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123. || Sophie.

I suoi occhi castani rimangono a fissarmi per diversi secondi. Le sue dita tremano e ha il viso arrossato dal caldo... o da qualcos'altro, non posso saperlo.

Indossa un abito argentato, coi brillantini, scollato fino al seno e corto fino a metà coscia. Più che un vestito per Capodanno sembra uno da cocktail, ma non oso esprimermi.

«Che cosa ci fai qui?» squittisce lei.

Ha la voce di una che si è ubriacata fino allo sfinimento. Lancio uno sguardo ai suoi tacchi... devano essere alti almeno dieci centimetri e lei non riesce a stare in piedi da quanto ha bevuto.

Mi manda a quel paese e poi fa qualche passo, sperando di poter superarmi e uscire dal bagno, ma rischia di cadere rovinosamente a terra, così la raggiungo e la prendo al volo.

«Appoggiati qui» le dico, posandole la mano sul lavandino.

I suoi occhi marroni incontrano i miei una seconda volta e penso che sia quasi sul punto di sorridermi, ma cambio idea poco dopo.

«Rachel» la chiamo, «che cosa ha bevuto?»

«Qualche birra» risponde lei.

Incrocio le braccia al petto e sospiro. «Be', allora devo ammettere che queste poche birre che hai bevuto non le reggi affatto»

Mi manda a quel paese un'altra volta, poi sospira pesantemente. Mentre tace, lancio uno sguardo ai suoi capelli neri: sono sciolti e dall'ultima volta che l'ho vista li ha sicuramente accorciati. Le stanno bene, ma decido di non dirglielo, per evitare di farla arrabbiare.

«Ho bevuto della vodka» sussurra ad un tratto, con la voce di una che si sente in colpa.

Sul mio viso appare una piccola smorfia, poi sospiro.

«Hai fumato qualcosa? Ti sei... drogata... oltre ad esserti ubriacata?»

Rachel scuote il capo come una bambina di cinque anni e poi incrocia le braccia al petto.

«D'accordo» replico, «allora facciamo così: sono venuta alla festa con Liam... ti riaccompagniamo noi al campus, va bene?»

Appena sente il nome di Liam rialza il capo e le si illuminano gli occhi. Rimane a guardare un punto fermo, dietro di me, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime. Improvvisamente scoppia in singhiozzi.

«Sei proprio una stronza» commenta.

Storco un sopracciglio e la guardo senza capire. Non mi è sembrato di essere stata perfida con lei.

«Rachel, sei ubriaca e potresti dire cose che non pensi davvero» sussurro, sfiorandole il polso.

Si libera della mia presa e per poco non scivola a terra. Dopo essersi saldamente aggrappata al lavandino di ceramica bianca, sospira ancora.

«Perché non andiamo a sederci fuori? Ti offro un bicchiere d'acqua e torniamo al campus quando vuoi tu»

Rachel scuote ancora il capo e singhiozza.

«Sei proprio una grandissima stronza» ripete, sempre sussurrando.

Deglutisco e indietreggio, nella speranza che si calmi e torni ad essere tranquilla. Ma è tutto inutile: Rachel comincia a ripetere quella frase, urlando. Il lato positivo è che nessuno può sentirla, a parte me, grazie al volume alto della musica.

«Rachel, calmati!» le dico, più e più volte.

Ma lei continua a ripetere quella frase. Va avanti per un minuto, poi in preda ai singhiozzi si blocca.

«Sei sicura di stare bene?» le chiedo, con voce tranquilla.

«Sì!»

«A me non sembra proprio» replico, «vuoi che vada a chiamare Karen, Claire o Annie? Loro sono le tue amiche, possono aiutarti se non vuoi il mio aiuto»

Rachel scuote nuovamente il capo.

«Non mi capirebbero mai» bisbiglia, con gli occhi vuoti.

Deglutisco, un po' impaurita, poi mi avvicino nuovamente a lei. Non sembra accorgersene, perciò rimango immobile. Sto vedendo una Rachel completamente diversa da quella a cui sono abituata. La versione della puttana è stata sostituita da quella della ragazza depressa. Non so se andarmene e lasciare che risolva i suoi problemi senza di me oppure se restarle vicino, visto che una volta anche io soffrivo quanto lei.

«Sono le tue migliori amiche, ti capiranno sicuramente, qualsiasi cosa tu debba dir loro» aggiungo, con tono implorante.

Non so se sono in grado di farla stare bene. Rachel scuote il capo e ricomincia a piangere.

«No, nessuno mi capisce. Non so neanche perché sono venuta a questa cazzo di festa... o perché ho permesso che mi iscrivessero a quest'università di merda! Io volevo studiare qualcos'altro... io odio questo posto, io odio te e la tua cazzo di famiglia!»

Indietreggio nuovamente.

«Rachel» mormoro con voce salda, «sei ubriaca. Smettila di dire cose di cui potresti pentirti»

«Tu non sai un cazzo di me, Sophie Watson! Io invece sì... so che mi hai rubato Liam, mi hai rubato tutto quello di cui ho bisogno. Però almeno una partita contro di te l'ho vinta e ne vado altamente fiera»

Storco un sopracciglio e sospiro, rassegnata.

«Rachel, non so di cosa tu stia parlando»

«Eh certo che non lo sai! Come potresti? Quei due hanno fatto di tutto per nasconderlo anche a me. Non hanno pensato ad un piccolo particolare, però... il nome di una persona rimane per sempre»

Continuo a fissarla senza capire di che cosa diavolo stia parlando. È ubriaca, ne sono certa, ma c'è qualcosa nelle sue parole che mi sembra vero. Forse Rachel si sta sfogando per qualcosa che l'ha ridotta in questo stato di ubriachezza.

«Facciamo così» le dico, «perché non ti lasci accompagnare al campus? Se vuoi puoi passare la notte nell'appartamento di Liam. Domattina, appena starai meglio, ti riporteremo al campus»

Incrocia le braccia al petto e un piccolo sorriso appare sul suo volto. Sto quasi per prenderla per mano e aiutarla a camminare, quando lei scoppia a ridere in modo quasi isterico. Senza smettere di sghignazzare, si volta e afferra al volo la borsetta in tinta al vestito.

Mi lancia un'occhiata e smette di ridere.

«Saluta mamma e papà da parte mia, piccola Sophie»

E detto ciò, cercando di non cadere, lascia il bagno. Rimango impietrita a guardare la mia immagine nello specchio del bagno, cercando di capire per quale motivo Rachel abbia detto quelle cose così assurde.

Successivamente realizzo che non posso farlo in queto momento: Rachel è ubriaca, può fare qualsiasi cosa.

Esco dal bagno correndo e mi metto a cercare le sue amiche in lungo e in largo. Sul maxischermo non c'è più il videoclip della canzone in corso, bensì un orologio: segna le undici e quarantadue.

Continuo a cercare le sue amiche, sgomitando fra i corpi sudati e i lunghi capelli delle ragazze. Improvvisamente adocchio Karen. Ha un'espressione preoccupata e teneva in mano il suo cellulare.

La raggiungo e la chiamo.

«Dov'è Rachel?» domando, con il fiatone.

Karen si scambia un'occhiata con Claire ed Annie, poi fa spallucce.

«E' andata in bagno un quarto d'ora fa ed ero preoccupata per lei, così l'ho

chiamata e lei, dopo aver rifiutata la telefonata, mi ha mandato questo messaggio»

Gira il cellulare e mi mostra il messaggio.

> trovatevi un passaggio per stasera. Sto tornando a casa da mamma e papà. Dirò loro tutto quello che so.

Storco un sopracciglio e ricordo che Rachel ha detto qualcosa di simile a me. Sospirando torno a guardare Karen e le chiedo che cos'abbia bevuto Rachel.

«E' tutta la sera che è strana» mormora Annie.

«Già» le fa eco Claire, «è stata qualche giorno con i suoi genitori e da quando è tornata è cambiata molto. Stasera continuava a ripetere di aver brutalmente discusso con il padre e la madre, per questo credo si sia ubriacata»

Annuisco, ringraziandole.

«Noi le abbiamo preso un bicchiere di birra» aggiunge Karen, «lei l'ha bevuto e poco dopo è tornata con qualche bottiglia di vodka. Inutile dire che se le è bevute tutte lei»

«Sapresti dirmi quante erano?»

«Non saprei... un bel po'»

Chiudo gli occhi e sospiro, maledicendomi per non averla fermata prima. Ringrazio le sue amiche, poi comincio a correre verso il bar, dove ho lasciato Liam.

È ancora seduto con Mike e Matt e stanno ridendo fra di loro. Quando mi vedono si chiedono dove sia stata per tutto questo tempo.

«Abbiamo un'emergenza» mormoro rivolta verso Liam, «e ho bisogno di te»

Liam storce un sopracciglio.

«Rachel è ubriaca fradicia e credo che stia per fare una cazzata. Siamo ancora in tempo per fermarla, credo»

Liam balza in aria.

«Non può certo guidare in quelle condizioni» mormora Matt.

«Già» rispondo, «e quindi dobbiamo fermarla prima che metta in moto la macchina»

Saluto i ragazzi, poi Liam mi prende per mano e insieme cominciamo a correre verso l'uscita del locale. Il parcheggio della discoteca è pieno zeppo di macchine e trovare quella di Rachel non è un gioco da ragazzi.

Improvvisamente vedo il cancello del locale aprirsi. Una macchina piccola e nera avanza lentamente verso di esso.

«E' la macchina di Rachel» mormora Liam.

«Va' a prendere la tua, io cerco di fermarla»

Detto ciò comincio a correre verso l'auto nera di Rachel e la chiamo, più e più volte. Probabilmente da quanto ha bevuto non riusciva neanche a sentirmi da così lontano...

Sto quasi per raggiungerla, ma Rachel parte in quarta e lascia il parcheggio del locale. Impreco mentalmente e pesto un piede a terra, dopo essermi fermata. Pochi istanti più tardi sento il rumore di un clacson: mi volto.

Liam si sta avvicinando; si sporge per aprirmi la portiera ed io salto dentro. Mette nuovamente in moto e partimmo.

Spero con tutta me stessa che Rachel stia bene. E per la prima volta provo compassione per lei.

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NELLA FOTO:
Amy Leigh-Hickman nel ruolo di Karen Calixo
Carla Woodcock nel ruolo di Annie Trump
Florence Plugh nel ruolo di Claire Smith

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