Capitolo 68 ✔️
Valeria's POV
Non capisco cosa intenda, magari ci rifletto domani che è meglio. Prima di sprofondare penso solo a una cosa: Alessio mi starà aspettando, e io forse ho cambiato idea sulla mia decisione. Spero tra poco di avere le idee più chiare, su tutto.
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Chiudo la porta alle spalle, alzandomi sulle punte dei piedi per non fare un minimo e sospettabile rumore. Il cuore batte e lo sento in gola, sto tremando. Metto una mano sul petto, non sentendolo più. Scendo le scale, lentamente, sorreggendomi per non cadere. Vedo tutto nero, fa troppo buio. A piccoli passi raggiungo il piano inferiore, perdendomi perché non ricordo più dove ha detto che mi avrebbe aspettata.
Cerco il cellulare, mi tocco addosso ma ovviamente non lo trovo, non ho tasche. Avanzo nell'oscurità, sentendo un brivido lungo la schiena. Qualcosa mi blocca il respiro, mi do dei colpi sul petto e mi fermo a metà strada, avvilita. Mi abbasso, toccando le ginocchia. Non ce la posso fare, devo tornare indietro. No, è da codardi e stupidi ritornare al punto di partenza dopo aver già superato qualche ostacolo. Non posso.
Mi metto in posizione eretta, strofinando i palmi delle mani sulle braccia, cercando di farmi calore e infondermi coraggio. Ho inspiegabilmente freddo, questo posto è spaventoso senza luce, mi incute timore. Mi viene l'ansia. Sento delle strane presenze, come se ci fossero dei fantasmi. No, è solo la mia anima in pena che girovaga senza una meta, in cerca della sua. Voglio solo un po' di pace, non chiedo molto. E quando lo vedrò l'avrò? Ne dubito...
Una mano afferra la mia spalla, costringendomi a cambiare direzione alla mia visuale. Adesso siamo occhi contro occhi, pelle contro pelle. Sfioro con i polpastrelli il suo viso, per vedere se è reale, se è qui di fronte a me in carne e ossa. Il mio tocco è leggero, spaventato dalla sua reazione, ma soprattutto dalla mia. Non dovevo ma non ho resistito. La sua mascella è liscia sotto le mie dita, non punge come credevo. Il buio non mi permette di vedere i suoi smeraldi verdi, ma li immagino.
Sono impaziente, anzi, lo siamo. Non diciamo niente, i nostri silenzi valgono più di mille parole. Giocherello nervosamente con il bracciale che ho al polso, in attesa che dica o faccia qualcosa ma rimane fermo, come me. Lo fisso con un cipiglio, siamo quasi alla stessa altezza, dannatamente vicini. Rimaniamo in piedi, nella penombra, ad attendere ciò che nessuno dei due vuole fare per primo. Basta, lo faccio io questo passo, non riesco più ad aspettare.
Respiro rumorosamente e lo bacio, sigillando questo enorme e oscuro segreto di cui adesso siamo diventati complici, anzi, protagonisti. Sì, adesso siamo ritornati quelli che eravamo, due giovani innamorati colpiti dallo stesso fulmine in una calda giornata di fine agosto. È così che è successo, imprevedibile come un evento meteorologico. Alessio mette le braccia intorno la mia vita, stringendomi come non faceva da troppo tempo, sembra passata un'eternità da quando abbiamo avuto l'ultimo contatto.
Direi che non è dispiaciuto, anzi, ricambia con ardore. Le mie mani vanno a posarsi leggiadre sui corti capelli color cenere, che posso solo immaginare di vedere, avendo gli occhi chiusi. Mi tira a sé, e questo inconsueto gesto è capace di farmi tremare le ginocchia. Non respiro più, non me ne dà il tempo, le sue labbra si posano voraci sulle mie, siamo il nostro reciproco ossigeno. Quanto ho aspettato questo momento... ho cercato inutilmente di rimpiazziarlo ma non ci sono riuscita.
Le sue dita vagano abilmente sotto la mia maglietta, andando a posarsi sotto al sedere che stringe fortemente. Mi attira sempre di più a lui e mi invoglia a fare una cosa che non avrei mai pensato ne fosse capace, razionale com'è. Dimentichiamo tutto ciò che ci circonda, ho brividi ovunque e non solo. Sento per l'ennesima volta le farfalle libere nel mio stomaco, come mi sento io in questo momento tra le sue braccia.
Non mi sorreggo più, sto per cedere. Compio il gesto che lui ha supplicato di fare con il pensiero, sono stata capace di leggere nella sua mente. Gli salgo in braccio, circondo il suo bacino con le mie gambe intrecciate. Sussulto, ansimo, non riesco a stare zitta. Getto la testa all'indietro, non sapendo controllare tutte le emozioni che è riuscito a scatenare dentro me in pochi istanti, è stato troppo turbolento.
Non è il ragazzo che conoscevo, dolce e gentile, adesso è tutto ciò che ho sempre desiderato, che ho scoperto che mi attrae di Matteo. Questa passione incontrollata, dettata dagli impulsi del momento, non meditata, mi fa uscire pazza. Mi duole dirlo ma non mi dispiace affatto per Matteo e Sofia. Noi ci siamo sempre voluti, ma a causa loro abbiamo avuto complicazioni che ci hanno portati su strade diverse che adesso si sono nuovamente incrociate. Se è destino doveva succedere, a nulla servono i sensi di colpa.
Meglio adesso che dopo, siamo ancora in tempo. Basta una mia parola per cambiare tutto, in questo caso è bastato un gesto, un passionale e atteso bacio e scambio di sguardi. Ora è tutto chiaro. Il ragazzo capisce la mia necessità di appoggiarmi e mi lascia stare. Metto la testa nell'incavo del suo collo e mi lascio cullare. Prende posto su una poltrona, che non ricordavo ci fosse qui in soggiorno, e nel buio ci fissiamo, in silenzio. Mi sento stordita
Cingo anche il suo collo con le mie braccia, sembro un koala. Per tutto il tempo squadro il suo viso perfetto, ora sereno. Mi domando come abbia fatto a risvegliare quegli animaletti all'interno del mio corpo, solo lui ci riesce. Non perde un solo secondo che la sua bocca è alla ricerca spasmodica della mia. Mi aggrappo come meglio posso, per non cadere. Lentamente mi fa indietreggiare, portandomi vicino al pavimento, sorreggendomi saldamente. Non ho paura se so che lui mi tiene.
Non riesco a mantenere il controllo delle mie azioni, troppo contenta per quello che sta accadendo, non mi sembra reale. Ci stacchiamo per riprendere fiato, e con il sangue che ancora mi va al cervello inizia a lasciare la sua impronta sul mio collo, indelebile come l'inchiostro, un tatuaggio. Mi morde la pelle, marchiandomi per sempre l'anima. Come farò a nascondere questo segno? Ma che mi importa, è stato così delicato che neanche ho sentito dolore, non si vedrà nemmeno.
Lui è così, rimane sempre rispettoso nei miei confronti, ci vuole andare piano proprio come me, o forse anche di più. Tra noi due sono io quella che è sempre insaziabile. Non ho sensi di colpa che oppressano i miei pensieri, non mi riconosco nemmeno. Sono spensierata, il sorriso che ho cucito sulle labbra è vero, non lo comando io. Alessio si mette su, camminando senza che mi abbia detto la meta. Dove mi vuole portare? A un certo punto mi costringe a tenere il suo passo con le mie gambe, ma non vogliono collaborare.
Sono paralizzata, ma da cosa? Ecco che adesso penso lucidamente, sto tradendo Matteo e lui la sua ragazza che è incinta. Mi sento una persona orribile. Mal volentieri mi fermo, pianto i piedi su questo pavimento rigido. Vorrei accasciarmi, ho un brutto presentimento. Ho solo voglia di piangere, stiamo sbagliando tutto, ancora una volta. Il biondo si arresta, vedendo che non gli vado più dietro. Però non volevo essere raggiunta, ma solo lasciata in pace.
<<Io non posso... Matteo... tu... il bambino...>> biascico, in preda alla confusione. Ho un'angoscia al petto mostruosa, mi sto disperando senza un vero motivo, non capisco da dove derivi questo angustiante sfogo, sto dicendo parole al vento. In cuor mio so da dove proviene, da tutto quello che ho subito, tutto ciò che sono stata costretta a vedere.
Lui mi si para di fronte e prova a toccarmi il braccio, ma io arretro, insistendo a volergli stare lontana. Alcune lacrime scendono copiose e rigano le guance, ma lui trova il modo per avvicinarsi e passare il dosso della sua mano, per asciugarle. Sbatto le palpebre incredula, il cuore mi batte all'impazzata ma non è ancora uscito dalla gabbia toracica, però ha istigato il suo a fare lo stesso. Lo percepisco, con il mio udito sviluppato. Sento il suo respiro affannato, come se stesse piangendo anche lui, ma in silenzio.
<<Io voglio stare solo con te e lo farò>> esordisce, con tono fermo e autoritario. Rabbrividisco quando sento questa frase, mi si ferma il cuore ma dalla gioia. No, è tutta una farsa. Mi ha presa in giro una volta, chi gli vieta di non farlo ancora? È solo una menzogna per far arrestare la fontana che ho negli occhi, che buttano più acqua di un rubinetto.
Mi avvinghio a lui, mi appendo al suo collo con tutto il mio peso. Alzo le punte dei piedi, i nostri visi sono pericolosamente vicini. Faccio sfiorare i nostri nasi, il mio è umido a causa delle lacrime. Lo strofino contro il suo, come non posso fare con il mio corpo, anche se ne sento l'incessante bisogno. Almeno in questo devo contenermi. Lui non oppone resistenza e anzi mi bacia. La morbida sensazione delle sue labbra premute contro le mie, per zittire la mia coscienza, mi manda in paradiso.
Mi sento baciata non solo sulla bocca, ma su ogni centimetro della mia pelle. Sento lui in ogni parte di me. Faccio scontrate i nostri petti, il suo bollente rispetto al mio, che sembra sia andato in ibernazione. Con finta audacia e spavalderia, picchietto da lingua sui suoi denti, iniziando a rincorrere la sua che non impiega molto per farsi trovare. È voglioso quanto me, ma questo non giustifica il nostro comportamento. Cerco di non pensarci, magari sarà il nostro ultimo bacio di addio, e me lo voglio godere fino all'ultimo istante.
Non proverò mai più le sensazioni che mi sta suscitando lui. Con una mano, prende agilmente i miei capelli e li scosta portandoli indietro, sulla schiena, dove poi comincia a fare carezze in modo lento e sublime. Le mie dita si posano sul suo collo, e gli indici dietro le sue orecchie. Torturo i suoi lobi e a dedurre da come cambia approccio e intensifica la stretta, direi che gli sta piacendo molto. La mia bocca diventa la tana che cattura un suo gemito strappato a forza, ma soddisfacente a livelli massimi. Con un po' di fermezza e autorità si stacca, spiegandomi le sue convinzioni, il piano che vuole mettere in atto.
<<Non mi importa più niente di Sofia, io voglio stare con te, lei non la voglio più vedere. Scappiamo via, insieme>> dice follemente. È pazzo, sì, ma per me. No, non lo posso accettare comunque, cosa gli prende? Perché è così avventato? Dovrei essere contenta di questa dichiarazione d'amore, vorrei tanto accettare ma non posso. Forse pensava che queste parole mi avrebbero convinta, invece hanno fatto tutto il contrario. Ho riflettuto e ho capito che non è una consolazione la sua, ma una condanna a morte certa. Le sue mani vagano dappertutto ma non riusciranno a stordire i miei pensieri ormai chiari.
<<Vuoi abbandonare tuo figlio?>> sbotto furiosa, questa cosa non mi può andare giù, non mi do pace della sua indifferenza verso una creatura innocente. Mi divincolo ma furbamente afferra i miei polsi, bloccandomi ancorata a lui. Non riesco più a muovermi solo per lo shock, altrimenti lo avrei già allontanato.
<<Non ho detto questo. Lo manterrò, lo crescerò e lo farò vivere con me quando si potrà, ma lontani dalla madre>> risponde con sicurezza, il suo discorso non fa una piega, è giusto. Non si possono costringere due genitori ad amarsi, ho solo paura che questo bambino possa non accettarmi mai per aver rovinato la sua famiglia, e come biasimarlo. Gli ho rubato il papà per un capriccio, mi maledico da sola.
<<Lontano da te io non posso vivere>> sostiene, scrutandomi attentamente per capire le mie intenzioni, se vale lo stesso per me. Certo che sì, ma non glielo posso dire. Non riesco a vedere le sue iridi, vedo solo nero, questo colore mi perseguita, dipinge anche le nostre anime. Lui mi strugge, vorrei tanto saltargli addosso ma non è possibile. Ho bisogno di annusare il profumo della pelle per tranquillizzarmi quando sono in ansia, come ora. È più eccitante di una droga.
Necessito di svegliarmi ogni mattina accanto il suo corpo nudo e caldo, con il viso disteso pacificamente. Voglio che sia il suo sorriso a darmi il buongiorno e illuminare ogni secondo della mia vita. Ho una dipendenza verso quest'uomo, ai limiti dell'umano. Voglio essere guardata solo da quegli smeraldi verdi, voglio essere accarezzata prima dai suoi occhi, e poi dalle sue bellissime e forti mani. Alessio passa seducente la lingua sulle labbra, in trepidante attesa per una mia risposta che non arriva, la voce mi è morta in gola.
È a un millimetro dal mio viso, manca veramente poco per cadere nuovamente alla tentazione del diavolo, commetteremo un ennesimo peccato. È una sensazione stupenda stare tra le braccia della persona amata, ma è orribile essere coscienti che bisogna separarsi per non causare male a tanti altri intorno a noi. Vorrei rimanere in questa posizione per sempre, perché appena ci separeremo, il destino non ci porterà più sulla stessa strada. È successo oggi per una distrazione, ma non capiterà mai più. I palmi sono saldamenti poggiati sulla schiena, e non accennano a spostarsi, assolutamente.
<<Seguimi.>> Mi invita, porgendo la sua mano che senza indugio accetto. Ci siamo separati fisicamente, ma non del tutto, perché le nostre dita mantengono quel minimo contatto intimo che ci permetterà di fare qualunque sciocchezza, insieme.
Si mette a correre e io appreso a lui. Arriviamo in cucina, e io ho pensato che volesse prepararsi qualcosa da mangiare, invece no. Tira verso fuori la portafinestra che ci catapulta in un altro mondo, spensierato e senza problemi. L'acqua della piscina si muove lentamente, non c'è vento però. Alessio mi toglie gli occhiali e prende in braccio, buttandoci insieme.
Stranamente risorgo in superficie senza aver inghiottito l'acqua, anche se non ho tappato il naso, non ci sono arrivata. Non sento la pelle bagnata, solo tanto congelata, gelida. Solo ora rifletto che i miei lunghi capelli sono scolati, una patina scura che si vede nel limpido azzurro. Anche i vestiti che ho indosso sono fradici, ma non me ne preoccupo, non mi allarmo come avrei fatto invece in altre situazioni.
Il ragazzo esce dall'acqua e nonostante la mia imperfetta vista, lo squadro attentamente, notando anche i dettagli. È un miraggio. Tira fuori la testa a rallentatore, o forse sono i miei occhi che lo vedono così, con una nota sensuale. Fremo, mi sento mancare l'aria. Con le mani porta indietro i capelli, togliendosi subito la camicia fradicia più delle mie mani. Sto sudando, ma per fortuna non si può vedere.
Si appresta a raggiungermi e io arretro, abbassando la canottiera che si alza. Sono costretta a fermarmi perché non ho più spazio.
Mi faccio piccola piccola, inutilmente abbassandomi per non farmi scorgere ma non sono invisibile. Ho il suo viso attaccato al mio, i respiri si fondono, così come le nostre anime.
<<Ho freddo>> biascico, battendo i denti. La testa si fa pesante a causa della chioma assappanata, mi viene il torcicollo. Tengo il mento alzato, e Alessio mi aiuta a reggere meglio la posizione.
<<Ti riscaldo io>> sussurra, portando i miei capelli su un lato, debellando lo sforzo di prima. Vorrei baciarlo ma lui si limita a fissarmi. Mi poggia le mani al suo petto e di mia volontà metto anche il capo, cullandomi con il battito del cuore che a malapena odo, perché il mio prevale sul suo. Sospiro, esausta di questa storia, voglio certezza. Come se mi leggesse nel pensiero, dice una frase.
<<Arriverà il nostro momento, dobbiamo solo avere pazienza, non molliamo ora che ci siamo ritrovati>> confessa, e dal tono capisco che sta sorridendo. Lo imito, ma vengo colta da un improvviso sonno, non riesco a tenere gli occhi aperti.
Sono completamente assuefatta da lui, serena, mi fido. Ora sì che posso addormentarmi, senza ripensamenti. Le sue braccia mi cingono affettuosamente e questo non fa altro che invogliarmi a chiudere le palpebre. Tutto il corpo si fa pesante, ma sono tranquilla che lui non mi lascerà annegare nell'abisso della solitudine.
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Mi sveglio di soprassalto, non stavo respirando più. Mi agito, portando una mano in fronte e battendola forte. Dove mi trovo? Apro gli occhi e metto a fuoco il luogo circostante, ma ricordo subito tutto. Il braccio di Matteo stretto alla vita mi dà ansia, mi sento un uccellino in gabbia. Fuori non è ancora sorto il sole, il buio è pesto e mi fa dedurre sia ancora presto per alzarci. Mi metto a pancia in su, non sentendo più il lato sinistro del corpo, formicola.
Mi accingo a osservare il viso rilassato del ragazzo al mio fianco, che dorme beato, incosciente del sogno che ho fatto, o forse dovrei dire incubo. Le sue labbra sono schiuse, non russa, ha l'eleganza di un principe. I capelli arruffati ricadono selvaggiamente sulla fronte, dandogli un aspetto fascinoso pure mentre dorme. Poi ci sono io, che spesso e volentieri mi ritrovo con la bocca impastata di saliva che esce anche di fuori, dipende se ho il sonno pesante.
Come un flash ricordo chi ha preso possesso dei miei sogni, venendomi a importunare anche nell'altra dimensione. Possibile che non mi lascia mai in pace? Rifletto, però non è stato brutto, anzi. Sembrava vero, avrei tanto voluto che lo fosse. Lui si era dichiarato, ha detto che ha scelto me. E se voleva dirmi davvero questo? Mi viene il magone. Ho sul serio sprecato la mia ultima chance per essere felice?
In cuor mio spero che questo sia stato un sogno premonitore, che faremo chiarezza in quel modo. Sì, perché le sue parole, inventate dal mio subconscio, sono quelle che avrei voluto sentire. Appunto, è stato un sogno dettato dalla suggestione, non altro. No, invece ho qualche possibilità. Quella frase, detta alla fine del suo messaggio, mi fa sperare fino all'ultimo che i miei desideri si realizzino. Non posso lasciare tutto così, devo reagire affinché possa ottenere ciò che voglio veramente. Devo lottare.
Ma ormai è troppo tardi, non sono andata all'appuntamento, che faccio? Non so neanche che ore sono. Lentamente mi alzo dal letto senza svegliare il moro. Metto gli occhiali e cerco il cellulare che segna le tre e quaranta del mattino. Lui sarà lì, come nel mio sogno. No, per niente: è troppo tardi, sarà andato già via, me l'aveva detto che se non mi fossi presentata, mi avrebbe lasciata stare per sempre. Devo comunque provare, non posso mollare così facilmente, non mi arrendo.
Se quello che aveva da dirmi è importante come mi ha fatto capire, lo troverò. Esco dalla camera, con il cuore in gola. Prima faccio un salto al bagno, lavo il viso con acqua fredda, per risvegliare i miei neuroni ancora intorpiditi da quel sogno fantastico. Non mi devo illudere, non andrà come ho visto. Eppure non posso evitare di sorridere, le labbra non si vogliono distendere in un' espressione seria. Perché mai dovrei esserlo? Se sto andando a trovare la persona che ho sempre nella testa.
Scendo i gradini, stando attenta a non inciampare nei miei stessi piedi. Mi oriento immediatamente, sento come un filo invisibile che mi direziona, il sesto senso mi dice che lui è qui. Sento il suo profumo, i suoi occhi verdi che attendono di scrutarmi, le labbra che aspettando di congiungersi con le mie per piegarsi all'insù. Le mani desiderose di stringermi, i corpi vogliosi di scontrarsi.
Arrivo in soggiorno, lo ispeziono bene e lo trovo sdraiato sul divano. Inaspettatamente ha gli occhi chiusi, si è addormentato nella speranza che arrivassi, mi sento in colpa. Però è rimasto perché sapeva che mi sarei presentata. È stato capace di entrare nella mia testa pur di condurmi qui, ha dei poteri inspiegabili. Faccio il giro e gli arrivo di fronte. Mi abbasso alla sua altezza, poggiando le ginocchia a terra e il sedere sui polpacci.
Mi perdo ad ammirarlo, così tranquillo e innocuo, sembra un angelo sceso dal cielo. Pare così onesto, che non nasconde segreti: eppure il fatto che tenga stretto a sé il cellulare, non presagisce nulla di buono. È girato su un fianco, e si mostra in tutto il suo splendore. Con la mano sinistra inizio ad accarezzarlo, istintivamente. I miei polpastrelli si posano delicatamente sulle basette corte, e poi tremanti disegnano il tratto del sopracciglio. Non resisto e accarezzo la barba, così morbida al tatto.
Non mi rendo conto che per tutto il tempo ho trattenuto il respiro, come se questo potesse svegliarlo, invece il mio tocco farlo rimanere ancora nel mondo dei sogni. Mi capacito bene solo ora delle sensazioni che ho provato, che non erano veritiere. Quelle parole, quegli abbracci e baci, sono stati frutto della mia immaginazione. Quelle emozioni probabilmente non le proverò mai più, basta illudermi. Non può lasciare Sofia per me, e anche se lo facesse non sarebbe giusto. Questo orribile pensiero riesce a perforarmi il petto, spegnendo subito il mio sorriso.
Ho sbagliato a venire qui, meglio che me ne vada. Faccio per alzarmi ma le sue forti dita mi bloccano i polsi, facendomi cadere quasi su di lui. Istintivamente metto le mani davanti, che finiscono sul petto. Stringo la sua camicia, mi aggrappo come posso. Finalmente riesco a vedere i suoi occhi verdi, che mi fissano in modo serio. Non dice una parola, ma la sua mano finisce sulla mia nuca, avvicinandomi troppo. Come nel mio sogno, i nasi si sfiorano, le bocche si schiudono, pronte per far accadere l'inevitabile.
È tutto perfetto, le labbra stanno per unirsi ma qualcosa mi interrompe. Solo io riesco a vederla perché è alle sue spalle: un'ombra che si muove nell'oscurità.
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Spazio autrice
Hola! Buon martedì 🔥 come state? 😜
Come sempre se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina ⭐️ e un commentino❣️
Allora, abbiamo visto solo il punto di vista di Valeria in questo capitolo, cosa ve ne pare? Vi sareste mai aspettati che il primo incontro con Alessio fosse un sogno? 🤔 credo proprio di no!
Alla fine i due si sono trovati, Valeria spera in cuor suo che il sogno si realizzi anche se non lo trova corretto nei confermi di Sofia 🙈 i ragazzi stavano per baciarsi ma lei vede un'ombra... chi sarà mai? 😅
(Non indovinerete mai 😌)
Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo! A presto! 😘
~Sabrina~ ❤️
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