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6. Richiesta disperata

Claire si guardò attorno, persa in un locale in cui probabilmente non era mai entrata. Sebastian la osservò mentre passava in rassegna con lo sguardo il legno lucido delle pareti, i tavolini smussati, gli occhi lascivi che decine di uomini sdentati posarono su di lei non appena varcò la soglia; la vide inorridire, e suo malgrado sorrise. Quella ragazza era totalmente inappropriata a quel genere di luogo, dove si consumavano le passioni più sporche degli uomini. Eppure era anche l’unico posto in cui avrebbero potuto parlare senza il timore che orecchie indiscrete li sentissero.
Lei era innocente, all'apparenza, fragile e delicata, decisamente una rosa in un campo di foglie secche… ma quel paradisiaco quadro che Sebastian aveva dipinto di lei venne immediatamente spazzato via dalla reazione della giovane. Si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo e, suo malgrado, il corpo del capitano si tese in modo tanto perentorio che dimenticò per un attimo di respirare. Il suo sguardo lo stordì.

«Come diavolo avete osato trascinarmi in un tale tugurio?» sibilò tra i denti. Preda di un attacco di nausea a causa dell'odore di sudore e birra, raccolse le mani guantate in grembo e prese un lungo, profondo respiro che sollevò di poco il suo seno. Per sfortuna di Sebastian, quel seno era troppo coperto dal corpetto legato in alto e dal tessuto del mantello. Una piccola parte di lui ne rimase delusa.
La ragazza si schiarì la gola. «Me la pagherete.»
«Non ci siamo ancora presentati e intendete già pagarmi?» rimbeccò il capitano con un sorriso.

Claire lo osservò con aria truce dirigersi dall'oste e ordinare una pinta di birra. Notò che all'improvviso due donne dal seno prosperoso messo abbondantemente in evidenza si avvicinavano. Una appoggiò il gomito sul bancone e l’altra prese ad accarezzare il torso di Sebastian, inclinando il capo e sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Claire non seppe mai cosa gli disse, né in fondo avrebbe voluto saperlo, ma avvertì istintivamente una punta di… gelosia? Dio, no, nemmeno lo conosceva! Per quanto detestasse ammetterlo, però, il capitano era molto attraente. Alto, possente, dalle spalle larghe, i fianchi stretti e un fondoschiena… perfetto, immaginava fosse il sogno proibito di qualunque donna vi posasse sopra gli occhi.
Ma non sarebbe stato il suo, decise. Aveva questioni ben più importanti a cui pensare.

Sebastian declinò l'invito della prostituta con una carezza sulla guancia e tornò dalla ragazza, facendole segno di seguirlo. Raggiunsero un tavolo in un angolo, dove sarebbero stati nascosti per metà dalla penombra, e vi sedettero.

«Cosa voleva quella donna?» non poté evitare di chiedere Claire, che intanto aveva cominciato a ignorare gli occhi dei marinai ubriachi che la seguivano passo dopo passo. Il capitano le puntò addosso un paio di occhi scuri come la pece. «Nulla che possa interessarvi, milady.» Il suo tono era talmente basso e profondo che lei si sentì percorrere da un lungo brivido. «Molto bene» disse, congratulandosi con se stessa perché la sua voce era rimasta ferma.

«Prima di cominciare con le richieste, milady, credo sia vostro dovere rivelarmi il vostro nome e il motivo che vi ha spinto a recarvi al porto a quest'ora del mattino.» Sebastian allargò le gambe e si sporse verso di lei con aria dannatamente virile e perentoria. «Sapete, non esaudisco richieste per gli sconosciuti.»

Dopo una breve esitazione, Claire appoggiò le mani sul tavolo e lo guardò come non aveva mai fatto da quando lo aveva incontrato. Con rassegnazione. «Mi chiamo Claire Sanders e ho urgente bisogno di imbarcarmi quanto prima su una nave che sia diretta in Irlanda, capitano Crawford. Mia sorella è stata rapita due notti fa e non so nemmeno se sia ancora viva, ma l’unico modo per scoprirlo è recarmi laggiù e io… non riesco nemmeno a pensare lucidamente… lei è… »
D'un tratto, le lacrime che le serravano la gola, Claire avvertì un calore inatteso sulla mano. Spostando lo sguardo in basso, si accorse che la mano del capitano era chiusa intorno alle sue dita, forse in un gesto di conforto. Tuttavia, lo sguardo che gli lesse negli occhi sembrava voler dire molto di più. «Mi dispiace molto, miss Sanders.»
Ritornando al presente, lei ritrasse la mano quasi bruscamente. Girò il capo da un lato e sbatté le palpebre per scacciare le lacrime. «Ebbene, capitano, posso contare su di voi per il mio imbarco?»
Sebastian la fissò per un lungo istante senza rispondere, e Claire pensò che la considerasse una pazza. Probabilmente era stata una pessima idea, si rese conto in quel momento, era stata avventata e imprudente e se quel capitano avesse voluto approfittarsi di lei affinché le permettesse di salire sulla sua nave…

«Non abbiamo discusso del pagamento, miss Sanders.» La sua voce era tornata profonda, mentre con gli occhi lui seguiva ogni morbido angolo del suo viso, facendola sentire piccola. Ma Claire Sanders possedeva tanto orgoglio quanto caparbietà e non sarebbero stati due occhi scuri e attraenti a farla crollare. Sollevò il mento e attese. «Ebbene?»
«I vostri capelli» mormorò Sebastian, fissando la treccia di Claire.
«Cos’hanno i miei capelli che non… »

Claire tacque, leggermente turbata dalla profondità del suo sguardo e dal fascino che il suo volto scolpito emanava. Sopra l'arcata delle folte sopracciglia scure ricadeva un ciuffo corvino che lei provò l'incauto desiderio di spostare; aveva ciglia insolitamente lunghe, che adombravano gli occhi già di per sé scurissimi, un naso dritto e lungo e labbra talmente ben delineate che sembravano disegnate da un vero e proprio artista. La mascella squadrata era nascosta da un leggero accenno di barba scura e il pomo d’Adamo era molto ben pronunciato. Claire sapeva che non era saggio restare a fissarlo così, senza dire niente, perché lui avrebbe potuto fraintendere e  chiederle qualcosa che lei sarebbe stata disposta a dargli contro la sua volontà, pur di salvare sua sorella. Ma il capitano Crawford non fece alcuna richiesta immorale e lei finalmente riuscì a distogliere lo sguardo. Allora si rese conto che i suoi occhi non erano scuri, come le erano sembrati, ma grigi... E la fissavano, adesso, con una strana piega.

«Vorrei che scioglieste i vostri capelli, miss Sanders» disse, stavolta in tono meno roco. «Sono molto belli e non meritano di stare legati in una treccia insulsa. Questo è quanto vi chiedo per permettervi di imbarcarvi sulla mia Kayla
Aggrottando la fronte, Claire lo scrutò diffidente. «Volete solo che io mi sciolga i capelli?»
«Lo ritenete un pagamento indegno di voi?» Le labbra di Sebastian si curvarono in un sorriso.
«Avevo sentito dire che avevate intenzione di abbandonare la vita marina, capitano» replicò lei. «Ecco perché mi sembra che mi stiate chiedendo ben poco.»
Sebastian si sporse di nuovo e Claire sentì i battiti del suo cuore accelerare. Aveva un che di minaccioso, adesso.
«Se volete salire sulla mia nave, questo è quanto voglio da voi» sibilò. «E in futuro, miss Sanders, ricordate di non immischiarvi in questioni che non vi riguardano.»
Lei serrò le labbra. «Non mi sono affatto immischiata!» proruppe, quasi indignata. «Sono giunta al porto questa mattina e ho sentito delle voci, tutto qui.»
«Molto bene.» Sebastian le rivolse un'occhiata torva, ma si ammorbidì un poco. «Avete un giorno di tempo per prendere la vostra decisione. Salperò domani all'alba con il mio equipaggio.» Tacque alcuni istanti, poi allungò una mano e le sistemò un ricciolo dietro l'orecchio.

«Spero di vedervi domattina senza questa dannata treccia.»
Indignata dalla confidenza che lui si era preso, un gesto troppo intimo, Claire allontanò la sua mano e scattò in piedi. «Non osate sfiorarmi ancora, capitano Crawford!»
Per poco non rischiò di far cadere la sedia mentre gli rivolgeva un'occhiata di fuoco e, accalorata, correva fuori dalla taverna.

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