67. || Matt.
Poco dopo le tre, Shelley mi obbliga a sedermi sul divano del mio piccolo appartamento. Per tutto il viaggio di ritorno a casa ha ripetuto dozzine di volte che deva raccontarmi qualcosa di molto importante.
Così, mentre il fattorino della pizzeria appena chiamata ci porta il pranzo a casa, ci accomodiamo sul divano per poter parlare. Da quando ha messo piede nell'appartamento non si è mai tolta la giacca di jeans, sebbene io glielo abbia proposto più di una volta.
Indossa una tuta blu e i calzini del medesimo colore, ma non ha accennato nemmeno una volta a togliersi la giacca. La cosa comincia ad incuriosirmi...
«Prima di farti vedere questa cosa, Matt, sappi che l'ho fatto con buone intenzioni. Voglio solo che... be', te lo dirò dopo»
«Shelley, così mi preoccupi. Mi vuoi dire che cosa è successo?»
Lentamente si sfila prima una manica del giubbino, poi la seconda. La fasciatura sulla spalla e sul braccio sinistri è evidente, un po' sporca di sangue.
«Che cosa hai fatto?» domando spaventato.
Sospira, con gli occhi lucidi.
«Non è solo questo. Sai la mia macchina? Prima di scendere dalla tua, ti sei chiesto perché non era davanti alla tua, come sempre, ed io ti ho risposto che l'hamo parcheggiata in un altro posto. Era una bugia»
Sospiro, un po' deluso dal fatto che la mia ragazza mi racconti bugie di questo genere.
«Ho inscenato un incidente, per parare il culo a quei due cretini. Ho rovinato la mia macchina e mi sono ferita al braccio per testimoniare la presenza di Daisy nella mia auto durante l'incidente. Così facendo, entrambi risultano in due posti diversi, e non insieme, perciò l'università non avrà nessun motivo per espellere Daisy e per licenziare Hutcherson»
La guardo senza fiato. Ha commesso tutto questo da sola? Perché? Non c'era alcun motivo valido per giustificare il suo comportamento così stupido. Eppure, pensandoci su, è stata sì un'idea completamente idiota, ma può funzionare.
«Sei stata stupida. L'Università chiederà conferma all'ospedale» le dico.
Shelley annuisce.
«Lo so, infatti sono passata in ospedale per farmi cucire la ferita...»
Mi passo una mano fra i capelli.
«È stato un comportamento piuttosto stupido, Shelley, e lo sai. Hai rovinato la macchina di tuo fratello per parare il culo ad un uomo che non conosci nemmeno. Posso capire Daisy e la sua reputazione, ma il professore di matematica no. Tuttavia... ti aiuterò. Andrò io in ospedale a raccontare il tuo piano a Daisy e al professor Hutcherson. Nel frattempo tu dovrai comunicare agli uffici universitari ciò che è realmente successo»
Mi guarda con gli occhi colmi di lacrime e annuisce. Una lacrima sfugge dai suoi occhi verdi e, dopo averla fermata in tempo con una mano, si posa una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
«Non piangere, ti prego» mormoro.
Shelley scuote il capo e si asciuga il viso con le mani. Poco dopo si avvicina e mi abbraccia. Baciandole il capo, la stringo forte a me, per tranquillizzarla. Piange per qualche minuto, mentre mi ricorda quanto sia stata stupida. Quando si rialza da me, sorride timidamente e mi lascia un piccolo bacio sulle labbra.
«Appena finiamo di mangiare torno immediatamente in ospedale per raccontare a Daisy e ad Hutcherson il nostro piano» mormora sorridendo.
«Perfetto,andrò anche io»
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