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70. || Shelley.

Esco di casa alle tre e mezza, dopo aver bevuto un caffé senza latte con Matt.

Ho deciso di andare in università a piedi così avrò il tempo necessario per pensare alle parole della spiegazione che devo dare, anche perché non ho più una macchina da guidare, a causa della mia brillante idea di rigarla per parare il culo a quei due.

Discorsi su discorsi si presentano in modo assolutamente sbagliato nella mia mente e li rimando da dove sono arrivati nel giro di qualche secondo.

Devo trovare qualcosa di convincente, qualcosa che cambierà l'esito dell'incidente. Forse Daisy e il professore si salveranno, o almeno è quello che penso, e che voglio.

Quando arrivo davanti all'entrata dell'Università mi rendo conto che ancora non ho pensato a nulla di serio. Sospirando, spingo il cancello in ferro battuto ed entro.

La strada di ghiaia, contornata da rigogliosi prati verdi, è perlopiù vuota, fatta eccezione per me e qualche studente, che parlano fra di loro, mostrando i telefoni o gli appunti di qualche corso.

Li ignoro e continuo sulla mia strada, fino ad arrivare alla porta principale. Diversamente dal cancello, è aperta, perciò non mi fermo. Salgo la prima rampa di scale e svolto a destra, poi busso alla porta del preside.

Albert Bilius Wilson

Mi perdo a leggere il suo nome e ad osservare la grafica della targhetta dorata, appesa con qualche chiodino alla porta in legno d'acero.

«Avanti!» grida dall'interno.

Abbasso la maniglia e spingo la porta. Il preside, quando incontra il mio sguardo, alza un sopracciglio. Sospirando, chiudo la porta e raggiungo la sua postazione.

«M-mi chiamo Shelley Puckett, sono al primo anno. Voglio sapere se avete già ricevuto qualche notizia riguardo all'incidente di Daisy Lawrence e quello del professor Damon Hutcherson» mormoro, leggermente a disagio.

Wilson alza un sopracciglio, scocciato, poi si mette a cercare qualcosa fra alcuni fogli.
Vagamente può assomigliare allo zio Vernon di Harry Potter, fatta eccezione per qualche chilo di meno.

«Sì, signorina» risponde d'un tratto. «La signorina Lawrence e il professor Hutcherson erano insieme. Dovremo prendere provvedimenti»

Respiro a fondo: ho idea della gravità della cosa che sto per compiere? Sono a conoscenza delle conseguenze?

«Ci dev'essere un errore, signor prendode» mormoro.

Wilson alza un sopracciglio.

«Quale errore? Si spieghi meglio, signorina!»

Mi tolgo la giacca e quando nota la mia spalla spalanca gli occhi.
«D-daisy Lawrence era nella mia macchina. Per errore, ho... sbandato e la mia macchina ha colpito un palo. Se vuole, può controllarla... e...»

Wilson alza una mano.

«Può bastare, signorina Puckett»

Oh cazzo. Mi ha beccata? Sa che è una minchiata? Un modo per salvare il culo a quei due cretini?

«La ringrazio per aver confessato, altrimenti avrei dovuto trovare un nuovo insegnante di matematica! Stia tranquilla: la sua compagna tornerà in università in men che non si dica, e lo stesso vale per il suo insegnante!»

Sorrido, facendo un grande sospiro di sollievo.
«Oh, ehm... gra-grazie a lei per avermi ascoltata. A-arrivederci»

Esco dall'ufficio e prendo fra le mani il cellulare. Con il cuore che batte a mille, invio un messaggio al gruppo dove sono inserite Ariana, Daisy e Sophie.

> Daisy ti ho salvato il culo. Be', anche al tuo "ragazzo". Matt sarà da voi fra qualche minuto e vi spiegherà tutto. Un grazie potrebbe anche far comodo!

Sorrido ancora, poi intasco il cellulare e torno a casa.

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