Capitolo 28
Quando una donna vuole scoprire qualcosa, è capace di andare all'inferno e poi tornare.
Valeria's POV
Salgo le scale e percorro il lungo corridoio con l'affanno, non riesco a prendere ossigeno durante la mia folle corsa; mi addentro in una stanza qualsiasi sbattendo la porta alle mie spalle con poca delicatezza, cosa che non mi contraddistingue affatto, dato che sono silenziosa e capace di nascondermi dietro un angolino per la mia timidezza, che adesso sembra magicamente essersi volatizzata.
È Alessio a provocarmi tutto ciò, a cambiare sempre le carte in tavola a suo favore e adesso anche gli atteggiamenti della sottoscritta.
Perché sembra non raggiungermi?
L'ansia mi assale facendo creare un groppo in gola, sento il cuore battere talmente forte nel mio petto che temo possa sentirlo il ragazzo al piano inferiore.
In realtà ho paura di farmi vedere così come sono conciata, con i capelli rovinati a coprire le guance tinte di un colore rosso per la vergogna di ciò che sento, perché il calore alla bocca dello stomaco piano piano si propaga ovunque, arrivandomi dritto al cervello e facendomi sorridere buffamente.
Le gambe tremano e appaiano più pesanti di una roccia, non riesco a spostarle a mio piacimento, l'unica cosa che posso fare è respirare affannosamente l'aria carica di malizia che mi arriva alle narici, sento già il suo indistinguibile odore.
Cerco di mettere a fuoco la vista per osservare meglio quello che mi circonda, in attesa di subire l'agguato di Alessio.
So bene non tarderà a farsi trovare alle mie spalle per cogliermi di soprassalto come piace a lui, corteggiandomi in modo silenzio e lascivo, senza farmene accorgere.
Centinaia di farfalle svolazzano nel mio addome, andando purtroppo sempre più giù, nell'intimità più recondita che non voglio ammettere esige di essere soddisfatta, solo come riuscirebbe lui: attaccando le nostre labbra e muovendole in sincrono.
Voglio quell'uomo, lo voglio qui vicino accanto a me, non importa per fare cosa, ho bisogno di sentire il fuoco che gli arde dentro solo guardandolo fisso in quelle iridi verde prato.
Socchiudo gli occhi e regolarizzo i battiti del cuore con molta concentrazione, ma appena li riapro è tutto punto a capo: appena noto l'ambiente mi rendo conto in quali guai mi sono cacciata.
La mia coscienza sussulta intimorita, mentre il mio subconscio tira un sospiro sereno sorridendo languidamente: sono dove avrei voluto trovarmi nei miei sogni più proibitivi, nella camera di Alessio.
Prendo una boccata d'aria e metto una mano sulla pancia, stringendola forse nel vano tentativo di cacciare via quel delizioso calore, perché so che è errato, per quanto mi piacerebbe, voler soddisfare questo mio capriccio che è diventata una necessità, un'ossessione quasi.
Ossessione per quelle labbra e per quei capelli tutti da stringere tra le mie dita, e tirarli lentamente in modo più sensuale possibile.
<<Vedi che ti trovo, inutile che ti nascondi.>> Questa voce che echeggia da lontano mi mette i brividi, al solo pensiero di cosa possa accadere se mi trovasse a pochi centimetri dal suo letto.
Io un'idea ce l'avrei, ma per la timidezza neanche voglio pensarla, e la scaccio via dalla mia testa malata non appena mi focalizzo a guardare una foto posata sulla scrivania.
Con una pace pazzesca e con l'animo tranquillo, mi avvicino fino a prendere tra le mie mani la cornice che raffigura un Alessio bambino, che stringe in un abbraccio soffocante una bambina che non riconosco.
Alle loro spalle credo ci siano i nonni, una coppia sulla sessantina, e a pensarci bene quella ragazzina potrebbe benissimo essere sua cugina: come si vede che sono sempre stati da sempre affiatati, indispensabili e uniti.
Questo mi rammarica, perché se il loro rapporto è sempre stato così stretto secondo me Giulia non mi ha raccontato tutta la verità su di lui, perché non potrebbe mai tradire la sua fiducia.
Alessio non avrà avuto solo un passato da donnaiolo, chissà cos'altro nasconde, avrà molti scheletri nell'armadio, ma io non sono certa di volerli scoprire.
Forse preferisco far finta di nulla, pensare che Alessio è semplicemente Alessio, un ragazzo che come tutti si è ritrovato a risolvere diversi dilemmi interiori, solo senza l'aiuto di nessuno.
Se la verità dovesse risultare essere così scomoda e inopportuna, meglio metterci una pietra sopra per sempre e non aprire mai l'argomento, magari questa diciassettenne senza esperienza è la persona giusta per riuscire a fargli dimenticare tutti i brutti momenti che ha passato.
Lo spero, in realtà, almeno mi sentirei utile.
Lui senza rendersene conto ha fatto molto per me, mi ha aperto gli occhi sul subdolo sentimento che mi legava a quell'idiota del fratello della mia amica, qualcosa di ancor più errato di quello che provo per lui, perché era solo un'illusione tratta dalla mia immaginazione, mentre l'interesse di Alessio è reale e visibile, almeno agli occhi di un'ingenua fanciulla che è rimasta nel suo mondo pieno di speranze.
Mi guardo intorno cercando di sviare traiettoria dei miei pensieri, che altro non fanno che mettermi tristezza e angoscia, ho bisogno di questi colori che tingono le pareti per non riflettere più sulle emozioni contrastanti che si accavallano nel giro di pochi secondi.
I muri di questa stanza sono di un bel blu intenso, come gli occhi del mio fratellino in estate, dopo aver preso i raggi del sole. Al centro si trova un letto che seppur singolo potrebbe benissimo ospitare i cuori di due innamorati, che di certo non siamo noi.
A destra un piccolo comodino in legno bianco, come tutti i mobili di questa casa a dire il vero, e di fronte la scrivania con dei cassetti che si alternano nei colori blu e arancione, e poi una sedia in plastica sempre arancio che si abbina alle tende del medesimo colore.
È davvero carina e curata nei particolari, anche abbastanza in ordine; questo mi fa intuire che lui prova ad avere sempre un ordine nella sua vita, peccato che non sempre ci riesca, perché non è un oggetto e i suoi gesti possono essere imprevedibili, come effettivamente lo sono la maggior parte delle volte.
Mi avvicino con cautela e a passo lento al letto, e mi perdo a fissarlo immersa nei miei pensieri. Tentenno un po' prima di sedermi in pizzo, quasi come se mi schifassi, chissà quante altre si saranno sedute in questo posto, e non semplicemente per riposarsi.
Allungo una mano e la passo leggiadra sul copriletto in modo costante con sguardo perso nel vuoto, rimuginando sulle azioni che ho compiuto quest'oggi, che tutto mi sono apparse tranne che razionali.
Mai avrei pensato di essere così spiritosa e aperta agli scherzi, così spensierata, in fondo. E soprattutto mai avrei creduto di poter prendere l'iniziativa in un gioco senza regole, basta solo stare abbastanza lontani per non scottarci.
Ed è questa la parte più difficile... so già di non poter tenere fede ai miei buoni propositi.
La mia mente non riesce a elaborare più nulla perché d'un tratto due forti braccia mi stringono da dietro, facendomi ammettere che non ho vinto la sfida; non appena girerò lo sguardo verso di lui potrei perdermi in quegli occhi così fulminanti e diabolici quando mi fissa languidamente, passandosi le dita affusolate su quelle labbra così perfette.
<<Pensavi di sfuggirmi?>> sussurra all'orecchio mettendomi un'infinità di brividi, non di paura ma di puro piacere.
Fremo dentro perché la sua voce rimbomba nei meandri del mio cervello, mandandomi completamente in tilt, in estasi. Se fossi stata in piedi sarei crollata sicuro, le mie gambe non avrebbero retto una simile tensione, avrei avuto bisogno del suo sostegno, tanto per cambiare...
Io necessito di lui per chiudere definitamente con il passato, per tutte le volte in cui mi sono sentita male a causa di Matteo, per tutte le sofferenze che ho patito per un tipo libertino come lui, che altro non voleva che la mia verginità, poi sarei stata vecchia e da buttar via, probabilmente...
<<Io...io>> biascico in preda alla confusione, non so che rispondergli.
È come se mi stessero chiedendo di parlare in inglese, non saprei da dove iniziare talmente faccio pietà in questa lingua.
Boccheggio intimidita con il cuore a mille, non sapendo come non far giungere i miei battiti alle orecchie del diretto interessato, o addirittura a quelle della mia famiglia, che se solo sapesse dove mi trovo morirebbe di infarto sul momento.
Che razza di figlia sono? Sono diventata un'ignobile bugiarda...
Mi meraviglio di dove siano andati a finire i miei pensieri, ma ancor di più del gesto che mi coglie totalmente impreparata: Alessio alla velocità della luce mi prende in braccio e scaraventa sul letto a pancia in giù, alimentando in me non paura bensì passione.
Questa emozione mi si raggruppa dentro la bocca dello stomaco, tappandomi gli occhi e facendomi vedere le cose belle della vita che in realtà sono soltanto un'illusione.
<<Alessio...>> borbotto, quando mi trovo così lontana ma vicina a lui, perché sento la sua figura imponente alle mie spalle.
<<... che fai?>> concludo con un filo di voce, mentre mi beo della magnifica sensazione affatto sconveniente delle sue mani sulla mia schiena.
Mi lascia delle carezze inconfondibili, che non si fermano fuori ma entrano sotto pelle, anche questa volta senza chiedermi il permesso.
Tanto avrei comunque acconsentito, perché la parte irrazionale di me vorrebbe sentirsi stringere al sicuro tra le sue braccia, vorrebbe contare i battiti del suo cuore per vedere se siano gli stessi miei, vorrebbe entrare nella sua testa per capire se abbia le mie stesse intenzioni.
Ma nulla di questo è possibile, la vita è solo un succedersi di supposizioni e dubbi, mai certezze...
I polpastrelli stringono la mia pelle, la martoriano perché si ferma sempre sugli stessi punti, non vanno più giù sotto il tessuto dei miei jeans, a stringermi il sedere per sbattermi contro il suo petto: lo ha fatto di proposito a mettermi di spalle, così non posso scorgere il suo viso e dagli occhi capire cosa lui voglia veramente da me.
<<La metto a suo agio, signorina.>> Si beffa di me, causandomi una marea di brividi nella parte più sconosciuta della sottoscritta, il basso ventre.
All'udire la sua voce profonda e sexy, che non lascia scampo ai doppi sensi, pure le estremità delle orecchie prendono a tremare, sono tutta scossa da intensi brividi.
<<Non mi sembra>> affermo, intimidita e ancora in prenda al tocco di quest'uomo misterioso e pieno di segreti, che cela dietro questo bel faccino d'angelo custode.
Lui mi vuole salvare, ma toccandomi in questo modo mi porta nel girone dell'inferno dei lussuriosi...
Alessio è un immenso peccato che io sono sicura voler commettere, pur di accontentare per una volta la vera me, anche se poi brucerò tra le fiamme del pentimento.
Io adesso voglio un suo bacio, nient'altro... perché lo desidero così tanto? Cos'ha di diverso da tutti gli altri questo ragazzo?
Con lui è tutto un'avventura, perché non si sa mai se se ne uscirà vivi, oppure in totale confusione mentale come credo accadrà tra poco se dovessi avvicinarmi come vorrei.
Questo giovane uomo è tutto, sento che è diventato il mio mondo in così pochi giorni, che potrebbero essere calcolati addirittura in ore... mai mi sono sentita così soggiogata ma viva in vita mia.
Mi ha colpita il suo atteggiamento torbido, un mix di simpatia, tristezza interiore, delusione verso le altre persone, gentilezza come forse a lui non è mai stata posta. È un cavaliere in fin dei conti a modo suo, ma pur sempre tenebroso, che trasuda scandalo ed erotismo, qualcosa che non credevo avrei mai potuto provare.
Un ragazzo proibito, che nasconde chissà quali assurdi segreti nel suo cuore, ma che adesso voglio mettere da parte per godermi questa mia prima volta.
La sua bellezza mi intimidisce ogni qualvolta poso lo sguardo verso di lui, la sua furbizia è ben nascosta dal suo umorismo, velata dalle paure più recondite, è perfetto ai miei occhi, anche con mille difetti.
Vorrei voltarmi ma non credo di possedere questa forza di volontà in corpo, troppo cullata dal respiro affannato di questo ragazzo che non desidero altro sentirlo più vicino per provare altre sensazioni prima di oggi sconosciute.
Talmente lontane dalla mia persona da apparire pure strane...
D'un tratto le sue mani smettono di accarezzare la mia pelle, e la mia schiena si raffredda rapidamente, gela senza più il contatto delle sue dita calde che facevano movimenti lenti e ripetitivi, come vorrei facessero le nostre labbra.
Oso voltarmi di scatto e lo scorgo afferrare un bicchiere poggiato sulla scrivania e raggiungermi immediatamente, e non mi ci vuole molto per capire cosa contenga.
<<Alessio ti avverto, non provarci...>> lo minaccio con un filo di voce.
Mi metto a sedere goffamente rischiando pure di scivolare, ma è inevitabile che lui riesca a vendicarsi: con indice e medio della mano destra mi sparge un po' di gelato alla vaniglia su naso, fronte e pure guance; ecco che il dessert è pronto, e sarei proprio io.
Prima scoppia a ridere vedendo la mia faccia arrabbiata, e sembra quasi voglia dirmi te lo sei meritata, ma alla fine con occhi dolci mi dice:
<<Tanto stai benissimo pure così.>>
E io a questa affermazione non posso far altro che sciogliermi esattamente come il gelato, sorridendo come una bambina accontenta per aver ricevuto il regalo che desiderava il giorno di Natale.
Il mio sogno sembra starsi realizzando, Alessio è a pochi centimetri dal mio viso, e non so se si sia reso conto di come i nostri corpi si reclamano a vicenda, come tremano dal freddo nonostante sia agosto, quando sono distanti.
Non trovo la forza o forse il coraggio di rispondergli, oppure semplicemente non voglio rovinare questo silenzio e questa atmosfera escandescente che si sta creando tra noi.
Il cuore che martella nel mio petto è l'unico suono che ci accompagna verso un mondo paradisiaco; metto da lato il mio passato, tutto ciò che ho creduto volere sul serio prima di ritrovarmi questi occhi verdi a scrutarmi e leggermi l'anima: ora capisco niente a che fare con quelli di Matteo, che non sono mai entrati nel profondo stravolgendomi corpo e mente.
Questo tempo sembra interminabile, che non vuole avere fine finché uno dei due non si decida a fare la mossa decisiva: azzardatamente avvicino il mio piccolo corpo gracile in confronto al suo, fiduciosa e complimentandomi con me stessa per ciò che sono riuscita a fare senza troppa vergogna.
Chiudo gli occhi per questo, così mi sembra di non essere nella realtà ma solo in un bellissimo sogno dove tutto è possibile, basta che lo voglia; le nostre fronti e nasi si sfiorano e questa è la prova che anche lui dentro sente il fuoco della passione che gli brucia, e che questo lo abbia spinto ad accorciare la distanza.
Allora lo vuole anche lui, non ci posso credere...
Incredula rimango immobile, restiamo fermi entrambi a contemplarci per qualche istante, troppo succubi di noi stessi e delle nostre emozioni per andare avanti, vittime dei sensi di colpa.
Il cuore prende a battere in modo meno frenetico, si stabilizza anche lui dopo un po' che ha capito cosa sta per succedere, non vuole stare in ansia in un momento così bello.
Alessio stringe il mio fianco fortemente, forse non mi sfiora il viso perché è tutto impiastricciato di gelato, ma questo non riuscirà a fermarlo, spero.
Schiudo le labbra e aspetto che lui faccia qualcosa, perché non saprei come muovermi, aspetto che sia l'istinto poi a dirmi come proseguire: tutte queste paranoie risultano vane perché quando i nostri sospiri si condensano e si intrecciano, le nostre labbra non possono fare altrettanto.
Capisco sul serio di essere la ragazza più sfortunata di questa terra quando veniamo interrotti dallo sbattere di una porta con prepotenza: trasaliamo entrambi.
Con malavoglia apro gli occhi, rendendomi conto del fallimento di questo tentato bacio, anche questa volta non successo a causa di forze maggiori; mi rattristo dentro, perché sembra tutto uno stupido gioco che non può essere portato al termine, e ogni volta si ritorna al punto di partenza.
Perché ho sempre contro il destino?
<<Cos'è stato?>> sussurro, staccandomi violentemente da Alessio che sembra perplesso, più che deluso.
Questo mi fa pensare a due spiegazioni: o che non si aspettava di essere interrotto, o che tanto anche con tutti questi impedimenti lui troverà il modo e il momento giusto per rubarmi con un solo bacio il cuore.
Confido tanto nella seconda opzione, perché è ciò che veramente vorrei facesse, forse siamo stati troppo affrettati e non abbiamo saputo aspettare quanto si deve; la fretta non porta a nulla, se non a situazioni imbarazzanti come questa.
Alessio si schiarisce la voce prima di espletare le sue considerazioni:
<<La porta d'ingresso.>>
E fin qui, c'ero arrivata anch'io...
<<Mio padre dev'essere tornato prima da lavoro>> conclude, facendomi tirare nonostante tutto ciò un respiro di sollievo, solo per alcuni secondi, prima di elaborare bene il concetto di "papà di Alessio in casa, mentre il figlio è nella sua camera con una ragazza semi sconosciuta".
Questo sì che mi mette non poca ansia, vorrei sotterrarmi, perché credo di non poter rimanere nascosta sotto al letto finché lui non lascerà la casa e io potrò finalmente fuggire a gambe levate, evitando per il momento di conoscerlo... ora sì che abbiamo un problema.
<<Scendiamo e lo saluti>> dico senza riflettere, correggendomi dopo per l'errore madornale che ho commesso, <<cioè, scendi tu e poi risali, io rimango qui>> affermo, rossa come un peperone.
<<Hai ragione, scendiamo e lo salutiamo, gli farò conoscere la mia amica>> annuncia, porgendomi la mano che io non accetto.
Cosa crede che sia, un giocattolo da mostrare a chi vuole?
Rimango davvero esterrefatta perché mi ha definita "amica", quando stavamo quasi per baciarci... cosa cavolo sta facendo? Anzi, cosa io sto lasciando che lui mi faccia...
Sono un burattino nelle sue mani, mi tratta come vuole, mi prende, mi stringe, mi accarezza, mi illude, e poi si allontana... perché si comporta in questo modo? E perché io glielo permetto?
<<Non se ne parla nemmeno, io di qui non mi sposto.>> Incrocio le braccia al petto.
<<E perché mai, bella signorina? Vuole rimanere rinchiusa tra queste quattro mura? Non fa bene isolarsi, bisogna conoscere gente nuova>> commenta con un sorrisetto il biondino, mettendo la mani sui fianchi.
Vuole farmi innervosire? Beh, ci sta riuscendo...
<<Ma cosa vuol dire? Io non lo conosco, a dire il vero non dovrei neanche essere qui.>> Con la mano indico la stanza e mi alzo dal letto.
<<Non ti vergognare, mio padre non mangia mica... gli piacerai.>> Cerca di persuadermi e quasi acconsento.
<<Non mi sento a mio agio Alessio, ti prego di lasciami stare.>> Mi scosto da lui e mi incammino verso la finestra, se lo guardo negli occhi tutto quello che non voglio lui è capace di farmelo fare.
Questo mio improvviso cambio di atteggiamento è dovuto a tante cose, ma la cosa più ovvia e sensata è che non voglio farmi vedere dal signor Conti vicino a suo figlio, chissà cosa penserebbe di me... ciò che forse penso anch'io, e questo mi preoccupa, e me ne rendo conto solo ora.
Visto dall'esterno sembriamo qualcos'altro che non mi piace nemmeno definire ad alta voce, non sono un'amichetta che si intrufola nel letto di tutti, non sono quel tipo di ragazza.
Non sono nessuno per lui, ancora, e forse mai lo sarò...
Eppure rifletto che se lui voglia presentarmi al padre qualcosa di serio potrebbe nascere tra noi, nessuno presenta una ragazza al proprio genitore senza un valido motivo.
Con la testa che mi scoppia e piena di ripensamenti, continuo a dargli le spalle, fino a che non mi raggiunge.
<<Ti prego, fallo per me.>> Mi supplica in modo tenero, dolce.
<<Perché?>> Alzo la voce, <<tu cosa hai mai fatto per me?>> Non so come sono riuscita a urlargli i miei dubbi e le mie incertezze.
Lui rimane stupito, non capendo cosa intenda con "cosa lui non ha mai fatto per me": sicurezze, non mi ha mai dato sicurezza dei suoi gesti, delle sue attenzioni, non mi sta facendo capire cosa siamo, e questa è una cosa che proprio non sopporto.
Se mi lasciassi andare, devo essere sicura di trovarmi in buone mani, di stare facendo tutto per raggiungere un obiettivo: lui.
<<Capisco il tuo imbarazzo, e cosa starà dicendo la tua testolina in questo momento: se scendo con Alessio e mi presento al padre chissà cosa penserà di noi due, invece è al contrario>> mi spiega, <<se scenderai e non ti farai vedere di tua volontà allora sì che potrebbe pensare male, perché ti vedrebbe comunque, non puoi scappare silenziosamente.>>
Mi giro di scatto, puntando il mio sguardo verso la sua possente figura; occhi luminosi che scrutano con attenzione i miei movimenti, mani che nervosamente si strofinano contro i capelli, che vengono torturati a causa dell'irrequietezza che gli sto trasmettendo; labbra morbide che si dischiudono nel tentativo di farmi cambiare idea, dicendomi in modo cauto ciò che dovrei fare.
E io come una scema sto quasi per credergli e dargli ragione, in fondo forse è come dice lui...
Incastro i miei occhi nei suoi, il suo sguardo è capace di lasciarmi una bellissima sensazione, perché mi carezza da lontano con le iridi, come se avesse davvero agito posando le sue mani su di me.
Alessio si gira, mostrandomi il suo perfetto profilo da Dio greco: quel naso così perfetto che poco fa ho sfiorato con il mio, quelle sopracciglia arcuate, il viso aggrottato perché in cerca di qualcosa nelle tasche dei suoi pantaloni.
Stranita lo osservo con la coda dell'occhio, e mi ricordo di essere tutta sporca di gelato solo quando mi porge un fazzoletto di carta; lo ringrazio mentalmente e accetto il suo prezioso aiuto, almeno sarò più presentabile.
<<Per favore>> dice, e sbuffando abbasso il capo in segno di sì, non posso dire di no a due smeraldi così belli da farti mancare il respiro, e poi me l'ha chiesto per piacere, è questa la parola magica che tutto può.
<<Solo perché mi hai chiesto per favore, sia chiaro.>> Gesticolo, avanzando verso di lui.
<<Grazie, fragolina>> sussurra roco, avvicinandosi al mio orecchio.
<<Comunque il rosso ti dona, devi arrossire più spesso>> commenta ritraendosi, e io nego con il capo, è il solito, senza speranza.
Per una volta che stavo mantenendo la concentrazione e non stavo prendendo quell'odioso colorito, lui me lo ricorda, e mi fa capire pure che non gli dispiace.
Non mi capacito di come sia bravo a far scordare tutte le preoccupazioni, e di come sia lusinghiero quando ci si mette, un vero cavaliere; cambia argomento senza che te ne rendi conto, e alla fine ottiene quello che vuole facendo sembrare che lo voglia pure tu.
In sostanza non ti fa pesare nulla, tutto con lui è più semplice, e il tempo passa fin troppo velocemente.
<<Tanto dobbiamo per forza scendere le scale per poter uscire, è inevitabile che ti veda. Neanch'io voglio dilungarmi, un saluto e scappiamo, questo posto è troppo affollato per due amanti del silenzio come noi>> dice Alessio porgendomi il braccio, ma io mi limito a camminargli affianco senza strani intrecciamenti.
Ricorda Valeria, mantieniti distaccata quanto basta per fargli capire che lui non può prendersi gioco di te: non lo devi accontentare, perché lui non ha accontentato te finora. Mi ha solo lasciato un senso di vuoto alla bocca dello stomaco, null'altro.
<<Ci sarà occasione per riprendere il discorso di prima, e lo concluderemo, stanne certa>> dice malizioso, alludendo al decimo bacio mancato in questi giorni.
La sua deliziosa e sublime minaccia, invece di farmi ribollire il sangue nelle vene per la rabbia che dovrei provare per un'affermazione simile, mi fa contrarre i muscoli dell'addome, riscaldando quella parte con ancora una piccola speranza che tra noi non tutto quello che abbiamo vissuto sia stato vano e inutile, non deve essere dimenticato.
Lo seguo senza fiatare tenendo lo sguardo basso e grattando con le unghie il braccio sinistro, in modo nervoso e convulsivo, piena d'ansia nel petto.
Che strana situazione, chi l'avrebbe mai detto che mi sarei trovata talmente a mio agio in casa di uno sconosciuto da voler rimanere nella sua camera e mai più uscire?
Certo, tutto questo sembra ambiguo, ma avrei preferito rimanere dietro una porta e non dovermi presentare al padre di Alessio, non mi sembra opportuno, ma ha così tanto insistito che ho dovuto cedere.
<<Sì, come no, lo sappiamo tutti che l'hai accontentato perché sai che una volta usciti sarete di nuovo soli, e stavolta nessuno vi potrà disturbare.>> ghigna con un sorrisetto malefico la mia coscienza, che non perde occasione di ricordarmi ciò che stava per accadere, facendomi arrossire.
Lei più di me sa quanto desidero assaporare quelle labbra che tutto dicono ma alla fine niente fanno, per timore di non so cosa. Voglio sentirmi stringere a lui, Alessio dovrà riuscire a rassicurarmi e far sparire i miei dubbi con un solo sorriso, e sono sicura che ci riuscirà.
Tiro un sospiro e mi blocco rischiando di cadere sopra il ragazzo che è rimasto fermo a metà scale:
<<Mamma.>> La sua voce è fredda e un po' tremante, come se fosse stato colto in flagrante, e poi continua, <<che ci fai qui?>>
Cominciano a sudarmi le mani quando la donna dai capelli lunghi e neri a metà spalle si gira, mostrando il viso costernato da un sincero sorriso, che poi svanisce di colpo quando incrocia i miei occhi.
Rabbrividisco alla vista di quella pupille così apatiche, che mi scrutano con insolita indifferenza, quasi volesse che mi volatilizzassi nel nulla in pochi secondi, la mia presenza le dà troppo fastidio...
Mi sento più di una terza incomoda, quasi sbagliata.
È una signora tutta d'un pezzo, elegante nel suo completo composto da pantaloni e tacchi neri e una camicia bianca a maniche corte; tiene in mano una giacca, che posa subito per incrociare le braccia al petto.
Assume un'espressione sorpresa e contrariata, la tipica di una mamma che è pronta per porre un bell'interrogatorio al figlio, e qualcosa mi dice che devo preoccuparmi.
<<Non eri partita... per non dove?>> chiede il biondo con tono un po' arrabbiato, non capisco perché parlano in modo così velenoso, come se avessero qualche conto in sospeso.
Come se prima di partire ci fosse stata una lite che probabilmente molto presto riprenderanno, e pure di fronte alla sottoscritta.
<<Sì, e adesso sono qui, pensavi non sarei più tornata?>> dice la donna, tagliente.
Mi faccio piccola piccola dietro Alessio, salendo due scalini di spalle, forse è meglio che li lasci soli; non oso sorpassare il mio "amico", temo di venire bloccata dalla madre.
Qualcosa del suo viso infuriato mi dice che non ce ne andremo di qui finché non le avremo fornito delle spiegazioni...
Mi fermo quando la donna passa il suo sguardo da quello del ragazzo, che per qualche minuto mi ha fatto da scudo, alla sottoscritta, e tremo quando mi squadra facendo una smorfia tirata.
Mi sento mortificata, inadeguata, ingenua e stupida... ripeto la stessa domanda in mente, perché mi trovo qui?
<<Non mi hai detto quando saresti tornata dal viaggio di lavoro...>> riprende calmo Alessio, facendomi stranamente illudere che la discussione possa rimanere tranquilla.
<<Non devo dare spiegazioni a nessuno, ti basta sapere che adesso sono qui...>> termina in modo brusco e autoritario, come se volesse dire che è tornato il poliziotto, e adesso lui sarà in libertà vigilata, oppure agli arresti domiciliari.
Mi pento per aver detto tutte quelle cose brutte su questo ragazzo, che per essere cresciuto con una madre con cui non si può nemmeno serenamente parlare, si è tirato su fin troppo bene, da solo e con le sue forze.
Perché è così scorbutica con suo figlio?
Per un attimo ho creduto di essere invisibile, ma le mie preghiere di passare inosservata purtroppo con vengono accolte, e allora la donna ha deciso di chiedere di me, senza rivolgermi direttamente la parola.
<<Alessio, chi è quella?>>
Questa frase mi ferisce nell'orgoglio, come se fossi una qualsiasi presa da strada e portata qui per pietà, come se fossi una straniera che non sa parlare la sua lingua e che quindi abbia bisogno di un tramite per poter comunicare.
Nel suo sguardo vedo puro razzismo verso chiunque...
<<Quella ha un nome, Valeria, ed è una mia amica.>> Il ragazzo si volta rassicurandomi con un'occhiata rapida, ma capisce che non mi basta quindi mi porge la mano, mentre la madre ci fissa timorosa.
La accetto soltanto perché temo di avere uno svenimento e rotolare per tutte le scale, se solo dovessi perdere l'equilibrio.
<<Se ha un nome ha anche un cognome, al giorno d'oggi si usa così.>> Deride con prepotenza.
Non vorrei passare per quella che giudica alla prima impressione, ma questa donna non mi piace affatto, non mi ispira affetto ma soprattutto rispetto, che è la prima cosa tra gli esseri umani.
Mi faccio forza e non mollo la sua salda presa, mi infonde coraggio la determinazione di quest'uomo cresciuto velocemente, senza aver avuto un buon esempio accanto.
Guardandolo negli occhi vedo tutta la tristezza che ha dovuto sopportare, forse è stata la cosa migliore crescere con i nonni e non con i genitori, mi sembra pure brutto pensare una cosa del genere ma è la verità.
La mano di Alessio trema impercettibilmente, i muscoli delle braccia diventano tesi, e le vene del suo collo diventano visibili: il pomo d'Adamo fa su e giù e il petto si gonfia con orgoglio, come se non si pentisse della scelta di avermi a casa sua, e questo mi rende felice più che mai.
Con lui accanto non mi sento sola.
<<Valeria Mirabella, signora>> rispondo con sicurezza, odiando certe formalità.
Per me non è una cosa importante sapere tutto di una persona non appena la si conosce, non bisogna giudicare a primo impatto ma si deve guardare dentro l'anima, qualcosa che la donna qui presente non credo sappia fare.
<<Bene, io sono Cinzia, che ci fai qui con mio figlio?>> Passa dritta al punto.
Mette le mani sui fianchi e per fortuna Alessio mi precede, evitando che io faccia una pessima figura balbettando frasi disconnesse e dicendo patetiche scuse ingiustificabili, perché non so nemmeno io come spiegare la mia presenza in questa non umile ma lussuosa dimora, sia per i mobili che allestiscono queste pareti che per le persone che ci vivono...
<<È venuta ad aiutarmi a preparare un dolce.>> Taglia corto scendendo i gradini e io lo seguo, <<e ora ce ne andiamo>> Incurante mi porta alla porta.
<<Aspettami in macchina, io arrivo subito>> Parla a denti stretti con pizzico di tensione, porgendomi le chiavi della sua auto.
<<Va tutto bene, non ti preoccupare>> dichiara sicuro, lasciandomi una lunga carezza sulla guancia con la sua grande mano.
Socchiudo gli occhi e per un attimo dimentico di essere la causa che scatenerà un brutto litigio in famiglia, ma subito mi risveglio e abbandono la villa con un peso sul cuore.
Spero con tutta me stessa che l'equivoco che potrei aver scatenato si risolva, perché Alessio è grande abbastanza e non deve dare troppe spiegazioni sulla sua vita privata, se non vuole.
Prendo una boccata d'aria prima di sedermi in macchina, lì dentro la tensione si tagliava con un coltello.
Congiungo le mani al ventre e aspetto pazientemente che lui arrivi, facendomi nel mentre mille domande sul perché la madre sia così ossessivamente gelosa e non voglia che il figlio frequenti nessuno.
Non posso che difenderla, lo farà sicuramente perché negli anni lo avrà visto troppo soffrire e non vorrà che la cosa si ripeta, una mamma vuole solo il bene per la persona che ha messo al mondo, per questo la perdono anche senza che lei mi abbia posto alcuna scusa.
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Alessio's POV
Lascio che Valeria si chiuda la porta alle spalle prima di girarmi incazzato nero verso mia madre, o quello che ne rimane della mamma che una volta voleva il mio bene, o forse era solo ciò che immaginava la mia mente da bambino innocente, perché era ciò che avevo sempre desiderato.
Non ho mai voluto accettare di avere dei genitori poco presenti, ci sono stato male, anche se i nonni non mi hanno fatto mai mancare nulla, ma era brutto ogni volta parlare di loro ai compagni di classe che giustamente volevano conoscerli, e qualcuno mi derideva pure dicendo che mi inventassi solo delle storie per farmi stimare e diventare il più popolare di tutti.
Lei non sa quanto ho sofferto per la sua mancanza, da piccolo, e non sa nemmeno oppure finge di non sapere quanto io stia male ora a sottostare alle sue regole, che tra poco saranno solo un lontano ricordo.
Alessio è cambiato, non è più il ragazzino timoroso e pieno di sensi di colpa per aver involontariamente quasi ammazzato la sua ex, anch'io ho diritto di essere felice con chi voglio.
Mi basterebbe solo poter dire liberamente e senza paura chi non voglio più nella mia vita.
Come ha osato, lei, parlare di Valeria e con Valeria in quel modo oltraggioso e oltretutto davanti?
Mi vergogno ogni tanto per avere una madre così perfida da non rendersi più conto della cattiveria che le circola nelle vene, ormai fa così parte di sé da essere diventata una normalità.
Lei non era così un tempo, non ci credo, papà non si può essere innamorato di una donna calcolatrice e prepotente, non ci voglio credere che è sempre stata così...
Mi sono accorto di questo suo lato nascosto solo qualche anno fa, quando ho conosciuto Sofia, che per lei è diventata come una figlia, se non di più: un'amica, una confidente, una sorella, tutto ciò che lei non è e non sarà mai più per me, perché voglio mantenere le distanze il più possibile, non vorrei soffra ancora a causa mia.
Evidentemente vedere il proprio figlio di sangue angosciato e triste per qualcosa che lei ha provocato, non è abbastanza per farle abbassare la guardia e lasciarmi un po' libero, deve prima perdermi per capirlo.
Trattando in modo insignificante Valeria è come se avesse fatto lo stesso con me, e questo non mi è piaciuto affatto, ora mi sentirà.
<<Come hai potuto trattare quella povera ragazza da puttana sorpresa senza vestiti tra le braccia di tuo figlio?>> Alzo la voce alterato, non controllandomi più.
Spalanca gli occhi per il mio linguaggio, e non ha visto ancora niente, mi trasformo quando sono su tutte le furie, e lei sa benissimo a che punto potrei arrivare.
<<Con che diritto? Se te la devi prendere con qualcuno prenditela con me, perché quella ragazza non ti ha fatto nulla.>> Non le do il tempo di ribattere che continuo, incazzato come una bestia.
<<È responsabile solo di aver ridato il sorriso e la speranza a un povero cristo la cui vita ha riservato finora solo amare sorprese; grazie alla sua dolce ingenuità è riuscita a farmi tornare in vita.>> penso, non credendo però sia il caso di aggiungere altra legna al fuoco.
Sbarro gli occhi nervoso e schiudo le labbra, respirando affannosamente e asciugando con il dorso della mano le goccioline di sudore che imperlano la mia fronte, totalmente senza controllo.
<<Come mi sono permessa io? Alessio, ma ti sei sentito? Che cosa vai farneticando?>> mormora, battendo una mano sul muro.
<<Come hai potuto portare una ragazza a casa mia sapendo che sei fidanzato? Sei una vergogna>> dice con disgusto, schifata del suo stesso sangue.
A volte penso che sarebbe stato meglio non nascere mai, ma poi mi ricordo di avere anche un padre che è tutto il suo opposto e mi vuole un bene nell'anima.
Lui è il solo che mi ha assecondato e aiutato per trovare il lavoro dei miei sogni, e non avrebbe nulla in contrario se lasciassi Sofia. Per quanto possa esserne affezionato lui capisce le mie esigenze, solo sua moglie no.
<<Punto primo, Valeria è un'amica, non credevo che a casa mia fosse vietato l'ingresso a tutti, esclusa la tua protetta.>> Alzo in alto le mani, prendendo a fare qualche passo intorno a lei.
<<Punto secondo, sono abbastanza maturo per decidere come rovinarmi la vita, se rimanendo chiuso in casa ad ascoltare le lamentele di una madre ossessiva, oppure sperimentando sensazioni che nessuna prima d'ora è stata capace di scatenarmi, intesi?>> Mi sfogo, anche se gli occhi di mamma intimano di chiudere il becco se non voglio ulteriori guai, ma non starò zitto, non ora che la bomba è stata innescata.
<<E terzo>>, faccio il numero tre con le dita, <<questa fino a prova contraria è anche casa mia e posso fare quello che voglio avendo ventitré anni e non più quattro, o mi sbaglio?>> sussurro, non voglio che Valeria dall'altra parte della strada mi senta.
<<Ed è qui che ti sbagli, non puoi fare quello che vuoi, perché hai una ragazza>> asserisce convinta, piantandomi una lama dritta nel cuore.
<<La tua fidanzata ti ama per davvero, non ne troverai mai una migliore di lei>> intima per mettermi paura, ma io per poco non le scoppio a ridere in faccia.
<<Tra me e Sofia è finita, non la voglio più, ti è chiaro il concetto? Non la amo, stop, frequentala tu quanto ti pare ma non la voglio più tra i piedi>> dico esasperato, mettendo le mani sulle tempie.
Ora mi sento più sereno, meno in colpa e più consapevole della mia libertà, non voglio più averci niente a che fare con quella ragazza, se non le passerà questa delusione che ci vada con mia madre dallo psicologo, io non sono più disposto ad aiutarla.
<<Cosa dici? È quella gattamorta che io non voglio più rivedere. Non dire sciocchezze, Sofia è una brava ragazza, è lei che dovrei vedere girare per casa, con quella sciagurata.>>
Rimango senza parole per come ha definito la ragazza più buona su questa terra, e sono inorridito per come si ostina a plagiarmi portandomi dalla sua parte, non ci riuscirà un'altra volta.
Sogghigno amaramente, lei sarebbe una madre? Come si permette?
<<Non ti azzardare mai più a parlare così di Valeria, tu non la conosci e non le puoi dire cose simili, capito?>> urlo, facendola saltare in aria quando la scuoto prendendola per le spalle.
Non si scompone più di tanto, mi fissa solo schifata, mentre sistema le ciocche lisce di capelli dietro le orecchie quando la mollo, essendomi reso conto del mio gesto.
Non le scappa nessun ceffone, come stava succedendo l'ultima volta che abbiamo litigato, però mi lancia un ultimatum:
<<E va bene, ho capito cosa bisogna fare con te per farti ragionare...>> complotta, continuando: <<se esci da quella porta per andare da quella non ritornare più qui, cercati un'altra casa.>>
Mi sta cacciando? A me? Al suo unico figlio?
La guardo deluso, con disprezzo, e lei fa lo stesso, e riesco a sentire che in mente la sua unica scusa che per sentirsi meno in colpa è credere sul serio che faccia tutto questo per il mio bene.
Neanche le rispondo che mi chiudo la porta di casa alle spalle, dirigendomi da Valeria. Tra me e mia madre non c'è solo un pezzo di legno a separarci, ma enormi differenze caratteriali lontane anni luce..
Questa ragazza che osservo da lontano aspettarmi pazientemente, mi ha dimostrato più affetto che mia madre in tutta la mia vita, ma questo è pure scontato, anche il cane dei miei nonni mi ha voluto più bene che lei.
Non per nulla gli animali sono meglio degli essere umani, l'ho sempre pensato, anche se è brutto dire una cosa simile riferita alla donna che mi ha dato la vita, ma è la verità.
Ho preso la mia decisione: hai chiuso con me, mamma.
Avanzo qualche passo e vedo una Valeria annoiata, che non sa per fortuna cosa sono stato costretto a subire dentro quella casa alla quale oggi forse non potrò mettere più piede.
Beata inconsapevolezza, spero per lei che si possa tenere lontano da qualunque problema il più a lungo possibile. Se dovesse stare in mia compagnia è probabile che diventi una calamita per discussioni, e lei non è abbastanza forte per superarle tutte con incuranza, cosa che io ho imparato a fare con gli anni.
Non voglio rovinare un'anima serena e in pace con se stessa, per questo è meglio che adesso la riporti a casa, al sicuro da me, mia madre, e dal mondo intero.
Lei non fa per me, e quello che è successo oggi ne è l'ennesima conferma.
Quando entro in macchina la visione di un magnifico angelo sdraiato sul sedile della mia macchina mi stringe il cuore e fa pentire per aver avuto questa maledetta idea di portarla nella tana del lupo, sapendo che il mostro attacca sempre il più debole del gruppo: non ho saputo proteggerla come avrei dovuto.
Assorta nei suoi pensieri nemmeno si gira, così la scuoto poggiando delicatamente le mie dita sulla sua candida pelle, chiedendomi cosa abbia fatto di bello nella mia vita per aver incontrato una così bella e brava ragazza, soltanto nel momento più caotico e sbagliato della mia vita.
<<Non fare caso a come si è comportata mia madre... lei è fatta così.>> Mi scuso al posto di quella donna senza cuore, non sapendo come riaccendere il suo sorriso spento a causa di come si sarà sentita a disagio.
<<È un po' nervosa nell'ultimo periodo...>> la giustifico, anche se non esistono scuse per camuffare il suo atteggiamento altezzoso e dispregiativo verso una giovane e innocente fanciulla.
Non sei tu a essere sbagliata, come te lo posso spiegare senza che ti faccia strane illusioni su di me con complimenti indiretti?
La ragazzina per cui credo di aver perso la testa in modo vergognoso, si gira puntando i suoi occhi nei miei, e io colgo l'occasione per strapparle un sorriso, riuscendoci con una stupida battuta:
<<La menopausa le sta facendo uno strano effetto, non è colpa sua.>>
Ci rido sopra anch'io, sì, per non piangere, perché conosco la triste verità.
<<Tranquillo, è tutto a posto.>> Sorride timidamente, stringendo nervosamente le braccia attorno alla pancia, è a disagio.
Non posso darle torto, negli ultimi minuti ne sono successi di tutti i colori, io sono pure rimasto senza casa; ma non è importante adesso, mi preoccupo solo per questa splendida ragazza a cui avrò fatto venire il mal di testa facendole subire le cretinate di una signora con la crisi di mezza età.
<<Riportami a casa, per favore>> mi chiede con gentilezza, e io non posso che esaudire la sua richiesta per il bene di entrambi.
Mi sento in colpa per aver lentamente distrutto l'autostima di una ragazza che proprio non lo meritava, l'unica cosa che posso fare è guardarla intensamente e ammirare per l'ultima volta la sua esile figura, merita di essere felice, e per esserlo deve essere libera dalle preoccupazioni, ovvero da me.
È stato un piacere conoscerti, Madmoiselle: ci vediamo in un'altra vita, dove non ci sarà nessuno a intralciare i nostri cammini.
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Spazio autrice
Buongiorno a tutti e buon Lunedì! 😜 Capitolo interessante non è vero? Ci sono tante emozioni e punti di vista diversi, ho cercato di descriverli al meglio 😊 Ditemi, avete sperato che i nostri protagonisti finalmente si baciassero, non è vero? 😇 ma io sono cattiva ahah 😂 Che ne dite di Cinzia? Un vero mostro...😣 Ma tranquilli, c'è Alessio a consolare Valeria! Non perdetevi il prossimo capitolo 💕 Non vorrei essere ripetitiva ma mi farebbe piacere se commentaste e votaste lasciando una piccola stellina che non costa nulla ⭐️ ma che a me fa capire che la storia vi piace così la continuo al più presto. Ho visto che nei primi capitoli avevo più letture rispetto ad ora questo vuol dire che la mia storia non è proprio il TOP ma a me piace così com'è e spero anche a voi che siete arrivati fino a questo punto, quindi dico fatevi sentire!! Ditemi i vostri pareri, mi farebbe piacere parlare con voi! 😊 Baci
Pubblico oggi finalmente dopo tanto tempo, sono riuscita a riscrivere anche il capitolo 28, sperando di aver reso abbastanza antipatica Cinzia 😂😂 vi devo informare di alcune cose... tra pochi giorni compirò diciotto anni, un'età importante per molti che io però non ci tenevo a raggiungere 😂 ho già abbastanza responsabilità da minorenne! Poi, sono partita proprio oggi (ancora sono in viaggio) per la Puglia, per fare uno stage estivo con la scuola, quindi il mio sogno di lavorare nel mio settore si sta realizzando, ma sto mettendo da parte anche un altro grande sogno, quello di riuscire a pubblicare (tra secoli ovvio) questa storia! Non credo di avere tempo in questi tre mesi di scrivere, ma ce la metterò tutta, come sempre 💋 grazie di esistere!
~Sabrina~❤️
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