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4. Una sorella da salvare

-Non andrai da nessuna parte, Claire Sanders!

Il tono di Jack, per quanto addolorato, era categorico. Helena Karnan prese posizione dietro Claire, che sembrava pronta a urlare da un momento all'altro. Aveva il viso arrossato,  gli occhi lucidi, e il suo petto si abbassava e si sollevava a un ritmo troppo irregolare. Il suo cuore doveva battere prepotentemente in quel momento, pensò Helena, serrando le labbra.

— Jack, prova a capirla. È sua sorella.

— Ed è mia figlia — replicò l'uomo, voltandosi e scrutando il paesaggio della prima alba fuori dalla finestra dello studio. — Non voglio perdere anche l'altra che mi rimane.

— Suzanne non è morta! — gridò Claire, battendo un pugno sullo scrittoio. Il dolore la aiutò a far scemare la cortina confusa che ottenebrava la sua mente.

Jack si voltò di scatto, sollevando la lettera arrivata solo un'ora prima. Era strappata, la ceralacca distrutta, e conteneva le parole che avevano angosciato suo padre più di quanto Claire potesse sopportare.

— Lo sarà presto, se non riusciamo a trovare questi dannati soldi, Claire!

Lei impietrì, sentendo il sangue defluirle dal viso mentre le sue mani cominciavano a tremare.

La richiesta di riscatto. Denaro in cambio di una vita. L'avevano portata in Irlanda. Cinque ghinee per riavere indietro Suzanne Sanders. Ma Jack Sanders non aveva il denaro. Almeno, non tutto quello. Claire sarebbe finita in capo al mondo per salvare sua sorella, perché non poteva tollerare nemmeno il lontano pensiero di averla perduta definitivamente. Anche se suo padre le stava negando il permesso di farlo, lei non si sarebbe lasciata scoraggiare. Lo avrebbe ascoltato in silenzio, avrebbe lasciato che la sua ira, la sua preoccupazione, sbollissero e quella sera stessa si sarebbe diretta al porto. Una nave, doveva solo trovare una nave disposta a partire subito per l'Irlanda. Non sarebbe stata un'impresa semplice, tutt'altro, e ne era ben consapevole. Ma Suzanne non era come lei. Era ingenua, dolce e gentile... e chiunque si sarebbe potuto approfittare di una ragazza come quella, una ragazza che non aveva idea di come affrontare due uomini robusti e intenzionati a farle del male.

Si lasciò stringere le spalle da Helena, chiuse gli occhi mentre respirava profondamente e cercava di reprimere le lacrime. Doveva farlo. Doveva trovarla e riportarla indietro. Avrebbe offerto qualunque cosa all'uomo mascherato pur di liberare sua sorella, perfino la propria dignità. Era sicura che lui non avrebbe rifiutato; in fondo, l'aveva baciata con avidità. Per un uomo come quello doveva essere una cosa abituale. Claire si sentì stringere lo stomaco. Nessuno l'avrebbe più voluta in moglie, se avesse fatto una cosa simile, ma Suzanne valeva più della sua purezza. Non gliene sarebbe importato, decise in quel momento. L'avrebbe riavuta indietro a qualunque costo.

Jack rilesse la lettera, scritta in una grafia ordinata e pulita, che gli era stata recapitata quella mattina e un nodo violento gli chiuse la gola. Non possedeva il denaro sufficiente, non sapeva come ritrovare sua figlia e, soprattutto, non sapeva come salvarla. Doveva ringraziare il cielo di non averle perse entrambe. E Claire sembrava così ostinata, così decisa a mettersi in pericolo per salvare la sorella che il cuore gli faceva male. Assomigliava a Lily più di quanto fosse normale, almeno in quell'istante.

Accartocciò la lettera e la gettò nell'angolo con foga, facendo sussultare Claire.

— La riporterò indietro, padre — sussurrò lei, dandogli del voi per la prima volta in tutta la sua vita. Jack si voltò lentamente. — Claire, non tollererò una cosa del genere da parte tua. Te lo proibisco categoricamente.

— Non mi importa— replicò Claire, alzando il mento. -Non ti importa del mio volere?- Il viso di suo padre si oscurò.

Helena trattenne il respiro. Delicatamente, cercando di farla ragionare, le strinse le spalle.

— Non puoi farlo, Claire. È pericoloso oltre ogni dire. Devi considerare la tua giovane età e i rischi che questa tua impulsività comporterebbe.

— Il pericolo non mi spaventa. Io rivoglio indietro mia sorella e la rivoglio quanto prima. Perciò non me ne starò ad aspettare senza fare nulla. Quei delinquenti potrebbero farle qualunque cosa, e voi lo sapete.

Colpita da tanta determinazione, Helena lanciò uno sguardo a Jack. Sembrava in collera, ma era diverso, più comprensivo. Eppure sapeva che non l'avrebbe lasciata andare. Era suo padre e nessun padre avrebbe permesso una cosa del genere, non quando uno dei rischi più incisivi era la possibilità di perdere entrambe le sue figlie.

— Non lo farai, Claire — disse l'uomo in tono calmo e risoluto, nonostante l'agitazione che gli faceva galoppare il sangue nelle vene. — Troveremo i soldi e la riavremo indietro, ma tu non farai niente. Te ne starai buona e aspetterai, come tutti, di rivedere Suzanne. Mi sono spiegato?

Claire sfregò i palmi l'uno contro l'altro, sbattendo le palpebre per non scoppiare in lacrime.

— Sì, padre.

E poi calò un silenzio tombale, che fu capace di innervosire Claire più delle proibizioni di suo padre. Sì, padre, farò come dite, continuò a ripetersi nella mente, mentre la sua anima gridava che no, non ce l'avrebbe fatta ad aspettare che giungesse la notizia della morte di sua sorella.

Quella sera, mentre cavalcava Layla nel buio, determinata e addolorata, Claire Sanders dimostrò di non poter tenere fede a quella promessa. Sapeva che suo padre aveva ragione, che stava commettendo un gesto folle e sconsiderato, eppure il pensiero di Suzanne nelle mani di quegli aguzzini la spronava a infrangere le barriere che la sua condizione sociale, la sua condizione di donna, aveva innalzato intorno a lei. Non avrebbe abbandonato sua sorella; aveva già perso una madre e sapeva di non poter sopportare un'ulteriore perdita. Così, raccogliendo coraggio e determinazione, aveva atteso che la notte calasse, che il castello si rinchiudesse nel sonno, e poi si era alzata dal suo letto. Aveva guardato quello vuoto di Suzanne e la collera si era impossessata di lei. Quella collera, poi, si era trasformata in determinazione, e subito dopo in malinconia. Le lacrime le avevano serrato la gola, e quella era stata la spinta decisiva che l'aveva condotta a scendere nelle stalle e a sellare la sua giumenta.

Solo con un mantello a coprirle le spalle, con i pochi soldi che era riuscita a racimolare, Claire aveva spronato Layla al galoppo. Il freddo non la toccava, non se c'era il pensiero di sua sorella a raffreddarle la pelle. Doveva solo arrivare al porto e aspettare l'alba per scoprire se c'era una nave pronta a partire per l'Irlanda. Sarebbe stata disposta a corrompere un capitano, uno qualunque, o a intrufolarsi di soppiatto sul pontile di una nave senza farsi vedere. Sperava che qualcuno avrebbe mostrato clemenza verso una ragazza giovane e disperata come lei, una ragazza che stava solo cercando di raggiungere sua sorella per riportarla indietro per, probabilmente, salvarle la vita. Sempre che fosse arrivata in tempo. Quel pensiero minacciò di farla scoppiare di nuovo in lacrime. Con un grido rauco, strinse le cosce intorno ai fianchi del cavallo e si immerse nel buio fitto della notte.

-Sto arrivando, Susie- mormorò al vuoto. -Ti prego, resisti. Non lasciare che ti tocchino. Io lo so che sei più forte di loro.

Io so che sei forte e coraggiosa come lo era nostra madre.


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