27. || Sophie.
Gli occhi di Liam guizzano immediatamente su un'altra torta calorica. Sbuffando sonoramente mi chiedo per quale diavolo di motivo io l'abbia chiamato per accompagnarmi.
Sabato pomeriggio – dopo essermi trovata un piccolo lavoretto, aver aiutato Liam a studiare letteratura, spolverato mentre lui ripeteva scocciato la lezione e aver sistemato i suoi vestiti nell'armadio – ho accettato di fare la spesa con lui per il compleanno di Michael, il nuovo... amico di Ariana.
Quando sono tornata in camera, martedì sera, ho pensato che qualcuno si fosse appena picchiato e che Ariana, da brava crocerossina quale era, si stava prendendo cura del perdente. Solo dopo le presentazioni da parte di Daisy e Shelley, ho compreso che Michael non ha né partecipato ad una rissa, né che è il ragazzo di Ariana.
Per fortuna.
Esasperata, strappo dalle mani di Liam la confezione di torta e la ripongo nel banco frigo.
«Potresti gentilmente collaborare, Liam?» domando scocciata, «altrimenti puoi andartene e passare il pomeriggio con qualcun altro. Tilly, la bambina a cui faccio ripetizioni, aveva bisogno di me oggi pomeriggio... ma io ho disdetto per fare la spesa con te!»
Per tutta risposta lui scoppia a ridere e riprende la torta, mettendola nel carrello che trainavo.
A causa di Ariana e della sua brillante idea di festeggiare il compleanno di Michael, o come caspita si chiama, ha incaricato me e Liam di fare la spesa. Peccato però che la sua collaborazione equivale alla sua voglia di studiare.
Ovvero zero.
«Eh dai, Sophie, ti sto solo prendendo un po' in giro, non fare così. Se vuoi prendiamo una delle tue crostate alla marmellata» aggiunge ridendo.
Incrocio le braccia al petto e prendo un respiro, cercando di calmarmi. Vorrei saltargli addosso e strangolarlo, ma il luogo pubblico dove ci troviamo non è decisamente il posto adatto.
«Molto divertente» replico io, posando nel carrello la panna montata.
Sbuffo, poi prendo la lista dalla tasca della giacca e barro il prodotto appena preso con una matita.
Alzo la testa e dico: «Abbiamo bisogno di bevande. Cosa proponi?»
«Birra, birra e ancora birra» risponde lui, «solo perché non possiamo comprare qualche bottiglia di vodka»
«Intendo cose serie, Liam. Mi stai dando sui nervi, piantala»
Mi guarda sorpreso e capisce che il gioco è finito. Si scusa imbarazzato, poi si offre di portare il carrello. Lo liquido con un sorriso falso e mi dirigo verso il reparto delle bevande.
Oggi pomeriggio profuma di tabacco, probabilmente perché prima di passare a prendermi in dormitorio ha fumato. Nonostante le prime impressioni sul suo vizio di fumare, ho dovuto ricredermi: è un suo profumo, un suo tratto distintivo, e senza quel profondo odore di tabacco non è lui.
Nel momento in cui appare al mio fianco, per non sembrare distratta, mi affretto a raccogliere alcune bottiglie di coca cola e infine delle birre per i ragazzi, assecondando la richiesta di Liam. Le poso nel carrello e lui batte le mani entusiasta.
«Brava Sophie, ora sì che ragioniamo» esclama lui sorridendo.
«Sono ancora in tempo per rimetterle a posto, quindi stai attento a quello che dici, Hamilton» ribatto, spingendo il carrello.
Lui scoppia a ridere, con un ghigno divertito stampato in volto, e ricomincia a seguirmi, spingendo il carrello al posto mio. Gli rivolgo l'ennesimo sorriso divertito, poi guardo la lista ancora una volta.
«Mmh, mancano solo...»
La voce di una donna mi interrompe. Alzo la testa con un sopracciglio alzato e con mia grande sorpresa noto una bellissima signora sulla cinquantina, con lunghi capelli color castano scuro e gli occhi nocciola. La carnagione è color cioccolato chiaro e indossa dei semplicissimi jeans che le donano parecchio. Ha un naso stretto e allungato che la rende particolarmente carina.
Liam mi guarda confuso e schiarendosi la voce dice: «Come... ehm, come stai?»
Ricordo dopo per quale motivo abbiamo interrotto la nostra conversazione. Questa donna l'ha salutato, quindi conosce Liam.
«Bene! E tu?» chiede lei allargando le labbra in un sorriso.
È una donna sorridente, molto espansiva con le sue emozioni, o forse lo è perché non vede Liam da tempo. Cerca di abbracciarlo e Liam concede il contatto solo per qualche secondo. Quando lo sguardo della donna cade su di me, le mie guance si colorano di un rosso molto acceso. Abbasso il capo e quando lei tende la mano, mi fingo indaffarata a guardare la lista.
Con la coda degli occhi mi accorgo che la mano della donna è ancora tesa davanti a me, perciò alzo nuovamente il capo e, assumendo l'aria più tranquilla che conosco, gliela stringo, riproducendo il sorriso più sghembo che abbia mai fatto.
«Tu devi essere... oddio, non ci credo! Sei la ragazza di Liam? Wow... è... incredibile! Non pensavo che ti interessassero le relazioni, figliolo» trilla la donna, agitando le braccia in aria.
Aspetta... cosa? Figliolo? È la madre di Liam?
«Infatti...» azzarda lui, ma la donna lo interrompe di nuovo.
Mi rivolge un sorriso caloroso e dice: «Sono Jennette Brown, la madre di Liam, è un piacere conoscerti»
«P-piacere. Il mio nome è Sophie. Ehm, ad ogni modo, signora, io e suo figlio...»
Jennette mi interrompe, mentre scuote il capo sorridente.
«Non ti preoccupare, lo conosco abbastanza bene per sapere che è tutto merito tuo se oggi state insieme» esclama lei, con aria compiaciuta.
Guardo a disagio Liam e sospirando mi schiarisco la voce. Lui si fa avanti e annuncia: «Purtroppo dobbiamo proprio scappare, mamma. Io e Sophie abbiamo un impegno»
«Certo certo, non vi trattengo oltre. Sarebbe carino se veniste a pranzo almeno una volta. Lauren ci tiene a vederti... e presumo le farebbe piacere conoscere la sua nuova sorella»
Nuova sorella? Io e Liam non stiamo nemmeno insieme. Perché dovrei essere presentata come nuova sorella di Lauren?
Lancio un'occhiata a Liam e lo noto deglutire pesantemente.
«Ti farò sapere»
Per rendere vera la sorta di bugia appena confermata, mi prende per mano e mi trascina via, mentre con l'altra acciuffa il carrello e ci allontaniamo il più possibile dalla donna.
Jennette continua a guardarci, con espressione tranquilla e stupita, finché non scompariamo dietro ad un alto uomo, a fianco al banco del pane.
Quando per lui siamo abbastanza "al sicuro" da occhiate indiscrete mi molla e mi guarda con aria rabbiosa.
«Ma si può sapere che cosa ti è venuto in mente? Potevi dirle che non stiamo insieme?» esclamo, cercando di tenere un tono di voce basso.
«E come cazzo facevo? Ci ho provato, ma lei mi interrompeva sempre! Potevi anche dirglielo tu, Sophie!»
Porto una mano sul mio petto indignata.
«Io? Se lei non si fosse presentata, a quest'ora non saprei nemmeno chi è. Non avevi intenzione di presentarmi, vero? Certo, perché chi sono io? La ragazza che ti passa i compiti, quella che ti pulisce casa mentre studi, ma non un'amica! Vaffanculo Liam, fattela da solo questa spesa! Compra tutte le birre che vuoi e ubriacati pure a quella dannata festa! Tanto i miei consigli li usi per pulirti il culo, no?»
Gli lancio un'altra occhiataccia, poi mi allontano da lui ed esco dal negozio. A grandi passi cammino sotto il sole poco luminoso che sosta nel cielo grigio. C'è profumo di carburante e pioggia, perciò spero non piova mentre aspetto il pullman per tornare in dormitorio.
In più comincio ad avere freddo: la mia maglietta bordeaux è troppo leggera per il periodo dell'anno in cui mi trovo e la giacca di pelle nera fa solo scena. Sbuffando, mi accosto sulla banchina, aspettando che arrivi il pullman. Sul display appaiono i minuti che mancano alla prossima corsa.
Diciotto.
Cazzo.
Mi siedo e rinuncio ad ogni possibilità di tornare a casa prima. Infilo una mano nella tasca della giacca e stringo il mio cellulare. Poco dopo lo tiro fuori e lo sblocco. Ho un nuovo messaggio.
> Mamma
> Travis sta bene. Domani lo porteremo a casa. Non tornare a casa, per favore, voglio che tu stia in università e che studi. Ci sentiamo presto tesoro. Un bacio da tutti.
Sorridendo, blocco il telefono e lo intasco nuovamente. Poco dopo, la macchina di Liam si ferma di fronte a me e apro la portiera. Abbassa la testa per farsi vedere e sorride.
«Sono uno stronzo, lo so, ma ti prego, sali in macchina» dice lui serio.
Incrocio le braccia al petto.
«Se mi paghi una cena anche stasera accetto. Aah, e dovresti anche fare altre due cose, ma te le spiego strada facendo» mormoro, lanciandogli un'occhiataccia.
Mi alzo e raggiungo la macchina, salendo. Lo sento ridere, così gli tiro un bel pugno nel braccio e lui sobbalza.
«Stronza» commenta sorridendo, «Dai, ora dimmi quali sono le altre due condizioni»
«Allora...» comincio io, stendendo le gambe sul cruscotto, «primo, dovrai smettere di trattarmi male, altrimenti mi pagherai una cena ogni volta»
Liam pare confuso.
«Ricapitolando, se ti mando affanculo, ti devo obbligatoriamente invitare a cena?»
Annuisco dondolando la testa. «Proprio così» replico, con voce ammiccante.
Liam sbuffa e si passa una mano fra i capelli ricci e scuri.
«D'accordo. E la seconda?» chiede svoltando a destra.
Mi schiarisco la voce e mi sistemo sul sedile, per risultare più comoda di quanto già sia con le gambe ben stese sul cruscotto. Liam mi lancia un'occhiataccia ed io riproduco un sorriso divertito.
«Per penitenza, dovrai portarmi a pranzo da tua madre e fare finta che io sia la tua ragazza» sentenzio, posando le braccia al petto.
Liam inchioda e per poco non volo fuori dal finestrino, perché stupidamente non mi sono allacciata la cintura di sicurezza. Mi volto a guardarlo e noto quanto sia divertente e allo stesso tempo preoccupata la sua espressione.
«Ehm...» balbetta lui, «dovrai comportarti come se fossi la mia ragazza, te ne rendi conto?»
Scoppio a ridere e replico: «Sarà un gioco da ragazzi. E se ci chiederanno il motivo per cui non ci baciamo in pubblico, inventiamo che... non amiamo smancerie davanti alla gente»
Deglutisce.
«Chi intendi per... ci?» domanda, a disagio.
Mi giro a guardarlo.
«Be'... tua madre, la tua famosissima sorella, tuo fratello maggiore e... tuo padre»
Si rabbuia.
«Sophie... i miei genitori sono separati, proprio come i tuoi»
«Cazzo. Scusami Liam...» sussurro coprendomi la bocca.
I nostri occhi si incontrano e lui sorride gentilmente.
«Non ti preoccupare. I miei genitori si sono lasciati soprattutto perché mio padre lavorava in Germania, non per altro. Penso che si amino ancora e che quando mia sorella parte per qualche giorno, si trovino a casa di Jennette per scopare»
«LIAM!» grido esasperata, «potresti, cortesemente, evitare quella parola? Ce ne sono mille decisamente meno volgari che hanno lo stesso significato!»
Liam scoppia a ridere.
«D'accordo Sophie»
«Mi devi una cena in più, cretino. Mi hai trattata male»
Ride di nuovo. «Ma non è vero. Non ti ho mandato affanculo»
«Ma mi hai trattata male!» replico ridendo, ma consapevole del fatto che abbia ragione lui questa volta.
«Vabbe'... solo perché nonostante tutto ci tengo anche io. Forza, ora aiutami a portare la spesa in casa, piccola stronzetta!»
Parcheggia l'auto e, soffocando una risata, scendo dalla macchina, raggiungendo il portabagagli.
«Un'altra cena! Mi sa proprio che alla fine diventerai povero, caro Liam»
Scoppia a ridere e mi lancia un'occhiata. In questo momento i nostri occhi si incontrano e percepisco qualcosa nello stomaco, un dolore quasi soave e sopportabile che non ho mai provato in vita mia.
Ed è proprio qui, davanti all'entrata del dormitorio femminile della Goldsmiths University che ho la certezza di quanto mi piaccia Liam.
Continuo a guardarlo mentre afferra due sacchetti e, dopo aver chiuso il portabagagli, clicca sulle chiavi dell'auto.
Ho sempre sognato questi comportamenti fra me e lui, fin dal primo giorno di università, ma qui, adesso, ho compreso un'altra cosa... che sta sopra alla semplice amicizia, che può rendermi più felice di quanto lo sia mai stata.
Ognuno di noi nel mondo ha una medicina, qualcuno che può aiutarlo in qualsiasi situazione, sostenerlo ed amarlo. L'ho trovata, è Liam, ed è completamente diversa da quella che ho sempre immaginato.
Da quando ci conosciamo sono cresciuta molto e ho avuto solo tre attacchi di panico. Questo vorrà pur dire qualcosa, no?
Mentre entro nel palazzo, mi chiedo se Liam provi i miei stessi sentimenti, ma deduco che non potrà mai essere così, perché lui è l'esatto opposto di me.
___
NELLA FOTO: KATE BECKINSALE CHE INTERPRETA JANNETTE HAMILTON, LA MADRE DI LIAM.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro