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110. || Sophie.

Un'ora dopo – quando entrambe abbiamo terminato di cenare – stiamo parlando del liceo. Sarah ha frequentato sport come pallavolo e nuoto, che l'hanno aiutata a perfezionare il suo fisico e a renderlo più palestrato. Grazie al nuoto è riuscita a diventare più formosa e ad evitare così di cadere nell'anoressia. Alla festa dei suoi diciotto anni è stata notata da un fotografo, con il quale ha collaborato per circa un anno: ha posato per qualche rivista di moda, guadagnando la giusta somma per pagare il college. Nonostante questo piccolo periodo da modella, non è più interessata a ricoprire ruoli di tale genere.

Io le ho raccontato della mia passione per la corsa, delle gare che ho disputato e vinto. Le ho parlato della mia compagnia, dei miei amici, della prima volta che ho incontrato Shelley – alla materna – e Julian – in prima elementare.

Successivamente le ho parlato di Daisy e Ariana, conosciute in prima superiore, e di Cameron – il migliore amico di Shelley – con il quale ho stretto amicizia all'inizio del secondo anno.

Sarah pare molto interessata alla maggior parte dei discorsi affrontati. È una gran chiacchierona e le interessa sapere qualsiasi attività avesse mai praticato.

Verso le dieci e mezzo, ci alziamo in piedi e ci rivestiamo. Raggiungiamo la cassa parlando dei nostri professori del liceo, di quanto ci avessero fatto penare durante l'ultimo anno.

È il cassiere ad interrompere la conversazione.

«Pago io» esclamo, aprendo la cerniera della borsa.

Sarah pare sia delusa che riconoscente del piccolo gesto. Mentre le faccio l'occhiolino, tiro fuori il portafoglio e pago la cena.

Stiamo quasi per uscire quando Sarah va a sbattere contro un ragazzo. Sorpresa, la osservo mentre rischia di scivolare, ma fortunatamente il ragazzo riesce a prenderla al volo.

Ci impiego qualche istante a riconoscere la persona che ha evitato la caduta di Sarah. Di fronte a me, nascosto da una pesante giacca blu scuro e un capello di lana del medesimo colore, c'è Cameron.

Non mi ha vista, perciò decido di non interrompere il momento. Cameron e Sarah si stanno fissando; sono entrambi imbarazzati, rossi in volto, ma anche piacevolmente colpiti dalla persona che hanno di fronte.

Sarah sembra intercettare il mio imbarazzo, perciò si rimette sui suoi piedi e, tenendo il capo chino, si scusa. Cameron sorride e involontariamente il suo sguardo finisce sul mio viso. Spalanca occhi e bocca e arrossisce violentemente.

L'ultima volta che l'ho visto con una ragazza è stato il giorno del diploma. Circa dal secondo anno, Cameron aveva una relazione con una nostra coetanea, Linsday Lewbert. Si sono lasciati poche settimane dopo il termine del liceo, dato che lei voleva arrivare al college da single. Inoltre ha aggiunto che se fosse stato destino si sarebbero incontrati nuovamente. Cameron ha sofferto tanto, ma dopo qualche mese ha compreso che forse è stato un modo per lasciarlo e ha dedotto che non si sarebbero incontrati mai più.

«Sophie!» esclama.

Alzo la mano e, quasi imbarazzata, lo saluto. Nel frattempo Sarah ci sta squadrando con aria confusa.

«Vi conoscete?» domanda, indicando ora me ora lui.

«Scherzi, vero?» mormora ridacchiando Cameron, «conosco Sophie dalla seconda liceo»

Mi lancia un sorridetto, poi torna a guardare Sarah e allunga la mano per stringere quella della bionda che ha davanti.

«Cameron Rollins, piacere»

Sarah gli stringe la mano, ancora imbarazzata. Probabilmente sta pensando al fatto che un ragazzo di quattro anni più piccolo, dal quale è rimasta chiaramente colpita, le ha evitato una caduta.

«Sarah» sputa lei, ancora imbarazzata, «Sarah Hastings»

Cameron ha un sorriso che tocca entrambi i lobi. Anche Sarah non è da meno, anche se cerca inutilmente di nascondere la contentezza sul suo volto. Non so praticamente niente della sua vita sentimentale, solo perché lei non me ne ha parlato. Effettivamente è l'unico argomento che non abbiamo sfiorato, ma questo non mi ha fermata: ho pensato che Sarah sia single, altrimenti avrebbe sicuramente nominato un ragazzo tra le ore di lavoro e il servizio di baby-sitter. O comunque, lo avrei dedotto.

«Che cosa ci fai qua?» domando, rivolta a Cameron.

«Vengo spesso a prendere un cappuccino» risponde, «e hanno la wi-fi gratis, perciò ne approfitto per studiare un po'»

Sarah sorride.

«E' anche il miglior ristorante della zona, ad essere onesto»

Sarah spalanca gli occhi e rimane a fissarlo senza fiato. «Penso la stessa cosa»

Anche Cameron pare alquanto sorpreso dalla rivelazione di Sarah. Sembrano l'uno colpito dall'altra e questo mi piace: forse Cameron mi aiuterà a rendere Sarah meno infelice.

«Per questo motivo» si affretta ad aggiungere Sarah, con il viso arrossato, «ho invitato Sophie a cena»

Cameron soffoca una risata imbarazzata e sul suo viso appare un sorriso compiaciuto.

Ad essere sincera non sapevo che a Cameron piacesse questo locale. In fin dei conti lui è il migliore amico di Shelley, non il mio. Julian si trova dall'altra parte del mondo, insieme a Mark... lontano da me.

Improvvisamente mi torna in mente la lettera che mi ha spedito. Nonostante l'avessi persa, Liam è riuscito a trovarla e una sera mi sono ripromessa che l'avrei letta a breve. Forse, in vista degli esami, ho poggiato sopra libri, quaderni e appunti, perciò è sommersa dal peso che me l'ha fatta dimenticare.

La leggerò appena tornata a casa.

D'un tratto il telefono di Sarah trilla. Si affretta a raccogliere l'IPhone rosa dalla tasca della giacca e da un'occhiata rapida al display. Sbirciando, noto una fotografia con un uomo seduto su una carrozzina, dai capelli grigio scuro e il sorriso stanco. A giudicare dagli occhi e dal sorriso, deduco che quell'uomo è suo padre.

«Scusatemi» esclama, con aria alquanto rammaricata, «devo proprio scappare»

Alzo il capo e nel medesimo istante lei si volta; incontro il suo sguardo e riproduco un sorriso.

«Mi spiace riaccompagnarti a casa così presto» dice, «ma credo di avere un problema... a casa»

Sottolineando la parola "casa" deduco che stia parlando del padre. Spero non sia niente di grave.

«E' stato un piacere, Cameron» esclama Sarah, sorridendo e allungando la mano.

Lui gliela stringe calorosamente e sorride, poi si sporge verso di me e mi bacia la guancia. Lo saluto e esco dal locale, cercando di stare al passo con Sarah.

Una volta in macchina mette rapidamente in moto e parte.

«Qualcosa di brutto, Sarah?» domando, con espressione preoccupata.

Lei scuote il capo. «No, niente di che. A volte capita che abbia delle difficoltà ad addormentarsi, ma nulla di cui preoccuparsi, davvero. Basta che io faccia un salto da lui e tutto si calma»

La vedo asciugarsi una lacrima. Quanto mi dispiace per lei: sopravvivere non è stato facile per niente.

«Mio padre Gregory era uno psichiatra» mormora debolmente, svoltando nella via principale che porta all'appartamento di Liam.

La guardo, come a dire che può anche evitare di raccontare personali ricordi come quello.

«Mia madre, Serena, era una psicologa. Si sono conosciuti grazie al loro impiego e questo li ha portati a sposarsi dopo neanche un anno e mezzo di relazione. Otto mesi dopo sono nata io»

Sarah riproduce un piccolo sorriso. Parlare della madre le fa sempre male, nonostante l'avessi ascoltata solo due volte. Be', è del tutto normale. Anche io mi trovavo nella sua stessa situazione quando ho appreso che mio padre mi aveva abbandonata.

Improvvisamente la macchina di Sarah si ferma. Scuoto il capo e mi accorgo di essere arrivata a casa. Schiarendomi la voce, volto il capo verso Sarah e le sorrido.

«Grazie mille per la cena» esclamo.

Sarah sorride. «Grazie a te, Sophie. Mi sono trovata davvero bene con te. Dovremmo organizzare un'altra cena, magari con le tue amiche! Sono curiosa di conoscerle!»

Le rivolgo un sorriso a trentadue denti. «Ma certo!»

Prendo la borsa e apro la portiera. Dopo aver salutato Sarah un'ultima volta, scendo dalla macchina e raggiungo il portico.

Mi ricordo perfettamente cosa devo fare adesso.

Leggere la lettera di Julian.

E sì, lo farò.

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