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XXIV. LA SPIAGGIA

Non avrei mai potuto nascondere la mia felicità. Era qualcosa che mi faceva brillare, che rendeva luminosa la mia anima e la mia pelle. La mattina seguente al mio bacio con Joseph, Katlyn comprese subito che c'era qualcosa di diverso in me.

-Allora?- mi domandò, mentre cucivamo in giardino.

-Cosa?- mi finsi ingenua. Katlyn non mi credette.

-Sii sincera- lasciò cadere sul grembo il suo lavoro. Un abito azzurro con decorazioni in pizzo.

Abbassai lo sguardo. Non riuscivo a dirglielo. Lei però capì comunque.

-Lo hai baciato!-

-No- ma era un no poco convinto. Insomma, non avrebbe ingannato nessuno.

-Non mentirmi- puntò le mani sui fianchi.

-Forse... io credo di amarlo- ammisi in un soffio.

Katlyn mi fissò a lungo prima di parlare. -Credo che la cosa più sensata da fare sia seguire il proprio cuore-

La fissai, briciole di confusione che mi sfiorava la mente.  Non pensavo che sarebbe stata così comprensiva.

-L'amore si deve sempre ascoltare- detto questo semplicemente si alzò e se ne andò. Avrei dovuto scorgere ciò che lei non disse, ma gli innamorati sono concentrati solo su sé stessi.

Quella notte rividi Joseph. Era sorridente e gioioso. L'aria profumata della notte gli scompigliava i capelli.

-Ho una sorpresa- esordì.

-Che genere di sorpresa?- indagai.

-Non te lo dirò... occhi chiusi, altrimenti dovrò bendarti!- mi raccomandò Joseph.

-Non so se ci riuscirò, muoio di curiosità- protestai.

-Voi donne siete tutte troppo curiose- mi rimproverò dolcemente.

Fu così che mi condusse per un tempo che non avrei saputo definire. Mi sosteneva con dolcezza. Io tenevo gli occhi chiusi. Era bello farsi condurre in quel modo.

-Ora puoi riaprire gli occhi- esclamò a un certo punto.

Sollevai le palpebre, il cuore che martellava nel mio petto. L'immagine che mi si presentò davanti s'impresse nella mia anima.

Aveva ricoperto la riva del fiume di sabbia finissima. Il cuore mi mancò. Avevo quasi dimenticato di respirare davanti a quello spettacolo.

-Visto che tu non puoi andare alla spiaggia, ho deciso di portare la spiaggia qua-

Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e per poco non piansi. Se quello non era amore allora cosa lo era? Non lo sapevo proprio. –Grazie- mormorai.

-Non devi ringraziarmi... io sono felice che tu possa camminare sulla sabbia- dichiarò.

Non so ancora come sia riuscito a farlo. Joseph però è sempre stato pieno di sorprese. Mi liberai delle scarpette e affondai i piedi nella sabbia. Era morbidissima. Feci una giravolta, le braccia tese in alto, come una ballerina.

-Sembri una nereide- commentò Joseph, lo sguardo luccicante.

Gli sorrisi, facendogli una riverenza. –Non dirmi che ne hai vista una-

-Certo, ne ho viste moltissime a dire il vero- rispose.

Lo fissai, indecisa su cosa rispondere. La serietà con cui Joseph mi aveva risposto m'impedì di replicare in maniera sarcastica.

-Su, sediamoci- mi propose lui, accomodandosi sulla sabbia.

Dopo un breve indugio lo feci anch'io. La sabbia si attaccò subito al mio abito, ma io la ignorai. Mi sentivo assurdamente libera. Un leggero vento increspava l'acqua del fiume, dando così l'impressione che ci fossero delle onde.

-Non sembra così diverso dal mare- commentò Joseph.

-Non mentirmi- gli risposi.

-Dico sul serio... credo che sia addirittura più bello- si voltò verso di me, lo sguardo che brillava, azzurrissimo come quelle acque.

-E adesso dirai che è più bello perché ci sono io al tuo fianco- lo punzecchiai.

-Anche per questo... ma soprattutto perché abbiamo ingannato la sorte-

Lo fissai, confusa. Il modo in cui lo aveva detto mi aveva sorpresa. C'era una strana carica nella sua voce, qualcosa che non comprendevo.

-La sorte non voleva che andassimo insieme alla spiaggia, così te l'ho portata qua- mi spiegò lui, un sorriso orgoglioso che gli piegava le labbra.

Sorrisi di riflesso. Sì, avevamo ingannato la sorte, almeno per una sera. Non è certo poca cosa questa per due ragazzi. No, per due ragazzi come noi era tutto. Affondai una mano nella sabbia e mi godetti la sensazioni di stringerla nel mio palmo. I piccoli granelli mi si conficcarono nella pelle. Era una sensazione stranamente piacevole. La lasciai scivolare giù, lungo le mie dita. Scendeva lentamente come se fosse all'interno di una clessidra. Il tempo, riflettei, il tempo che scorre lento e inesorabile. E poi rimase qualcosa. Una piccola conchiglia. La presi tra i polpastrelli e me la rigirai. Era bianchissima. Soffiai via la sabbia.

-Bellissima- commentò Joseph, spingendosi in avanti.

-Già... mia sorella spesso tornava dalla spiaggia con delle conchiglie, ma non me ne ha mai data una- lo guardai –sembra così fragile-

-Come la vita umana- commentò, sfumature di malinconia nella sua voce.

-Come me- sussurrai invece io.

-Che sciocchezze! Tu non sei fragile, sei la persona più dura che conosca- allungò un braccio e mi cinse le spalle –Sei perfetta e... sei la mia roccia-

-La tua roccia?- esclamai, ridendo –Ora esageri davvero- un senso di languido calore mi percorse il corpo, volevo solo abbandonarmi tra le sue braccia.

-Non so cosa ne sarebbe di me se non ti avessi conosciuto- e c'era qualcosa nella sua voce che mi fece tacere, impedendomi di rispondergli con una battuta.

Mi limitai a dargli un morbido bacio sulla guancia, al quale lui sorrise. Mi resi conto che profumava di salsedine e avventure.

-La conosci la leggenda di Davy Jones?- mi chiese Joseph, la voce bassa, dopo un breve indugio.

Ricordai vecchi storie che venivano sussurrate lontano da me. Davy Jones era uno spauracchio per l'isola. Non sapevo esattamente chi fosse. Uno spirito? Una creatura proveniente da un qualche luogo oscuro? Scossi la testa, consapevole che Joseph avrebbe potuto dirmi qualcosa di più.

-Ci sono varie teorie su chi sia Davy Jones, secondo alcuni un tempo era un pirata- sospirò –ora però dicono che sia uno spirito del mare, colui che trascina i marinai sott'acqua e che gli affoga- si passò una mano tra i capelli -per alcuni in realtà lui e il Re degli Abissi sarebbero la stessa persona-

-Una teoria interessante- commentai. Un brivido mi percorse la schiena. Perché improvvisamente mi sentivo nervosa?

-Questo spiegherebbe perché la leggenda della nave di Davy Jones è legata a quella del Re degli Abissi-

Joseph annuì lentamente, poi continuò, cambiando argomento.

-Lo sai che dicono che quando si dorme la propria anima visiti altri mondi- mi sussurrò.

-Altri mondi?- chiesi, sorridendo.

-Esatto- abbassò ancora di più la voce –e ti svelo un segreto, le anime si possono incontrare nei sogni-

-Molto inquietante- commentai.

-Oh, ma ci sono io- si piegò in avanti, inclinò la testa di lato e mi fissò. Dietro di lui il fiume sembrava davvero il mare.

Anni dopo la stessa scena mi si sarebbe presentata davanti, il destino giocava forse con me? Mi aveva fatto intravedere qualcosa che si sarebbe ripresentato, segnando il momento più importante della mia vita.

-Io... - le parole s'interruppero sulle sue labbra. Stava fissando un punto oltre la mia spalla. Mi voltai, già sapendo che avrei visto qualcosa che non mi sarebbe piaciuto.

Beth era di fronte a me, sorridente. -Buona serata!- esordì. Un brivido gelido mi percorse la schiena. Cosa voleva fare? E subito temetti il peggio.

-Che ci fai qui?- domandai, sentendo l'aria mancarmi.

-Oh, passeggiavo con Lars e abbiamo avuto un piccolo... diverbio- fece una smorfia.

-Mi dispiace- risposi, il cuore che mi tuonava nel petto. Sospettavo che Beth fosse lì per un motivo. Non appena sorrise  a Joseph compresi che avevo ragione. Mia sorella gli si avvicinò, una mano che giocherellava con i capelli.

Assistetti così al suo tentativo di sedurre Joseph. Due dei pagani che brillavano. Beth era davvero bellissima e brillante, oltre a essere chiaramente ubriaca. Rideva, si piegava in avanti, muoveva i fianchi. L'abito blu, arrivato solo il mese prima da Londra, le stava benissimo. Fin troppo bene. Era una seduttrice nata.

In seguito venni a sapere che voleva vendicarsi di Lars e aiutare Chris, che le aveva chiesto quel folle favore affinché io capissi che Joseph non andava bene per me. In effetti all'inizio riuscì a innervosirmi. Sentivo il veleno della gelosia invadermi le vene, simile a una sostanza corrosiva.

Joseph però, contrariamente a tutto ciò che mia sorella aveva pensato, resistette. Le rispose a malapena, lo sguardo che continuava a cercare il mio. Quando Beth si allontanò, tremante  di rabbia, seppi di aver vinto. Joseph era mio, nessuno ci avrebbe divisi. Non potevo però ancora immaginare che quello era solo l'inizio.
 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Vi è piaciuta l'idea di creare il mare?

A presto

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