104. || Sophie.
Quando entro in appartamento, Liam esce trotterellando dalla cucina e mi raggiunge. Sembra più stanco di quanto lo era prima che uscissi di casa, qualche ora prima, e a giudicare dallo sfogo che ha sul collo, intuisco che ha studiato.
«Ehi»
Si sporge per baciarmi ed io gli concedo la guancia. Inizialmente non do troppo peso a questa mia decisione, poi – mentre mi tolgo la giacca e le scarpe – mi chiedo per quale motivo non gli abbia permesso di baciarmi sulle labbra.
«Tutto bene?»
La sua domanda, fortunatamente, mi aiuta a non pensarci. Non ci ha fatto caso, perciò non è il momento di intestardirmi su questa mia decisione. Voglio riposarmi e soprattutto riprendermi dalla chiacchierata con Christian.
«Ho ordinato delle pizze» annuncia Liam, «spero siano di tuo gradimento»
«Ehm, sì» rispondo, «grazie»
Mi verso un bicchier d'acqua e mi siedo. Di fronte a me Liam mi scruta e mi osserva, come se cercasse di capire per quale motivo sia così strana. È la seconda sera che rincaso con quest'espressione assorbita e stanca; sebbene cerchi di controllare il mio umore, è tutto inutile. Liam si accorgerà comunque che qualcosa non va, ma preferirà tacere, perlomeno fino a quando io non deciderò di parlargliene.
Forse.
«Tra quanto arrivano?» domando.
«Dieci minuti» risponde lui, dopo aver lanciato un'occhiata all'orologio della cucina.
Segna le sette appena passate e dalla finestra della cucina non entra neanche un filo di luce. In giornate invernali come quella non c'è più luce già a partire dalle cinque del pomeriggio. Il sole è calato quando mi trovavo ancora all'interno dell'ospedale psichiatrico, nel bel mezzo della conversazione con Christian. Quando sono uscita dall'entrata principale, i lampioni attorno alla rotonda floreale e quelli che costeggiano la strada, si sono accesi e l'unica macchina parcheggiata vicino all'edificio era la mia.
«Allora» esclama Liam, «dove sei stata per tutto il pomeriggio? Ariana mi ha chiamato e mi ha domandato dove fossi»
Agguanto il telefono dalla tasca dei jeans. Mentre mi maledic per essermi dimenticata di accenderlo dopo esser uscita dall'ospedale, premo il tasto dell'accensione e il display si illumina.
«Ehm» balbetto, «mi sono fatta un'idea per i regali di natale. E ho il telefono scarico, motivo per cui non ho risposto»
Liam sospira. «La prossima volta non spegnerlo. Se succedesse qualcosa non siamo in grado di avvertirti»
Annuisco con un movimento leggero del capo, poi torno a guardare il mio cellulare. Dopo aver inserito il codice di sblocco, mi accorgo che Ariana mi ha chiamata quattro volte.
«Sai di cosa avesse bisogno?» domando.
Liam scuote il capo. «No, mi ha solo chiesto se fossi con te»
Guardo nuovamente le notifiche del cellulare. La più interessante è un'e-mail proveniente dall'università. Sospirando, la apro.
Gentile Sophie Watson,
le abbiamo spedito all'indirizzo segnalato ai nostri uffici informativi la sessione di esami programmata per gennaio. Prima del termine delle lezioni dovrà consegnare i moduli di partecipazione ad ogni esame.
Cordiali saluti,
la direzione.
Esami. Gli esami.
A gennaio avrò gli esami di tutti i corsi che seguo in università. Ammettere che sono agitata mi sembra un po' troppo poco riassuntivo. Devo cominciare a studiare e a ripassare ogni lezione.
«Qualche novità?» mi chiede Liam.
Alzo il capo e sorrido.
«E' arrivata posta per me, oggi?»
Liam balza in aria e si batte una mano sulla fronte. Dopo aver raggiunto il mobile dell'entrata, torna in cucina e posa davanti a me una busta bianca con lo stemma dell'università e il mio nome scritto sotto.
«L'hai ricevuto anche tu?» domando.
Liam annuisce. «Certo. Ho già segnato sul calendario del cellulare ogni esame, ma ho aspettato te per compilare i moduli di iscrizione perché ho paura di combinare disastri»
Soffoco una risata, divertita.
«Non preoccuparti» replico, «ti aiuto io. Mi prenderesti un pezzo di carta e una penna? Segno i miei e poi organizziamo i moduli»
Liam si alza in piedi e apre un cassetto della cucina. A volte mi stupisce come sappia tenere in ordine i cassetti della cucina e non la sua stanza. La sua camera sembra una giungla: pantaloncini da basket ovunque, mutande appese alle maniglie della porta e della finestra, agli spigoli delle mensole e ad ogni tipo di appiglio. La cucina, al contrario, è sempre in perfetto ordine.
«Ecco qua»
Apro la lettera e, saltando il foglio di informazioni, passo direttamente al calendario degli esami.
«Cominciamo bene» commento, «quattro gennaio ore otto, esame scritto di matematica»
Liam sogghigna. «Vedi il lato positivo, abbiamo l'esame contemporaneamente»
Alzo il capo e sul mio viso appare un piccolo sorriso. Questo magico momento viene interrotto dal citofono. Liam si alza in piedi e si reca a prendere le pizze, mentre io do un altro sguardo alla mia sessione di esami.
Nelle prime due settimane ho gli esami scritti – uguali per tutti gli studenti di corso –, mentre nelle ultime due quelli orali – i quali invece sono differenti. Fortunatamente in ogni giornata non sono sola.
Il sei gennaio ho il tema di letteratura su Amleto – il libro analizzato insieme al professor Wright – mentre il quattordici gennaio è previsto l'esame scritto di inglese. Tutti i componenti della nostra compagnia sono iscritti al corso di letteratura inglese e a quello di inglese, perciò quei due giorni saremo tutti impegnati. L'unico "esterno" è Mike, poiché ha un anno più di noi e quindi ha già superato questi esami.
L'otto gennaio, invece, all'esame di latino parteciperemo solo io, Liam e Shelley, dato che siamo iscritti solo noi.
La porta d'ingresso si apre e poco dopo Liam fa irruzione nella cucina con un cartone di pizza in mano. Mi alzo in piedi e lo afferro, posandolo sul tavolo della cucina. Mentre Liam si preoccupa di chiudere la porta di ingresso, io divido i due tranci di pizza che ha ordinato.
«Prendo dei piatti» esclamo.
La mano di Liam afferra il mio polso. Con il respiro mozzato alzo il capo e incontro i suoi occhi verdi che brillano sotto la penombra della cucina.
«No, stasera no» bisbiglia, «stasera ci mettiamo sotto le coperte e ci vediamo una bella serie tv insieme alla pizza»
Sul mio viso si fa spazio un piccolo sorriso emozionato e allo stesso tempo sorpreso. Senza pensarci su due volte allaccio le dita dietro al suo collo e lo stringo forte a me. Anche Liam non attende: le sue muscolose braccia mi stringono prima sui fianchi, poi sulla schiena, e riesce ad appropriarsi ancora una volta del mio corpo.
Affamate, le sue labbra cominciano a cercare le mie. Il suo respiro pesante ed emozionato mi provoca la pelle d'oca ed è per questo motivo che un brivido mi percorre tutta la spina dorsale. Nel momento in cui i nostri occhi si incrociano, le nostre bocche si appropriano l'una dell'altra.
Le nostre lingue si sfiorano, dando inizio ad una danza sempre più elaborata. I nostri corpi combaciano l'uno con l'altro, come due pezzi del puzzle. I nostri respiri fusi in uno solo e i nostri pensieri indirizzati sul medesimo desiderio.
Lui.
Lei.
L'altro.
Noi.
Quasi come se fosse stato in apnea, si stacca da me. Le sue mani sono sul mio viso, intrappolato fra le lunghe dita di Liam; i suoi occhi sono chiudo, come se si stesse godendo il ricordo di quel bacio; la sua fronte incollata alla mia; il ritmo del suo cuore coincidente al mio.
«Liam» sussurro, «a cosa pensi?»
«Penso che» ansima, «ti amo tanto perché una come te deve essere amata»
Sorridendo, mi sporgo con il viso per baciarlo ancora.
Come sono riuscita a plasmarlo? Perché, in qualche modo, è diventato migliore? Perché, grazie al mio intervento, ora è in grado di apprezzare e di amare? Non credevo di aver compiuto un lavoro degno di essere riconosciuto, ma ogni giorno che trascorro al suo fianco mi rendo conto che sta facendo passi da gigante.
«Se c'è qualcuno che merita l'amore sei tu, Liam, perché ti stai impegnando veramente tanto ad apprezzare ogni singola cosa che ti viene donata quotidianamente»
Il suo viso si distanzia dal mio.
«Ho imparato dalla migliore»
Soffoco una risata, poi mi volto per prendere il cartone di pizza. Gli occhi verdi di Liam mi scrutano ancora, così lo supero e dopo una frazione di secondo lui gira su se stesso.
«Andiamo» mormoro, ridendo.
Liam mi raggiunge e prende il cartone di pizza. Io, invece, saltello fino al divano e mi siedo. Dopo aver acceso il televisore, Liam si accomoda al mio fianco e lo aiuto a sistemare la coperta sgualcita sulle nostre gambe. Successivamente poggia il cartone di pizza sulla coperta e sorride.
«Che cosa guardiamo?» domando ridacchiando.
«Per stasera posso sopportare quella pappardella di The Vampire Diaries, o... la saga intera di Twilight... o semplici film romantici, come Pretty Woman, Titanic, Dirty Dancing...»
Scoppio a ridere divertita. Liam odia i film appena citati e non penso nemmeno che conosca la trama, ad essere onesta.
«Possiamo vedere qualcosa che potrebbe piacere sia a me che a te, se vuoi» mormoro.
Liam storce un sopracciglio. «Per esempio?»
«Be', una serie tv che sia indirizzata alle femmine e ai maschi. Per esempio American Horror Story o Pretty Little Liars»
Per evitare di rispondere, prende una fetta di pizza e l'addenta. Mastica lentamente, senza smettere di guardarmi negli occhi, poi annuisce.
«Vada per American Horror Story, mi ispira più della seconda»
Glistrizzo l'occhio, poi collego la serie tv al televisore.
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