Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

2. Pagare per la libertà

«Non so esattamente molto dell'accaduto» disse Jack Sanders, spronando il cavallo al trotto. «Non ero al castello quando è successo.»
Claire assunse un'espressione corrucciata.
«No, nemmeno io, però Helena e Edwin c'erano. Non hanno detto nulla?»
Sospirò, adattando l'andatura a quella del padre. Delle due sorelle era stata l'unica a sviluppare la passione per l'equitazione; Suzanne preferiva ricamare e affondare il naso nei grossi tomi di storia che popolavano la grossa biblioteca del castello.
«Solo che il duca di Chestwick aveva una faccia molto dispiaciuta. Per la vergogna, suppongo.»

A Claire sfuggì una risatina. La festa di fidanzamento del duca di Chestwick si era rivelata un vero fiasco per via di alcuni menestrelli che, d'improvviso, avevano abbandonato gli strumenti e si erano messi a gettare tutto il cibo e le bevande dalla lunga tavola imbandita. Un comportamento assai insolito e terribilmente divertente, per come la vedeva una giovane ragazza come lei. Ma per qualcuno che si era visto mandare all'aria la festa più importante — o quasi — della sua vita, doveva essere un vero strazio. Adesso il duca era sulla bocca di tutti e quasi mezza contea era a conoscenza degli scandalosi avvenimenti della sera precedente. Lei immaginava come doveva sentirsi, tuttavia non riusciva a fare a meno di trovarlo qualcosa di estremamente ironico.

Grosse nuvole stavano cominciando a raggrupparsi, premonitrici di quella che senza ombra di dubbio sarebbe stata una tempesta coi fiocchi. Claire gettò indietro la testa e inspirò l'aria salubre di pioggia. Adorava quel clima: il vento che all'inizio sembrava gentile, mesto, quasi timido e che poi, alla fine, si rigettava contro la pelle quasi a volerla sfregiare. La pioggia, il grigiore del cielo, le chiome degli alberi che ondeggiavano trasportate dal vento. Quel tipo di clima che a lei rimandava, inevitabilmente, ai tempi passati, della sua infanzia, delle corse sotto la pioggia con Ewan e Suzanne, a cui seguivano sempre i morbidi rimproveri dei suoi genitori.

«In ogni caso credo che questa storia non si protrarrà per troppo tempo — commentò Jack, carezzando la nera criniera di Zak. Dopo Mo, morto tanti anni addietro, quello era lo stallone a cui era riuscito ad affezionarsi senza remore. Un magnifico esemplare di purosangue, portato in dono da una nuova famigliola che aveva abitato il borgo.

«L'Inghilterra è immensa. Suppongo che la notizia giungerà fino a un certo punto e poi scemerà altrove; non tutti conoscono la famiglia Chestwick, dopotutto» replicò Claire, adocchiando un punto in lontananza in cui gli alberi si univano, creando il disegno di una grotta naturale. Curvò le labbra in un sorriso. Il tipo di sorriso che suo padre aveva ormai imparato a riconoscere.

«Claire... » cominciò Jack rivolgendole un'occhiata ammonitrice, mentre tirava leggermente le redini di Zak. «Sta per piovere.»
«Lo so.»
Lei sorrise ammaliata, e il padre provò una stretta al cuore. Claire possedeva lo stesso sorriso di Lily, identico sotto ogni aspetto, così radioso, coinvolgente, pulito.
«Tornerò tra poco, promesso» gli assicurò la figlia con un'occhiata da cerbiatto. «Come sempre.
Jack scosse la testa con un lungo sospiro.
— Si prospetta una tempesta come non ne abbiamo mai viste, Claire. Andiamo a casa.»
«Puoi fidarti di me, Jack Sanders» insistette la figlia, implorante.
«Non è di questo che si tratta» replicò Jack con un cipiglio severo.
Lei rinsaldò la presa sulle redini, indugiando con lo sguardo sul punto in ombra tra gli alberi.
«Non sono più una bambina, papà, ricordi? Sono cresciuta da tempo, ormai.»
«Non ti sei mai allontanata da sola, Claire.
«So cavarmela anche da sola, e tu lo sai.»

Perfino nel modo di parlare, così calmo eppure risoluto, gli ricordava la sua defunta moglie. Claire era la copia vivente di Lily Ferguson: a vent'anni era già indipendente, combattiva e senza peli sulla lingua, molto più intelligente e scaltra della maggior parte delle ragazze della sua età. Jack la ammirava e la stimava, esattamente come Suzanne. Le sue figlie erano il suo orgoglio, il suo tesoro prezioso dopo la morte di Lily. Se le avesse perse sarebbe stato lui stesso perduto, per questo motivo non era propenso a lasciare che Claire cavalcasse sotto la pioggia. Ma in fondo, rifletté, lo aveva già fatto troppe volte, anche se mai da sola. Eppure ora era un'adulta e lui, come padre, doveva costringersi ad accettarlo.

«E va bene» capitolò alla fine, con un sospiro. «Ma per favore, Claire: fa' attenzione.»
Claire annuì con un sorriso radioso, gli occhi verdi brillanti come quelli di sua madre.
«Sta' tranquillo, papà. Io me la cavo sempre, come diceva la mamma.»

Detto questo fece scattare le redini, accompagnando il movimento con un leggero grido per spronarlo, mentre le nubi scure sopra di loro lasciavano andare le prime gocce di pioggia. Jack indugiò con lo sguardo sulla snella figura di sua figlia, stretta nella tenuta da cavallerizza, la treccia scura che ondeggiava dietro le spalle, ammirando l'eleganza con cui cavalcava. Era Lily, era lei sotto ogni aspetto eccetto per il colore dei capelli. Un giorno, e forse non era nemmeno un giorno tanto lontano, avrebbe incontrato un uomo che l'avrebbe fatta sognare, che l'avrebbe fatta innamorare e che non l'avrebbe mai abbandonata. Claire meritava un amore così: sincero, puro, sconfinato. Come lo meritava Suzanne, che però preferiva restare chiusa in casa piuttosto che assaporare l'aria fuori dal castello. E mentre cavalcava verso casa, i capelli sulla via del grigiore inumiditi dalla pioggia, Jack immaginò sua moglie che gli stringeva la vita. Come tanti anni prima, durante la loro prima cavalcata insieme. Una lacrima, leggera e fugace, gli solcò il viso, ma la pioggia la spazzò via gentilmente, assieme al dolore del suo ricordo.

***

Claire non si aspettava certo che la tempesta avesse esiti tanto catastrofici. Chinandosi completamente sopra al collo della giumenta baia che le aveva regalato suo padre, condusse il cavallo a un'andatura meno forte, beandosi, nonostante tutto, della sensazione dei capelli intrisi d'acqua. Una sensazione che conosceva alla perfezione e che non si sarebbe mai stancata di provare. Le sue cavalcate sotto la pioggia erano sinonimo di libertà, di freschezza, e lei aveva sempre avuto un disperato bisogno di evadere dalle quattro mura del castello.

L'acqua le penetrò all'interno dell'abito da cavallerizza, spedendole brividi di pura eccitazione in tutto il corpo; tuttavia sapeva che doveva ripararsi, in qualche modo, altrimenti si sarebbe presa una polmonite, o peggio.
Chiedendo un altro sforzo alla sua giumenta, Claire si immerse nel fitto sottobosco. I rami scuri degli alberi le graffiarono le gambe, ma lei non ci badò e continuò ad avanzare fino a raggiungere…

Si fermò con un suono pressoché strozzato. Tirò bruscamente le redini e fissò la mano guantata che, davanti al muso del cavallo, si allungò come per prendere possesso delle redini.
L'uomo che le stava davanti le sembrò alto e snello, dalle spalle larghe. Una maschera gli copriva il viso, lasciando scoperti la bocca, piena e serrata in una linea dura, e gli occhi, incolori nella penombra della foresta. La fissò con quella che sembrò un'espressione sorpresa.

«Buonasera, milady.»

Aveva una voce disarmante, con una lieve cadenza irlandese, che la lasciò spiazzata.
«Che cosa volete?» lo accusò lei facendo indietreggiare il cavallo. Lo fissò con circospezione, accigliata.
«C'è un rifugio, da queste parti, se volete ripararvi da questa brutta tempesta.»

L'uomo inclinò la testa e tese le braccia verso di lei. Nell'oscurità i polsini bianchi brillarono.
Claire serrò le labbra. Sapeva fin troppo bene che in giro c'erano briganti e fuorilegge di ogni genere, ma non immaginava che qualcuno di loro potesse essere tanto sciocco da inoltrarsi fin nelle proprietà di suo padre.
«Forse potete andarci da solo, signore» sibilò prima di far voltare la giumenta e di spronarla al galoppo. Ma prima che potesse fare anche un solo metro, lo sconosciuto le fu dietro, in sella, che le stringeva le cosce con le proprie. Un fremito inatteso le pizzicò la spina dorsale, risalendo fino alla nuca, lasciandola allibita.

«Scendete dal mio cavallo, razza di farabutto!» gridò rifilandogli una gomitata nelle costole, gesto che strappò un gemito dalle labbra dell'uomo.
«No.»
Le strappò con gentilezza le redini di mano e fece fermare l'animale, poi afferrò la vita di Claire con una presa salda e la trascinò giù dalla sella.

Lei, sconvolta e completamente fradicia, lo fulminò con lo sguardo carico di risentimento. Lo sconosciuto la teneva ancora per la vita, e non sembrava intenzionato a lasciarla andare. Un sorriso ironico gli curvava le labbra; Claire provò l'impulso di cancellarlo con un violento schiaffo. Sollevò il braccio, ma lui dovette intuire le sue intenzioni perché le bloccò il polso e glielo abbassò sul grembo.
Poi si avvicinò.

«Prima di abbandonarvi, voglio riscuotere il mio pagamento.»
«Un pagamento?» ripeté lei, accigliata e furente. «Lasciatemi, subito, o mio padre vi farà... »
«State zitta, ora.»
La sovrastava di due buone spanne, e Claire fu costretta a sollevare lo sguardo. Con lo stesso, strafottente sorriso che gli aleggiava sulle labbra, l'uomo si chinò su di lei e appoggiò le labbra sulle sue, attirandola con la mano libera ancora più vicino.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro