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125. || Sophie.

«Sono il dottor Neilan» mormora, con voce agitata, «lui è Stephenson»

«Liam» esclama il mio ragazzo, allungando la mano verso di loro e stringendola. «Lei è Sophie, la mia ragazza» aggiunge dopo.

Stringo loro la mano e sorrido, un po' imbarazzata.

«Sapete dirci che cosa è successo? In modo breve...»

«Be'... eravamo ad una festa. Rachel, la ragazza... ha bevuto un po' troppo e quando ci siamo incontrate nel bagno ha cominciato a dire cose un po' strane. Penso sia perché è ubriaca... motivo per cui si è schiantata e...»

Incapace di continuare a parlare, tacquo. Senza neanche rendermene conto sono scoppiata a piangere. Liam mi ha stretto forte la mano, mentre i due medici mi stanno guardando con aria compassionevole.

«Scusatemi» mormoro, «è solo che... ho visto il suo corpo... e ancora non riesco a credere che sia successo»

Neilan mi posa una mano sulla spalla e mi guarda con fermezza.

«Signorina» mormora poi, «so che non ci conosciamo, ma le chiedo di fidarsi di me. Aiuterò Rachel a riprendersi e non la perderà. Glielo prometto»

Con gli occhi colmi di lacrime, annuisco. Poco dopo una donna chiama Neilan. Alzo lo sguardo e lo punto nella sua direzione: Rachel è stesa su una barella, completamente legata.

«Bledel e Johnson rimangono sul posto per aspettare la polizia. Noi dobbiamo andare immediatamente in ospedale: la ragazza sta perdendo troppo sangue. Se non la operiamo rapidamente, potremo perderla»

Ho quasi un mancamento, ma fortunatamente Liam è in grado di prendermi al volo. Deglutisco pesantemente, poi guardo Neilan.

«Seguiteci con la vostra auto»

Liam annuisce e, senza staccare la sua mano dalla mia, mi guida verso l'auto. Salgo lentamente e mi allaccio la cintura, senza smettere di guardare la barella che stanno mettendo dentro all'ambulanza. Rachel è stesa su di essa, immobile: le gambe colme di sangue, in una posizione innaturale. I due medici chiudono le porte, poi partOno in quarta, con la sirena accesa.

Liam mette in moto e li segue, fino all'ospedale più vicino. Non ho idea di dove stiamo andando e non ho idea di quanto tempo sia passato da quando Neilan mi ha promesso che salverà Rachel.

Il mio cervello vola verso destinazioni negative e pessimistiche, ma in una situazione del genere non riesco ad essere positiva. La cosa strana è che nonostante tutto mi sento molto più in colpa di quanto debba sentirmi, come se mi dispiaccia in modo alquanto profondo per Rachel. Mi dispiace, sì, ma non quanto alle sue amiche o ai suoi genitori. Eppure la sensazione è simile a quella che ho percepito quando Travis ha avuto l'incidente.

Penso che sia per il mio animo altruista e non per altro, altrimenti che senso avrebbe?

Devo resistere. Devo pensare positivo.

Ad un tratto sento l'auto fermarsi. Volto il capo di scatto e incontro lo sguardo di Liam. Senza proferire parola, annuisce. Slaccio la cintura e scendo dall'auto, riconciliandomi immediatamente con Liam.

Tenendomi per mano, cominciamo a correre, inseguendo Neilan e i suoi colleghi, che trasportano la barella. Mi fanno male i piedi e ad ogni passo in più la borsa minaccia di cadermi per terra.

Sento Neilan dare istruzioni ai suoi colleghi, poco prima di incontrare una porta, poi si ferma. Anche io e Liam smettiamo di correre e ci avviciniamo al medico.

«Vi chiedo di aspettare qui» mormora, con voce sconsolata.

«Certo, sì» risponde Liam.

«Torno fra un minuto. Ho bisogno di sapere delle cose sulla ragazza e in questo momento voi siete gli unici a cui possa chiedere»

Liam annuisce ancora, io rimango immobile. Ci consiglia di accomodarci su alcune sedie di plastica che sono disposte nel corridoio illuminato da una luce giallognola. Senza proferire parola, raggiungo una sedia e mi accomodo. Poggio la borsa su quella a fianco e, sospirando pesantemente, mi prendo il viso fra le mani.

Sono stanca, esausta. Ho le dita sporche di sangue mio e di Rachel, gli occhi mi bruciano e probabilmente ho parte del mascara colato sulle guance. Sono letteralmente inguardabile, a pezzi.

Liam si avvicina e si accomoda al mio fianco, accarezzandomi la coscia. Anche lui ha gli occhi arrossati dal pianto e dalla stanchezza.

«Andrà tutto bene» mi dice, sorridendo.

Questa volta l'ha detto lui a me e mi ha fatto alquanto piacere, considerato che ne ho davvero bisogno. Non ho il tempo di ringraziarlo: Neilan torna con alcuni documenti in mano e una penna.

«Compilo io questi fogli» si offre Liam, «fra i due sono quello che la conosce meglio» aggiunge poco dopo, sotto lo sguardo perplesso del medico.

«D'accordo» mormora, e gli passa i fogli e la penna.

Liam comincia a scrivere. Butto un occhio sulle domande che sono trascritte. Chiedono i dati anagrafici di Rachel, niente di più. Rimango sorpresa dal fatto che Liam sappia così tante cose su Rachel, ma in modo maggiore dal fatto che lei sia nata esattamente sei mesi dopo di me, il ventinove novembre del 1997.

«C'è un'altra cosa» mormora il medico, «abbiamo appena fatto un esame del sangue a Rachel per capire a quale gruppo appartenga. È risultata zero negativo e questo significa che lei può ricevere sangue solo da coloro che appartengono al suo stesso gruppo sanguigno»

Ho smesso di ascoltare alla parola "zero negativo". Deglutisco pesantemente e cerco di assaporare le parole che Neilan ha appena pronunciato. Non ci posso credere. Non è possibile. O meglio, sì...

«Ehm» mormoro, «io sono zero negativo... posso donare del sangue per Rachel? Mi farebbe davvero piacere»

Neilan pare confuso e perplesso quanto me, ma accetta la cosa.

«Ad ogni modo» mormora, «siamo riusciti a rintracciare i genitori di Rachel attraverso questo esame. Probabilmente il suo nome è già nel database e hanno trovato i nomi dei genitori. Saranno qui a momenti»

«Io li conosco» mormora Liam, in risposta, «racconterò loro cos'è accaduto, cercando di non spaventarli troppo»

Neilan annuisce e aggiunge che tornerà a breve per prelevarmi il sangue. Mi risiedo e Liam, dopo aver consegnato i moduli compilati, sospira.

«Non sapevo che fossi zero negativo» mormora.

Faccio spallucce. «Non abbiamo mai accennato ad una conversazione del genere»

Mi rivolge un piccolo sorriso.

«Lo so» replica, «ora non ti preoccupare. So che sono ripetitivo, ma andrà tutto bene: Rachel si rimetterà»

Gli rivolgo l'ennesimo sorriso, poi abbasso il capo.

Il medico torna dopo qualche minuto, insieme ad un infermiere, e insieme ci dirigiamo in una stanza luminosa e completamente bianca. Mi fanno sedere su una sedia di plastica e mi mettono a mio agio, cercando di parlare del mio vestito e del motivo per cui lo indosso. Sono un po' curiosi, ma decido di rispondere ugualmente, per non sembrare antipatica.

L'infermiere mi passa un po' di cotone bagnato di disinfettante sul braccio, per pulirlo da eventuali germi o batteri e, un istante dopo, preleva del sangue con una siringa. Non ho paura degli aghi e non mi fa schifo assistere alla scena. Ho passato un'estate intera a recuperare Grey's Anatomy, perciò ormai sono abituata a queste cose.

Mi ringraziano e il medico mi riaccompagna da Liam, poco dopo aver ordinato all'infermiere di mettere un'etichetta con il mio nome e il mio gruppo sanguigno sulla provetta.

Liam mi chiede se sto bene ed io annuisco. Non ho molta voglia di parlare, perciò mi risiedo e chiudo gli occhi, per cercare di riposarmi, almeno qualche minuto.

Ad un tratto sento un rumoroso tacchettio e poco dopo la voce di una donna disperata. Sta gridando il nome di Rachel, perciò non mi ci vuole altro tempo per capire che si tratta della madre.

Alzo il capo e un istante dopo incontro il suo sguardo. Il mio cuore perde un battito.

Ho già visto quegli occhi, una volta sola... Non si è alzata di un centimetro, i capelli sono sempre del medesimo colore, gli occhi nocciola e la pelle abbastanza abbronzata. Indossa una tuta nera e un maglioncino rosa cipria.

Devo ammetterlo, è diventata una bellissima donna. La prima volta che l'ho vista ho scoperto avesse meno di quarant'anni.

Mi alzo in piedi e lei rimane a bocca aperta, a fissarmi. Ha capito chi sono.

«Che cosa ci fai qua?» domando, con la voce spezzata.

Liam ci fissa, perplesso. A questo punto ricordo che lui conosce i genitori di Rachel e quindi anche la donna che ho davanti.

«Voi vi conoscete?»

Non sto capendo più niente.

«Elizabeth» la chiama Liam, «come fai a conoscere Sophie?»

Non risponde, continua a fissarmi, con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta. Leggo nei suoi occhi una paura strana, che non riguarda la figlia, ma qualcos'altro, ma non riesco a capire di che cosa si tratti.

«Elizabeth» mormora Liam, ancora.

Mi rendo conto dopo che ha pronunciato quel nome insieme ad un'altra voce maschile. Ma non può essere davvero la sua...

Mentre sento lo stomaco attanagliarsi, volto lentamente il capo e vedo qualcuno che non avrei mai pensato di incontrare la sera di Capodanno, in ospedale. O che comunque non avrei mai pensato di rivedere dopo tutto quello che è successo.

Non mi ha ancora vista. Si sta avvicinando ad Elizabeth con gli occhi fuori dalle orbite e le dita che tremano. Continua a chiamarla, ma lei fissa me, come assorta nei suoi pensieri. Quando lui mi guarda e si rende conto di chi sono veramente, realizza il motivo per cui Elizabeth non gli ha risposto.

Ed io comprendo la paura di Elizabeth.

«Oh mio Dio» mormoro.

Ora ho una visione chiara del suo viso. È di fronte a me, a distanza di qualche metro.

Non è cambiato per niente. I soliti capelli spettinati, corti e scuri; gli occhi piccoli e color nocciola; la barba di qualche giorno. Indossa dei jeans neri e una maglietta grigia, niente di più semplice. Come quando ci ha abbandonato, quel giorno.

Ho le lacrime agli occhi. Non può essere vero. Non può essere qui con me.

«Sophie» mi chiama Liam.

Guardo un'ultima volta quell'uomo, poi i ricordi subentrano nella mia mente.

Al primo pranzo a casa dei genitori di Liam... la frase di Luke, sul fatto che assomiglio molto ad una persona che hanno già incontrato, sia lui che Liam. Neilan che torna da noi, che ci consegna i documenti da compilare, che ci parla del gruppo sanguigno di Rachel.

Spalanco gli occhi.

Io sono zero negativo. Lei è zero negativo. Lui è zero negativo.

No.

No!

Deglutisco e cerco di restare calma, di allontanare quei pensieri, ma è come se i pezzi del puzzle si stessero mettendo a posto da soli.

Nella mia mente appare nuovamente il dottor Neilan che annuncia l'imminente arrivo. E poi l'entrata della donna, di Elizabeth.

A questo punto esplodo. Non ci posso credere.

I pezzi coincidono. Il puzzle è finalmente completo.

Rachel è la figlia di Elizabeth e Adam Watson.

Sì. Adam Watson.

Mio padre.

E questo fa di me la sua sorellastra da parte di padre.

Le lacrime cominciano a rigare il mio viso. Sono pesanti, calde, quasi bollenti. Non posso credere che mi abbia fatto una cosa del genere... che l'abbia fatto alla mamma e ai miei fratelli.

Adam chiude gli occhi e si copre il volto con le mani. Ha capito che ora so, che ho collegato tutti gli indizi. Non sono mai stata una stupida, e collegare i pezzi del puzzle non è stato così complicato.

«Sophie...» sussurra, in preda alle lacrime e al panico, «Sophie... Sophie...»

A questo punto esplodo veramente. Tutta la rabbia che ho covato dentro di me per tutto questo tempo riesce ad evadere dal mio petto.

«Sta' zitto!» grido con tutta la voce che mi rimane, «sta' zitto!»

Liam sta guardando la scena, con la bocca aperta e gli occhi spalancati, lucidi. Elizabeth piagnucola come una bambina di cinque anni e si copre la bocca con le mani. Involontariamente noto un anello scintillante al suo dito... certo, come ho fatto a non immaginarlo?

«Sophie» ripete Adam, ancora una volta.

Si è avvicinato a me e non me ne sono neanche accorta. Il suo volto è a pochi centimetri dal mio. Sebbene sia più alto di venti centimetri riesco perfettamente a guardarlo negli occhi.

«Sophie»

Non riesco a guardarlo più. Mi fa troppo male.

«Mi fai schifo»

È tutto quello che riesco a dire. Poi abbasso il capo e realizzo il tutto ancora una volta, cercando di deglutire il malloppo e di non vomitare.

Rachel è la figlia di Elizabeth e Adam Watson.

Di mio padre.

E quindi siamo sorellastre.

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NELLA FOTO: VICTORIA BECKHAM NEL RUOLO DI ELIZABETH MICHELE, LA MADRE DI RACHEL E LA FIDANZATA DI ADAM.

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