75. || Sophie.
Seduta sul letto della stanza che condivido con Liam, mi infilo gli stivaletti neri di camoscio e, dopo essermi alzata, mi dirigo verso la porta a grandi passi. Subito Liam appare nell'atrio principale dell'appartamento e mi guarda perplesso.
«Che fai già vestita? Pensavo andassi oggi pomeriggio a fare la spesa» mormora, sbadigliando.
«Oh» mormoro, grattandomi il capo, «mi vedo con una persona. Solo per il caffè, tesoro, non preoccuparti»
Gli rivolgo un sorriso angelico e lui si avvicina a grandi passi. Mi apre la giacca nera di pelle e osserva con curiosità il maglione bianco che ho deciso di indossare questa mattina. Successivamente nota i jeans beige, che a detta sua 'mi fanno un bel culo' e sorrido.
«Ho solo questi» mi giustifico, «gli altri sono troppo leggeri!»
Liam sbuffa.
«Ti guarderanno tutti il culo... e qualcuno andrà dritto in ospedale, con un occhio nero, il naso rotto e il labbro spaccato»
Scoppio a ridere divertita e gli stringo la mano.
«Devo solo andare in università, Liam! E poi starò sei ore seduta! Ti prometto che per andare in ospedale mi cambierò» mormoro facendo gli occhi dolci.
Liam mi stringe le mani per un istante, poi, annuendo e sorridendo, acconsente, rendendosi conto di aver perso la causa anche questa volta. Sorrido soddisfatta, poi gli lascio un piccolo bacio casto sulle labbra. Lui sembra riprendersi dalla situazione traumatica del post-sveglia.
«Ci vediamo a letteratura, buona giornata!»
***
Quando arrivo al bar del campus, mi accomodo ad un tavolino rosso in plastica. La sedia su cui sono seduta è bianca, sempre in plastica, e ha un morbido cuscinetto in tinta con il tavolo. Su di esso c'è un posacenere nero e un porta-fazzolettini bianco, con qualche macchiolina scura.
Una cameriera dai capelli rosso fuoco si avvicina sorridendo.
«Che cosa le porto?» domanda.
Ha la voce alta e da usignolo e profuma di gigli.
«Due cappuccini, per favore» rispondo e le rivolgo un sorriso.
La cameriera se ne va, tornando verso il chiosco. Quando volto nuovamente il capo verso la parte opposta, vedo un ragazzo molto più alto di me, con una folta chioma riccia e bionda.
«Ehi» mormora Cameron, accomodandosi.
Indossa dei pantaloni neri, una camicia bianca e odora di acqua di colonia, sapone alla menta e ciambelle. Sorridendomi, lascia cadere uno zaino nero a terra, poi alza il capo.
«Ciao Cameron. Benvenuto in università» esclamo, «ti ho preso un cappuccino, dovrebbe arrivare a momenti»
Annuisce rapidamente e abbozza un piccolo sorriso.
«Ti ringrazio. Allora, condividi la stanza con le ragazze?»
«No, la condividevo all'inizio dei corsi. Nonostante siano passati solo due mesi da quando mi sono trasferita in università, ho già trovato un coinquilino con cui condividere un piccolo appartamento»
Nel momento in cui lo dico, apprendo che condivido l'appartamento con una persona che conosco da due mesi. Mi chiedo se sia opportuno dire a Cameron che questa stessa persona è anche il mio ragazzo, ma ci ripenso, e tengo la bocca cucita.
«E Ariana? Daisy? Shelley?» mi incalza lui.
«Ariana e Shelley stanno cercando un appartamento da condividere con i loro rispettivi ragazzi. Per ora, vivono nel dormitorio» spiego, sorridendo.
La cameriera torna e posa i cappuccini sul tavolino. Cameron, gentile come sempre, ringrazia e sorride.
«Quindi» prosegue poi, «Ariana e Julian si sono lasciati»
«Oh, be'... sì. È successo un disastro una sera... penso che debba essere Ariana a raccontartelo, però... a meno che Julian non te ne abbia parlato» obietto, versando mezza bustina di zucchero nel caffè.
Cameron annuisce, come a dire che ne è al corrente, e comincia a girare il cucchiaino nella tazza.
«Va bene. E tu? Esci con qualcuno? O single?»
Devo fare appello a tutto il mio controllo per non sputare il caffè. Posando la tazzina sul piattino mi rendo conto del fatto che Cameron, a differenza di Julian, non abbia mai giudicato alcuna mia decisione, perciò non avrà problemi ad essere al corrente della mia relazione con Liam.
«Ehm... ho un ragazzo» balbetto, diventando rossa.
Cameron si copre la bocca.
«Oddio, non capitava dai tempi di quel... bavoso! Come si chiamava? Non lo ricordo nemmeno!» si blocca qualche secondo per ridere, poi riprende: «Com'è?»
«C'è poco latte» rispondo sovrappensiero.
Cameron scoppia a ridere.
«Intendevo il tuo ragazzo, non il cappuccino, Sophie!»
Alzo gli occhi, incontrando il suo sguardo, e divento paonazza. Mi poso una ciocca di capelli dietro all'orecchio e mi schiarisco la voce.
«Uhm, Liam è... particolare. Diciamo che non è il genere di ragazzo che ti aspetti te. Mia madre non l'ha nemmeno accettato»
Cameron annuisce.
«Dev'essere un mascalzone se ha fatto arrabbiare la signora Mendes!»
Rido, veramente divertita.
«No, solo che... mia madre ha paura che Liam mi faccia del male. A guardarlo, si può ben pensare questa cosa, ma se lo conosci in modo più approfondito, capisci che non accadrà mai»
Cameron fa appena in tempo ad annuire prima che il suo sguardo ricadi sul suo orologio da polso. Allarmato, si alza in piedi di scatto e sorride.
«Ci vediamo all'ultima ora. Buona giornata, Cam!»
E detto ciò, mi alzo anche io e mi incammino verso l'aula.
***
Entro nell'aula di letteratura e subito il professore mi saluta. Come sempre mi accomodo nella prima fila di banchi e lascio quello accanto a me libero per Cameron, il quale poco dopo varca la soglia della classe e si accomoda al mio fianco sfiorandomi la mano.
«Lei è il signor...?» domanda il professor Wright.
Cameron lascia cadere la borsa nera sul banco e sorride.
«Mi chiamo Cameron Rollins. Mi sono appena trasferito dall'università di Oxford»
Wright sorride e appunta le parole di Cam su un quadernetto nero. La sua stilografica nera con il nome inciso trema lentamente fra le sue dita cicciotte.
«Quale corso di laurea ha scelto?»
«Medicina» replica Cameron, sorridendo.
Tira fuori dalla borsa un quaderno e l'astuccio e li posa sul banco, guardandomi e sorridendomi.
«Vedo che vi conoscete. Posso chiedere dove ha avuto l'onore di conoscere la signorina Watson, a mio parere, la migliore in questo corso?»
Cameron sorride.
«Eravamo compagni al liceo, professore. Diciamo che è una mia grande amica»
Mentre Wright annuisce rapidamente, Cam mi posa una mano sulla spalla, come per confortarmi. Gli voglio un gran bene. Il nostro rapporto è lo stesso che Shelley ha con Julian.
«È davvero un peccato che abbia scelto il ramo di Psicologia e Scienze della Formazione, signorina Watson. Avrei voluto cederle il mio posto da insegnante!»
Scoppio a ridere.
«Non avrei mai accettato, professore. Mi dispiace dirlo ma qualsiasi cosa accadrà ottenuta la laurea mi trasferirò»
«Sicuro» dice Cameron annuendo vistosamente e i suoi riccioli biondi sobbalzarono.
Un istante più tardi appare Liam sulla porta. Indossa dei jeans neri, una maglietta bianca e la solita giacca di pelle nera. Squadra il mio amico per diversi secondi, poi apprendo che Cam sta ancora parlando... lo ascolto.
Oddio, no!
«...è dalla seconda media che Sophie dice a tutti di voler andare a vivere a Parigi. Lo dice sempre alle persone che reputa importanti!»
Porca puttana!
Mi copro il volto con le mani e Liam posa un piede all'interno della stanza, camminando verso un banco libero. Il professor Wright lo saluta, con aria divertita, ma il mio ragazzo non accenna una risposta. Cameron lo fissa fino a quando non si siede ed è solo adesso che tolgo le mani dai miei occhi.
«Che cazzo guardi?» urla Liam.
Mi volto e lo incenerisco.
«Ehi! Non parlargli in questo modo!»
Si alza.
«Già, scusa. Lui è una persona importante!» grida, poi si alza, passa intorno ai banchi ed esce dall'aula.
Sospiro e, con il viso rosso dall'imbarazzo, mi alzo in piedi. Raccolgo rapidamente le mie cose, con il cuore che batte all'impazzata.
«Mi scusi tanto, professor Wright. Sono mortificata, seriamente»
Ma lui sembra non aver minimamente udito la conversazione.
Devo recuperare Liam, parlare con lui...
Mandando a quel paese l'imminente lezione, esco di corsa dall'aula, mentre tutti gli altri studenti entrano. Sto per saltare una lezione per lui, e la cosa non mi piace affatto, ma non mi importa.
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