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124. || Sophie.

«Dovremmo chiamarla sul cellulare?»

La voce di Liam riecheggia nel silenzio più totale che si è creato. Deglutendo pesantemente, incontro il suo sguardo e faccio spallucce. Ad essere onesta non so se sia una buona idea: Rachel è già troppo ubriaca per mettersi alla guida, figuriamoci per tenere sotto controllo il volante e sostenere una conversazione con me e Liam.

«No» dico infine, «ma teniamola d'occhio, non vorrei che facesse cazzate»

Liam continua a guidare, tenendo sotto controllo la macchina nera che sfreccia davanti a noi. Rachel guida abbastanza rapidamente e stare al passo con lei è facile solo perché non c'è nessuno per strada, in questo momento.

Lancio un'occhiata all'orologio del cellulare: segna le undici e cinquantuno.

Se qualcuno mi avesse detto che avrei passato l'ultima mezz'ora del 2015 a pensare a Rachel Michele, non gli avrei creduto neanche sotto tortura.

Com'è possibile che mi fossi infilata in un disordine tale? Cosa c'entra Rachel con la mia vita? E perché la sto inseguendo su una strada deserta a mezzanotte meno dieci?

La risposta non tarda ad arrivare: l'ho vista con la disperazione negli occhi, l'ho vista piangere lacrime di angoscia che non ha mai versato insieme a me e a quanto ho capito neanche con le sue amiche più care.

Improvvisamente Rachel svolta a destra e decide di allontanarsi dalla zona del campus. Liam continua a seguirla, cercando di restare dietro di lei, a distanza di pochi metri. Comincio ad avere paura per lei: come posso fermarla evitando quindi che si ammazzi? Nonostante tutto quello che è successo fra me e lei non le augurerei mai di morire, questo mai nella vita. Sarebbe crudele e ingiusto nei suoi confronti. Non conosco la storia della sua vita, né mi interessa particolarmente, ma devo fare di tutto per salvarla.

Che cosa dirò ai suoi genitori se dovesse morire? Che giustificazioni potrò fornire?

Ad un tratto Liam mi prende per mano e la stringe. Anche lui ha paura. Liam conosce i genitori di Rachel e forse per lui sarà più complicato ammettere la realtà dei fatti.

«Andrà tutto bene» gli dico, sorridendo.

Annuisce con un gesto del capo, poi mi lascia la mano e continua a guidare. Mi tornano in mente tutti i ricordi della serata: la chiacchierata con le amiche di Rachel sul suo stato morale, ancor prima la chiacchierata con la ragazza che sto inseguendo in questo preciso istante, i balli con le mie migliori amiche, le foto con la mia compagnia, con le persone con cui ho legato di più da quando mi sono trasferita al campus.

E ancora... il tatuaggio di Liam per me, il pranzo a casa di Damon e Daisy, la pace con mia madre e il suo interesse nei confronti di Charlie, e il giorno prima il pranzo con i genitori di Liam e la proposta di matrimonio di Tom nei confronti di Jennette.

Sono tutti ricordi così preziosi e così particolari che non avrei permesso a me stessa di dimenticarli così facilmente, a prescindere da cosa succederà stanotte. A distanza di cinque minuti dovrò considerarli eventi dell'anno precedente; entrerò ufficialmente nel 2016 e solo allora inizierò una nuova vita, lontana da tutto quel dolore che mi ha resa quella che sono.

D'un tratto Liam aumenta la velocità. Torno a guardare davanti a me e vedo la macchina di Rachel allontanarsi.

«Cazzo, cazzo» impreca Liam, urlando.

Rachel gira l'angolo a destra e qualche istante dopo si sente un rumore assordante. Mi si gela il sangue sotto le vene e Liam aumenta di velocità, ancora una volta. Sbatto gli occhi più volte, mentre assaporo gli ultimi istanti di normalità, e mi rendo conto che tutto sta rallentando, come in un film. Sento il mio respiro affannoso, quello di Liam, i nostri cuori che battono all'unisono e le sue imprecazioni.

Liam preme più di quanto possa sull'acceleratore.

Ma è già troppo tardi.

Ferma la macchina e scendo correndo, raggiungendo quella di Rachel. Si è schiantata contro alcuni alberi. Il cofano è completamente distrutto e sul sedile del guidatore c'è il corpo immobile di Rachel.

Caccio un grido, con tutta la voce che ho in corpo. Il suo viso è colmo di sangue e il corpo è punzecchiato da pezzi di vetro. Il sangue le cola dappertutto... il vestito è sporco... i capelli spettinati... gli occhi chiusi, immobili. Sembra un fantoccio, una bambola di porcellana.

Grido ancora.

Liam impreca ad alta voce e si mette a smanettare con il cellulare, chiamando un'ambulanza. Attorno a noi non c'è niente, nessuno che possa aiutarci. Sono rimasta immobile a guardare il corpo di Rachel, autocommiserandomi di quanto è accaduto.

Tremando come una foglia, mi avvicino al corpo e poso due dita sul collo sporco, rischiando di sporcarmi del suo sangue.

Non posso crederci. È ancora viva.

«E' viva! È viva!» grido a Liam.

Lui annuisce e ripete le mie parole alla persona con cui sta parlando. Mi guardo le dita e vedo che sono sporche di sangue. I miei occhi continuano a fissare il liquido vischioso che ha sporcato la mia pelle chiara. Deglutendo pesantemente, cerco di liberare il corpo di Rachel dal vetro del parabrezza, ma invano... continuo a ferirmi, perciò decido di fermarmi e di allontanarmi.

Mi sposto di qualche metro e mi accovaccio a terra, prendendomi il viso fra le mani. Non posso credere che questo sia realmente accaduto... Rachel si è schiantata contro un albero, distruggendo l'automobile e rischiando di morire. Spero sia semplicemente svenuta e che non sia in coma... o qualcosa del genere... voglio solo il suo bene, nonostante tutto quello che è successo e che le capiterà. Spero che questo suo incidente non abbia ripercussioni sulla sua condizione fisica o mentale... psicologica, morale...

La testa mi sta scoppiando, devo smetterla di pensarci. Mi alzo in piedi e corro incontro a Liam. Ha appena smesso di parlare al telefono con l'operatore.

«Stanno arrivando, vero?» balbetto, con le lacrime agli occhi.

Incapace di parlare, annuisce con un gesto del capo e mi stringe a sé, sospirando pesantemente. Percepisco qualcosa di bagnato cadermi sul capo e deduco che Liam stia piangendo. Non voglio metterlo in imbarazzo alzando il capo e fissandolo, perciò decido di rimanere in quella posizione. Un abbraccio mi serve davvero molto in un momento come questo, considerato che ho appena assistito alla quasi-morte di una persona.

No, non posso pensare neanche un istante a questa possibilità. Rachel è solo svenuta. Non le accadrà niente di male, lo so.

«Mi dispiace tanto» mormoro, piagnucolando, «so che in fondo ci tieni a lei, Liam, e in un momento come questo non c'è bisogno di nasconderlo»

Si limita ad annuire e non risponde. Forse non ne è in grado. È cresciuto con Rachel, ha avuto la sua prima volta con questa ragazza e sicuramente vederla in una situazione del genere non è proprio piacevole... anche se negli ultimi quattro mesi ha solo cercato di metterci i bastoni fra le ruote.

Ad un tratto sentiamo una sirena. Mi alzo dal petto di Liam e mi guardo attorno sperando di vedere il pulmino avvicinarsi rapidamente.

Nel buio del primo gennaio 2016, una luce blu quasi mi acceca. Liam mi supera, tenendomi per mano, e cerca di fare cenno al guidatore. Quando la macchina parcheggia vicino a noi, immediatamente scendono sei infermieri dal retro. Due si avvicinano a noi, gli altri si precipitano verso il corpo di Rachel.

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