Capitolo 55 ✔️
Matteo's POV
Mi allontano dalle ragazze e con sicurezza mi dirigo alla macchina. Posso approfittare della meritata pausa per portare i palloncini a forma di diciotto alla villa, cercando un posto dove posizionarli. Non ho molto occhio per queste cose, l'importante è che ci provo, tanto mi farò dare una mano da Valeria. Quella splendida e furba leprottina saprà meglio come sistemare determinate decorazioni.
Avrò fatto il giro della città almeno tre volte per tutti i chilometri che ho percorso, e non ho ancora finito. Passo da un altro negozio dei cinesi per acquistare la scritta "happy birthday" gonfiabile, e ricordo solo adesso che non ho ancora preso le candele! Mica sono compresa nel prezzo della torta, a questo ci devo pensare io.
Prendo i palloncini con la frase dello stesso colore del numero grande, almeno in questo il mio cervello ci arriva, li ho saputi abbinare. Per le candeline non saprei, meglio preferisco un colore neutro, ma molto brillantinoso, come piace a lei. Un grigio glitterato niente male, dovrebbe stare bene con tutto. Si può dire che metà della festa si realizzerà sotto il marchio Made in China, ma la villa compensa decisamente.
Per la penultima volta, imposto il navigatore anche se ormai ho capito che strada devo prendere per arrivarci, lo metto per sicurezza. Prendo la chiave e la giro nella serratura due volte, prima di entrare. Subito un odore di pulito mi invade le narici, e le voci di due donne arrivano alle orecchie.
<<Mi prendi la cera per il pavimento? L'ho dimenticato nel soggiorno>> dice l'una all'altra.
<<Fai tu, sto mettendo le lenzuola ai letti, non posso interrompere.>> Si sente in risposta. Non hanno sentito il rumore della porta chiudersi, talmente sono prese dai loro compiti. Non voglio entrare di soppiatto, sembrerei un ladro. Mi dirigo dove giace abbandonato l'intruglio magico che farà risplendere questo parquet, anche se non so proprio cosa sia. Ci vado per logica, vedendo cosa trovo fuori posto..
Un flacone che non mi sembra faccia parte dell'arredamento, cattura la mia attenzione. La scritta che viene riportata sull'etichetta conferma che sia ciò che la donna ha chiesto. Mi avvicino dove sento provenire dei rumori di sedie che si spostano, e chiedo con calma:
<<È permesso?>>
Sarà stata la mia voce profonda e maschile e l'averla colta alla sprovvista, a far girare di scatto la signora, perché credeva che qui ci fosse soltanto lei e la collega. Trovo gli sgabelli fuori la porta finestra e lei che passa lo straccio per terra.
Raddrizza la schiena e noto meglio il suo abbigliamento. Un grembiule rosa tutto con dei ricami bianchi le stringe la pancia evidente, dei leggins neri fasciano ed evidenziano ancor di più le corte gambe. Ai piedi scarpe di plastica, quelle traforate tutte colorate che si usano solitamente per andare sulla spiaggia. Una fascia blu tiene ferme le ciocche bionde che arrivano fino al collo, in un taglio a caschetto.
Delle rughe d'espressione si cominciano a notare sul suo viso avanti con gli anni, sarà sulla sessantina. Mi fissa stranita e chiede chi sia e cosa ci faccia con il suo detersivo in mano. Un po' possessiva, direi.
<<Se sei un malintenzionato saprò come difendermi.>> Afferra il flacone e alza il bastone del mocio, con fare minaccioso. Eh no, qui tutte le donne si difendono usando la violenza? Sarà forse parente della signora del parco di ieri? I loro atteggiamenti si somigliano un sacco.
Provo a fare qualche passo per porgerle la mano e presentarmi ma questo scatena ancor di più la non fiducia della donna, e mi picchietta sui jeans con quell'affare bagnato d'acqua sporca. Arretro subito per non inzupparmi, negando con il capo e dicendo di venire in pace. Spiego che ho affittato il posto per più tardi ed ero venuto a sistemare delle cose.
<<Ah, allora fusti tu a comminari tuttu chistu.>> Gesticola verso l'arco di palloncini che ho faticosamente messo in piedi. Non ho compreso proprio tutte le sue parole, ha parlato velocemente.
<<Mi perdoni? Vengo dal Lazio, non capisco molto bene il vostro dialetto...>> Spero che dopo questa affermazione non mi arrivi una ciabatta in fronte, perché la donna ha tutta l'aria di una che riesca a compiere questa azione. Il sangue non mente, Valeria ha gli stessi scatti furiosi, che avrà appreso qui nella città dove è nata. Un'indole, qualcosa che non si può controllare. Le proprie origini non si possono nascondere, prima o poi vengono a galla, come le bugie.
<<Lazio? E dove sarebbe? Germania?>> chiede dubbiosa, non capisco se mi stia prendendo in giro o meno.
<<Ma chi ti ci porta qui da lassù? Come è la vita all'estero? Ma come parli bene l'italiano, complimenti>> dice a raffica, mi ricorda un po' Valeria ieri sera, quando si stava facendo tutte quelle paranoie su mia sorella. Interrogava e praticamente si dava le risposte da sola, ora capisco, il sangue non mente, la logorroicità è qualcosa del territorio siciliano!
<<No, no...>> La fermo, non sapendo se ridere della sua ingenuità oppure piangere per l'ignoranza che ha dimostrato, tutta convinta di avere ragione. In fondo è una signora troppo carina, non vorrei spezzarle il cuore e disilluderla ma le faccio sapere che abito al centro italia e non fuori.
<<Non so, carbonara le dice niente? Cacio e pepe? Sono i piatti tipici di Roma, la città dove vivo>> spiego bene e lei mette una mano sulla bocca, vergognata da morire per la figuraccia.
<<Oh, sì sì so dov'è, ora ho capito>> sussurra, diventando rossa in viso per l'imbarazzo, <<cosa cercavi?>> domanda, scusandosi per avermi quasi picchiato.
<<Dovevo sistemare, quelli.>> Indico i palloncini e lei batte una mano in fronte. Mi avvicino e fa segno di passare tra un po' che altrimenti lascio le impronte sul parquet.
<<D'accordo, signora...?>> Lascio la frase in sospeso, non saprei come chiamarla. Donna minacciosa suona bene, però.
<<Clorinda, ragazzo.>> Senza ricambiare la domanda mi scosta e caccia fuori, assieme a lei.
<<Non ci passare, aspetta dieci minuti.>> Come se nulla fosse va via, sotto il mio sguardo stranito. Senza se e senza ma, svanisce. Scuoto il capo divertito, la menopausa le avrà dato alla testa. Mi metto davanti la porta e nel frattempo mi do da fare.
Con l'ultimo ossigeno che ho nei polmoni, gonfio una per una le lettere, per fortuna già unite. Mi servirebbe solo dello scotch per attaccarle, che io però non ho. Mi ingegno, trovando una soluzione. Innanzitutto decido la stanza dove voglio metterla, direi che è meglio utilizzare la cucina che è già allestita, non ha molto senso mettere qualcosa a ogni centimetro quadrato della casa.
Adocchio il posto perfetto e una volta che Clorinda passa nuovamente vicino a me, mi dà l'ok per entrare. Lei sistema gli sgabelli e dà una pulita ai banconi, mentre io tolgo un quadro appeso per utilizzare il chiodo come aggancio. Gli arrotolo in modo stretto il filo iniziale della scritta, rimanendo con l'estremità che non so dove mettere. Assumo un'espressione pensierosa, non mi vengono idee.
<<Guarda, potresti fare un nodo alla corda della serranda>> suggerisce miss geografia, e devo dire che non è male come ipotesi. D'altronde, non ho altro a disposizione. Per fortuna le porte si aprono verso fuori, così la scritta non istruisce. Certo, ci si deve un po' abbassare per andare dall'altra parte in piscina ma fa niente.
<<Se non ci foste voi donne, sarei perso>> ammetto, riportando i miei pensieri a quella ragazzina che mi ha proprio stregato. Ma se ho sistemato tutto ora, più tardi che faremo io e lei? Mah, un'idea mi brilla nella mente. Potremo finalmente abbracciarci, dopo un lungo giorno lontani, per poi continuare a fingere di essere estranei per tutta la notte.
<<Eh, confermo.>> Abbassa il capo, facendomi scoppiare in una sonora risata. Modesta la signora Clorinda, come qualcuno di mia conoscenza.
<<Senti, la mia collega prima ha chiesto quante camere deve preparare>> dichiara, sistemando la fascia che evitava di farle andare i capelli sugli occhi. Rifletto un po', per poi spiegarle che conviene farle tutte perché non so chi rimarrà più tardi.
Ora che ci penso, stasera non sarò solo. Se le stanze non dovessero bastare non c'è problema, mi offro volontario e sacrifico la mia schiena per andare a dormire sul pavimento nella stessa camera di Valeria. Certo, così farò credere. E se Alice mi vorrà con sé, inventerò la scusa che parla nel sonno e io non voglio stare a sentirla tutta la notte senza poter dormire.
I miei occhi rimarranno spalancati, sì, ma per ammirare la bellezza di quella brunetta. Un piano a dir poco geniale. E forse, lo farò per l'ultima volta, chissà quando la rivedrò. Roma mi aspetta, lì ho una vita, gli amici, un lavoretto estivo. Qui non ho niente e tutto allo stesso tempo, perché ho lei. E se questo bastasse per campare, resterei, ma non posso. Ci vogliono soldi per affittare un appartamento, e un lavoro per poterlo pagare. Nulla piove dal cielo.
<<Va bene, per chi è la festa?>> chiede lei, curiosa. Mi sento quasi sottoposto a un interrogatorio, ma rispondo volentieri e anzi la ringrazio per il lavoro che stanno facendo.
<<È fortunata tua sorella ad avere una persona così speciale accanto, per tutta la vita>> sostiene fermamente, cogliendomi di sorpresa. Le mie labbra si increspano di un sincero sorriso, sono io a essere fortunato ad avere lei. Avrò sempre il suo supporto quando ne avrò bisogno, quando un giorno rimarremo solo noi, senza i nostri genitori. Saremo io, lei e al mio fianco Valeria, e non mi mancherà niente dalla vita.
La ringrazio per avermi strappato un sorriso e avermi fatto fare una notevole considerazione. Tolgo il disturbo per non sporcare tutta casa prima che arrivino gli ospiti, e mi dirigo in macchina sperando che le ragazze abbiano finito. Non trovo nessuna chiamata sul cellulare, saranno ancora a farsi belle. Mordo il labbro inferiore al pensiero di come la ritroverò irriconoscibile quella ragazza, spero solo non sia così da mozzare il fiato da farmi venire un'erezione davanti a tutti.
E non oso immaginare quando la vedrò scendere le scale di casa sua, con quel sensuale abito lungo, che lascia tanto spazio all'immaginazione, seppur non sia scoperta. Voglio vederla con dei tacchi, con i capelli al vento che mi finiscono sul viso. La terrei stretta per un fianco, la farei aggrappare a me se non si sente molto sicura su quelle scarpe. Sarà alla mia altezza, in tutti i sensi. Slanciata e bella al naturale, senza trucco.
Sì, perché stasera voglio baciarle quella piccola bocca, fonte di inconfessabili peccati che hanno oscurato la mia mente fantasiosa. Il make-up mi resterebbe tutto appiccicato, non voglio alcun impedimento. Quelle che mi portavo a letto mica le baciavo, non era la mia priorità e se succedeva spesso e volentieri la prima cosa che andavo a fare dopo aver gettato il preservativo, era strofinare la faccia con del sapone.
Ma quel fondotinta non si toglieva neanche a pagarlo, era forse resistente all'acqua? Non ne ho idea. Era uno schifo, mi lasciavano le lenzuola macchiate, non era proprio il massimo. Meglio tratti da bambina ma veri, che mascheroni per evidenziare lineamenti che non esistono. È tenera lei, così ingenua ma nasconde una mente più perversa della mia, ormai l'ho capito. Ieri è stato il suo giorno fortunato, fosse stata un'altra l'avrei fatta urlare e piangere, ma dal piacere.
Il buon senso mi ha fermato, non deve però tirare troppo la corda, il mio amichetto laggiù non ha la stessa pazienza e stasera potrebbe dimostrarglielo, scatenando il putiferio represso da troppo occasioni mancate, da lei stessa istigate, provocate. Scuoto la testa e picchietto con un ghigno i polpastrelli sul volante, riprendendo lentamente la marcia. Ho ancora del tempo a disposizione ma non voglio fare nulla.
Mi rilasso, fissando dinanzi a me le corsie, con sguardo da falco. Ho un leggero languirono, ma secondo me non può essere placato dal cibo, desidero qualcosa di più grande e maestoso, qualcosa che bramo da troppo, ma presto almeno i miei occhi verranno appagati.
Un messaggio distoglie i miei pensieri, sicuramente è Alice che mi dice di fare in fretta, ma se sono fermo al semaforo perché è l'una e c'è traffico, non ci posso far nulla. Con la mano destra sfilo il cellulare dalla tasca posteriore e con un occhio sbircio. La luce è ancora rossa, riesco a risponderle.
Oh cazzo.. Sbuffo spazientito, lanciando il telefono sul sedile anteriore. Ancora Francesca, ma che vuole da me? Potrei ignorarla ma dato che questa mossa non sta funzionando, delle poche righe brevi e concise magari la faranno zittire una buona volta.
<<Maledizione.>> Batto le mani avanti e mi decido a sporgermi di fianco per riprendere il telefono. I clacson suonano e io devo ripartire, ma al più presto mi fermo perché so che il nervoso che mi farà avere, non mi permetterà di guidare tranquillamente. Come ha detto ieri Alice, devo imparare a controllarmi meglio, anche se mi risulta difficile.
Alzo gli occhi al cielo e apro la casella degli sms, leggendo l'ennesimo messaggio sdolcinato che non ha senso. Sa che non la voglio più vedere, perché continua a ridicolizzarsi?
<<Non passa giorno in cui non ti penso. Chiamami, possiamo chiarire tutto, non ti chiederò più ciò che non vuoi...>>
I tre puntini di sospensione mi fanno fare un pensiero sbagliato, ma è ciò che voleva farmi intendere. Vuole solo scopare? Ci doveva pensare prima di fare tutte queste sceneggiate, ora ho altro per la testa, questa proposta per il momento non la voglio neanche leggere, mi farebbe solo ridere. Mi ha cercato in queste settimane proprio perché vuole una cosa seria e ora mi dice che ha cambiato idea? E chi ci crede più?
Ma soprattutto... chi la vuole più? La sua proposta sarebbe stata allettante un mesetto fa, ora mi scivola addosso come la pioggia. Mi dispiaccio un po' per lei, ma deve capire che non mi rivedrà più ed è inutile che continua a scrivermi. Respiro più volte per placare l'istinto di mandarla teneramente a fanculo, lo faccio ma in modo più elegante, forse.
<<Credi di avercela solo tu? Chiudiamo qui questa recita, è stato bello ma doveva finire così. Sto già con un'altra, non rompere più per piacere. Grazie.>> Invio anche uno smile sorridente, per farle capire che in fondo non la odio, mi sta solo un po' sulle palle ma a tutto c'è un rimedio, basta che sparisce e la dimenticherò, le sarò completamente indifferente.
Amen. Cancello tutte le prove prima che Valeria dovesse scorgere qualcosa di strano, facendo subito film mentali su un fatto che ormai è morto e sepolto per quanto mi riguarda. Tutto il resto, non sono cazzi miei e può continuare a pensare ciò che vuole. Tanto è bella, con quegli occhi azzurri riuscirà a catturare l'attenzione di molti altri uomini, la cedo volentieri, sarà in buone mani.
Ora mi posso rilassare, giusto in tempo per andare a riprendere le ragazze che mi avvisano che hanno finito. Con un sospiro mi rimetto in gara, con la convinzione che ho fatto la cosa migliore, perché voglio una sola donna, Valeria. Tutto il resto è superfluo.
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Sofia's POV
Con le braccia distese fino a coprire il viso con le mani, respiro faticosamente, facendomi prendere dall'ansia. Ma per quale motivo? Non mi conosce. Quando passa avanti, abbasso lo scudo e mi giro verso la direzione di mia sorella, che con un cipiglio mi chiede spiegazioni. Sto per aprir bocca ma noto che quella stupida si gira, questo segno non mi piace.
Ha capito qualcosa, me lo sento. Oh santo cielo, forse ha visto la foto che ho messo su Facebook? Sicuro, non mi guarderebbe in quel modo altrimenti. È l'unica spiegazione che mi do. L'ho fatto proprio con questi obiettivo, non rimpiango la mia azione, solo che non pensavo mi avesse mai vista dal vivo. Sapesse quanto me ne frega, la raggiungerei solo per riderle in faccia. Non si ferma ma prosegue dritto, a caccia di altri fidanzati da adescare. Illusa, ha creduto che le lasciassi Alessio con un fiocco in fronte, si è sbagliata.
Forse le dovrei ricordare che le puttane lavorano per strada, non nei centri commerciali. Scopano in auto, non a casa dei clienti. Mia suocera mi ha detto tutto, di come l'ha trovata nelle mani nel sacco con Alessio. Lui si è fatto raggirare, ha sbagliato, ma ora ha capito da che parte stare se non vuole complicare le cose tra noi.
Sì, è carina, ma non può mica competere con la mia classe e cultura, con la mia eleganza nel vestirmi, lei è solo una barbona emigrata, venuta qui per fare soldi. Non merita neanche di pulire il pavimento di casa mia, figuriamoci posare lo sguardo lussurioso sul mio ragazzo.
Nel giro di qualche minuto è lontana anni luce dalla nostra vista e io sospiro serenamente. Menomale, aveva già inquinato l'aria. Non ho intenzione di mischiarmi con gente di bassi fondi, se c'è una cosa giusta che lui mi ha insegnato è proprio questa. Quella gatta morta non merita neanche il mio odio, solo l'indifferenza più totale.
<<Sof, perché ti sei comportata così?>> Mi sento dire e risveglio la mente, cacciando via tutti i brutti pensieri che ho fatto. Perché rovinarmi la giornata a causa di una squallida ragazzina?
<<Tu sai che Alessio ha avuto un momento di... debolezza>> affermo, finalmente lontane da orecchie indiscrete. Cerco le parole giuste da esporre, tanto lei sa già qualcosa. Annuisce tristemente ma accetto volentieri la sua compassione, mi sarei preoccupata se fosse rimasta immutata.
<<Sì...>>
<<Ecco che ci è appena passata davanti la sua debolezza>> dico con risentimento, arrogante e acida come uno yogurt scaduto. La mia pazienza è andata a farsi fottere, ma solo il suo messaggio riesce a placare ogni mia azione. Afferro il cellulare e quando leggo la sua domanda mi sciolgo, si è preoccupato di come sto. Nessuno ultimamente l'ha fatto.
Quella deficiente ormai è acqua passata, dimenticata. Lui ha fatto la sua scelta e non potrà più tornare indietro, altrimenti addio bambino. Non ha importanza cosa ha fatto, è fondamentale cosa farà da ora per me. Stringo i denti e porto le unghie alle labbra. Non ho mai avuto il vizio di mangiare le pellicine ma sento l'istinto di farlo. Mordicchio la pelle ma a un tratto, con un leggero schiaffo, la mia mano si abbassa.
<<Non lo fare, sei una signora, non come lei>> mi rimprovera, prendendomi tra le sue braccia. Piango, anche se in silenzio. Ormai sono abituata a controllare le emozioni in pubblico, mi sfogo solo la notte quando non mi vede nessuno. Gli occhi si riempiono di lacrime ma non vengono rilasciate, rimangono lì immobili, facendo una pessima figura come la sottoscritta che si sta dimostrando debole e fragile.
<<Lui ha scelto voi.>> Mi tranquillizza. Non mi ha neanche chiesto di chi delle due stessi parlando, lo ha tralasciato per non farmi pesare la cosa. Duramente mi scosto e ricompongo, sistemando il corto vestito bianco e stringendo l'elastico che tiene legati i capelli. Faccio dei profondi respiri e mi passa tutto, come se non fosse successo niente. La ringrazio silenziosamente, nella mia testa.
<<Siete più forti di prima.>> Mi tocca la pancia e io non posso non sorridere, mi infonde sicurezza la sua accortezza. Non so come avrei fatto senza di lei, a quest'ora sarei andata in contro a quella Valeria e ora ci staremmo tirando per i capelli.
<<Lo siamo>> lo dico perché ci voglio credere. Faccio una piccola risatina isterica e poi mi calmo del tutto.
<<Dai andiamo, cosa vorresti mangiare per pranzo?>> chiede entusiasta e io aggrotto le sopracciglia. Non ha mai accesso neanche un fornello, quali prelibatezze potrebbe preparare?
<<Ma se non sai neanche come è fatto un piano cottura.>> La derido, però forse si offende. Ecco, non ne faccio mai una giusta. Lei voleva essere carina nei miei confronti ma io rovino sempre tutto.
Sono così, inavvicinabile. Sì, sono tanto perfida, fanno bene a pensare questo di me. Devo essere tenuta lontana da tutti, non so amare. D'altronde, nessuno me l'ha mai insegnato. Ciò che ho visto è stato anche troppo, è normale che l'unico modo che conosco per dialogare è offendere, anche chi non ha colpe. Lei prova ad aiutarmi a farmi uscire dal circolo vizioso in cui mi trovo, dove non mi sento mai abbastanza, sono io che glielo nego.
Ritornerò la vecchia me, quella che se ne fregava di tutti e che viveva in pace e liberamente la sua vita, senza problemi. La ragazzina ribelle che agiva di istinto di nascosto dalla sua famiglia, perché voleva sentire il vento accarezzarle i capelli e voleva che degli occhi la guardassero con passione e desiderio. Alessio mi farà dimenticare tutte le cose brutte, i miei pensieri saranno positivi e non più negativi.
<<Mi dovrò arrangiare, mamma è andata ad aiutare la zia che sta poco bene, ci rimarrà tutto il giorno>> spiega, capovolgendo la situazione, tramutando un'offesa in una sfida personale, senza risentimento. Ecco, come lei devo essere, devo prendere tutto più alla leggera, lasciarmi scivolare addosso le derisioni.
Il fatto è che la peggior critica a me stessa è stata elaborata dalla mia mente, questo significa che dovrò lottare con la me interiore, per farla smettere di comportarsi come una depressa. Medicinali non ne voglio prendere, non ne posso più prendere. Lavorerò su me stessa e riuscirò a risorgere e riaffiorare in superficie, senza annegare nell'abisso delle emozioni nella mia mente.
<<Ho voglia di... pasta>> dico tranquillamente, sembrando un'altra. La felicità mi prevale, forse non sarà così difficile tenere sempre il sorriso sulle labbra. Lo sarà di meno, perché avrò il mio ragazzo accanto, che mi farà sentire apprezzata, almeno un po'. E quel poco me lo farò bastare, perché non ne avrò di più, mai.
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Valeria's POV
Due ore e mezza cavolo, per dei semplici boccoli. Sì che io impiego lo stesso tempo, escluso ovviamente lo shampoo, ma qui per essere dei professionisti hanno fatto veramente con comodo. Il risultato c'è però. Ho dei meravigliosi ricci che cinque minuti fa erano attaccati alla cute, adesso sono già scesi a metà schiena. Che stregoneria è mai questa?
Non ho mai capito la logica della mia chioma. Sono mossa, la piega ondulata dovrebbe rimanere sumeglio, invece siccome prima si devono piastrare, poi ritornano subito lisci, qualsiasi cosa decida di farci in seguito. Mi sa che dovrò ritoccarli più tardi, non esiste lacca che possa fare miracoli. Hanno lasciato il ciuffo liscio come da me richiesto e devo dire che mi piaccio un sacco. È proprio vero che chi ha il viso allungato sta bene con una pettinatura ondulata, naturale.
I capelli lisci io li adoro, però non mi donano molto, sembro proprio Morticia Addams, me lo dice sempre anche mamma! Le ciocche più avanti sono legate indietro con dei ferretti, belli rigidi, questi dureranno sicuramente fino a domani senza spostarsi. Ad Alice hanno fatto un eccellente lavoro, e siccome avevamo fretta ben tre persone si sono messi appresso alle sue pazze idee.
Ha fatto specie di colpi di sole, diciamo dei punti luce più chiari del suo castano, e come se non bastasse per il suo già drastico cambiamento, ha messo anche le extension con le clip. Nel complesso non si vede, sembrano proprio i suoi, saranno costati un occhio della testa soprattutto perché sono servite sei braccia e tanta pazienza. Più tardi ci ritoccheremo i capelli a vicenda perché nemmeno i suoi potranno durare tanto, avendoli lisci come la seta per natura.
È irriconoscibile, Matteo rimarrà sbigottito. Alice lo chiama ma attendiamo un po' affinché lui arrivi e ci riporti a casa, ormai è l'ora di pranzo e siamo di nuovo in ritardo, come ieri! Sono distrutta, ho il torcicollo per colpa di quello scomodo lavandino dove ti fanno mettere per lavare i capelli.
Per questo motivo ogni volta che devo andare in un posto del genere ci penso prima due volte, ho dolore in tutta la parte alta della schiena. Come dice quel detto, chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire e devo dire che ne è valsa la pena. Uscite dal centro commerciale, lo aspettiamo un buon quarto d'ora. Cerchiamo di proteggerci dal vento che tira dalla direzione opposta in cui siamo, rovinando il faticoso e costoso lavoro che c'è stato fatto.
Una macchina accosta di fronte la nostra visuale, e l'autista ci chiede se conosciamo due ragazze di nome Alice e Valeria, perché non le vede da nessuna parte. La mia amica, dopo aver dato uno scappellotto in testa al fratello, sale in macchina tutta trafelata e facendo attenzione a posizionare bene la chioma, lo stesso faccio io spostando i capelli sul lato sinistro, in modo tale che i boccoli si schiaccino il meno possibile.
La neo diciottenne fa un po' di fatica nel gestire quelle lunghe extension che le arrivano al sedere, non ha mai avuto i capelli così lunghi nemmeno da bambina. Io invece da qualche anno a questa parte sono abituata, non ci faccio più caso. Siamo parse entrambe delle papere per come ci siamo sedute, poco garbatamente.
<<Sei sicura che ci conosciamo? Sei troppo bella per essere mia sorella.>> La sfotte il ragazzo, guadagnandosi un pugno amichevole, in fondo le ha fatto un mezzo complimento.
Lui d'altro canto, divertito dalla sua reazione, mette una mano che gli copre metà viso, e si mette a cercare il mio sguardo dallo specchietto al suo fianco. Lo trova immediatamente ma non mi bea della sua meravigliosa visione, del sorrisetto malizioso che nasconderà sotto quelle dita, lo posso solo immaginare. Sta facendo veramente bene a ignorarmi, così non desterà sospetti. Le considerazioni le potrà fare in separata sede, e io sarò pronta ad ascoltarlo con occhi a forma di cuoricino.
Il tragitto è breve per fortuna e casa mia è ormai vicina. È l'una e mezza, abbiamo perso già una mattinata, tra meno di cinque ore dobbiamo essere pronti per andare via. Mi fiondo al citofono e suono, aspettando che mamma ci apra perché sinceramente mi scoccio a cercare le chiavi nella borsa. Appoggio la fronte sull'asse in ferro del portone, stanca.
Sento lo scatto che viene aperto, ma lascio passare Alice, io rimango qui per qualche altro secondo, finché delle mani roventi poggiate su un fianco non mi fanno sussultare, per la dolce sorpresa di sentirlo nuovamente così vicino. Mi volto con un sorriso a trentadue denti, pacata come un agnellino. Non ho la forza per scostarlo ma in realtà non è questo che voglio.
<<Hey>> sussurra roco, e tutto intorno a noi sparisce. I dolori al collo si affievoliscono, il corpo sta rilasciando le endorfine per tranquillizzare e rilassare i muscoli. Mi basta un suo sguardo per sentirmi meglio, mi rimette a nuovo senza usare le sua abili mani per fare un massaggio. Saltellando entusiasta, entro dentro l'atrio e richiudo il portone alle spalle.
<<Fatti vedere?>> Afferra la mia mano, intrecciando le sue dita alle mie, legandomi per sempre a lui, e non solo fisicamente. Mi fa fare una giravolta, alzando il braccio e io impacciatamente roteo su me stessa. Per una volta che non ho inciampato da nessuna parte e mantengo l'equilibrio, lui me lo fa perdere! Porta la schiena indietro indietro e sibilo a denti stretti per paura che mi lasci cadere.
Non ero preparata psicologicamente, altrimenti non avrei emesso nessuno stridio. Mi tappa la bocca appena in tempo per non farmi udire in tutto il palazzo. Ritorno con i piedi per terra in modo naturale, senza fare più la contorsionista. I suoi occhi luccicano, trasmettono tante di quelle emozioni....
<<Perché mi fissi?>> chiedo spontaneamente, senza riflettere. In realtà è la stessa domanda che mi pongo su di lui. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso, mi manca quando lo faccio.
<<Perché sei bellissima>> rivela sincero, e il mio viso si adegua alla sua frase. Per una volta accetto il complimento e non lo ringrazio, voglio provare l'ebrezza della sicurezza, della fiducia in me stessa. Sarò pure presuntuosa, ma per una volta in cui mi vedo veramente carina non devo dire il contrario.
<<Hai proprio ragione.>> Metto le mani buffamente sotto al mento e faccio gli occhi dolci, battendo continuamente le palpebre. Gli sorrido e sfuggo dalla sua stretta, iniziando a salire le scale. Dopo neanche una rampa mi ritrovo tra le sue braccia, non ha resistito.
<<Dai!>> sussurro, per non farmi udire da mamma che quando le conviene ha le orecchie belle funzionanti. Se invece le devo chiedere qualcosa magari inizia a fare la finta tonta e a dire che non gliene avevo mai parlato, tipico atteggiamento da genitori.
<<Fai bene, risparmia la voce per più tardi.>> Ghigna malizioso, carezzando i miei capelli ricci e infine la guancia.
<<Che?>> Non realizzo subito e non ho il tempo di scuoterlo per le braccia o aggrapparmi alla sua schiena, dato che siamo già davanti la porta. Ah, ora vedrà stasera chi dei due urlerà, dal dolore però, lo picchio! Si pentirà di avermi lasciato tanto su cui riflettere, mi vendicherò nel migliore dei modi, facendolo patire come in questi giorni. Ragionando, preferisco l'astuzia alla violenza.
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Spazio autrice
Buongiorno tesori e buon martedì 🤗
Come va? Se volete lasciate una stellina ⭐️ e un commentino❣️
Allora, finalmente in questo capitolo abbiamo visto gli ultimi preparativi per la festa, credo che nel prossimo la povera Alice potrà finalmente festeggiare il suo compleanno 😂
Vi aspetto in tanti nel prossimo capitolo, ci sarà una vera svolta! Si entrerà nel vivo della storia 😍 considerazioni su Matteo? E Sofia, soprattutto?? Ecco perché va tanto d'accordo con Cinzia, acide come lo yogurt scaduto, entrambe 😂 all'inizio trovate le immagini delle pettinature delle ragazze e anche i palloncini a forma di 18, troppo carini🥺
(La me del passato)
Grazie mille, siamo arrivati a 2000 voti!! Non ci credo, grazie a tutti 🙈
~Sabrina~ ❤️
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