10)Ferita
Eren sospirò tristemente, si guardò in torno per l'ultima volta, non era venuta nemmeno questa volta, era un intera settimana che Eren veniva e stava tutto il pomeriggio nel solito luogo di incontro, ma non aveva visto la ragazza, il suo profumo gli mancava, gli mancava la sua voce, la sua risata allegra, i suoi racconti, il suo dolce sorriso, i suoi bellissimo occhi grigi, gli mancava tutto di lei e l'aveva persa perché non era stato onesto con lei (mi ricorda l'Eren dell'altro mio libro).
Strinse il fermaglio nella sua mano e sospirò deluso, aveva comprato quel fermaglio che le piaceva tanto, lo voleva vedere indossato sui suoi bellissimi capelli rossi. Il ragazzo sospirò e si allontanò dal luogo tornando a casa, salì sul cavallo e partì tornando a casa.
Era stanco e voleva ricontrare la ragazza che gli aveva rubato il cuore, non riusciva a smettere di pensare a lei, proprio quella mattina in qui Maggie aveva incontrato Historia il padre gli aveva detto che doveva sposarsi con la bionda, lui provò a contrastarlo, ma si beccò solo un forte schiaffo sulla guancia sinistra che gli aveva lasciato il segno. Era così arrabbiato con suo padre, sua madre provava in tutti i modi a farli riappacificare, ma lui non ne voleva sapere, quell'uomo gli stava rubando la vita e ne stava facendo quello che voleva.
Tornato al villaggio si fermò in un negozio di gioielli e comprò una collana di zaffiri per sua madre, voleva farle un regalo, non gli mostrava mai molto affetto, ma Eren voleva così tanto bene a sua madre, da non saperlo esprimere.
Il ragazzo si fermò davanti il cancello che racchiudeva il giardino della magione, aspettò che gli stallieri aprissero il cancello e trotterello con il cavallo fino alla stalla, scese da pioggia e lo sistemò da solo, molto spesso suo padre lo aveva rimproverato dicendogli che dovevano essere gli stalliere a sistemare i cavalli, ma Eren amava stare con Pioggia e curarla, era il suo cavallo fin da bambino e toccava a lui occuparsi del suo benessere.
Tornato a casa, si avvicinò alla biblioteca dove si trovava sua madre a quell'ora e le portò la collana, la donna vedendo il figlio, posò Amleto di Shakespire e corse ad abbracciare il figlio, Eren ricambiò il suo abbraccio e le diede il regalo facendoglielo indossare, la donna sorrise al castano, ma poco dopo divenne seria.
"Eren dove sei stato? Cosa ti succede in questi giorni sei sempre così triste" chiese la madre preoccupata prendendo il viso del figlio tra le mani.
"Pensavo che non te ne fossi accorta" disse Eren sospirando e guardando il pavimento.
"Ogni madre si accorge che qualcosa non va in suo figlio, semplicemente non lo fa notare, ma sappi che io sento che c'è qualcosa che non va" disse la donna accarezzando la guancia di suo figlio con dolcezza.
"Mamma io, io ho rovinato tutto" disse suo figlio facendo esplodere le sue emozioni, il castano incominciò a sfogarsi piangendo sulla spalla di sua madre, Carla era bassa ed Eren era alto come suo padre, quindi Eren dovette chinarsi per poggiare la sua fronte sulla spalla della madre, la donna sospirò preoccupata e poggiò le sue mani sui morbidi capelli castani del figlio.
"Cosa succede Eren? Che hai fatto di così sbagliato?" chiese la castana continuando a coccolare suo figlio, lo fece sedere sul divano morbido ricoperto di seta e si sedette accanto al figlio, suo figlio continuò a piangere sulla spalla di sua madre come quando da piccolo si sbucciava il ginocchio, la donna gli diede dei piccoli baci sul capo e continuò ad accarezzarlo.
"Mamma, ho rovinato tutto con una persona, lei è splendida, gentile, simpatica, ama la cultura ed è leggermente permalosa, ma io ho rovinato tutto con lei, ha saputo di Historia e adesso non mi vuole più parlare, mamma mi manca così tanto" continuanò a piangere singhiozzando e bagnando la manica rosa della donna, lei abbracciò suo figlio forte tra le sue braccia, come quando da piccolo Eren piangeva per la paura dei temporali e sospirò triste per il figlio.
"Oh tesoro, va tutto bene, passerà, sono sicura che lei ti perdonerà, hai spiegato a quella ragazza, che è stato tuo padre a combinare questo matrimonio?" chiese la donna.
"No, lei è scappata e non credo di essere il benvenuto a casa sua" rispose il ragazzo.
"Sono sicura che quando gli spiegherai cosa è successo, lei capirà e tutto si risolverà, figliolo sii coraggioso e valla a cercare, prima che sia troppo tardi" disse la donna coccolando il figlio. Eren guardò sua madre, prese in mano il fermaglio e lo strinse, sorrise alla madre rassicurato dalle sue parole, dopo averle dato un bacio sulla morbida guancia corse verso l'uscita della casa, non si fermò a prendere Pioggia che stava riposando, corse verso il bosco, l'adrenalina che aveva in corpo non gli permetteva di stancarsi, corse più velocemente possibile verso il bosco, il vento soffiava tra i suoi capelli andandogli a scompigliare il cespuglio castano, l'aria che entrava nei polmoni era così tanta che gli andava a bruciare gli organi, le sue scarpe poggiavano sull'erba fradicia andatasi a formare per la troppa pioggia di quella stessa mattina e più si infiltrava nel bosco e più sentiva odore di natura e il rumore degli animali selvatici, ma si fermò di scatto sentendo uno strano verso, al ragazzo si mozzò il respiro quando si accorse della figura davanti a se.
Un grande lupo grigio si trovava davanti a lui, il ragazzo intimorito indietreggiò, durante le sue solite uscite non gli era mai capitato di imbattersi in qualche lupo, o almeno non così grandi, il lupo era grosso, il suo pelo era sporco e rovinato, dalla sua grande bocca usciva della saliva, i suoi denti erano affilati, le sue orecchie a punta, Eren si accorse che nell'orecchio sinistro del lupo mancava un pezzo sicuramente strappato da un morso di un altro animale, ma la cosa che colpì maggiormente il castano erano gli occhi rossi e cattivi dell'animale, Eren cercò di difendersi, ma era solo, non aveva nulla a portata di mano, il lupo si mise in posizione d'attacco, e in pochi secondi il lupo balzò sopra di lui, Eren cercò di difendersi, ma il lupo gli lasciò un graffio profondo sul braccio sinistro, cosa che procurò un grido da Eren, poi con i suoi denti affilati diede un morso al ragazzo, ma non riuscì a strappargli la pelle, perché il lupo venne sbalzato via dal corpo steso del ragazzo, forse il suo grido di dolore aveva attirato qualcuno, il ragazzo si mise una mano sullo stomaco morso per fermare l'emorragia, vide infine una sagoma osservarlo, non era molto alta, portava un abito, ma la cosa che vide con chiarezza furono i suoi occhi grigi, poi il ragazzo schiuse gli occhi esausto e svenne.
Ormai il buio aveva invaso del tutto la terra, il bosco era sempre più inquietante la notte, sopra tutto con il gufare dei gufi che ti osservavano la notte, il ragazzo venne portato con un incantesimo fluttuante dalla ragazza a casa sua, la nonna vedendo il corpo si preoccupo e lo fece portare nel suo studio, ovvero una serra piena di piante che servivano per alcune pozioni e incantesimi. La serra si trovava a qualche metro fuori di casa, si dovevano salire delle scale di pietra scolpita e piena di muschio, l'entrata era coperta così che i visitatori non si potessero avvicinare allo studio, dopo aver salito le scale, tra i salici piangenti era nascosta una porta di legno ricoperta di liane, che solo una strega con un incantesimo poteva aprire, la serra sembrava piccola, ma entrandoci diventava tutto più grande, anche questo era un incantesimo lanciato dalle prime streghe Bennet.
(Questa è l'entrata)
Le due donne entrarono con il corpo svenuto del ragazzo che fluttuava tra di loro, entrate nella serra piena di piante, la ragazza guardò il grande cerchio di vetro che mostrava le stelle e la luna, poggiò con i suoi poteri il ragazzo su un tavolino di legno e la nonna incominciò a creare una pozione di guarigione.
"E' lui?" chiese la nonna interessandosi all'identità del ragazzo.
"Si, nonna, è lui" rispose la ragazza passandogli dello stramonio.
(Stramonio, anche detta pianta del diavolo o pianta della strega)
La donna poggiò lo stramonio su un tavolino e fece una poltiglia dentro un contenitore di legno scolpito.
"Ti avevo detto di non avvicinarti a lui" disse la donna guardando severamente la ragazza.
"Lo so nonna, ma non potevo lasciare che quel lupo lo sbranasse" rispose la ragazza accarezzando delicatamente il capo del ragazzo, mettendogli in ordine i capelli castani, finalmente poteva toccarli, erano così morbidi e setosi, la ragazza passò le dita tra quei fili bruni e sorrise teneramente.
"Nonna puoi guarirlo, vero?" chiese la ragazza preoccupata.
"Ovvio che posso" rispose la nonna con fare ovvio.
"Viene ad aiutarmi" disse la donna dai capelli bianchi, la ragazza si avvicinò a lui e incominciò a prendere le piante che servivano per fare una pozione rigenerante per le ferite, prese delle piante aromatiche come: rosmarino, agio, alloro e levistico e le passò alla donna dai lunghi capelli bianchi che li fece in poltiglia e li unì allo stramonio, in fine la ragazza prese un contenitore con dentro succo di Bardana e ne aggiunse un goccio dentro quella poltiglia viscida, la donna più anziana mentre faceva la pozione si mise a recitare degli incantesimi di protezione e di guarigione, la pozione venne bollita nel calderone e divenne liquida, dopo aver recitato nuovamente gli incantesimi, si avvicinò al castano con in mano il contenitore con il liquido, la rossa alzò la testa del ragazzo, gli aprì la bocca e la nonna verso il liquido dentro il suo corpo, Eren inghiottì quella singolare zuppa tossichiando qualche volta e infine sospirò. Margaret sbottonò la camicia del ragazzo e vide che il morso si stava subito rimarginando andando a lasciare una cicatrice, lei sospirò di sollievo e sorrise più rilassata.
L'aveva salvato e aveva anche capito che quel ragazzo le aveva rubato il cuore...
ANGOLO SCRITTRICE
Salveeeeee, come state? Io stressata. Questo capitolo è venuto lungo e ne vado fiera, mi piace molto, perdonate la mia assenza, ma la scuola mi tiene molto impegnata. A voi come sta andando la scuola?
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