76. || Liam.
Esco lestamente dall'aula e scendo le scale dal palazzo delle materie letterarie.
Il portone di vetro è spalancato, poiché a quest'ora entrano tutti per partecipare alle lezioni, così senza farmi troppi problemi, lo abbandono e mi accomodo su una panca in pietra.
Mi accendo una sigaretta, constatando che quello sarebbe stato l'ultimo pacchetto della mia vita. È la milionesima volta che mi prometto una cosa del genere.
Boccata dopo boccata mi sento sempre più uno schifo per aver trattato in quel modo la mia ragazza, la donna di cui mi importa di più al mondo. Sospirando, alzo il capo e vedo Sophie uscire dal portone e trovarmi. Mi raggiunge con aria tranquilla e si siede al mio fianco. Sospira e mi prende la mano.
«Che c'è?» domando.
Scrolla le spalle.
«Liam...»
Sbuffo.
«Non me ne frega un beato cazzo, d'accordo? Dici di amarmi... certo, come no! Però quel pivellino lo sa che ti piacerebbe vivere a Parigi! Ma chi cazzo è, si può sapere? Il gemello nascosto di Julian? Se ne va uno e arriva l'altro?»
Sophie sospira e si passa una mano fra i capelli.
«No» dice infine, «non è il gemello di Julian, era un mio caro amico del liceo, il migliore amico di Shelley. E comunque, se lui fosse stato con me negli ultimi mesi come hai fatto tu, saprebbe che la mia idea di vivere a Parigi sta un po' traballando»
Spalanco gli occhi e abbasso il capo. La sigaretta è ormai terminata ed io l'ho sprecata. Sophie si accorge che la sto guardando, così dice: «Fai un tiro prima che tu debba buttarla»
Seguo le sue indicazioni. Il sapore della sigaretta mi invade la bocca. Aspiro per qualche secondo, poi deglutisco ed infine lascio fuggire via il fumo dalle mie labbra.
Sophie sorride, abbassa il capo e si posa una ciocca dietro all'orecchio.
«Non posso vietarti di fumare, sebbene a me la cosa non piaccia. Ti chiedo solo di non lasciarmi per un tumore ai polmoni»
Per la prima volta da quando sono uscito da quella cazzo di aula, sorrido.
«Non ti lascerei mai, Sophie. Nemmeno se ti venisse in mente di andare a Parigi. Verrei con te anche se non so nemmeno dire "ciao" in quella cazzo di lingua»
Ridacchia.
«Salut, Liam!»
Constatando il mio acuto odio per i francesi, annuisco ripidamente, come per dire che ho afferrato il concetto poi le prendo la mano. I nostri sguardi si incrociano e sorride, imbarazzata.
«Che facciamo, allora?» domando.
Sophie sospira.
«Andiamocene... ma devo prima avvertire Cameron. Arrivo subito»
Le sorrido, divertito da questo suo spirito ribelle, poi mi alzo e raggiungo a piccoli passi il parcheggio del campus. A quest'ora le strade sono completamente deserte, fatta eccezione per le persone che hanno qualche ora buca e si trascinano in biblioteca per ripassare le materie dei corsi successivi.
Solo perché è ottobre, nessuno si è permesso di sedersi sulle panchine e rimanere un'ora a congelarsi il culo. Ma, nonostante il mese, non fa così freddo. Sono sempre stato caloroso, motivo per cui indoss una giacchetta di pelle nera.
Arrivato al parcheggio, salgo in macchina e raggiungo l'entrata principale. Proprio in questo momento mi suona il telefono.
Luke
Ma si può sapere che cazzo vuole?
«Se mi stai chiamando per chiedermi se ho sfasciato io la macchina dei vicini, no Luke, non sono stato io. Per una volta potr...»
«Liam» mi interrompe lui, «ti chiamo per sapere come stai»
Rimango di stucco. Per qualche istante, la mia bocca risulta secca e priva di parole da pronunciare. Deglutisco.
Luke ha ventisette anni e più o meno da giugno attraversava l'Atlantico ogni settimana per tornare dai nostri genitori. Lavora in America, se non vado errato in un'Università, ma non ho idea di quale impiego gli avessero affidato.
«Ehm... bene, credo. Ti ha detto nostra madre di chiamarmi?» domando.
«No, Liam» replica mio fratello, «semplicemente credo che dovremmo sentirci un po' più spesso»
«Sì, piacerebbe anche a me» sputo, ritenendo sia la verità.
Da lontano vedo Sophie arrivare.
«Ehm, ci sentiamo, d'accordo? È arrivata Sophie»
Oh, no. Cazzo.
«Sophie? Chi è?» domanda immediatamente Luke, «non sarà quella ragazza che la mamma ha incontrato al supermercato, vero?»
Merda.
«Sì, è lei» rispondo, nel momento in cui lei entra in macchina. Sorride e posa la borsa sul suo grembo. I suoi occhioni incontrano i miei e, a disagio, distolgo lo sguardo.
«Devi assolutamente portarla a casa! Lauren sarà felicissima di avere una quasi-sorella!» trilla Luke.
Ma quanti cazzo anni hai? A momenti sembra che Lauren sia la sorella maggiore, non la minore.
«D'accordo. Ciao»
Spengo la chiamata e guardo Sophie.
«Chi era?» domanda, mentre metto in moto.
«Mio fratello Luke. Ehm, ti porto a casa, d'accordo?»
Sophie annuisce e sorride, poi parto, sperando che non tiri nuovamente fuori l'argomento di mio fratello e, più in generale, della mia famiglia.
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NELLA FOTO: RORY DOUGLAS SPEED CHE INTERPRETA LUKE HAMILTON, IL FRATELLO MAGGIORE DI LIAM.
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