La Foresta Nera
Silenziosa seguo Orion, camminiamo lungo un sentiero di terra battuta. Mi guardo intorno attenta e i suoni della foresta attraggono la mia attenzione rallentando il mio passo. Mantengo con presa ferma le redini perché Ermes scalpita ad ogni rumore, ho la sensazione di essere osservata.
La luce del sole che filtra dagli alberi diventa sempre più rada, mi fermo ad ammirare la possente statura degli alberi. Siamo avvolti dalla penombra e comprendo perché è chiamata la Foresta Nera.
«Eileen? Siamo quasi arrivati, non rimanga indietro, la foresta potrebbe inghiottire lei ed Ermes.»
La voce di Orion cattura la mia attenzione, ma per qualche secondo devo realizzare cosa mi stia dicendo.
«Cosa?... inghiottirmi!»
Viene verso di me e ho la sensazione che sia diventato più alto, per guardarlo in viso devo alzare la testa.
«Anche se siete una strega non siete immune alla malia della foresta. Venite.»
Prende le redini di Ermes che nitrisce infastidito.
«Non temere,» gli accarezza il muso, poi rivolto a me «siamo vicini alla porta. La foresta è magica e chiunque si avventuri dentro di lei viene ammaliato ed è destinato a perdersi, non vi è via d'uscita.»
Mi prende delicatamente per il gomito e deciso mi guida verso il sentiero che diventa sempre più stretto dove la penombra regna sovrana.
Ci fermiamo davanti agli alberi che formano un muro impenetrabile, alle mie spalle il sentiero da cui siamo venuti è scomparso. Guardo Orion rendendomi conto che il suo aspetto è cambiato, non ha più nulla dell'oste che ho incontrato al Sally Spritz: è alto, ha profondi occhi neri e i capelli lunghi sul collo, noto che il tatuaggio che ha sul polso è diventato più grande e i rami avviluppano l'avambraccio.
«Ma chi sei?»
«Orion, nella foresta assumiamo il nostro vero aspetto.»
Poggia la mano sul muro e il tatuaggio prende vita, i rami tatuati sull'avambraccio si muovono e disegnano un albero sul muro che si illumina.
Si apre un passaggio e vi entriamo.
La luce accecante mi investe e sono sbalordita da ciò che vedo: un villaggio!
«Siamo al centro della Foresta,» mi dice Orion, prevedendo la mia domanda, «gli antichi stregoni la crearono per proteggersi dall'antica guerra.»
”Ma com'è possibile?» L'antica guerra risale a mille anni fa.
”Lo so, me li porto bene i miei millecentodue anni,» Orion rise divertito dalla mia espressione sorpresa, «in questo luogo non esiste tempo e spazio.»
Vola verso di noi una tortora.
«Ecco ci danno il benvenuto,» alza la mano in segno di saluto.
La tortora vola in picchiata e prima di toccare terra si trasforma in una fanciulla che leggiadra atterra a piedi uniti e corre incontro a Orion. Gli cinge i fianchi con le braccia, poggia la fronte sul suo petto e il viso è nascosto dai lunghi capelli color cenere. Orion l'abbraccia e gli poggia il mento sulla testa.
«Sono felice che tu sia qui!»
Lo dice quasi in un soffio e dalla sua voce traspare la gioia che prova. Alza il viso e lo accarezza.
«Ciao Kora.»
Stringo l'anello e la malinconia mi stringe il cuore.
Kora mi guarda e poi Orion.
«È Eileen della Fenice blu,» risponde alla muta domanda, «è qui per chiedere aiuto alla congrega.»
«Ma lei è...»
«Kora!» La richiama Orion, «non giudicare ciò che non conosci.»
Gli occhi verdi della fanciulla s'incontrano con i miei.
«Leggo malinconia nei tuoi occhi e sei maledetta.»
«Sei una strega potente, ma ancora troppo giovane.»
Mi tocca la spalla e l'abito si sposta mostrando il tatuaggio.
«Da quando ti trasformi in civetta?»
«Da troppo tempo.» Il mio tono ha il sapore della rabbia.
Ripercorro in un attimo quel terribile momento.
Mi trascinano in catene, incappucciata e non ho idea di dove mi trovassi. Non so se Dylan sia ancora vivo, spero con tutte le mie forze che sia prigioniero come me. Sto impazzendo, ho provato ogni incantesimo e maledizione, ma la cella è a prova di magia.
Ho perso il senso del tempo e so che vogliono piegare la mia volontà, ma non gli avrei mai rivelato dove ho nascosto la corona, simbolo del potere, finché non la posseggono non diventeranno i legittimi regnanti.
C'è una piccola finestra e quando la luna è allo zenit illumina la cella, poggio la spalla al muro e alzo la testa cercando in lei conforto. Non ho più lacrime da versare perché la malinconia mi sta distruggendo da dentro, quando sono al limite chiudo gli occhi e con il pensiero accarezzo il suo viso, naufrago nei suoi occhi grigi.
Rivivo il momento del primo incontro con Dylan, sono in piedi affianco al mio re: entra la delegazione degli ambasciatori della Fenice Rossa e fra tutti lo noto subito.
La delegazione ha come tradizione proclamato gli annunci e le ragioni dell'incontro e mostra i doni del loro regno. Sono stranamente felice quando il re mi invita ad accompagnare nel suo appartamento, lui, l'ambasciatore e a istruirlo sui nostri usi per il banchetto di benvenuto che si terrà la sera stessa.
«Eileen?»
La voce di Orion mi riporta alla realtà, Kora mi tocca con l'indice la guancia e raccoglie la lacrima che solitaria solca il mio volto.
«Non mi sembra che tu sia quel tipo di persona che possa commettere un omicidio a sangue freddo.»
Guardo Kora e dentro di me la malinconia si trasforma in rabbia.
«Non ho ucciso il mio re e tanto meno ho tradito la mia gente e lo dimostrerò.» Sento la mia voce tremare.«Portami dagli stregoni... io...»
«Calma, strega! La congrega ti riceverà stasera. Seguimi.»
Kora cammina decisa verso il villaggio, lasciando spiazzata Eileen.
«Ma?»
«Hai superato la prima prova, Kora può leggere i pensieri più nascosti e mi sembra che dentro di te abbia letto sincerità.» Detto ciò Orion mi fa strada verso il villaggio.
Cammino nervosa per la stanza, è ormai pomeriggio inoltrato. Mi specchio, indosso una tunica di seta azzurra come il colore dei miei occhi. Poggio la mano sullo specchio coprendo il mio volto, ogni volta vedo il mio riflesso che si alterna a quello della civetta. Il primo raggio della luna penetra prepotente fra le tende semiaperte e mi ricorda che quando sarà allo zenit mi trasformerò.
Apro la tenda, noto che il villaggio si sta preparando ai riti della sera. I rumori, i profumi mi ricordano la mia vita felice. Guardo l'anello e ricordo il momento in cui io e Dylan siamo stati maledetti.
Non so quanti giorni sono passati, ormai sono allo stremo, non ricordo più neanche la mia voce.
La porta della cella si apre e il carceriere mi trascina in malo modo fuori, non ho la forza di reagire.
Percorriamo il lungo corridoio che puzza di muffa e le strette scale in silenzio.
Due guardie aprono una grande porta al nostro arrivo. Il freddo è insopportabile e indosso l'abito leggero con cui sono stata catturata e sono a piedi nudi. Ci fermiamo davanti al trono e guardo con odio e disprezzo il re dell'Onice Nera.
«Abbassa lo sguardo e inginocchiati davanti al tuo sovrano.»
«Mai! Preferisco la morte.»
Il re fa un cenno con il capo e il carceriere mi costringe a inginocchiarmi.
«Ti maledico!»
La risata del sovrano riempie la sala.
«Vediamo se sei ancora così spavalda.»
La porta si apre e la guardia costringe a inginocchiarsi al mio fianco Dylan che tenta di ribellarsi e riusciamo solo per un attimo a sfiorarci.
Il re dell'Onice Nera si avvicina:
«Volete vivere? Allora strega dimmi dove hai nascosto l'insegna del potere. Tu mi darai il regno, io vi lascerò andare.»
«No, Eileen il regno della Fenice Rossa è caduto, tu e la Fenice Blu rappresentate l'ultima speranza.» Mi intima Dylan.
Rimango in silenzio guardandolo con terrore, consapevole che sto decretando la nostra fine.
Il re dell'Onice Nera mi guarda sprezzante, fa un cenno con la mano e dall'ombra della sala si avvicina una vecchia. Ha il viso incartapecorito e il suo incedere è lento, si trascina e mi ricorda l'incedere di un serpente.
«L'avete voluto voi,» dice il re, poi alla megera, «che sia una maledizione di cui non potranno mai più liberarsi.»
Sfido con lo sguardo i suoi occhi neri come la pece che comincia a recitare la sua maledizione.
Cerco di capire le sue parole che è diventata una litania. Dentro di me sento che sta avvenendo un cambiamento e quando guardo Dylan e pronuncia "prigioniero dell'irrealtà", mi avvento su di lei e afferro la sua mano sfilandole l'anello.
Dylan sta svanendo e lei recita l'antica formula e la sua essenza è catturata nel gioiello.
Sento un fuoco bruciare dentro e un raggio di luna mi colpisce in pieno: le carni bruciano, le ossa si spezzano e il mio unico pensiero è salvare la sua vita.
L'urlo della civetta è violento e fragoroso, le ali che sbattono liberano l'ultima magia che posseggo.
Stringo nella zampa l'anello e ad ali spiegate volo contro la finestra.
Lo schianto dei vetri e l'urlo di rabbia del re sono gli ultimi suoni che sento, vado verso la luna in cerca di un rifugio.
Bussano alla porta, mi sistemo l'abito e vado ad aprire.
«Entra Kora.»
«Eileen, il consiglio ti vuole parlare subito, andiamo.»
«Ma io...» indietreggio fino ad entrare nella stanza.
Kora entra chiudendosi la porta alle spalle.
«Hai cambiato idea?»
«No... ma tra poco la luna sarà allo zenit e mi trasformerò.»
«Non ti trasformerai. La magia è controllata dalla congrega. Hai compiuto un lungo percorso, ora che sei qui abbi fiducia.»
Stringo le mani e accarezzo l'anello con il pollice, sospiro.
«Andiamo.»
Percorriamo una stradina illuminata da fioche lampade in silenzio, il mio cuore batte a tempo con i miei passi. Kora mi precede camminando spedita, sembra che tocchi appena terra.
Un raggio argenteo mi sfiora e un brivido mi scuote, Kora si gira, sembra che abbia sentito il mio timore.
«Ecco, ci siamo.»
Davanti a noi c'è una casetta, non è diversa dalle altre del villaggio, tranne che si trova al centro di esso.
«Mi aspettavo qualcosa di diverso,» mi sento delusa.
Kora ride:
«Non giudicare l'apparenza, entra e vedrai.»
Apre la porta ed entra e la seguo, ma non sono preparata a ciò che vedo.
Le mura sono scomparse, mi trovo all'interno di un cerchio dove ai margini c'è la foresta. Ci sono cinque seggi scolpiti come i cinque elementi: etere, aria, fuoco, acqua, terra. Sono ai cinque lati del cerchio e al centro vi è un cerchio più piccolo, alzo la testa per metà vi è il sole e per l'altra metà la luna.
Guardo Kora sorpresa che ridacchia.
«Fa lo stesso effetto anche a me ogni volta. Attendi qua, tra un momento appariranno.»
Mi lascia sola e attendo.
«Eileen.»
La sua voce.
«Eileen.»
Ho paura di voltarmi e rendermi conto che non è vero, è un'illusione.
«Eileen. Guardami, sono qui.»
La sua mano sulla mia spalla, sento il suo respiro sul mio collo, il suo profumo...metto la mia mano sulla sua, mi giro piano.
«Dylan.»
Pronuncio il suo nome in un soffio, il cuore mi scoppia nel petto. Gli accarezzo il viso per rendermi conto che è reale e lacrime di gioia mi scivolano sulle guance.
Ci abbracciamo e siamo tutt'uno, mi sussurra.
«Non piangere, ora sono qui. Non capisco come sia accaduto.»
«In questo luogo non vi è tempo e non vi è spazio. Solo la nostra magia regna.»
Ci voltiamo verso la voce; sui seggi sono seduti i cinque stregoni.
«Eileen della Fenice Blu, Dylan della Fenice Rossa.
Vi ascoltiamo.»
In questa One Shot ho scritto della malinconia e della gioia.
- Malinconia: Eileen ricorda il momento in cui ha incontrato Dylan quando Orion e Kora si rincontrano dopo tanto tempo. Quando lei è prigioniera guarda la luna e ricorda il loro primo incontro.
- Gioia: Eileen e Dylan si rivedono finalmente come due persone dopo tanto tempo.
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