigore.

«Illuminami, Ismael.»

«Sono giunto a Florentia troppo tardi per vedere, ma abbastanza per captare le aure residue degli esseri che hanno osato profanare quel sacro luogo.»

Nella mente del cherubino si manifestò la devastazione a cui aveva dovuto assistere, una volta giunto nelle stanze del defunto fratello.

«Altre forze, estremamente potenti, sono comparse sulla scena.»

«Come fai a esserne certo?»

Ismael carezzò un oggetto appeso alla cintola.

«Perché ho recuperato il pugnale di Keshnal, e sento la terribile forza del demone imprigionata al suo interno.»

Una sinistra luce scarlatta balenò dal manufatto in reazione a quelle parole, accompagnata da uno stridente suono che solo orecchie divine potevano cogliere: la collera del primordiale celato al suo interno.


«Credo sia stato il suo stesso evocatore a rispedirlo nella lama prima che potesse nuocere a Emmaniel.»

Per alcuni secondi calò il silenzio, una quiete infranta soltanto dal ronzio delle balugini d'aura che danzavano attorno al profilo del cherubino.

«Uno stregone della Torre Scarlatta?»

Gael con quel quesito diede fondo ai suoi più reconditi sospetti.

«Non può essere altrimenti.»

Il padrone di casa carezzò l'aria con le dita affusolate, come se cercasse di trarre conforto da essa.

«Ho percepito nitidamente la presenza di più stregoni. Spiriti mutevoli, in forza e carattere.» Scosto una delle ciocche ambrate che gli erano cascate sul viso diafano prima di proseguire. «Non riesco a comprendere come, ma sembra che abbiano raggiunto un potere tale da poterci nuocere.»

La fiamma color ocra si agitò all'improvviso. In quei movimenti convulsi potevano scorgersi incredulità e sgomento.

«Non temiamo gli stregoni da innumerevoli secoli, la magia umana non può ferirci!» tuonò in un sussulto d'orgoglio, come se cercasse di autoconvincersi che le conclusioni del suo interlocutore fossero menzognere.

L'affermazione non scalfì la granitica posizione di Ismael.

«Temo non vi sia errore nelle mie letture, tuttavia un testimone oculare potrebbe confermare il tutto.» L'angelo padrone di casa sollevò teatralmente il suo braccio destro, indicando un punto indefinito davanti a lui. «Un Cavaliere Celeste sopravvissuto all'assalto attende oltre quella porta.»

«Ismael» vibrò la fiamma ocra «se così fosse questo significherebbe...»

«Calma, prima voglio capire come hanno fatto.»

«Come preferisci Ismael, hai carta bianca, ma agisci in fretta. L'Ordine deve essere ristabilito al più presto, non possiamo permettere ad altre anomalie di turbarlo. E, se necessario, ci rivolgeremo direttamente a...»

«Non ce ne sarà bisogno!» Gael venne bruscamente interrotto. «Risolverò il tutto personalmente.»

All'udir tale rassicurazione la fiamma ospite si dissolse in un battito di ciglia.

L'angelo rimase solo, rimuginando qualche istante sulle proprie convinzioni.

Toccò con la punta dei piedi il suolo, e in risposta a quel suo gesto, una lunga file di torce si accese all'istante, illuminando il perimetro di tutta la stanza.

Con passo leggero giunse davanti a una teca lucente. In quella prigione di vetro giaceva il cadavere del suo defunto fratello. Il corpo, barbaramente seviziato e ridotto a pezzi, era stato raccolto da Ismael per celarlo allo sguardo dei mortali.

Accarezzò le pareti trasparenti, per rinforzare la terribile teoria che aveva preso forma nella sua testa.

"Sono sicuro. Sento che è stato soltanto un essere che fatico a definire umano, a ridurti così. Devo scoprire di chi si tratta, e come ci è riuscito."

Nell'unico occhio che era rimasto a Emmaniel, sbarrato dal terrore, vide riflettersi la propria immagine. Colse in quello specchio di carne un debole fremito che scuoteva la propria figura dai tratti androgini. Strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne viva prima di voltarsi, e con un incantesimo rendere invisibile il tutto.

Salì una manciata di gradini che lo separavano da un ricco trono d'alabastro, intarsiato da greche realizzate con filigrana dorata.

Lo spesso portone, unica via d'ingresso alla sua dimora, si spalancò grazie a uno slancio della sua volontà, scricchiolando con tutto il peso sui cardini metallici.

Supplice un uomo in armatura attendeva oltre l'uscio.

«Avanti, Alioth, hai il permesso di giungere al mio cospetto!»

***

SPAZIO AUTORE

A differenza del libro precedente non ho troppa voglia di nascondermi e vi sbatto subito in faccia che gli altri angeli non hanno preso troppo bene la morte di Emmaniel. Le conseguenze a grandi linee potete immaginarle, però lasciate che sia io a raccontarvele. 

Cosa c'è di interessante in queste poche righe? Un nuovo personaggio, Ismael  (Gael per ora è solo uno spirito lontano) e uno vecchio: Alioth.

Al nuovo angelo dedicherò altre pagine in futuro, al momento traspare che è diverso rispetto al defunto fratello. 

Invece, il cavaliere celeste sopravvissuto ve lo ricordate? Non aveva avuto troppa fortuna a incrociare la strada di un incazzoso Alexandros nel libro precedente, ma era stato lasciato in vita e successivamente curato da Alteria. Sarà stato per puro caso? Chissà, magari in questo libro avrà un ruolo più importante...

Ho parlato anche troppo, vi saluto fino a settimana prossima. 

Alessandro 

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