59. || Ariana.
Mercoledì mattina, la macchina di Michael si ferma davanti all'ennesima villetta di due piani, con le mura in mattoni rosso scuro e le finestre bianche. È parecchio costosa per due universitari, ma Michael tiene da parte parecchi soldi, donatagli dal nonno prima di morire, qualche anno fa.
Le sue intenzioni soano chiare: comprare un appartamento per lui, dove vivere durante gli anni del college, e nel caso in cui si sposerà e deciderà di formare una famiglia, venderà l'appartamento e comprerà una casa migliore.
Dato che in questo momento sono la sua ragazza, ha deciso di comprare un appartamento anche per me, nel quale mi sarei trasferita il prima possibile. È gentile da parte sua spenderli per me, per una ragazza che ha appena conosciuto e dalla quale spera tanto. In un certo senso, anche io spero di poterlo vedere ancora al mio fianco fra dieci anni.
«Allora, sei pronta?» domanda sorridendo, mentre la sua mano prende la mia.
Alzando lo sguardo, annuisco e abbozzo un sorriso. Michael ricambia il gesto, poi scende dall'auto e viene ad aprire la mia portiera.
Eseguendo la solita recita, mi fingo una principessa e lui il mio principe.
È cambiato così tanto da quando l'ho trovato in quella stanza, nella villa di Ginger. Sembrava più solare e meno oscuro, come se io fossi in grado di donargli la luce necessaria per non sprofondare nell'oceano più buio. E in un certo senso questa cosa mi piace, anzi mi stupisce.
Lo guardo ridere, mentre lui osserva i miei occhi castano scuro.
Successivamente, clicca sulla chiave dell'auto e la chiude. Iniziamo a camminare, mano per la mano, verso la staccionata in legno dipinto di bianco, che contorna il giardino rigoglioso e la casa.
«Speriamo che l'immobiliare e i nostri venditori siano già qua» borbotta fra sé e sé ed io capisco che lui non ha intenzione di aspettare.
Per questo, quando siamo di fronte alla porta rossa, non perde nemmeno un secondo: pigia sul campanello argentato e poco dopo una donna sulla quarantina, con lunghi capelli biondi e boccolosi, apre la porta.
«Voi dovete per forza essere Michael Evans e Ariana Harris! Prego, entrate!» esclama, con voce da usignolo.
Le rivolgo un sorriso gentile ed entro nella casa, senza distruggere il contatto fra me e Michael.
L'atrio principale della casa è molto luminoso. Dinnanzi a noi, due colonne e delle scalette ci dividono dal salotto, con tre divani bianchi e un televisore a dir poco enorme. Sulla destra del salotto, ci sono i mobili della cucina e un tavolo in legno.
Alla mia destra, invece, c'è un corridoio che presumibilmente porta al piano superiore, dove, nella locandina osservata con Michael, ho notato due stanze e due bagni. Infine, alla mia sinistra, una porta nera da accesso al piano zero, stanza che probabilmente Michael avrebbe trasformato in una sorta di cantina, nel caso in cui decidesse di comprare questa villetta.
Improvvisamente, un uomo di qualche anno più anziano della donna bionda, molto muscoloso, con la barba e la pelle scura, si avvicina sorridendo.
Allunga la mano verso di noi e annuncia: «Sono Samuel, lei è mia moglie Paula»
«Molto piacere» replico sorridendo, «io sono Ariana e lui è il mio ragazzo, Michael»
Il mio ragazzo, sentendosi chiamato in causa, rivolge un sorriso amichevole alla coppia e stringe la mano ad entrambi. Successivamente riprende a guardarsi attorno con gli occhi che brillano.
«A giudicare dai vostri sguardi ammaliati, deduco che la casa sia di vostro gradimento» mormora Samuel, «ma... non penso che siate in grado di comprarla voi due, da soli. Il prezzo che io e Paula abbiamo concordato è molto elevato»
Mi gratto la nuca con due dita.
«Già, lo sappiamo, ma ipotizziamo di avere abbastanza soldi per comprarla»
Paula scuote la testa e i boccoli biondi saltellano.
«Dovremmo prima controllare se avete veramente tutti i soldi per effettuare il pagamento»
Michael annuisce e stringe la mia mano con forza.
«Certo, credo sia opportuno. Comunque sia, io e la mia ragazza abbiamo in programma di visitare altre case, quindi potremmo anche non comprare questa»
Samuel annuisce col capo e sorride in modo cordiale.
«Allora cominciamo con il giro turistico. L'immobiliare dovrebbe arrivare fra mezz'ora» aggiunge, controllando l'orologio nuovo di zecca legato attorno al polso.
Con un sorriso, Paula ci guida giù per le scalette, fino al salotto. La stanza è davvero enorme, luminosa, ariosa, con il parquet, particolarità che io personalmente adoro.
Un dei divani è di fronte alle scalette, ma con gli spazi per sedersi rivolti verso l'interno; esattamente come gli altri due, uno con il retro verso la cucina, e l'ultimo con il retro rivolto verso la porta finestra. Il televisore nero è attaccato al muro di fronte al secondo divano, ma dal primo e dal terzo si osserva benissimo.
«Questi divani li porteremo via» annuncia d'un tratto la donna, «ce li ha regalati mia sorella il giorno del nostro matrimonio»
Michael riproduce una smorfia.
«D'accordo, provvederemo noi a comprarne altri»
Notando l'espressione delusa di Mike, gli stringo la mano più forte e gli poso l'altra sulla spalla, nella speranza che si calmi e che dimentichi almeno per un istante ciò che abbiamo appena scoperto.
Samuel continua a parlare, ma non si è accorto che né io né Michael lo stiamo ascoltando.
«Mi scusi» lo interrompo, «potrebbe darci qualche secondo? Dovrei... parlare con Michael»
Samuel annuisce tranquillo, così tiro indietro Mike e lo faccio voltare verso di me, per riuscire a dialogare con lui. I suoi occhi azzurri fissano i miei castani per diversi secondi, prima di ricadere a terra.
«Mike» lo chiamo bisbigliando, «se non ti piace questa casa, possiamo benissimo rinunciare e trovarne una che fa impazzire entrambi»
Lui scuote la testa.
«No. Ho capito che vuoi questa e voglio comprartela»
Lo fisso senza fiato per diversi secondi, cercando di decifrare le sue parole. Non voglio che compri questa villa per me. Spero con tutta me stessa che questa diventi la casa del mio futuro, ma sinceramente non abbiamo una base della relazione abbastanza solida per essere sicuri del fatto che ci sposeremo. Le ho anche quando stavo con Julian, eppure la nostra relazione è giunta al capolinea dopo un anno.
Sospirando, scuoto il capo.
«Michael, non è questo il ragionamento che devi fare. Non devi pensare a cosa voglio io o cosa piace a me... devi pensare a te stesso, alla tua felicità, alle cose che vuoi. Per cortesia, andiamo via»
«Cosa?» domanda lui.
Gli prendo le mani.
«Ti ho chiesto di portarmi via. Non voglio che tu stia in una casa che non ti piace e che hai voluto comprare solo per rendere felice la tua ragazza... andiamo via, ora»
Sul suo volto appare un mezzo sorriso e prima di girarsi, per annunciare a Samuel e Paula che ce ne saremmo andati, mi lascia un bacio sulla guancia.
«Qualche problema?» domanda Paula sorridendo.
«Ehm... vi ringrazio davvero tanto per averci proposto questa bellissima casa, ma la verità è che non fa proprio per noi. Io e Ariana vogliamo comprare un posto dove poter condividere tutto, e questo non è adatto» si ferma un istante per prendermi la mano, poi aggiunge: «Grazie mille lo stesso»
Saluta la coppia un po' troppo rapidamente, poi mi trascina fuori dalla casa, quasi correndo.
Clicca sul telecomando dell'auto senza nemmeno fermarsi e sale su di essa in pochissimi secondi. Quando è seduto, all'interno, e pronto per mettere in moto la macchina, esclamo: «Sei pazzo»
Mike scoppia a ridere e mi rivolge un sorriso.
«No, dico sul serio. Sei veramente pazzo. Tanto per cominciare, avresti dovuto salutare in modo più gentile, e per secondo...»
Michael mi tappa la bocca con un lungo bacio. Infila la lingua nella mia bocca e riprende la danza interrotta un'ora e mezza prima nel suo appartamento. Quando stavo con Julian, tutte le emozioni provate con Michael non esistevano, non conoscevo nemmeno il loro nome e la loro situazione. Con Julian non accadevano mai cose del genere, non ci trovavamo mai in situazioni intime, perché lui cercava sempre di evitarle.
Con Mike la situazione è ben diversa. Mi trasporta, mi distrugge dentro. Provoca delle emozioni impercettibili e mai provate prima che mi soprendono e mi piacciono.
«Mi auguro che tu abbia in mente altri impegni per la tua ragazza, visto che hai annullato l'unico incontro della giornata» esclamo, dopo che lui si è staccato da me.
Fa partire la macchina e riproducendo la retro-marcia con l'auto, replica: «Certo. Prima di tutto, ti porto a pranzo e poi... possiamo andare al cinema. Ti va di vedere qualcosa con me? Se non sbaglio, è appena uscito Regression, il film con Emma Watson»
Volto il capo verso di lui e lo fisso con gli occhi spalancati. «Mi porti a vedere Hermione Granger in versione babbana e per giunta molestata dal padre?»
Michael fa spallucce e poco dopo, osservando la mia espressione sconcertata, scoppia a ridere. Gli assesto una sberla sul braccio, ma ovviamente non gli provoco nemmeno il solletico: Mike continua a ridere a crepapelle.
Alla fine, cedo anche io e fino al primo ristorante, non riesco a smettere.
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