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1. Ogni ricordo che ho

Ottobre, 1607

Non può essere stato così male» sospirò Suzanne Sanders, lasciandosi cadere sul letto della sorella minore. Claire la guardò, poi appoggiò la testa contro il vetro della finestra della loro stanza.
«Lo è stato.»
«Forse non aveva mai baciato nessuna prima di te» ipotizzò Suzanne, non riuscendo a trattenere un sorrisetto. «Andiamo, tutti commettono errori.»
«Mi ha sbavato in faccia, Susie!»

Claire, indignata, ripensò all'episodio da poco avvenuto nella brughiera. Ewan Karnan, che aveva ereditato il cognome della madre, l'aveva spinta contro il tronco di un albero e le aveva baciato le labbra con irruenza... Poteva definirsi irruenza, poi? Claire l'avrebbe meglio identificata come fame. Ewan era stato troppo precipitoso, troppo... Non sapeva più come definirlo. C'era stato un tempo, nei suoi lontani dodici anni, in cui lei aveva pensato che il ragazzino le piacesse. Alto, slanciato, con i capelli color rame e gli occhi azzurri, era senza dubbio un giovane attraente, ma qualcosa nel modo in cui aveva baciato Claire — strappandole il suo primo bacio — l'aveva portata a credere che il bell'aspetto fisico, in fondo, non aveva poi troppa importanza.
Disgustata, Claire sospirò pesantemente.

«Era importante, capisci?»
Suzanne si sollevò a sedere e picchiettò con il palmo della mano il lenzuolo sopra il materasso.
«Dai, vieni qui.»
Claire si lasciò cadere sopra al letto, abbassando lo sguardo. «Probabilmente mi ritieni una bambina viziata.»
«Affatto.» Suzanne scosse la testa, prendendole la mano minuta.
«Volevi qualcosa di più dal tuo primo bacio. È normale, Claire» tentò di rassicurarla. Come sorella maggiore toccava sempre a lei prendersi cura della più piccola ma Suzanne aveva imparato ormai da anni che Claire non aveva bisogno di alcuna protezione. Molto spesso, anzi, avveniva il contrario. Suzanne ammirava Claire sotto ogni aspetto: il portamento elegante, come quello di una principessa, il carattere forte, determinato, dolce e timido al tempo stesso, il suo viso angelico che rasentava la perfezione. Sotto quel punto di vista, Claire era identica a sua madre. Suzanne, dal canto suo, non riusciva a definirsi bellissima, ma la cosa poco le importava. In molti l'avrebbero definita una bellezza comune, con i capelli biondi e gli occhi scuri, forse troppo scuri, come quelli di suo padre. Ma non lei. Lei non si sarebbe mai considerata bella quanto sua sorella. E non era invidia, era semplice, dolcissima ammirazione quella che provava verso Claire.

«Non posso credere di aver dato il primo bacio prima di te. È talmente assurdo
Claire appariva sempre più indignata e lei non poté trattenersi dal ridere.
«Oh, Claire, che cosa vuoi che me ne importi del primo bacio quando ho una sorella bella come te?»
«Smettila di scherzare» la rimproverò bonariamente Claire, abbozzando però un sorriso. Quando sorrideva assomigliava ancora di più a sua madre...

Suzanne si riscosse da quel pensiero quando il tenue chiarore del tramonto pizzicò le morbide onde castane della sorella. In quel momento non poté fare a meno di paragonarla a Jack Sanders.

«Vorrei che la mamma fosse qui» sussurrò Suzanne, chiudendo gli occhi. «Lei potrebbe consolarti meglio di quanto possa fare io.»
Claire avvertì un groppo chiuderle la gola e in quell'istante il pensiero del suo viscido primo bacio fu eclissato dal ricordo di sua madre.
«Lo vorrei anch'io.»

Era accaduto due anni prima. Costretta nel suo letto isolato dal resto del castello, Lily Ferguson era spirata sotto la violenza della peste, che l'aveva uccisa in poco più di una settimana. Era stato orribile. Ogni minuto intriso di terrore, di dolore, di disperazione. Claire e Suzanne si erano abbracciate le ginocchia dietro la porta della sua stanza e si erano fatte scivolare sul pavimento, fissando impotenti il soffitto e poi il loro padre. Con le mani tremanti e gli occhi arrossati dal pianto e dalla sofferenza, Jack aveva digrignato i denti, appiattendosi contro la parete, mentre sua moglie, nella stanza adiacente, aveva lasciato andare gli ultimi respiri. Non aveva potuto far nulla, come tutti gli abitanti del castello. Perfino Helena Karnan si era dimostrata impotente, e aveva dovuto arrendersi all'inarrestabile violenza della malattia. Per lei era stata una sconfitta, le due sorelle lo avevano capito da ogni suo comportamento e quando, con gli occhi tristi, aveva scosso la testa, loro avevano definitivamente compreso che la fine era giunta. Claire si era sentita stringere il cuore, il fiato le era mancato per quelli che erano sembrati giorni interminabili. Sua madre, la dolce Lily Elisabeth Ferguson si era spenta, sormontata da una piaga che non lasciava scampo.

Nella memoria di Claire ogni dettaglio era impresso come inchiostro su carta. I gemiti di sua madre e lo sguardo ancora fiero che le aveva rivolto quando aveva cominciato ad avvertire i primi segni dell'infezione. Ricordava tutto, e non voleva dimenticare. Perché i ricordi, lei credeva, erano essenziali per la maturità di una persona. Lei non si riteneva matura, non ancora: era solo una giovane donna a cui il destino aveva portato via l'amore e il conforto di una madre. Troppo presto. Era accaduto troppo presto.
Suzanne le era stata accanto in quegli anni, come aveva sempre fatto. Claire era fortunata ad avere una sorella come lei. Insieme a suo padre, adesso, era tutto ciò che le rimaneva.

«Stai bene?»
Claire prese la mano di Suzanne, stringendola.
Lei sbatté le palpebre per scacciare le lacrime.
«Raccontami i dettagli di questo bacio, forza!
Tentò di apparire scherzosa, ma Claire sapeva che dentro, come lei, soffriva ancora immensamente. Per questo decise di assecondarla. Nonostante le labbra di Ewan avessero lasciato una traccia oltremodo sgradevole sulle sue, si costrinse a inventare una scena che riportasse il sorriso divertito che amava tanto sul volto della sorella.
«E va bene, non è stato poi così orribile» mentì, scoppiando a ridere. «Anzi, per essere il suo primo bacio non se l'è cavata troppo male.»
«Vedi che ogni cosa ha il suo lato positivo?»
Ma la voce di sua sorella era rotta dalle lacrime.

Suzanne si sporse verso di lei e la abbracciò, mentre Claire osservava il sole calante oltre la finestra e si lasciava cullare dal calore della sorella. Gli abbracci di Suzanne avevano sempre avuto il dono di regalarle un grande sollievo. Lei era il suo porto sicuro, la sua ancora di salvezza, l'unica persona in grado di comprenderla completamente e indissolubilmente.

A un certo punto pensò di sentire qualcosa di umido sulla spalla, così si staccò gentilmente e prese il volto di Suzanne tra le mani.
«Non farlo, Susie, non piangere.»
«Non ci riesco. Mi manca terribilmente.»
«Anche a me, tutto il tempo. Ma sopravviveremo, dobbiamo sopravvivere, come abbiamo fatto fino ad ora. Lei avrebbe voluto questo.»

Suzanne cercò di abbozzare un sorriso, ma senza riuscirci. «Pensi che riusciremo a venirne fuori? Che sopravviveremo?»
Claire le spazzò via una lacrima con il pollice e le sorrise incoraggiante, nonostante il dolore che rimbombava ancora dentro di lei come un martello su un pezzo di stoffa.
«Noi sopravviviamo sempre.»

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