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XXXIX. IL RITORNO

Erano passati tre mesi da quando la figlia di Beth era nata quando finalmente lui tornò. Mio fratello si stava rimettendo, anche se era un po' pallido.

Quel mattino mi affacciai alla finestra e lo vidi. Joseph era in piedi sotto di essa, simile a uno spettro. Il cuore mi sobbalzò nel petto. Era tornato, pensai, finalmente era tornato da me. Le lacrime cominciarono a corrermi lungo le guance, senza che riuscissi a fermarle.

-Joseph- lo chiamai, con tutto il fiato che avevo in gola –Joseph-

Lui non si voltò. Rimasi a fissarlo, confusa. Un istante dopo era scomparso. Fui subito aggredita da una violenta paura. Avevo sentito raccontare di strane visioni che precedevano l'arrivo di brutte notizie. In famiglia si tramandava che una prozia di mio padre avesse visto l'amato prima di scoprire che era morto di tubercolosi a miglia di distanza. Il fantasma l'aveva perfino stretta tra le braccia, sussurrandole che l'avrebbe sempre amata, qualsiasi cosa fosse successa. Fu così che scesi come una furia le scale, correndo fuori da casa e dirigendomi verso il porto, incurante di tutti quegli avvertimenti che, per anni, mi avevano tenuta lontana dal mare.

Quando arrivai vidi che c'erano due navi attraccate. Mi fermai, piegata in due dalla fatica, con un orrendo dolore al fianco per la lunga corsa, rendendomi improvvisamente conto che non sapevo proprio cosa fare. Feci un mezzo giro su me stessa, l'abito che frusciava. Dov'era? Dov'era lui?

-Penny!-

Sobbalzai e, riconosciuta la voce, mi voltai. Lui era in piedi sul ponte della nave, il sorriso più incantevole del mondo. Non mi era mai parso così bello e soprattutto così ricco. I suoi abiti erano molto costosi e il mantello che gli drappeggiava le spalle sembrava quasi brillare.

-Joseph!- gridai, sollevandomi l'abito per correre verso di lui.

-Resta ferma lì, scendo subito- mi urlò lui, sparendo dalla mia vista.

Lo attesi, torturando l'abito, il cuore in gola. Poteva anche essere cambiato in quella lunga lontananza. Poteva essere diventato un altro. Forse non mi amava neppure più. Scacciai questa folle e dolorosa idea e mi concentrai su di lui. I suoi vestiti erano costosi. Aveva fatto fortuna.

-Sei incantevole-

Alzai lo sguardo e incontrai quello di lui. Il mio cuore aumentò i battiti, le ginocchia mi tremarono, la vista mi si annebbiò perfino un po'. Joseph era diverso, eppure i suoi occhi erano gli stessi di sempre. Azzurri come il mare, potevo anche intravedere le onde che si muovevano nelle sue iridi. Bellissime e terribili onde che potevano sommergermi. Il suo sguardo, su di me, mi provocava le stesse sensazioni di un tempo. La voglia di stringermi a lui, quasi un dolore fisico. Il mio amore non era cambiato. Il viso di Joseph però era diverso. Era dimagrito molto in quel viaggio, ma sembrava più curato, più bello. I capelli scuri erano pettinati con cura. Il suo portamento era diverso, non era più quello del ragazzino con il quale m'intrattenevo nel bosco.

-Penny?- mi chiamò lui, la voce bassa, forse un po' sorpresa –Non mi dici nulla?-

-Io... oh, Joseph- feci un passo avanti per buttargli le braccia al collo, ma lui scosse la testa. Mi paralizzai, stupita e offesa. Non voleva più abbracciarmi? –Non qua- disse lui –non sta bene che una signorina perbene come te abbracci uno come me-

-Una volta avresti... -

-Non sono più il ragazzo di un tempo-

Quelle parole mi gelarono il sangue nelle vene. Le avevo temute per moltissimo tempo. La testa iniziò a girarmi. Il corpetto era troppo stretto. Lo sapevo... probabilmente amava un'altra, una ragazza di città.

-Dovrei controllare le navi che vengono scaricate- mi spiegò Joseph, lanciando uno sguardo verso il mare.

-Sono entrambe tue?- chiesi sorpresa.

-Sì, le ho acquistate, sono successe molte cose- sospirò. Il suo viso era stanco, molto stanco. Mi chiesi, con un pizzico di dolore, se avesse trovato confronto tra le braccia di altre donne in quel lunghissimo periodo di lontananza.

-Ti lascio- mormorai –così puoi continuare il tuo lavoro-

-Scherzi?- chiese lui, con un mezzo sorriso –Do un paio di ordini e ti porto a fare una passeggiata così ti racconto tutto-

Non riuscii a nascondere la gioia. -Ti aspetto qua-

Mezz'ora dopo eravamo finalmente soli.

-Ho trovato i genitori di mio padre- mi spiegò Joseph, mentre camminavano nel bosco –mio nonno è un uomo molto ricco, mi dato moltissimi soldi e io li ho investiti bene-

Lo fissai, certa che mi stesse mentendo. Il nonno di Joseph non era ricco, lo sapevano tutti. Mi morsi le labbra. Perché mi stava mentendo? E soprattutto come aveva fatto davvero i soldi Joseph? In cuor mio sapevo che era meglio non conoscere la verità.

-Mi sei mancata- sussurrò lui, avvicinando le sue labbra al mio orecchio.

-Oh, avrai avuto molte ragazze disposte a consolarti- lo provocai.

-C'è stata qualche corteggiatrice... ma io le ho respinte tutte, amo solo te-

Quelle parole mi percorsero come un brivido. Se era vero che aveva respinto tutte le corteggiatrici per me, beh, dovevo proprio ritenermi fortunata.

-Quasi me ne dimenticavo- borbottò, quindi lo vidi frugare dentro il suo mantello. Un attimo dopo tirò fuori uno scrigno di un materiale dorato, sopra erano incastonate delle piccole gemme rosse. –Questo l'ho trovato a Londra, è rivestito d'oro e ricoperto di piccoli rubini-

Lo fissai a bocca aperta. Non avevo mai visto un oggetto simile, doveva essere costato veramente moltissimo. Lo presi tra le mani.

-Aprilo- m'invitò Joseph –sono proprio curioso di vedere la tua faccia-

Indugiai solo un istante, prima di sollevare il coperchio. Dentro c'erano un paio di piume d'oca, una boccetta d'inchiostro e della carta finissima, di un delicatissimo rosa, che profumava di gelsomini. –Ma è meraviglioso!-

-Non sapevo cosa portarti... ho pensato a dei gioielli... beh, in realtà ti ho anche preso dei gioielli, ma sono ancora sulle navi-

-Gioielli?- chiesi, sentendomi in colpa –Non dovevi, oh, devi aver speso così tanto che... -

-Aspetta, non iniziare- m'interruppe, posandomi un dito sulle labbra –ho tutti i soldi che voglio, posso viziarti quanto desidero-

-Non so cosa dire- sussurrai, le lacrime agli occhi.

-Un bacio può bastare per il momento-

Gli buttai le braccia al collo e lo baciai con tutto il trasporto che riuscivo a trovare. Joseph mi attirò a sé con un movimento deciso ed elegante. Le sue labbra si mossero subito, diverse e uguali all'ultima volta in cui ci eravamo baciati. Sentii le sue dita infilarsi tra i miei capelli. Fui attraversata da un fremito. C'era qualcosa in lui di nuovo, come se quei viaggi avessero cambiato il suo modo di amarmi, come se fosse diventato più mondano, più esperto, mentre io ero rimasta la solita ragazzina. Quando ci staccammo, e fu solo quando non avemmo più fiato, lui mi sorrise, spingendomi indietro i capelli.

-Non sai quanto mi sono mancati i tuoi baci, li sognavo ogni notte-

Mi strinsi ancora a lui, bisognosa di sentire ancora il suo corpo contro il mio.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate di questo capitolo?

A presto

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