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Capitolo 57 ✔️

Valeria's POV

Tutto questo non doveva succedere.

Sono ancora stretta nell'abbraccio di Matteo, sotto lo sguardo incredulo di tutti. Cerca di emanare il suo calore, ma io ho solo brividi di freddo misti a giramenti di testa. Sono colta anche da qualche vampata di calore improvvisa quando stringo i denti con furia, per evitare di singhiozzare come una bambina. La sua sola presenza è stata capace di far uscire da me ogni cosa che avevo sotterrato nei meandri della mente.

Mi ha di nuovo strappato il cuore dal petto e stavolta non ci ha giocato lui, ma l'ha consegnato nelle mani della sua fidanzata. Lei, alleata con Cinzia, lo ridurrà in mille pezzettini e brucerà, sotto il mio sguardo triste e angosciato. Sono davanti il ragazzo a cui ho dato il mio primo bacio, e all'altro che ho sempre amato e che fino poco desideravo averlo così attaccato. Volevo sentire il suo respiro, il suo profumo che adesso però mi puzza di traditore, impostore, anche lui.

No, mi sto solo facendo delle paranoie, c'è una spiegazione logica dietro questa conoscenza, e sono sicura che non abbia dei risvolti intimi. Suvvia, per chi l'ho preso, è la prima volta che si ritrova in Sicilia, chissà dove l'ha conosciuta... magari sui social. Qualche messaggino per passare il tempo ma niente di che, posso stare tranquilla.

Il moro mi riporta giù, il mio sedere è in tensione e mi duole quando lo appoggio al tessuto morbido del divano, come se stessi facendo degli squat. Mi sento iperattiva, non riesco a rimanere ferma, questo lascerebbe che il mio cervello pensi a fin troppe cose e mi farei solo del male. Devo andare via da qui, prendere una boccata d'aria perché mi manca l'ossigeno. Eh no, non mi serve un suo sguardo per calmarmi, ma solo un "ciao" da parte di Alessio per destabilizzarmi.

Non sto capendo più niente. Come fa a essere qui? Come fa a conoscere Alice? Vorrei chiederglielo, parlare, sputargli in faccia il mio rancore. Non riesco a schiudere le labbra, ho perso la capacità di muovere qualsiasi muscolo del mio corpo, ho perso tutto, forse mi rimane solo la dignità. Vorrei sfogarmi e urlare con il fiato che mi rimane, ma la voce mi è morta in gola.

È sepolta come lui e tutta la sua famiglia, eccetto Giulia. Meritano solo una pernacchia in faccia per la loro falsità, ma sono troppo educata per rispondere col veleno alla cattiveria che mi hanno dimostrato.

Lui si è presentato per il compleanno, non è una coincidenza. Tiene un regalo tra le mani, sapeva di questa festa, sapeva tutto meglio di me, come sempre. A prenderla in quel posto sono sempre e soltanto io. Chi è stato ad avvisarlo? Non ne ho idea, non riesco a pensare lucidamente, un martello mi perfora le tempie.

<<Che ci fai tu qui?>> richiede Matteo, rivolgendosi alla ragazza dai capelli castani. Stavolta è più sicuro, la voce è ferma, ha riacquistato colorito, a differenza mia e di Alice.

<<Io ci vivo caro, tu? Sei in vacanza?>> sbotta di tutta risposta, con la stessa presunzione che leggo negli occhi di Sofia, qui abbiamo una terza Cinzia. Incrocia le braccia al petto, almeno credo, perché la vista si sfoga, ci vedo doppio e scuro.

Le orecchie sono tappate, come se fossi sott'acqua. Metto le mani in fronte, sorreggendo il peso della mia schiena che si inclina in avanti, senza energie. Fisicamente mi trovo qui in mezzo a questa pagliacciata, mentalmente spero di essere in un sogno, magari se mi do un pizzicotto mi sveglio. Ci provo ma è tutto inutile, la cosa bella è che il dolore carnale riesce a distrarmi un attimo da quello spirituale. Giuro che in questo momento mi prenderei a schiaffi da sola per tentare di alleviare l'ansia che ho addosso.

<<Sono qui per festeggiare mia sorella, Alice>> spiega con pacatezza il moro, non togliendole gli occhi di dosso. Non mi piace il contatto visivo che stanno avendo, ma non riesco a scuoterlo per il braccio, sono paralizzata.

<<Allora sei tu che mi hai invitato>> prende parola l'ipocrita in persona, il re delle menzogne, puntando il dito verso la mia amica, l'unica di sesso femminile in questa stanza che non aveva mai visto. Come, scusa? Mi sa che non ho capito bene, nelle mie orecchie c'è ancora qualche residuo di veleno che mi hanno sputato le due arpie.

Alzo lo sguardo e lo fisso, mentre lui si mantiene girato di profilo, e purtroppo ammiro tutta la sua naturale bellezza. Le ampie spalle e il torace sono fasciati da una camicia bianca, anche lui all'interno dei pantaloni, mi sembra blu, se non sono pure diventata daltonica. Il naso perfettamente dritto, allineato al mento per niente sporgente. Quella barba incolta, quella peluria che gli rende i tratti del viso più adulti e maschili. È selvaggio, nonostante i capelli siano perfettamente lisci e pettinati con un po' di gel che li mantiene indietro, al contrario di quelli di Matteo.

Sono due poli opposti e questo mi scombussola maggiormente... mi sento attratta da entrambi, ora. Alessio è stato il primo, ha quel fascino che subito ho notato, mi ha colpita con la sua gentilezza e disponibilità, senza far mancare un po' di pepe nei nostri pochi incontri che abbiam avuto, purtroppo o per fortuna. Matteo, l'amore di sempre, il fascino del suo carattere menefreghista mi ha portata a essere attratta da lui, ma mi ha conquistata solo con le ultime azioni che mi ha rivolto, perché è cambiato.

È audace, ma anche dolce, perché mi rispetta e non mi mette fretta. Lo sto facendo penare per un avvicinamento, ma con il biondo non è successo così, non mi sentivo affatto in colpa nei confronti di Matteo, perché lui non poteva darmi ciò che volevo, dovevo dimenticarlo. Adesso, chi devo eliminare per sempre è il futuro papà, perché non mi ha dato ciò che volevo, l'onestà tra noi. E se non c'è questo, io non ti conosco, non so chi tu sia.

Le mie iridi lo fissano con un misto tra odio e incredulità. I pizzichi non servono più a niente, sono attiva e sveglia e ho capito tutto. Come caspita ha fatto Alice a prendere quel maledetto telefono e invitarlo senza dirmi nulla? Non me ne sono accorta, l'ha fatto all'oscuro di tutti, anche del fratello, che altrimenti me ne avrebbe parlato e non sarebbe scioccato quanto me.

Non oso immaginare tutti i santi che sta disturbando dal paradiso, chiamandoli nella sua testa. Penso che se Alice glielo avesse detto, Matteo le avrebbe lanciato il cellulare dalla finestra, impedendo questa irreale follia mascherata da facce buone, come se fossimo tutti amici da un pezzo. Che il teatro abbia inizio, ma io non so se riuscirò a fingere, sono un pozzo di lacrime, voglio solo piangere.

<<Vieni con me.>> Senza farci caso, stringo forte il polso alla mia amica. Smette subito di rimanere lì impalata a fissare tutti e tre, che sembrano proprio usciti da una rivista di moda al contrario di noi, che apparteniamo a quella degli sfigati. O degli sfortunati, per meglio dire. La trascino per il bagno a passi solcati, fa fatica a starmi dietro ma non mi importa in questo momento: devo dirle tutto ciò che ho dentro, altrimenti scoppio.

Ci allontaniamo poco garbatamente ma me ne infischio se il re e la sua regina troveranno questa uscita di scena di cattivo gusto, perché io ho trovato ancora peggio e insignificanti le parole dolci dette da una persona che, ora, sta stringendo tra le sue braccia la futura madre di suo figlio. Ha ancora bisogno di tante attenzioni materne, cerca il seno delle altre per potersi poggiare e poi fare chissà che schifo di cose.

<<Non dire questo cara, ti ricordo che Matteo te l'ha appoggiato e strusciato ovunque e tu non hai detto una sola parola di sottrazione, anzi, hai apprezzato parecchio.>> rimembra perfida la mia coscienza.

Vabbè, lui è lui... vuole una relazione seria e non solo un rapporto fisico, anziché qualcun altro che ho avuto svogliatamente modo di rivedere. Ci chiudiamo nel bagno, poggiando solamente la porta marrone perché non c'è la chiave. Mi avvicino a un lavandino e mi sostengo lì con i palmi, fissando la ceramica bianca un po' sporca e impolverata, ma abbastanza dignitosa. Chiudo gli occhi e mi posso finalmente liberare e piangere.

Alcune lacrime mi solcano il viso, e io ringrazio me stessa per non aver messo il fondotinta, altrimenti avrei creato un enorme casino. Le guance si impiastricciano un po' di nero ma lascio perdere, cogliendo alla sprovvista Alice che è immobile a fissarmi.

<<Mi dici perché l'hai fatto?>> Trovo la forza di parlare, rimanendo di spalle. Porto indietro i capelli che finora mi hanno fatto da scudo, nascondendo la mia faccia tramortita e stanca, un po' come la sua. Alessio non era sereno, apparentemente lo è sembrato ma so che non lo era. Aveva delle espressioni un po' diverse, tratti più marcati e cattivi, era stravolto anche lui. Perché? Ha tutto ciò che desidera dalla vita. Una fidanzata leale, che lo ama ed è gelosa di lui al punto da fare ciò che ha fatto, legandolo per sempre a lei.

Ne sarebbe dovuto essere riconoscente per la possibilità che gli ha donato di essere padre, invece è andato a caccia di altre. Hanno sbagliato entrambi, ma io sono solo una vittima e nessuno pare l'abbia capito. Mi volto lentamente, tenendomi ancorata al mobile, con le mani dietro la schiena. Cerco gli occhi di Alice e capisco di essere stata una persona terribile, per averle mentito. Se non l'avessi fatto, tutto questo non sarebbe successo.

La verità prima o poi viene sempre a galla, ma stavolta troppo presto. Non ho avuto modo di batter ciglio che la mia dignità è stata distrutta, maggiormente adesso che sono scappata via come una codarda, accollandomi colpe che non ho. È sempre così, i cattivi della situazione vivono tranquilli e sereni, mentre la gente buona che loro mentalmente sottomettono, hanno bisogno di un bravo psicologo per riprendersi dalle angherie subite.

<<Io, non volevo... avete litigato? Non lo sapevo. Era una sorpresa ma...>>

<<Sorpresa lo è stata veramente, a dirla tutta>> la interrompo, ma senza tono brusco, solo rassegnato. Riesco ad assaporare il gusto salato di una lacrima, giunta fino le mie labbra. Porto i palmi agli occhi e mi do una sistemata, cercando di lavare con acqua corrente tutto questo nero che già ho nell'anima, ci manca solo questo.

<<Mi spieghi cosa è successo e chi sono quelle ragazze? Una non è sua cugina?>> domanda teneramente. Pagherei oro se fosse davvero un litigio la causa della mia incontrollabile tristezza. Siamo in guerra, altro che in uno sciocco battibecco. È ora di rivelare tutto.

<<Non abbiamo discusso, ci siamo proprio lasciati.>> Questa parola fa male, udirla ad alta voce è fracassante per i timpani e la mente, che ancora stenta a crederci, non so per quale motivo. Averlo avuto di nuovo fisicamente dinnanzi a me, a qualche metro di distanza, mi ha tremendamente turbata. Quegli occhi verdi ma freddi come il ghiaccio, quando mi hanno squadrata da capo a piedi.

La sua aria seria e imponente, come la sua intera figura che si è irrigidita. Nel suo sguardo ho scorto tutto il dolore che ha provato anche lui, non sono la sola ad aver sofferto. Ho letto dei sentimenti che avrei dovuto allontanare da me il più possibile, per non stare peggio di come sono in questo momento. Ci ho visto affetto, comprensione, forse anche passione per quell'amore che è finito troppo in fretta. Anzi, che non è mai proprio cominciato.

In quelle iridi ci ho rivisto noi, i pochi intensi e goffi baci da parte mia, per l'inesperienza, ma pieni di significato, sinceri. Ho ricordato i sorrisi teneri di quando stavamo insieme, abbracciati o lontani. Ho avuto una voglia matta di saltargli addosso, ma non per picchiarlo, solo per abbracciarlo e stringerlo a me, sentire il suo corpo aderire perfettamente al mio. Volevo percepire le farfalle nello stomaco come è successo al primo incontro. Lo so che è orribilmente sbagliato, siamo un errore della natura, non siamo destinati a stare insieme. Ma io lo volevo prima, e qualcosa mi convince che lo desidero tuttora.

Sto vivendo in una bolla di sapone, con delle belle bugie che racconto ogni giorno alla sottoscritta, e anche a Matteo che non lo merita. Cosa ho appena detto su quell'uomo approfittatore... lui ha tradito la mia fiducia fin dall'inizio, non è onesto e io devo stargli alla larga per il bene di tutti: per il bambino che non ha colpe, per la madre che tanto mi odia per aver separato una coppia di fidanzati innamorati, che forse non provano gioia da tanto tempo.

Avevo fantastico tanti sogni, ma non era quello giusto. Mi ha solo stordita, perché non posso provare amore verso una creatura viscida come lui. La mia mente fa brutti scherzi, come sempre, ma adesso so chi mi starà accanto per davvero, nutrendo un vero sentimento verso di me. Matteo sarà la mia salvezza, ne ho tutte le prove.

<<Cosa?>> Rimane scioccata. Già, è proprio così.

<<Lui era fidanzato e non me l'ha detto, ha messo incinta la sua ragazza e non me l'ha detto. Lui tra poco sarà padre, e non me l'aveva detto.>> Digrigno i denti e trattengo i singhiozzi. Basta, è inutile piangere ancora per qualcosa che è chiuso, lui non esiste più. Devo far finta che è la prima volta che lo conosco, sapendo fin da subito la verità, così non mi farò film mentali verso qualcosa di irrealizzabile.

Sono sull'orlo di una crisi di nervi ma devo tranquillizzarmi. Il cuore non è più a pezzi, perché qualcuno che adesso mi starà attendendo lì fuori preoccupato, l'ha rimesso insieme. Qualcosa non mi è piaciuta, ma mi saprà spiegare meglio quando tutto questo sarà finito.

<<Non te ne ho parlato per non farti dispiacere per me, non perché non mi fidassi.>> Metto in chiaro, è la verità. Alice mi abbraccia e mi porge il fazzoletto che le ho chiesto di prendere dalla mia borsa, perché io ho le mani bagnate. Asciugo le guance che, oltre a essere arrossate, sono come prima.

<<Vieni.>> Mi prende per il polso e sistema il mascara ormai sparito. Nel frattempo si scusa per quello che ha fatto, non poteva mai immaginare, e mi propone di cacciarli via.

<<Non ha senso fare scenate, ormai. Resteranno perché ora arriva sua cugina e un'altra amica. Sarà una sfida ma io posso farcela>> rispondo impassibile, come saranno ora i miei sentimenti verso di lui.

Certo, sembro masochista, ma in realtà voglio dimostrare che vivo benissimo anche da sola, che non mi fa più né caldo né freddo. Essergli indifferente, sarà la mia rivincita su tutto. Mi passa anche il rossetto e io la ringrazio. Alice ha uno sguardo mortificato, ma l'unica che si deve vergognare sono io, perché le ho ugualmente rovinato la festa, anche se ho tentato di tutto per non farlo.

<<Come l'hai scoperto?>> chiede, non invadente. Le racconto della fotografia, e che è la stessa ragazza che ora si trova abbracciata a lui. Al centro commerciale ha tentato di nascondersi perché mi ero accorta di lei, e in qualche modo Sofia mi conosce.

<<Non ci credo... è un'arpia.>> Blasfema lei, rassegnata al mio vuoto interiore. Continuo a ripetere le ultime parole in mente, questo mi fa stare meglio.

<<Già>> affermo, con voce tremante, <<li ignorerò e andrà tutto bene.>> Sono convinta.

<<Ti ammiro>> dice di punto e in bianco. La guardo scioccata, non capisco. Cosa ho da ammirare? La mia sfortuna nelle relazioni? Il fatto che appena trovo la persona giusta scopro che mi ha ingannata?

<<Per tutto. Non ti sei data per vinta. Altre al tuo posto sarebbero rimaste a casa a piangere, mangiando le peggiori schifezze e guardando film romantici. Tu no, stai reagendo e hai mantenuto lo stesso il sorriso>> ammette dolcemente.

<<Insomma.>> Soffio il naso, strappando una risata a entrambe. Getto via il fazzoletto e mi lascio abbracciare, ne avevo tanto bisogno in questo momento.

<<Sei diversa ed è per questo che sei mia amica, ti voglio bene>> confessa, e sto per piangere di nuovo ma stavolta di gioia. A cosa servono i ragazzi se ci sono le amiche? Meglio rimanere sola a vita e felici, invece di ridurmi in questo modo.

<<Grazie per il tuo sostegno.>> Sciolgo il nostro abbraccio e mi sistemo i capelli davanti lo specchio, rendendomi almeno presentabile.

<<Ti posso chiedere una cosa?>> Il mio cuore comincia a battere all'impazzata, impaurito. Da questo tono deduco che sia qualcosa di cui non vorrei parlare, ma acconsento con il capo.

<<Cosa c'è tra te e mio fratello?>> La ragazza sgancia la bomba, ha capito tutto. I nostri sguardi, l'ironia con cui lui mi ha rivolto certe frasi, dimostrando di tenerci fin troppo per essere semplicemente l'amica di sua sorella. Metto gli indici davanti la bocca, non sapendo se ridere o piangere.

Potrei dirle qualcosa, ma non ne ho il coraggio, non ce la faccio. Se ritorno a essere una fontana come prima, magari evita di insistere, ma non so mica piangere a comando.

<<Niente, cosa ci dovrebbe essere?>> biascico, un po' nervosa. Giro il braccialetto che mi sta largo al polso ed evito di guardarla negli occhi, i dettagli del pavimento sono così interessanti, quella macchiolina nera accanto alla porta è davvero meravigliosa, affascinante.

<<Non lo so, dimmelo tu.>> Incrocia le braccia al petto, irremovibile. Chiamo aiuto al mio cervello, che non sa proprio come tirarmi fuori da questa situazione. I neuroni stanno dormendo, maledizione.

<<Lui sapeva già tutto di Alessio, mi aveva vista piangere l'altro giorno e mi ha consolata, solo questo.>> Omettendo gran parte di ciò che è accaduto tra me e quel gran pezzo di uomo. Evito di raccontarle cosa è stato capace di provocarmi, con una sola occhiata. Non le dico dove le sue mani si sono ben posate, e come ho reagito io a questo. E poi penso che sia Matteo a essere bipolare, forse lo sono più io.

Come ho fatto a cambiare così in fretta la rotta ai miei pensieri, non lo so. Ma quel ventenne è unico, e me l'ha dimostrato già tante volte. Mi sciolgo quando parlo di lui, ma lo stesso è successo prima ricordando ciò che ho passato con Alessio. Sono sempre più confusa su chi possa andar bene il termine "fiamma gemella" o "anima gemella". In questo momento non è fondamentale saperlo. Il mio obiettivo è riuscire a tappare la bocca alla mia amica sull'argomento, senza farla accorgere.

<<A me siete sembrati più uniti.>> Socchiude gli occhi e io balbetto, trovando una scusa.

<<Uniti dallo stesso segreto, è vero.>> Mi invento subito qualcosa, per non far insospettire anche i muri di questo bagno, che hanno capito meglio di me come stanno le cose.

<<Tu invece, ti ho vista con quel bell'imbusto.>> Cambio argomento, e lei distoglie completamente l'attenzione dalle sue reali constatazioni. Si schiarisce la voce e inizia a fare strane espressioni esultate, battendo i piedi per terra ed esclamando un forte:

<<Hai visto quanto è carino?>> Non sta più nella pelle, sorride come un ebete. Mi trasmette allegria e spensieratezza, mi fa stare bene vedere il suo entusiasmo.

<<Purtroppo l'ho visto, ma non sono stata l'unica>> dico divertita.

<<Ho fatto di tutto per distrarre tuo fratello ma lui trovava più interessante fissare te>> affermo ovvia, per incentivare l'apatia che ha Matteo verso di me.

<<Vabbè lascialo perdere, è così con me>> borbotta, e io per poco non le rispondo che non lo è solo con lei.

<<Cosa vi siete detti? Ti ha fatto gli auguri e poi?>> Ho un'irrefrenabile voglia di starla ad ascoltare, per me la festa si può spostare qui, mancano solo Matteo e le ragazze. Sto facendo di tutto per perdere tempo e rivedere il più tardi possibile quei due. Respirare la loro stessa aria, vederli mano nella mano, mi farà contorcere sicuramente il viso in un'espressione di disgusto.

Mi avvicino all'uscita e appoggio la schiena alla porta, sperando che qualcuno non entri, catapultandomi di conseguenza sul pavimento. Il problema è che si sente la musica, quindi non posso fare caso se odo anche dei passi nella nostra direzione.

<<Niente, mi ha chiesto cosa faccio stasera dopo la festa e quando dovrei partire, voleva invitarmi a uscire, ti rendi conto?>> urla, e menomale che nessuno può sentirci, altrimenti il moro sarebbe già a fare quattro chiacchiere con Giovanni.

<<Te l'avevo detto o no che ho capito subito avesse un debole per te?>> dico ovvia, mettendo le mani sui fianchi. È così palese. La neo diciottenne saltella e girovaga per tutto lo spazio a disposizione, è al settimo cielo. Mi contagia la sua voglia di vivere, non posso che essergliene grata. Stasera mi devo rilassare e godere la festa, senza nessun problema a cui pensare. Devo stare lontana da chi mi fa del male, con un solo sguardo.

<<Si, ma è comunque impossibile, io sto andando via...>> ripete i suoi dubbi, come ieri sera.

<<Ora sei qui?>> domando, lei annuisce, <<vai fuori e vattelo a prendere, non sprecare tempo come ho fatto io>> le suggerisco con saggezza, per non far spegnere mai il sorriso sulle labbra. Alza gli occhi al cielo e pare convinta.

<<Andiamo? Io mi sento pronta.>> Le porgo il braccio e in questo modo varchiamo la soglia della porta, a testa alta. Prendo un grosso respiro e mi incammino verso il faccino del diavolo tentatore, che dovrò ignorare. Per fortuna come speravo ci sono già le ragazze, così mi fiondo a salutarle e mi distraggo.

Loro sono molto perplesse quando vedono i due invitati d'eccezione, e la terza incomodo che non so ancora chi sia, ma non mi ispira molta fiducia perché conosce solo Matteo.

<<Alessio, che ci fai qui?>> chiede Giulia, rivolgendosi al cugino. Mi tappo le orecchie perché non voglio sentire niente provenire dalle sue corde vocali. Non voglio vedere il pomo d'Adamo fare su e giù, non voglio che mi guardi con quegli occhi scrutatori, ma è invece ciò che fa, senza pudore sapendo che è affiancato dalla compagna. Mi fa ancora più schifo.

Il fratello della mia amica ci raggiunge e mi mette una mano su un fianco, in modo amichevole. Faccio le dovute presentazioni, notando che il fidanzato di Valentina lo conosco, l'ho visto da qualche parte. Questo fatto al ragazzo dai capelli mossi non piace per nulla, difatti appena ci stringiamo la mano lui mi tiene più saldamente attaccata a lui, e questo mi fa impazzire di felicità.

<<Ah, tu sei quell'Edoardo>> gli dico ovvia, battendo una mano in fronte. Ora capisco perché la sua fidanzata si lamenta tanto, per fare un lavoro del genere deve essere un ragazzo abbastanza responsabile e serio, forse per lei un po' monotono.

<<Dove vi siete conosciuti?>> sussurra Matteo, non facendosi vedere dagli altri. Sorrido beffarda e controbatto con astuzia.

<<Potrei chiederti lo stesso con quella Francesca.>> Lo lascio sulle spine e la mascella gli cade proprio per terra. Ora forse capisce come ci si sente a essere esclusi. Ben gli sta, non posso negarlo.

Con tutto questo trambusto non ho nemmeno fatto caso al look che sfoggia la mora dai capelli ondulati. Indossa un abito di seta color verde acqua, lungo fino le caviglie, non è da lei. Una fascia di brillanti si trova proprio sopra il seno, è incantevole. Mi aspettavo di trovarla conciata in modo esuberante come il suo solito, però devo dire che gli dona perché fa esaltare la sua invidiabile abbronzatura, per chi piace, non è il mio caso. Ha una pelle baciata dal sole, come il ragazzo al mio fianco che sta attentamente ispezionando tutti.

<<Piacere, Valeria>> mi presento, facendogli i complimenti per la sua professionalità sul posto di lavoro.

<<Sì, l'ho conosciuta ieri in gioielleria>> spiega alla sua ragazza e indirettamente dà preziose informazioni anche al mio lui che adesso, a differenza mia sa, e io sono ancora con il dubbio. Certo che il mondo è proprio piccolo.

<<Lei comunque è Alice, la destinataria del regalo>> affermo ridendo, per la strana coincidenza.

Quando Giulia si libera viene verso di me a salutarmi, noto subito il suo abito molto simile a quello dell'amica. Questo azzurro cielo le fa risaltare la pelle chiara e i capelli lisci biondi, è una dea. Dei ricami brillantinati sul corpetto danno luce e armonia, davvero molto particolari e belli.

<<Lui è Francesco.>> Mi presenta il suo fidanzato, un ragazzo alto e dal viso gentile. Hanno gli abiti coordinati, sono stupendi. Sono entrambi belle coppie, veramente.

<<Piacere mio.>> Ricambia la stretta.

Qualcosa mi turba, la mia carne brucia come solo degli occhi possono riuscire a penetrarmi sotto pelle. Il biondo mi fissa di sottecchi, come anch'io sto facendo con lui. Siamo entrambi abbracciati ai nostri rapitori di cuori, ma vorremmo tanto scambiarci i partner, forse. Mi sento a disagio. Siamo in una stanza troppo stretta per noi, ci stiamo privando dell'ossigeno e solo in un modo potremmo riprendere a respirare.

Mi chiedo perché non guardi la sua bellissima fidanzata, perché non le divora la bocca con un bacio fugace? Così la smette di confondermi le idee, e io mi concentrerei solo sul mio accompagnatore che sto ignorando già da un po'. Per Alessio sarei ancora capace di andare contro il buon senso, ho una mente assai malata. Ho bisogno solo di un suo tocco, di una carezza per tranquillizzare il mio stato d'animo irrequieto.

La mano del moro la sento stringere sempre più prepotente la mia pelle, forse si è accorto che ero soprappensiero e che non c'era lui nella mia testa. Sussulto, presa alla sprovvista. Mi guarda con tenerezza mista a gelosia, vorrebbe abbracciarmi per un conforto più intenso, come è tanto bravo a dimostrare, ma si trattiene. Poi, geloso di chi? Se il mio ex frequentante è con la futura madre di suo figlio?

Non è detto che stia guardando me, magari fissa Alice o qualcun altro nella sala. Io posso solo dedurre, senza certezza. La mia amica sta chiacchierando con Giovanni e menomale, così non si accorge dell'atteggiamento fin troppo amichevole del fratello nei miei confronti. Mi volto verso il mio moro preferito e gli sorrido sincera per rassicurarlo che sto bene, ma questo dura ben poco.

<<Chi è?>> chiedo al mio avvoltoio, rivolta a quella misteriosa ragazza dai capelli ricci e gli occhi chiari. Non fa in tempo a rispondere che una mano si poggia sulla sua spalla. È proprio lei, si sarà sentita chiamata in causa, ha le orecchie molto attizzate.

<<Cosa mi racconti di nuovo?>> domanda subdola, facendo irrigidire il mio uomo sotto al suo tocco, <<come stai?>> continua.

<<Bene, tu?>> Si limita a rispondere, con educazione.

<<Potrebbe andare meglio, ma sono certa che sarà così, non credi?>> dice languida, girandogli attorno e standogli appiccicata come una sanguisuga. Il sangue mi arriva al cervello e non ci vedo più dalla rabbia. Come si permette? Chi è per parlargli così?

<<Lo spero per te>> replica indifferente, togliendosi dall'imbarazzo.

<<Chi sei, scusa?>> Trovo il coraggio di chiedere, spero di non pentirmene. La gola si secca, la sento scheggiata a causa di tutti i pianti che ho fatto, spero soltanto di non dover continuare e che per questa sera sia finita. Non reggerei un altro duro colpo al cuore.

<<Una sua conoscente, no?>> Gli stringe il braccio e lui si scosta infastidito. Ancora? Vuole fare la lotta?

<<Appunto, conoscente>> conferma lui, scandendo bene le parole sotto il mio sguardo accigliato. Lo fisso a occhi semichiusi, devo riuscire a capire cosa c'è sotto, qualcosa mi puzza, anzi, più di una cosa.

<<Dì alla tua amica dove mi hai portata dopo che ci siamo conosciuti.>> Sputa velenosa, ma questa è parente di Cinzia, altrimenti non mi spiego il motivo per cui mi stia facendo salire l'istinto omicida. Cosa cavolo intende? Dove l'ha portata? Sbaglio o era una domanda allusoria, provocatoria? Cosa vuole da noi?

<<Non ne vedo il motivo>> afferma, asfaltandola con il suo sorriso sicuro. Tutta irascibile sbotta un <<sei patetico>>, per poi andare dalla coppia perfetta della serata. Questa non sta bene di testa, chissà dove sono finiti i suoi neuroni, a passeggio alle Hawaii. In effetti avrebbe bisogno di una bella vacanza per calmarsi, assieme un po' di camomilla.

Mi giro a rallentatore verso Matteo che è identico come era prima, con le labbra piegate all'insù. Non si è mosso di un centimetro, questo comportamento è sospetto. Si è ammutolito, non fa una delle sue solite battute, non è abbastanza sereno e spensierato come è sempre stato. Non è nemmeno vigile a controllare sua sorella, altrimenti l'avrebbe allontanata dalle mani di quel ragazzo. Cosa gli prende? È successo per forza qualcosa e io lo devo scoprire, indagherò.

Pensa di potermi nascondere la verità? Allora non ha proprio capito che da sola ho messo insieme tutta la storia su Alessio, ho fatto chiarezza senza l'aiuto di nessuno, posso farlo anche in questo caso, ci proverò, troverò le prove, se ce ne saranno. Sono per caso stati insieme? Il comportamento spigliato e viscido della ragazza mi farebbe pensare a questo. No no, smettila di farti mille complessi. Avevi detto che avresti messo da parte tutti i problemi per stasera, fallo per Alice. Non deve scatenarsi nessun putiferio.

Tentenno prima di avvicinarmi alla tana del lupo, ma le mie gambe non reggono e ho bisogno di sedermi, di abbandonare il mio corpo e finire in un'altra dimensione. Intreccio le dita di Matteo e sotto le sue iridi luccicanti stranite, lo trascino ai divanetti. Al centro dell'attenzione, come è giusto che siamo, senza vergogna. Sto solo marchiando il territorio, tutto qui.

Prima che possa poggiare il sedere sul comodo cuscinetto, la bionda mi tende la mano, come se non sapesse chi sono, che ipocrita. Gliela ricambio, solo per vedere il suo fidanzato scioccato e a occhi spalancati, quanto ci godo. Lo faccio anche per educazione, perché non sono come lei che mi nascondo e fuggo durante i momenti di difficoltà. Il teatro è appena cominciato ma si prospetta già un inizio in salita. Prendiamo tutti posto, il moro si mette al centro tra me e Alice, stringendomi al bordo del divanetto. Alessio e Sofia esattamente davanti a noi. Ci squadriamo con aria di sfida, è una guerra fredda quella che si è stipulata tra noi.

<<Accomodiamoci.>> Ci invita Matteo, alleggerendo l'atmosfera. Prende posto anche questa Francesca, mentre Valentina, Giulia e i loro ragazzi, sono per i fatti loro a discutere, si vogliono forse tenere alla larga dal triangolo amoroso stregato. Caspita, fanno più che bene, mi unirei a loro ma ho una questione in sospeso con questa gente. Metto la borsettina tra me e Matteo e nascondo le nostre mani unite, ci provo. Necessito del suo calore, mi stordisce e non faccio pensieri negativi.

<<Facciamo il gioco della bottiglia?>> propone Francesca, giuro che non la sto tollerando peggio di chiunque altro. L'ha detto con voce suadente, accavallando le gambe scoperte dal corto abito che non avevo neanche guardato, sinceramente, e non me ne importa. Fondamentale è capire chi sia il suo obiettivo e purtroppo è palese, perché indirizza il suo sguardo sempre verso la stessa persona, facendomi girare proprio le ovaie. Non pensavo potesse esistere persona più insistente di quella ragazza del parco, lei supera tutti i limiti.

<<Ci sto>> risponde dalla sua parte Sofia. Sì? Allora non posso più allontanarmi, devo rimanere anch'io e controllare cosa diamine combineranno. Ho sempre odiato questo insulso gioco, non ha senso. Ti fanno fare degli obblighi squallidi e fanno rivelare verità scomode. È una sfida che riguarda molti di noi partecipanti, che siamo agguerriti e assetati di conoscenza.

<<Accetto.>> Mi avvicino di più al ragazzo che non perde tempo a tastare la mia pelle con il suo tocco rovente, sotto lo sguardo incandescente di Alessio. Un fuoco arde nei suoi occhi, nemmeno una doccia gelida potrà distoglierlo dal suo accanimento verso il mondo. Cosa vuole, è stato lui l'artefice del suo destino. Io non ho avuto scelta, a differenza sua, che mi ci sono trovata in questa situazione senza aspettarmelo.

Ora voglio vedere se avrò la mia rivincita.

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Spazio autrice
Buongiorno a tutti e buon Sabato 🤗 Se vi va lasciate un commento con le vostre considerazioni❣️e magari anche una stellina ⭐️
Allora, vi è piaciuto? Piuttosto intenso, pieno di emozioni e lacrime da parte di Valeria 😅 che ancora un po' confusa non sa come comportarsi con i due ragazzi. Alessio la fissa scioccato, e non è stato per niente indifferente alla nostra protagonista...
E Francesca??😟 si è scoperto essere la sorella di Sofia!! Hanno lo stesso sangue, vi lascio immaginare cosa è capace di fare 🤭
Secondo voi cosa accadrà nel prossimo capitolo? Giocheranno al famoso e vecchissimo gioco della bottiglia (che io ho sempre detestato comunque e non ci ho mai giocato ma mi divertirò a scrivere qualcosa AHAAH) 🙈 non perdetevelo! 😘 AMATEMI PROPRIO CHE HO SCRITTO 5000 mila parole nell'arco di 24 ore 😂 è stata un'ammazzata!! vi voglio bene 🥰
~Sabrina~ ❤️

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