Capitolo 20
Valeria's POV
Il tragitto in auto è stato molto breve, ma questo non mi ha impedito di riflettere su ciò che è accaduto dentro quella casa ormai lontana dalla nostra vista.
Alessio può fermare la parlantina che mi viene quando ho molte cose da dire, ma non arresterà mai i pensieri che frullano in testa.
Non riesco nemmeno io a tenerli a bada che sono la stessa che li formula, figuriamoci un ragazzo frastornato che prima mi accarezza e sussurra parole di una dolcezza unica e disarmante, dichiarando che posso sempre contare su di lui come amico, e dopo con assurda e spietata freddezza mi fa intendere che deve starmi lontano, anche se non ne comprendo il motivo.
Teme che lo denunci perché maggiorenne?
Lo farò, forse, se solo non mi dice perché finge di essere bipolare quando so benissimo in realtà che non lo sia, ma si ostina a farlo credere.
Usa questa scusa per avvicinarsi senza destare sospetto, dando la colpa al suo modo di fare a cui non resiste al contatto fisico, che sia un abbraccio oppure un'intera seduta al completo di tutto.
Mancava solo quel famoso bacio, percepisco ancora il formicolio di quella zona come se fosse avvenuto, tanto sono impazienti di riceverlo.
E poi sì che poteva ritenersi soddisfatto, io per prima perché non attendevo altro, ma non sono stata accontentata.
Forse ci gode a vedermi smarrita e impaurita quando si accosta al mio fianco, spostando i capelli dal collo per fare e sostituirli col suo fiato bollente.
Quella sensazione unica che riesce a far vibrare la mia anima oltre il corpo, e non ne apprendo il motivo.
Se era solo attrazione fisica, di primo impatto, non mi sarebbe successo tutto ciò, io provo ben altro, qualcosa di oscuro e profondo che non voglio per nulla al mondo ammettere.
Eppure devo aprire meglio gli occhi e guardare in faccia la realtà, si sta burlando alle mie spalle per come rispondo bene e irrequieta ai suoi tocchi che vorrei non si fermassero mai.
Quei polpastrelli che vagavano liberamente sul mio addome, fino a stringerlo forte e costringermi a trattenere il respiro, non per pochi secondi per la sorpresa inaspettata, bensì pure per interminabili ore.
Non capisco cosa mi succede quando sto con lui, so solo che come si atteggia mi piace da impazzire, anche se sia completamente errato.
Neanche voglio credere che sia spavaldo, delle volte, in senso brutto, come mi è capitato di captare dai suoi gesti altamente fuori luogo che imbarazzano a dire la verità.
Sono sicura che dietro quella maschera di estrema sicurezza ed egocentrismo si nasconda un'anima pura e solamente giocosa, divertente, solare, ma per qualche strana motivazione a me ignota sembra essere sparita, messa di lato.
Non le affibbia la giusta importanza, come se si vergognasse a mostrarmi il suo vero carattere e modi di fare, ragionare, senza dire certe battute che mi mettono parecchio soggezione.
O forse sto errando, gli piace proprio vedermi così spaesata e in balia della sua voce profonda quando pronuncia ogni singola lettera e la scandisce lentamente, facendomi alterare tutte le cellule del corpo e della mente.
Non capisco più nulla quando mi rivolge quello sguardo intimidatorio, secco, da spietato conquistatore di cuori che poi, però, non è in grado di prendersene cura.
Per questo non è giusto ciò che stiamo vivendo, questa sorta di troppa complicità e confidenza non adatta a due semplici amici che si conoscono da tre giorni.
Lui non fa assolutamente per me, e sono sicura che lo sappia.
<<Ma tu lo sai, invece? Sembri solo una bambina senza esperienza se gli consenti di fare tutto quello che vuole senza dire il minimo disappunto, almeno provaci, dannazione!>>
La mia coscienza oggi è più maligna del solito, ma non posso darle torto, ha assolutamente detto le cose come stanno, con onestà.
Neanche provo a scostarlo, perché non voglio mi abbandoni proprio quando l'atmosfera si sta facendo più intensa, rovinando il momento migliore di tutta la mia vita.
Vorrei tanto sentire il suo sguardo profondo bruciarmi la pelle assieme le mani che accarezzano ovunque, ed io vorrei tanto ricambiare queste azioni che mi sta stanno aprendo un mondo.
Senza esitare dovrei azzardare qualche mossa, giusto per capire se anche a lui piace quando gli sfioro il viso e i capelli, per conoscere meglio sia lui che i suoi punti deboli che adorerei più di ogni altra cosa.
Vorrei sentire uscire dalle sue labbra dei sospiri di approvazione per ciò che ho osato fare, senza che mi debba allontanare 'perché sbagliato'.
Al mondo non esiste cosa che lo sia, non siamo nessuno per dire ciò che è giusto e ciò che invece non lo è.
E se noi sentiamo l'irrefrenabile desiderio di conoscerci a livello fisico che facciamo pure, senza vergogna, vuol dire che ciò che proviamo dentro è talmente forte da aver scaturito questa reazione che non può essere più gestita.
Niente di osceno, basta qualche carezza per accelerare i battiti del mio povero cuore che ultimamente è più disorientato di me, non sapendo più per chi battere.
Ed io mi accontento di questo, non rimarrei lucida se andassimo già a sfiorare le nostre labbra, dopo non riuscirei ad arrestare la forza e il calore che emaniamo, le menti sono più deboli dell'amore.
Seppur con qualche tentennamento, Alessio prova ad agire, ma senza risultati evidenti perché le nostre bocche rimangono senza alcun contatto, al contrario dei nostri corpi che si avvinghiano tra loro in modo incosciente e disapprovato dal mondo intero, prima di tutto da me stessa.
Ma gli altri non sono nessuno per dirci quando è arrivato il momento di fermarci, solo noi abbiamo la capacità di riflettere se sia il caso oppure no, continuando la danza dei nostri spiriti.
Siamo stati da subito in sintonia, la sua simpatia ha fatto breccia nel mio animo, non vedendo da tempo un ragazzo che sembrava con la testa a posto e pure giocoso all'inizio, senza troppe emozioni strane che sono sorte in seguito pure a me, facendomi venire un pallino di dubbio che si è impossessato della mia testa.
Cosa provo realmente?
La risposta è che non lo posso affermare con certezza se innanzitutto anche lui non rivela la sua parte di verità, perché non vorrei essere respinta se gli dicessi le strane voci che si contrastano nella mio capo, se le sue non sono le stesse risulterei patetica e ridicola.
E se mi distanzia un motivo c'è, anche se mi ostino a metterlo a tacere davanti gli occhi non posso farlo davanti l'organo propulsore che mi tiene in vita, battendo solo per me e fregandosene di qualsiasi ragazzo, loro non sono fondamentali.
Loro vengono dopo, io sono l'unica persona a cui dovrei voler bene, ma comportandomi così non lo sto facendo, perché mi auto infliggo del male.
So che non mi vuole...
Solamente tre giorni fa sono sicura che Alessio fosse spensierato, prendendo tutto alla leggera, ora è afflitto da qualcosa che non sono a conoscenza, e questo angoscia pure me anche se indirettamente.
Penso soltanto che la causa scatenante dei suoi dilemmi sia io, ho fatto male ad aver ancora accettato il suo invito, poi va a finire sempre in questo modo, stiamo male entrambi per un motivo ancora indecifrabile, poco chiaro.
Lui nemmeno lo immagina ma anch'io la notte vado a dormire chiedendomi cosa debba fare, se aiutarlo da brava amica la quale spero di rimanere oppure ignorare questi suoi segnali che qualcosa non va bene.
Ma se sono io il motivo di tanta confusione è meglio se le nostre Strade si dividano oggi stesso, non devo intromettermi...
Non solo non mi riguarda, e poi così non lo aiuto in nessun modo, se avesse voluto parlarmene l'avrebbe già fatto.
La conclusione è che ciò che lo turba è la presenza della sottoscritta, e non farei neppure un favore a me stessa cercando di far venire alla luce quello che prova, positivo o meno che sia.
<<Quello che prova? Ma ti senti quando parli, Valeria?>> commenta con uno stridio acuto la ragione.
Sono solo una stupida se penso possa nutrire qualcosa, magari potrebbe essere invaghito, perché è ciò che sento anch'io per lui, ma io ho le mie buone ragioni.
È stata la prima persona con cui ho parlato veramente, dichiarando sul serio parte dei miei pensieri, passioni, paure.
Non gli ho accennato nulla di Matteo perché non avrebbe senso, parlare di un altro ragazzo mentre sto con lui mi sembra esagerato e poco adatto, una specie di tortura psicologica.
Non mi farebbe piacere se lo facesse lui con un'altra ragazza, quindi taccio, chiudendo queste assurde constatazioni a cui sono arrivata.
È bastato avere qualcuno accanto che mi ascoltasse per stordirmi ulteriormente le idee, cercando in ogni maniera possibile di capire perché lo stia facendo.
<<Un amico è sempre pronto per porgerti una mano d'aiuto, ed è quello che sta facendo anche Alessio.>> Penso.
Solo che anziché una mi sta porgendo ambedue le mani, unendole al resto della visione che mi mostra quando è a pochi passi da me.
Non mi inganna con quello splendido faccino che si ritrova, devo ammettere che sua madre ha fatto davvero un capolavoro e neanche se ne rende conto, talmente è impegnata a comandare a bacchetta la sua vita.
È una splendida persona e lei l'ha sempre fatto sentire diverso dagli altri bambini perché suo figlio, e quindi pretendeva le migliori cose per lui, degli eccellenti voti a scuola e un futuro impeccabile con cui vantarsi con i colleghi di lavoro.
Inutile pensarci ora, specie io che sono una perfetta estranea, non devo prendermi di collera come se mi riguardasse da vicino, ma non posso evitare di rattristarmi per questo.
Sono sempre un'umana che prova dei sentimenti, e quello che hanno fatto i suoi genitori non è affatto onesto da parte loro, perché hanno sotterrato tutti i veri desideri di questo ragazzo invece di fargli coltivare tutte le sue passioni.
Inutile rifletterci ora quando ciò che è fatto non può essere più cambiato, si può solo pensare al presente, Alessio ora fa di testa sua non ha bisogno delle mie parole confortevoli per andare avanti nella vita.
Anche se gli facessi notare questo suo comportamento nei miei confronti non credo cambierebbe mai qualcosa, perché adesso non è più succube di nessuno e ha una mente per decidere liberamente, pure se la maggior parte delle volte sbaglia.
Da un lato fa bene a non seguire ciò che gli dice la gente, ma dall'altro dovrebbe stare ben attento e dare retta a certi consigli, dipende da chi sono posti.
Non è una cattiva persona, non lo fa di proposito ad atteggiarsi in questa maniera con tutti gli esseri viventi di sesso femminile, ma saranno gli ormoni a fargli compiere queste azioni.
Non devo sentirmi impacciata per questo, gli passerà prima poi questa infatuazione, come sto tentando di dimenticarla anch'io.
Ma ancora una visione spontanea cambia tutte le carte in tavola, facendomi confessare che non riesco proprio a scacciarlo via dai miei pensieri, pur avendolo accanto.
Visualizzo lo sguardo felino e furbo con cui mi ha fissata per troppo tempo in quella casa, facendomi sentire inappropriata, magari per come sono vestita.
E non oso immaginare come mi avrebbe guardata con malizia assolutamente non giustificabile, dato ciò che siamo, se avessi indossato un vestito e lasciato le gambe scoperte.
Le gote si sarebbero colorate di rosso e temo possano farlo pure adesso al solo evocare queste riflessioni, così le copro con una mano.
Magari sarebbe stata la volta buona per mandarlo in tilt e fargli accorciare quei millimetri di troppo in un movimento che aspetto con trepidazione da ieri...
Quegli occhi, così intensi e verdi non me la raccontano giusta, spesso li ho visti vacui che cercavano di evitare i miei, limpidi e sinceri.
È come se avesse ben organizzato questa messa in scena, e tramite una sua occhiata sfuggente sarei potuta accorgermene, per questo mi ha poggiata di spalle contro il petto definito provocandomi una miriade di formicoli al basso ventre.
Eppure era così deciso e determinato in questo atto, il sorriso luminoso che però oggi ho trovato spento, quasi non stesse scherzando quando mi ha detto che non è più come un tempo, non gli piace prendersi gioco delle ragazze, illudendole.
Purtroppo è ciò che temo stia facendo con me, mi ha dato questa impressione pochi minuti fa quando ha fatto tanto il carino, coccolandomi e stringendomi i fianchi per poi polverizzando tutto all'improvviso, senza darmi alcuna spiegazione.
Quegli smeraldi addosso mi scrutavano attentamente, non facendosi sfuggire un solo battito di ciglia, un minimo dettaglio impercettibile del mio viso contorto per la strana situazione a cui mi ha sottoposta, ed io avrei fatto di tutto se solo me l'avesse chiesto, ipnotizzata dalle sue iridi.
Come lui giocava ogni tanto distrattamente con i miei capelli, quasi di sproposito, io avrei voluto fare lo stesso intenzionalmente, in modo che lo capisse sul serio che non mi è indifferente.
Non avrei dovuto provare vergogna del mio impulso di passare le mani tra quelle punte ricoperte da un po' di gel, ancor meno dei miei sentimenti.
Sono consapevole che qualcosa di speciale tra noi ci sia, ma devo fare l'impossibile per scacciare via qualsiasi cosa provi verso di lui, deve rimanere solo l'affetto e niente più.
Con una sola occhiata significativa riesce a infondermi sicurezza, frantumandolo un attimo dopo, quando si distacca come se gli facessi schifo e fosse stato tutto un terribile equivoco che ha preso vita nella mia immaginazione.
Durante il tragitto non ho fatto altro che sobbalzare ad ogni strada ricurva oppure con qualche fossa che prendeva in pieno, facendo traballare il mio stomaco già sottosopra di suo.
E la colpa delle mie condizioni fisiche e psicologiche, anche se mi preme ammetterlo, è solo la sua...
Sembra quasi che sia il cattivo della situazione, perché con un solo gesto potrebbe salvarmi dall'inferno oppure lasciarmi bruciare tra le fiamme della commiserazione e del pentimento, abbandonandomi nel circolo vizioso di cui faccio parte per un amore di cui ormai restano solo macerie, quello per Matteo.
Quel ragazzo che conobbi al primo anno di superiori quando un giorno, in ricreazione, entrò dalla porta della mia classe sotto lo sguardo di disapprovo del professore, che era rimasto lì a raccogliere le sue ultime cose per andare in un'altra aula.
Un po' titubante per quell'arrivato, grugnì con la gola e gli indirizzò uno sguardo ammonitorio, come per dire di mantenere le distanze quando fosse uscito, ma questo non servì a nulla se non fare con maggior enfasi tutto l'inverso.
Quando se ne andò, la figura altezzosa e sicura di sé, dai capelli scuri come la pece e due occhi verdi cristallini, si fece avanti sotto gli occhi incantati di tutti, compresi i miei.
Di solito ero sempre a testa china a svolgere gli esercizi che mi avevano appena assegnato per casa, senza neppure fare merenda o riposarmi per quei dieci minuti di libertà che mi erano concessi per legge.
Non ho mai sprecato un minuto di tempo, la scuola era tutta la mia vita e il mio dovere era solo studiare, senza pensare a nient'altro.
Non mi importava uscire la sera anche perché non avevo amici, eravamo tutti nuovi e come c'è gente che già il giorno stesso si presenta e si diventa inseparabili, per me non è mai stato lo stesso.
Anche se era già maggio, otto mesi di convivenza con i miei compagni non erano serviti per sbloccare la mia timidezza, mi serviva molto più tempo.
Ancora mi meraviglio di come abbia fatto nascere tra me e Alessio questo rapporto con l'aggiunta di un po' di feeling, non lo capisco.
È successo per caso, senza che potessi fermarlo o far cambiare direzione ai nostri voleri, ci siamo voluti bene e siamo diventati indispensabili l'uno per l'altra ancor prima di conoscerci.
Sono cambiata, e me ne accorgo di più ogni giorno che passa, prima mai avrei pensato di poter ribattere oppure affrontare qualcuno faccia a faccia, come faccio con il biondo.
Sempre in modo scherzoso, sì, ma è comunque qualcosa che prima non mi sarei mai neppure sognata, se ripenso a com'ero mi sento a disagio, totalmente stravolta.
Con il ragazzo dalla pelle abbronzata era successo tutto diversamente; ricordo che posai la matita sul libro di matematica e per poco non mi cadde la mandibola a terra quando si aggirò per i banchi con lentezza estenuante, osservando bene uno per uno i nostri visi.
Alcuni si alzarono per pendere un po' d'aria fuori nel cortile, io rimasi immobile non per ammirarlo in tutta la sua bellezza, anche se confesso era qualcosa di stupefacente: jeans neri strappati al ginocchio gli fasciavano le gambe, la maglia a maniche corte bianca gli risaltava il petto e slanciava l'intera figura.
Gli donava divinamente messa al completo di air force dello stesso colore, nel complesso sembrava anche un po' più grande dei suoi diciotto anni già compiuti.
Lo sguardo magnetico metteva a tacere chiunque osava contraddirlo, come è successo con l'insegnante che silenziosamente l'ha lasciato passare, senza obiettare.
Ma non solo, faceva pure cadere tutte su suoi piedi ed io ho avuto paura, per un secondo, che mi accadesse lo stesso.
Non ero mai uscita dalla classe nemmeno per sgranchirmi le ossa, eppure quella volta fu diverso, quando le nostre iridi di imbatterono studiando le rispettive figure, qualcosa mi disse che dovevo scappare via, in quell'istante.
Strisciai la sedia sul pavimento in modo poco elegante, afferrando il mio cellulare e con passo deciso arrivai alla porta, seguita dalla sua espressione corrucciata ma comunque attenta e intimidatoria.
Era bastato averlo ad un paio di metri di distanza per sentirmi in soggezione, e la cosa che non comprendevo era perché lo avesse fatto.
Mi conosceva? Assolutamente no.
Non l'avevo mai visto prima, ma tutto mi fu spiegato in seguito, da una mia compagna di classe, la stessa che lui baciò con passione quando ero già lontana, o almeno così credevano.
Rimasi lì fuori e per curiosità mi sporsi, non avevo ancora capito cosa ci facesse dentro una classe di ragazzini di quattordici anni.
Successivamente Aurora, una ragazza carina di media altezza, con folti capelli lisci e castani e una frangia a coprirle la fronte, diede voce ai miei sospetti.
Era il suo ragazzo, che frequentava quella stessa scuola, l'ultimo anno.
Non la credevo capace di fare conquiste in così breve tempo, anche perché sembrava piuttosto timida, mi colse di sorpresa la sua rivelazione.
Guardavo come la stringeva a sé con una mano dietro la schiena e l'altra sul suo viso, senza esitare o trattenersi perché si trovasse in un luogo pubblico, circondato da insegnanti e alunni.
E solo in quel momento capì che mi mancava qualcosa, delle emozioni che non avevo mai provato e che tanto anch'io avrei voluto ricevere, solo che non da uno qualsiasi, ma da lui.
Matteo è stato ciò che ancora stento a definire colpo di fulmine, perché mi colpì nel profondo, e non erano bastate le parole di quella ragazza a farmi cambiare idea.
Quando rientrai in aula mi ringraziò ed io sbigottita le chiesi il motivo, perché non capivo di cosa stesse parlando, non avevo fatto nulla che ricordassi.
Mi spiegò che Matteo era il suo fidanzato, stavano insieme da qualche giorno e mi sarebbe stata sempre grata per averli lasciati da soli nel loro momento di dolce intimità, per quanto sia potuto esserlo con studenti che vanno e vengono da tutti i lati.
Non era un'amica quindi non mi doveva alcuna spiegazione, però le fece piacere raccontarmi qualcosa di lui, e di tanto in tanto abbiamo preso anche parlare, non posso negarlo.
Certo, lei di quel ragazzo che mi aveva rapita con un solo sguardo fugace, ed io della mia solita monotonia, il centro delle mie discussioni era solo la mia famiglia, non avevo altro da raccontarle.
E mentre la ragazza si confidava, io piano piano mi costrinsi a dimenticarlo, perché non era affatto giusto ciò che stavo facendo, davanti l'ascoltavo e dietro pensavo a lui in un modo che non avrei dovuto.
E ci riuscì, lentamente, finché all'anno avvenire mi raccontò che si erano lasciati, e che era stata lei a mollarlo perché avendo una dignità e una testa per riflettere, non si sentiva pronta per fare ciò che lui desiderava, pretendeva troppo.
Ed io mi stupì per la sua determinazione, per non essersi lasciata abbattere e aver sorpassato quella delusione che io, sicuramente, l'avrei presa talmente male da rimanere chiusa in casa per qualche giorno piangendomi addosso, ne sono certa.
Conoscendomi sarebbe andata così, quindi lasciai perdere quel ragazzo che si era impossessato della mia più totale attenzione, non volendo soffrire per lui guardandolo da lontano.
Sicuramente non avrebbe perso tempo a fidanzarsi con qualcun'altra, ed io forse più di Aurora ne sarei rimasta delusa.
Un senso di vuoto alla bocca dello stomaco misto all'ansia fecero capolino e prevalsero sulla ragione, facendomi compiere gesti che non erano consoni alla mia persona riservata.
Con una scusa, senza far capire a cosa mi sarebbe servito, mi feci dire il suo cognome e lo cercai nei vari social.
Aprì Facebook che usavo di rado, il mio profilo era completamente vuoto e privo di mie foto, le ho sempre detestate e su questo non ho mai cambiato opinione.
L'ho fatto solo perché ero incredula di ciò che Aurora mi diceva sul suo conto, non pensavo mai che quegli occhi così limpidi e perfetti potessero nascondere un carattere strafottente che pensava solo a divertirsi, egoisticamente.
A malincuore mi ricredetti quando passarono sotto i miei occhi immagini dove stava lui in primo piano, spesso in compagnia di qualche ragazza.
Era tutto vero e ci rimasi più male di quanto in realtà avrei dovuto, constatando che il suo passatempo preferito fosse andare in discoteca per rimorchiare e accalappiare facile prede.
Ma l'inconfutabile lo trovai su Instagram, quando decisi di effettuare l'iscrizione solo per poter vedere cosa potessi mai trovare lì, e il risultato fu uguale, se non peggio.
Essendo un social prettamente usato per postare foto, ne vennero a galla una miriade, più scorrevo in basso più mi rendevo conto che non le avrei mai potute vedere tutte, e soprattutto non volevo.
C'era pure qualche frase che attirava l'attenzione e avrebbe fatto sciogliere il cuore di chiunque le leggesse, ma non il mio.
Io non ero così ma quelle prove, purtroppo, furono completamente vane perché pian piano mi stavo innamorando sempre di più, specialmente quando al terzo anno conobbi Alice, una ragazza abbastanza timida che non potevo mai immaginare nelle loro vene scorresse lo stesso sangue, erano fratelli.
E lei me ne parlò talmente bene che fece riaffiorare tutto ciò che ho tentato di reprimere per tutto quel tempo, per il mio bene.
Non credevo potesse mai nutrire davvero così tanta stima; riconosco che è pur sempre suo fratello, adorarlo come fa lei è esagerato ma al contempo stupendo e giustificabile, hanno un legame silenzioso che rendono rumoroso appena serve per difendersi l'un l'altro, uscendo pure le unghie se necessario.
Non ho avuto più dubbi dei miei sentimenti quando la mia nuova compagna di banco, nonché tuttora mia unica e migliore amica, disse che una volta, al suo primo anno di liceo, Matteo si mise contro un professore perché le aveva dato un voto basso che non meritava assolutamente.
Ha rischiato pure di essere sospeso per aver quasi aggredito un adulto, posso solo lontanamente immaginare il suo atteggiamento da duro mentre minacciava di fargli chissà cosa se non le avesse assegnato quel sei che meritava.
E difatti fu così, quell'insegnate l'aveva messa sopra il naso e fatto a posta a darle un'insufficienza, e ad occhi estranei non si seppe il motivo per il cambio di idea improvviso.
La verifica di latino è stata rivalutata con un sette che le spettava di diritto, e la mia amica, finalmente gratificata del suo impegno, ne fu felice.
Saranno state le parole affatto lusinghevoli di quel ragazzo a farlo ragionare, oppure la giustizia divina, ma sta di fatto che da quel giorno si trasformò, forse impaurito per aver rischiato il posto di lavoro, perché lo si poteva benissimo denunciare per una truffa del genere.
Io di certo non ero presente quando tutto questo è avvenuto, perché in una classe differente, ma ciò che mi è stato raccontato dalla vittima stessa dell'accaduto ha fatto ribollire il sangue delle vene per una simile ingiustizia.
È meglio se neppure immagino cosa possa aver scaturito a quel moro che farebbe di tutto per strappare un sorriso alla sorella.
E non potrei mai dimenticare quando, al terzo anno, la mia amica si era invaghita perdutamente di uno di quarto che, senza sapere come, è venuto a saperlo e l'ha iniziata a prendere in giro davanti tutta la classe.
Scriveva dei bigliettini di pura malvagità aiutato dalla sua ragazza -perché era già impegnato- e li attaccava fuori la nostra porta, facendoli leggere ai nostri compagni che prontamente l'hanno derisa a loro volta.
Per fortuna la scemenza non è collettiva, qualcuno si è salvato dal contagio di cosiddetta malattia, solo perché avevano un cervello e capivano che non c'era motivo di starnazzare come galline quando leggevano simili bugie.
Una al giorno d'oggi non è nemmeno più libera di provare dei sentimenti verso qualcuno per paura che lo venga a sapere l'intero istituto, perché pure i muri hanno le orecchie e riferiscono i fatti personali altrui a chi non dovrebbero.
Io le sono stata vicina il più che ho potuto, dicendole di fregarsene che non era successo nulla di scandaloso, ero la spalla su cui si poggiava per piangere e le mani che le tappavano le orecchie all'ascoltare certe stronzate e prese in giro per un fatto assolutamente normale.
Ma il bello deve ancora arrivare...
Pensavamo tutti sarebbe rimasto sempre così, almeno fino la fine di quell'anno, finché l'estate non sarebbe servita per dimenticare tutte le stupidaggini che erano state messe in giro senza consenso alcuno, ma ci sbagliavamo.
Matteo, pur essendo uscito da quella scuola perché già ventenne, ha trovato il modo per vendicarsi.
Nessuno avrebbe mai sospettato che quel giorno, a fine delle lezioni, lo avremmo trovato fuori la nostra aula, appoggiato al muro a noi di fronte con la sua solita aria strafottente e tranquilla, che dietro però celava vera preoccupazione venuta fuori da un animo prezioso e volubile.
Il piede appoggiato al muro seppur i richiami della bidella intimavano di far il contrario, non servirono a nulla.
Era nero dalla rabbia che cercava miseramente di contenere masticando un gomma, come a volerla racchiudere e intrappolarla in quel palloncino, che presto o tardi sarebbe scoppiato esattamente come lui.
E guai se Matteo Greco perde le staffe, diventa irriconoscibile...
Eppure è questo ciò che mi piace tuttora di lui, perché fa di tutto per le persone a cui tiene veramente, devi soltanto essere la sua priorità ed io per due anni ho sperato di poterlo diventare...
Sarei voluta essere trattata alla stessa maniera, coccolata e protetta perché ci sarebbe stato lui a difendermi, qualsiasi cosa fosse successa.
Per Alice era disposto a tutto, e da questo intuisco che se un giorno dovesse mettere la testa a posto sarebbe un ottimo padre, pronto a tutto per non far mai spegnere il sorriso dei figli.
È questo strano e assurdo pensiero che ha tenuto in vita il mio amore per lui, che ancora non sono del tutto sicura si sia magicamente spento in soli tre giorni che è entrato a far parte della mia vita qualcun altro.
Matteo è il mio opposto e, come si dice, gli opposti si attraggono e si assomigliano più di quanto possiamo mai credere.
Lui, ancora immobile e con le mani messe nelle tasche dei jeans, incuteva timore solo a vedere che fosse già a maniche corte nonostante fosse ancora fine Marzo.
Ma non bastò quello a farmi sussultare, il freddo mi venne a guardare le braccia tese e rigide poste ai fianchi, mettendo in risalto i muscoli.
La pelle d'oca mi investì il corpo insieme un insano senso di calore alla bocca dello stomaco che mi riscaldò completamente, facendo arrivare l'estate in un battito di ciglia.
Sensazioni contrastanti che alla fine fecero prevalere quest'ultima, dato che tolsi la felpa che ricopriva la parte superiore rimanendo esattamente come lui, con le braccia scoperte.
Lo sguardo che mi mandò solo per qualche secondo lo ricordo tutt'oggi, un'occhiata di fuoco e passione, che poi indirizzò a qualcun altro per altri ovvi motivi.
A denti stretti si rivolse ad Alice che, impaurita e supplicante, gli chiedeva di non fare del male a quel ragazzo che, presto o tardi, il fratello avrebbe raggiunto ma non per parlare pacificamente.
Così, in fila dietro di lui, raggiungemmo la sua classe e non appena l'aggressore psicologico di Alice uscì, fu subito colpito in pieno volto da un pugno liberatorio.
<<Hai ancora la voglia di prendere in giro una ragazza? Che razza di uomo sei?>> ringhiò, anche se lui non era da meno e non poteva fargli una ramanzina.
Certo, le questioni erano un po' diverse, lui trattava bene e non con disprezzo le tante ragazze che ha avuto.
Spezzava i loro cuori fragili, ma lo faceva con onestà, mettendo in chiaro fin da subito ciò di cui lui aveva bisogno, e se non fossero state d'accordo potevano pure sgombrare, ma non esiste per lui che una ragazza deve essere derisa perché gli piace qualcuno, assolutamente, specialmente se si tratta della sorella.
<<Dove cazzo volevi arrivare con tutto ciò?>> Lo sollevò da terra dal colletto, strattonandolo un altro po' sotto gli occhi stupidi dei compagni e soprattutto i miei, perché non oppose alcuna resistenza.
Forse capì di avere sbagliato, e per questo taceva davanti la sua ira.
<<Ci sarà stato un malinteso, era solo uno scherzo...>> balbettò la vittima, sfumando tutta la sua virilità che in confronto a Matteo era nulla.
Il ragazzo di cui ero innamorata non mollò la presa, anzi, la rafforzò cambiando posizione e attaccandolo al muro, facendogli sbattere la schiena.
A quella scena non potei più continuare ad assistere in silenzio, i singhiozzi della mia amica mi scompensarono e in pochi minuti mi ritrovai a cercare di allontanarli, sfiorandolo per la prima volta.
Non avevamo mai avuto alcun contatto fisico noi due, e non avrei mai pensato sarebbe avvenuto proprio durante una rissa.
Rilassò i muscoli quando carezzai il braccio, pronunciando il suo nome in modo flebile e con voce spezzata che giungeva ovattata alle mie orecchie.
Lo lasciò libero e diede un pugno al muro, non prima di avergli intimato un'altra cosa.
<<Fai poco lo sbruffone, la prossima volta non ti risparmierò, e stanne certo che non lo farò per davvero.>> Tuonò, per poi andarsene come se non fosse successo nulla.
Scostai le mie dita dalla sua pelle rovente non riuscendo a guardarlo negli occhi, mentre girandomi di spalle cercavo la mia amica.
I bidelli neanche se ne accorsero di tutto questo putiferio dato il trambusto che aleggiava già nell'aria dovuta al suono della campanella dell'ultima ora.
Il moro si girò per un secondo che sembrò infinito e mi parse pure che indirizzò un ultimo sguardo alla sottoscritta, come pentito per essersi mostrato per come è veramente.
Non ho ancora capito perché l'abbia fatto, non gli è mai interessata la mia approvazione per poter fare qualcosa, ha delle idee chiare e non si lascia influenzare dalle circostante.
Fa ciò che gli dice l'istinto, senza pensare al domani che magari potrebbe pentirsene di aver compiuto certi gesti, è così e mai potrà cambiare.
Ed è per questo che non posso permettermi di innamorarmi di uno del genere, che oggi mi tratta come una regina e domani mi molla.
Alessio sembra diverso, eppure è insicuro di ciò che prova, non vuole esattamente come me imbattersi in questa avventura che sento dentro il mio petto non andrà a buon fine.
Mi risveglio dai miei pensieri quando apre la portiera della macchina ripetendomi per ben due volte in modo gentile di scendere.
Ero rimasta incantata a fissarlo, indugiando sulla sua figura alta e riflettendo su tutto ciò che è appena passato per la mia testa.
Metto piede per terra e quando mi levo in piedi vengo sorretta da delle braccia forti, rischiando per poco di schiantarmi al suolo per la perdita di equilibrio e la vista offuscata.
Inspiro il suo profumo e prima che possa avere un effetto stupefacente sul mio povero corpo già martoriato dentro, lo allontano, spingendolo bruscamente lontano da me.
Non posso rischiare di rimanere un minuto di più in sua presenza, non risponderei delle mie azioni stando così attaccata al suo petto che emana un dolce calore in cui mi ci perderei, lasciandomi cullare dal battito regolare del suo cuore e il respiro come vento tra i miei capelli.
Riesco a fare solo qualche passo prima che mi fermi bloccandomi per il gomito ed io, stupita per la veemenza e forza che imprime su quest'arto, mi giro.
<<Dimentica quello che è successo>> afferma con un sospiro, causandomi non so cosa dentro la testa.
Giro i tacchi per eliminare qualsiasi contatto con lui, usando i capelli da scudo e mettendoli davanti per evitare che mi veda in questo stato.
Non so il perché ma qualche lacrima sfugge dai miei occhi, profondamente delusa per ciò che ha detto.
Sta tranquillo Alessio, ho capito cosa devo fare, la cosa più giusta per entrambi è stare lontani.
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Spazio autrice
Heyla! Capitolo completamente extra che non era nei miei piani all'inizio della storia ❣️ vi è piaciuto? Vi sarei grata se mi diceste le emozioni che vi ha suscitato 🌸 se vi ha fatto immedesimare e rendere parte della storia, specialmente quando ho parlato un po' di Matteo, per farvelo conoscere, che ne pensate? Ve gusta? 😆 lasciate una bella stellina ⭐️ per rendermi felice, e nulla, io proseguo con la revisione perché voglio rendere tutta così la mia storia, intrigante e appassionante 💘 (almeno è questo il mio intento 😂)
~Sabrina~ ❤️
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