Capitolo 56 ✔️
Matteo's POV
<<Fai bene, risparmia la voce per più tardi.>> Sghignazzo subdolo, non resistendo dall'asfaltarla in così cattivo modo. Passo le dita tra i suoi lunghi capelli e le lascio un leggero pizzico sulla guancia, prima che riesca a elaborare la mia battuta. Borbotta qualcosa e cambia espressione ma è ormai troppo tardi per agire, sono già con un piede dentro casa, non può fare più nulla.
<<Oh oh>> esclama Irene, vedendo mia sorella. Questo colore le dona qualche anno in più, temo che qualche ragazzetto possa metterle gli occhi addosso per questo. Sì che non ci sarà nessuno più tardi, al massimo gli altri clienti che appena osano guardare di sottecchi nella nostra direzione, o lei o Valeria, dovranno vedersela con me.
Non si scherza col fuoco, prima o poi ci si brucia, e io non saprei controllarmi in quel caso. Solo il tocco gelido della mia Dea Venere forse potrà calmare le acqua e tranquillizzarmi. Se mi incazzo sono guai, i miei amici che conoscono ogni lato di me lo sanno. La cosa buffa è che posso cambiare radicalmente da così a così.
Dal re degli inferi, potrei risalire a galla e finire in paradiso, grazie al suo innocente sguardo. I suoi occhioni color nutella, profondi come il legame che mi tiene unito a lei. Qualcosa di indissolubile, che è stato capace di farmi rifiutare ogni offerta di sesso che mi è stata proposta, una proprio recentissima. Mi passa anche la voglia se immagino le altre, non mi attirano più come prima.
Io voglio una donna selvaggia con i capelli mossi, la pelle candida e bianca mai violata, ma soltanto toccata dalle mie esperte mani che hanno dato piacere e si sono accontentante di chiunque, prima di lei. Hanno stretto tante ragazze, provocato sublimi spasmi sensuali, ma adesso vogliono toccare una sola persona, e mai più nessun'altra.
Voglio una donna che mi sappia rispondere a tono, tenermi testa, ma che allo stesso tempo diventi rossa dalla vergogna, perché le imbarazza essere al centro dei miei sogni erotici. Una ragazza desiderosa, ma che ha paura delle sue stesse voglie. Una ragazza fragile, che ha bisogno di molte attenzioni che io sono disposto a concederle, se lo chiederà.
Impareremo a capire i nostri reciproci bisogni, ci aiuteremo a diventare l'uno più simile all'altra, più distaccati da ciò che eravamo in passato, prima di capire di avere bisogno di un bacio più che dell'ossigeno. Una ragazza testarda, intraprendente ma dolce, in fondo, come il quadratino di cioccolato da cui tutto ha avuto inizio. Intelligente, solare e bella, che sappia quando parlare e quando rimanere al suo posto, accondiscendente e silenziosa.
Lei ha tutti i requisiti, non le manca niente. Certo, ho praticamente fatto la sua descrizione con occhi invaghiti, non imparziali. Io le posso donare solo piaceri, non dispiaceri inutili come il coglione che si è preso gioco di lei. Con Valeria ha sbagliato persona, non doveva proprio permettersi. Se mi girano le palle lo posso andare a cercare e affrontare di petto. L'importante è che non la importuni più e che la lasci libera di decidere con la sua testa.
Non so se credere o no al nome di chi ha telefonato Valeria poco fa. Era un po' sospettosa, sicuramente è stato dovuto all'ansia di essere in un posto scomodo e nascosto ben poco; lo squillo del cellulare l'ha colta alla sprovvista. Perché mai avrebbe dovuto mentire, non ne sarebbe capace. Va in tilt quando la guardo.
Lo stesso succede al mio membro, diventa turgido al solo visualizzare le sue piccole e perfette labbra che potrebbero avvolgerlo e coglierlo lentamente, fino a fondo. Non intendo solo la bocca, ma qualcosa di più caro e custodito gelosamente, che saprei esplorare con pazienza e senza fretta. Le darò il tempo necessario per conoscerci a vicenda, capire le zone più sensibili che ci danno euforia.
<<Sei veramente stupenda.>> Irene mi riporta alla realtà e i suoi due figli che sono rimasti a casa saltellano a cerchio attorno a loro. Marco per sbaglio, così dice, tira i capelli a mia sorella che per poco non si prende un infarto. Fortuna che l'opera non è stata manomessa, i capelli rimangono attaccati alla testa, anche se non saprei ancora per quanto tempo, di questo passo.
Alice trattiene un urlo, lo capisco dal suo viso contorto e dal fumo che tra poco le esce dalle orecchie. Con calma si sposta, per allontanarsi dalle mani distruttive del piccolo di casa e prende posto a tavola perché è pronto. Un caldo e gustoso piatto di pasta con panna e spinaci mi tenta, e per una volta seguo il mio stomaco. Vengo tirato per la maglia da quell'adorabile e sexy cerbiattina, che con viso serio mi fulmina, senza poter aprir bocca. Le tiro fuori la lingua, non potendo utilizzarla al momento per altro.
<<Anche tu stai molto bene amore mio>> rivela la madre di Valeria, per poi continuare con un'ostinata idea, <<ma con i capelli più corti staresti sicuramente molto meglio.>>
Fa un sorrisetto furbo per poi riempire la bocca con una forchettata di pasta, sa che le andranno tutti contro, in primis lo farei io ma non mi sembra il caso.
Non posso spiegare a una mamma cosa farei con i capelli della figlia. Non sono un parrucchiere ma so fare una coda, una treccia, sono veramente da lodare. Certo, ci sono stati casi nella mia vita assai avventurosa e peccaminosa, in cui è stato necessario imparare la nobile arte dell'intreccio, ne sentivo tutte le necessità. E poi sta bene così, se lei si piace perché no.
<<Lo pensi solo tu>> obietta Valeria, con tono sicuro. Sistema la sedia e appoggia la schiena, rilassandosi.
<<Già, è così.>> Prende le sue difese Alice.
<<Sentite, io ero parrucchiera, me ne intendo più di voi.>> Giocosamente ci punta il dito e si sofferma stranamente su di me. Mi sento osservato ma non lo do a vedere, ma quando insiste non posso non cogliere il suo segnale.
<<Mi astengo, per me hanno ragione le donne>> ammetto, facendo spuntare un sorriso compiaciuto sulle labbra della padrona di casa, ma facendo aggrottare le sopracciglia alla mia sexy bambolina. Si ferma dal mangiare e porta le mani davanti il viso, con sguardo minaccioso verso di me. Rido della sua espressione ma purtroppo ancora per poco. Mi arriva un calcio sul ginocchio destro, e dalla soddisfazione che scorgo sul suo viso capisco che è stata lei.
Ah tesoro mio, piccola guerriera, lascia le forze per dopo, tutta questa voglia di sfogarti ti sarà utile più tardi. Troverò il modo per scusarmi, lo faccio solo per non stare troppo antipatico a tua madre, lo faccio per te, perché voglio una relazione seria e una suocera che non mi detesti, se è possibile.
<<Sì, ma chi in questo caso?>> chiede la bruna, portando una ciocca di capelli davanti. La adagia sul seno che tanto vorrei massaggiare, come fa lei con i capelli, in modo insistente e provocatorio. Sistema meglio sul naso la montatura degli occhiali e nella mia mente visualizzo una professoressa talmente è seria.
Lecca prima il labbro inferiore e poi quello sotto, mordicchiandolo con i denti in modo lento e sinuoso, come muoverei i suoi fianchi sul mio bacino, fino a farle raggiungere l'orgasmo che non tanto si merita, per come mi ha trattato indifferente e per tutte le volte che me le ha suonate. Ci penserò.
<<Lascio il duro compito di decidere al mio fedele successore, Marco.>> Me la svigno in questo modo, scaricando la risposta al piccolo. Qualcuno una volta mi ha detto: non scappare dai problemi ma affrontali, perché poi ti verranno a cercare. Beh, è un'enorme cazzata. Ho sempre fatto così e me la sono cavata per vent'anni, non cambierà mai niente.
<<Per te chi ha ragione, la mamma o tua sorella?>> chiedo, e l'altro uomo di casa alza per un momento gli occhi dal piatto e risponde subito senza aver capito la domanda:
<<La mamma!>>
Ritorna subito a mangiare e tutti noi scoppiamo a ridere, io più di tutti perché anche il suo fratellino di quattro anni l'ha asfaltata. Valeria non ne sembra molto contenta, non le piace proprio perdere. Non può sempre vincere, lo deve capire, con me sarà una sfida continua e per ora ha sempre avuto la meglio, ma le prossime volte cambieranno moltissime cose.
<<Questo bambino mi sa che è rotto>> ammette la mora, con aria superba, <<anzi, è corrotto>> conclude, in effetti davanti un po' di cibo chi non venderebbe l'anima al diavolo?
<<Ecco, ora che l'hai detto assaggia gli spinaci, fanno tanto bene>> dice Irene, imboccando le verdure al figlio. Direi che è un buon compromesso, fargli assaggiare i cibi che non gli piacciono senza forzarlo troppo. Dopo un po' di storie accetta e ci riesce, senza capricci.
Finito il pranzo, diamo una mano in cucina e ci rilassiamo. Chissà a che punto sarà la torta, se arrivano a finirla oppure no. In caso la presenteremo incompleta, è uno stile più moderno. Dopo essermi buttato sul letto, chiudo gli occhi, troppo stanco per essermi svegliato così presto stamattina. Sogno, qualcosa di veramente impressionante: il dopo festa di più tardi.
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Valeria's POV
Non faccio in tempo a chiudere la porta alle spalle che Alice mi trascina con sé nella sua stanza. Dalla valigia tira fuori dei trucchi e mi chiede consiglio su cosa mettere, ma io le dico che per make-up sono messa peggio di suo fratello, non so neanche come si chiamano i vari prodotti.
In qualche modo sceglie e li mette da parte per più tardi, poi passiamo allo smalto. Andiamo da me dove prendo il mio beauty-case, al cui interno custodisco veramente una marea di boccette colorate. Quando avevo quattordici anni ero in fissa con le unghie, le curavo un sacco e mi divertivo a inventare fantasiose nail art, anche se mamma non era molto d'accordo perché diceva che ero piccola. A me è sempre piaciuto disegnare, infatti lo facevo proprio con gli smalti colorati.
L'unica cosa per cui venivo apprezzata a scuola era proprio questo, tutte le ragazze invidiavano le mie unghie naturali e mai ricostruite. Ricreavo i dettagli da sola da ambedue mani, con la mia manualità, come un pittore passa i pennelli sul quadro fino a creare un'opera d'arte. Purtroppo quei tempi sono finiti quando i professori hanno iniziato a caricarci di compiti e non ho avuto più modo di svagare con questo hobby.
Alice afferra un monocolore molto chiaro, che si abbina al suo vestito. Io avevo optato per una french molto semplice, ma lei mi costringe a mettere il colore rosso che non avevo mai usato se non per fare delle piccole decorazioni. In fondo ci sta molto bene con il rossetto che avevo in mente di mettere, l'unico trucco irrinunciabile in queste occasioni.
<<Non è troppo?>> chiedo, guardando le mie dita dipinte di un colore acceso, di fuoco, passionale come mi sento ultimamente se penso a un bel ragazzo dagli occhi verdi e i capelli scuri.
<<Perché mai? Ti sta benissimo, guarda.>> Prende le mani e convince la mia testolina che ho diciassette anni, mica dieci, posso farlo. Certo che la capacità di convinzione dei due fratelli è stupefacente. Muovo la mano in aria per far asciugare il primo strato, per poi passare al secondo.
<<Dai, buono>> ammetto, fissando il mio lavoro.
<<Io dormirei un po', così stasera sono bella energica... che ora sono?>> chiede la festeggiata, e io vado a prendere il cellulare, riportando alla mente solo ora chi mi ha chiamato poco fa.
<<Quasi le quindici>> rispondo sulle nuvole, andando nelle chiamate per cancellare la sua, come se non fosse mai avvenuta. Magari fosse così semplice eliminarlo anche dalla mia vita. Prima di farlo, però, non so per quale motivo, faccio uno screenshot. Non si sa mai, potrebbe servirmi in futuro, per ricordare l'ennesima stronzata che lui ha commesso e riderci su, abbracciata all'unico uomo che credo mi meriti.
<<Ci vediamo alle cinque, vado a dormire.>> Sgattaiola fuori senza darmi il tempo di replicare. A questo punto provo a sonnecchiare anch'io, altrimenti stasera rimpiangerò questa possibilità che ho avuto di riposare un po' gli occhi e la testa.
Abbasso la serranda, rimanendo nella penombra. Purtroppo questa oscurità riporta a galla tutti i miei dubbi. Visualizzo il viso coperto di quella ragazza, tanto subdola come la madre di Alessio. Chissà cosa ha fatto per avere Cinzia dalla sua parte, avranno chiacchierato su di me, sono ormai colleghe di acidità. Sono uguali, si nascondono entrambe dietro la loro maschera di superiorità, per poi sparire quando le cose si fanno serie. Una è scappata a gambe levate da casa mia, l'altra ha giocato a nascondino, ma non ha capito che l'ho trovata.
Sono veramente patetiche. Il ragazzo se lo possono ben tenere, tanto gli hanno già fatto il lavaggio del cervello. Lui è una persona veramente debole se si è lasciato condizionare, ma forse sto pensando male e ha deciso tutto lui. Dopo aver concepito il figlio, ha capito che era più importante di tutto il resto, come biasimarlo. Da esterna alla situazione gli avrei fatto l'applauso per essersi rimboccato le maniche, da protagonista della faccenda ci sono rimasta troppo male. Però se penso che mi ha chiamata, vengo assalita da tantissimi dubbi, mi pento di non avergli risposto.
Forse voleva dirmi che aveva lasciato la sua ragazza? Per questo lei ha cercato di nascondersi da me... non voleva vedermi? Magari voleva dire che sono la donna della sua vita e che aveva scelto me, ma io gliel'ho impedito. In quel caso, sarei stata disposta a perdonare un tradimento nell'orgoglio? Per un fatto successo prima che ci conoscessimo? Perdonare è sinonimo di forza per me, da parte sua di vergogna, perché ammette che ciò che ha fatto è sbagliato.
Ma ha continuato a frequentarmi stando con due piedi in una scarpa, non si fa. Per amore, nonostante tutto, penso che l'avrei perdonato, anche se dopo tanto tempo. Certo, io sono Valeria, la ragazza che perdona tutto, anche un fatto grave come questo. No, non ce l'avrei fatta a vivere con il senso di colpa di aver separato i genitori di un' innocente vita.
Devo accantonarlo in un piccolo lato della mia mente, in modo che quello che abbiamo vissuto non influenzi il mio futuro e le mie scelte. Ho bisogno di tempo per mettere in chiaro le idee, devo raccogliere ancora i cocci sfuggiti dalle mie mani, per poi farmi aiutare a rimetterli insieme da Matteo, che con pazienza e amore sono certa me lo farà dimenticare.
Oramai è fatta, non è un mio compito dare sentenze, non sono un giudice. Posso e voglio decidere solo su me stessa, sulla felicità che potrei avere con uno che donnaiolo per quanto è potuto essere, non ha mai ingannato nessuna dopo aver messo incinta la sua ragazza. È stato sempre chiaro e limpido e con me ha rivelato che vuole tutt'altro. Non si è mai fatto scrupoli nel dire le cose in faccia, perché non dovrei credergli?
Rimango nella mia solitudine, a pensare a me, a noi, a un possibile futuro insieme. Entro in uno stato di dormiveglia con il sorriso sulle labbra, impaziente di indossare quel meraviglioso vestito e dei tacchi che mi doneranno qualche centimetro in più di altezza, per arrivare più vicino alle sue labbra, a un passo dal far sfiorare i nostri nasi e unire i nostri cuori.
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Afferro gli occhiali che avevo poggiato sul comodino e li indosso, vedendoci un po' meglio. Per fortuna che mi sono svegliata da sola, ho dimenticato a impostare la sveglia. Ho per lo più sonnecchiato, ma ne avevo bisogno per riprendere le forze e prepararmi mentalmente a stare diverse ore sulle punte dei piedi, per via di quei trampoli che tengo nascosti nell'armadio.
Mi metto seduta e con coraggio alzo la serranda, accecandomi. Preparo il vestito sul letto e finisco di scrivere la lettera ad Alice, cacciandola ben piegata in una borsa piccola nera, sicuramente non gliela consegnerò stasera davanti a tutti, mi vergognerei a stare al centro del discorso, con tutti gli sguardi puntati su di me. Me ne basta uno per andare in tilt, gli altri ne faccio volentieri a meno.
Affianco ci metto il regalino e subito mi dirigo in bagno per fare una bella doccia purificante. Con una lametta mi depilo le gambe e le ascelle, non ho mai fatto la ceretta. La mia fortuna è che ho i peli abbastanza chiari e neanche si vedono, ne ho pochi e crescono lentamente! Il problema è che la crescita tardiva vale anche per i capelli, ma l'importante è che ne ho tanti, così mi posso svagare nel creare tante e voluminose acconciature.
Faccio attenzione a non tagliarmi, mi capita sempre e ogni volta mi ritrovo dissanguata e macchio l'accappatoio. Siccome ho tanto tempo a disposizione faccio con calma. Sciacquo via l'acqua con il bagnoschiuma e mi asciugo. Mi dirigo così nella mia stanza e chiudo la porta. Passo una crema idratante sulle gambe in modo che non si secchino a causa dello stress che gli ho imposto con il rasoio. Indosso degli abiti puliti dall'armadio, comodi e leggeri.
Guardo l'ora sul cellulare e sono le quattro e mezza, conviene che comincio a sistemare i capelli. Presa la piastra da dentro la scrivania, cerco uno specchio per casa, trovando la postazione più comoda solo in bagno. La metto a riscaldare e divido la chioma in due grandi sezioni, e poi in quattro. Utilizzo il mio metodo, quello più semplice perché su me stessa non so fare strani movimenti di polso, il mio riflesso fa vedere tutto al contrario e mi confondo.
Semplicemente arrotolo le ciocche attorno indice e medio, creo un cerchio bello definito e lo sfilo dalle dita, schiacciandolo tra la ceramica bollente per qualche secondo. Prima di scioglierlo lascio che si freddi, così prende meglio la piega. Questo il parrucchiere non l'ha fatto, glielo devo mica insegnare io? Gli ho chiesto di non mettere troppa lacca, perché sapevo che avrei dovuto in ogni caso ritoccarli.
Dopo ben quaranta minuti finisco, è stato estenuante! Alice mi si presenta davanti, tutta frettolosa, dicendo che non arriva più a prepararsi. La tranquillizzo, tanto io sarò subito pronta e aiuterò lei. Mentre lei si lava io la aspetto nella mia stanza. Preparo le scarpe che hanno un tacco mediamente alto, con quei dettagli di brillantini nella parte della punta strepitosi.
Indossato il vestito e chiusa a fatica la cerniera, quasi stavano rimanendo incastrate le ciocche, decido di mettere anche i tacchi e mi pento per averli quasi definiti bassi, non lo sono affatto. Un po' scomodi ma slanciano un sacco la figura. Ci cammino per un po' e poi mi siedo sul letto con uno specchietto davanti. Provo a mettere il rossetto ma sono una frana, non vedo bene i contorni e ho paura di fuoriuscire.
Faccio del mio meglio, chiudendo le labbra e facendo la bocca a pesce, per sistemarlo meglio. È una tinta liquida che però da asciutta diventa opaca ma, soprattutto, è irremovibile. Vabbè, me la terrò solo per fare qualche foto e poi la potrò togliere, non mi piace affatto il sapore che rilascia sul cibo. Ora che mi ricordo metto anche le salviette profumate in borsa, mi aiuteranno nell'impresa. Il burrocacao immancabile, mi sarà utile per idratare le labbra secche. Alice bussa alla porta e io le do il permesso per entrare, mentre continuo a sistemare il rossetto.
<<Vieni, ti sistemo i capelli.>> Mi giro, è ora che mi dedichi solo a lei, alla stella della festa, deve fare colpo su quel bel ragazzone che ieri la mangiava con gli occhi. Sarà una mia sfida personale.
Mi prende un infarto quando alla porta c'è Matteo, che con nonchalance si mantiene inclinato, come se l'atmosfera e le leggi della fisica fossero solo un'opinione. Sussulto quando il suo sguardo cattura il mio, e mi complimento per non aver fatto le considerazioni di prima ad alta voce, potevo rovinare Alice senza volerlo.
Boccheggio perché non mi aspettavo di trovarmelo di fronte così presto, non ero mentalmente preparata. Mi levo in piedi, un po' goffamente. Tengo stretta tra le mani la tinta per metà aperta, se fosse finita sul lenzuolo mamma mi avrebbe uccisa.
<<Che fai, cerbiattina?>> domanda sensualmente, accorciando sempre di più la distanza con dei grandi passi. Si mostra in tutta la sua perfezione, è da mozzare il fiato. Una camicia bianca gli evidenzia il torace allenato, scolpito, e il fatto che sia messa all'interno dei pantaloni gli dona un'aria adulta, fascinosa. È ammaliante. Le maniche a tre quarti, con dei risvolti, lasciano liberi gli avambracci abbronzati. Il colletto non abbottonato fino all'ultimo, che lascia intravedere una parte di petto.
Con grazia porta la giacca nera dietro la schiena, sulle spalle. Ci siamo abbinati senza saperlo, perché lui ha portato il completo in valigia da casa sua e io ho scelto liberamente il colore vestito. I suoi capelli sono mossi e voluminosi, in questo però mi ha leggermente copiata, non è una coincidenza.
<<Io? Niente.>> Metto subito le mani dietro la schiena, nascondendo l'arma del delitto. Mi si para davanti e sfiora il contorno labbra, facendo caso a questo piccolo ma grande dettaglio.
<<Che hai messo?>> Ride, stranito, e io fletto meglio le braccia indietro, facendo un passo per allontanarmi.
<<Niente...>> Nego l'evidenza, sembro tanto mia sorella quando si trucca senza dire niente a mamma, mi sento colpevole della mia vanitosità che lui non riconosce, ed è estranea anche a me stessa ma mi andava.
<<Vuoi che me lo tolga? Non lo farò, sappi che deciderò sempre io come vestirmi, truccarmi, non puoi mica obbligarmi a fare ciò che vuoi.>> Mi metto sulla difensiva, non so nemmeno io il perché. Beh, forse lo so, come quel famoso detto: patti chiari e amicizia lunga, meglio mettere in chiaro queste cose fin da subito. Non tollero il maschilismo, noi donne abbiamo libero arbitrio e ci possiamo conciare come pare, senza aver timore di essere etichettate chissà in che modo.
<<Shh.>> Poggia l'indice sulla mia bocca e io serro le labbra, ammutolita.
<<Cosa nascondi?>> La sua voce è calma, pacata, così dolce che mi scalda il cuore. Ecco che iniziano le palpitazioni, il sangue riprende a circolare nelle vene per trasportare ossigeno al cervello e cercare di capire come comportarsi. In silenzio gli faccio vedere la tinta che stringevo tra le dita.
Lui la prende e pensavo fosse contrario, invece no, fa un gesto meraviglioso, l'ultima prova di cui avevo bisogno per rendermi conto che è lui quello giusto. Rifletto solo un attimo, dicendo che se non avessi conosciuto Alessio a quest'ora starei già con lui, ma ormai mi ha insegnato a essere diffidente da chiunque. Lo devo solo ringraziare, così ho avuto subito le prove che cercavo perché Matteo che ha rispetto di me, aveva capito già da tempo che ne avessi bisogno.
Lo miscela come se stesse facendo un cocktail, agitandolo come uno shaker e poi gira il tappino, prendendo del prodotto. Il pennello finisce inaspettatamente sulle mie labbra, e il suo viso così vicino mi stordisce maggiormente del gesto che sta compiendo. Con maestria ed estrema attenzione, ripassa i bordi e io mi fido ciecamente, so che farà senz'altro meglio di me.
Mi alza il mento verso di lui, e lo sento respirare rumorosamente, perché troppo concentrato. Gli occhi semichiusi, le labbra leggermente aperte e lui che mi invita a fare lo stesso, per dipingere anche le estremità. Non mi è andato neanche un poco sui denti, non sento il tipico gusto amarognolo. È stato veramente bravo, non ha tremato a differenza mia.
<<Ecco>> farfuglia, una volta finito, <<volevo solo dire che ti sta benissimo, ora anche di più perché c'è la mia impronta dietro parte di questo capolavoro.>> Mi indica per intero e io arrossisco, prendendo le sembianze di un pomodoro. O meglio, divento un tutt'uno con la tinta. È stato veramente troppo dolce, sono io che parto prevenuta e assalto le persone, quando mi sento minimamente attaccata.
È strano, perché sono così solo con chi conosco, con i miei compagni di scuola sono una mummia. Non oserei mai esprimere il mio parere perché non sopporterei di essere al centro dell'attenzione in modo accusatorio. Una sola volta al terzo anno mi è capitato, una ragazza ha iniziato ad attaccarmi per una cosa stupida che neanche ricordo, forse perché ho preso le difese di una professoressa.
Per la prima volta ho voluto schierarmi dalla parte di chi aveva palesemente ragione, altrimenti non l'avrei mai fatto. È stato e non sarà mai più, la prossima volta rimango indifferente perché non mi piace avere qualcuno contro, se poi lo devo vedere per il resto dell'anno scolastico.
<<Grazie tes... Matteo>> mi correggo, ero soprappensiero e stavo per chiamarlo tesoro, santo cielo.
<<Come come?>> Afferra le mie mani e mi lancia verso di lui, posizionandole dietro al suo collo. Mi tiene avvinghiata dai fianchi, dove il vestito tiene nascoste le imperfezioni. Scuoto il capo, non aprirò più bocca.
<<Con me potrai sempre sentirti libera di essere te stessa>> mormora, non distogliendo le sue iridi dal mio corpo. Il mio petto fa su e giù, emozionata per queste belle parole che ogni donna merita di sentirsi dire.
<<E poi così, sei quasi alla mia altezza.>> Scimmiotta, facendo il confronto fronte a fronte. Replico con tono serio, facendolo un po' riflettere perché si zittisce.
<<Ti sei mai chiesto se tu, sei alla mia altezza?>>
Mi allontano un attimo, cacciando il rossetto dentro la borsa e proprio in quel momento entra Alice, e ci fissa con un cipiglio. Maledizione, ci stava scoprendo un'altra volta, ci siamo salvati per soli dieci secondi. Mantengo la calma e rispondo alla sua domanda non espressa. Dico che la stavamo aspettando e che suo fratello voleva assistere alla trasformazione. Lei è già vestita, ma ancora senza un filo di trucco.
Pare convinta e io le sistemo i capelli con la mia fidata piastra acquistata nel duemiladodici, ormai cinque anni, del tutto funzionante. Sotto lo sguardo un po' vago e perplesso del fratello, mi metto a lavoro. Nel frattempo lei impiastriccia il viso con fondotinta, matita, mascara e ombretto. Come rossetto ne ha scelto uno nude, per non esagerare con i colori, è già abbastanza appariscente.
Il moro ci fissa da seduto tutto il tempo, non spiaccicando parola. L'ho forse offeso con ciò che ho detto? Non ha capito che era uno scherzo? Con una scusa banale esce fuori, mentre io e Alice finiamo di sistemarci in pace. Mette al polso il bracciale regalato da mamma e io pure ne scelgo uno molto carino, con delle piccole farfalle.
Mettiamo un po' di profumo e siamo pronte. Alla fine Alice riesce a convincermi a mettere un po' di mascara sulle ciglia, spero solo che non diano intralcio ai vetri degli occhiali che poi si macchiano di nero. La mia amica mi aspetta giù e le dico che arrivo subito, il tempo che metto a posto alcune cose.
Arrotolo il filo della piastra attorno a essa perché ormai è fredda, e la riposo al suo posto. Pulisco anche la scrivania, dove trovo dei residui di ombretto, e cerco nel cassetto l'intimo pulito e lo preparo sul cuscino assieme ai vestiti, così stanotte quando torno avrò tutto a portata di mano.
Scendo le scale e raggiungo i ragazzi, Alice si incammina subito con quei tacchi perché deve fate attenzione a come poggia i piedi, per non prendere qualche storta. Chi va piano va sano e va lontano. Mi metto in cammino anch'io dopo aver salutato mamma e ascoltato le sue raccomandazioni, e quando la mia amica è già al portone, Matteo mi chiede se ho preso il costume.
<<No... l'ho dimenticato>> ammetto, non ci avevo più pensato, "ma poi a che serve, me lo vuoi dire?>> bisbiglio, e lui batte il cinque sulla sua fronte.
<<Dov'è? Lo vado a prendere.>> Si propone e io sono costretta a cedere subito.
<<Appena apri il cassetto della scrivania, la busta a sinistra.>> Sì, io metto tutto là, sono un po' disordinata ma nel mio caos io ci trovo l'ordine. Il moro super atleticamente sale quei pochi gradini scesi e suona al campanello. Io mi dirigo sotto sotto e informo Alice che il fratello ha dimenticato una cosa a casa e che a momenti arriva.
Lo vediamo arrivare tutto trionfante con una busta in mano, che mette nel cofano. Questo suscita senz'altro la curiosità della festeggiata ma anche con lei, Matteo tiene la bocca cucita. Uff, è irremovibile. Durante il viaggio non spiaccica parola, rimane concentrato sulla strada e scorgo con la coda dell'occhio che la più pensierosa tra noi è la neo diciottenne. Sposta continuamente lo sguardo dal suo braccialetto al finestrino, per poi guardare dietro dove ci sono io.
Mamma mia, sono euforica, chissà che faccia farà quel ragazzo. Con le mani mi tengo saldamente al poggiatesta di Matteo, per evitare di sballottolare troppo quando prende delle buche. Arriviamo quasi mezz'ora in anticipo e siamo costretti a rimanere in macchina, finché non aprono il locale. Come ieri sera, staranno pulendo i tavoli, meglio non essere di intralcio. Noi ragazze ne approfittiamo per guardarci allo specchio e ritoccare il make-up, e scendiamo per farci qualche foto.
Mi metto di profilo con il braccio intorno alle sue spalle. Un'altra frontale venuta stranamente bene, mi piace. Dopo un po' di solitudine, anche Matteo viene a farci compagnia. Si posiziona al centro cingendo la vita a entrambe, e sono certa che con me ha fatto delle particolarità, perché muove continuamente in senso orario polpastrelli. Dopo che Alice scatta anche questa foto, ci liberiamo dalla stretta e metto le mani sul viso, cercando di far freddare le guance andate letteralmente a fuoco.
I due uomini ci invitano a entrare e rimangono stupiti da tanta eleganza. In effetti, in un posto come questo nessuno ci andrà, come dire, vestito così coperto. Mi stringo nel mio coprispalle nero e Alice fa lo stesso, a causa di un colpo di vento che ha rischiato di rovinare le nostre pettinature.
<<Prego, accomodatevi, il locale per ora è tutto per voi>> ci informa l'altro ragazzo di cui non so il nome, portandoci al nostro posto.
<<Prima vorrei fare gli auguri alla festeggiata, posso?>> si intromette Giovanni, allargando le braccia, e Alice timidamente si avvicina, sotto lo sguardo incredulo mio e di Matteo. Il moro al mio fianco sta per avvicinarsi ai due ma io lo tengo fermo, stringendogli la mano e voltandogli la testa verso di me. Devo fare qualcosa per distrarlo, così gli sorrido e gli dico che sta veramente molto bene conciato cosi, mi ricorda tanto un pinguino. Ma lui è molto, molto più affascinante.
<<Un pinguino? Certo che ne hai di fantasia...>> biascica, provando a liberarsi di me per controllare la situazione. Subito alzo i tacchi e mi paro nuovamente dinanzi il suo sguardo.
<<Che c'è?>> chiedo, in un sibilo. Nel momento in cui li ho intravisti erano ancora molto vicini, staranno parlando di qualcosa. Sono troppo carini. La mia amica rimane comunque un tappo di fronte a lui, ma sono troppo teneri. Li amo già.
<<Stavo controllando se...>>
<<Controlla me, sono più interessante, non credi?>> lo interrompo, flirtando con lui senza preoccuparmi di essere vista da nessuno, quei due sono così intenti a mangiarsi con gli occhi che non presterebbero attenzione neanche se un asteroide piombasse sulle nostre teste. Beh, loro il colpo di fulmine lo hanno già avuto, io anche, non ci resta che goderci il film amoreggiando come se fossimo al cinema.
<<Questo senz'altro ma...>> Purtroppo riesce a scostarmi, piano fallito. Non posso rintracciare la mia amica perché si trova su un altro pianeta, ma ci pensa suo fratello a riportare tutti sulla Terra.
<<Allora, ci sediamo?>> Li separa, cacciando sgarbatamente Giovanni, facendolo ritornare al suo lavoro. Non ha paura nemmeno se quello è una staffa, ecco perché mi piace così tanto, ha coraggio da vendere e mi dovrà insegnare, perché sono sempre stata una fifona per tutto.
Il dipendente mette della musica e qualche persona comincia a entrare e mettersi comoda. Dei nostri conoscenti ancora neanche l'ombra, ma d'altronde sono ora le diciannove. Dopo qualche minuto arriva qualcuno a me molto familiare, visto da lontano. Metto a fuoco e per poco non mi strozzo con le patatine quando distinguo perfettamente la sua corporatura e il suo viso. Quegli occhi verdi che pensavo non avrei mai più rivisto, che mi fissano incantati da capo a piedi, per quel che riesce a vedere da seduta.
Mi levo in piedi, intontita, ma non lo faccio per segno di rispetto come succede quando entra un professore in aula. Rimango di pietra, riuscendo a pronunciare solo un nome:
<<Alessio.>>
Il cuore comincia a palpitare e la testa vorticare. Le lacrime minacciano di scendermi non appena vedo chi è venuta in sua compagnia... lei. La ragazza del centro commerciale, quella che oggi tanto evitava il mio sguardo e che ora mi fissa in segno di sfida, con occhi iniettati di pura cattiveria, è disgustoso. Non sono mai svenuta ma le sensazioni che sto provando penso siano quelle di una probabile perdita di conoscenza.
Magari, vorrei tanto cadere a terra e chiudere gli occhi, pensando sia solo un brutto sogno, ma non è così. La biondina stringe possessivamente il braccio del suo fidanzato, che mi fissa ancora sbigottito. Tutto intorno a noi è svanito, sono solo riaffiorati tutti i sentimenti che mi imponevo di rimuovere dalla mente, che pensavo già superati. Non era così.
<<Buonasera>> dice Sofia, mi sembri si chiami così. Avanzano sicuri verso di noi, e lei ora fa finta di non conoscermi, sorridendo accanto ad Alessio. Poggia la testa sulla sua spalla e sospira entusiasta, come una persona che sa di aver vinto la battaglia e anche la guerra.
Boccheggio, vorrei scappare ma sono piantata qui, bloccata dalle mie emozioni. Alice tiene solo la mano davanti la bocca, non si muove neanche lei. Ha scoperto la mia bugia ma non mi importa. Matteo ha capito tutto e si alza in piedi, prendendomi per le spalle, per confortarmi, e lo fa sotto lo sguardo della sorella che di certo non dà peso a questo dettaglio.
Le lacrime offuscano la vista, sto per andare via in cerca di un bagno ma una frase, detta dalla persona sbagliata, mi impedisce di proseguire.
<<Francesca, che ci fai qui?>> Dietro la ragazza dagli occhi maligni, c'è una bellissima e giovane donna, dai capelli scuri e ondulati. Come fa Matteo a sapere il suo nome, se è la prima volta che la vede? Dove l'ha conosciuta e quando? Troppe domande frullano nella mia testa, come sempre senza una risposta.
Riesco a girare il collo e fissare il viso pallido del mio quasi ragazzo, che forse non lo diventerà più, perché forse mi ha nascosto qualcosa che io avrei dovuto sapere. Non reggendomi più in piedi, mi fiondo al petto del fratello della festeggiata, nascondendo il viso tramortito dal dolore. Sono un controsenso ma stavo per cadere a terra, ho dovuto aggrapparmi a lui. So che è l'unico che può darmi una spiegazione plausibile. Nella mia testa risuona solo una frase:
Tutto questo non doveva succedere.
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Spazio autrice
Bonjour tesori e buon Giovedì 🌸 che fate di bello oggi? Mi fareste contenta se commentaste❣️ e magari lasciaste una stellina ⭐️ che non costa nulla!
Allora, capitolo più che intenso, non è vero? Spero solo di non risultare volgare quando descrivo certe considerazioni intime di Matteo, ma è lui che prevale su di me! 🤓 la bomba è praticamente esplosa, Valeria e Alessio si rivedono di nuovo dopo un bel po' di tempo e tante parole dette alle spalle, a causa di continui malintesi 🤭
Cosa succederà nel prossimo capitolo? Non lo so neanche io ma qualcosa la inventerò 🤣 cosa non meno importante, c'è anche FRANCESCA. Sì, quella Francesca che Matteo ha tenuto lontano tramite i messaggi, adesso se la ritrova di fronte 🙏 non perdetevi il nuovo aggiornamento 💓
~Sabrina~ ❤️
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