XXI. LA LORO VITA
Le sere seguenti ci capitò spesso di tornare nella zona proibita dell'isola. I Reietti erano strani, questo lo compresi subito. Susy aveva un bracciale azzurro, fatto di un materiale che non avevo mai visto prima. Sembrava liquido.
-Un regalo di mio padre- mi confidò una volta –lui abita nel profondo del mare-
Se fosse vero o no, non lo seppi mai, ma il movimento dentro quel bracciale era ipnotico.
Anne invece diceva di poter leggere il destino nell'acqua. Non era raro vederla fissare una ciotola, dire qualche strana parola.
-Vede davvero qualcosa?- chiesi una notte a Joseph, mentre Anne buttava dei sassolini nella ciotola e recitava delle formule misteriose.
-Probabilmente quando beve troppo-
Una risatina mi sfuggì dalle labbra. –Sei incorreggibile- lo colpii dolcemente sul petto.
-Sono solo onesto, non credo che Anne veda davvero qualcosa, non nell'acqua perlomeno-
E poi c'erano i giochi. Si organizzavano spesso. A quanto pareva i Reietti amavano divertirsi. Corse con i sacchi, gare di tiro con l'arco, in pratica ogni genere di sfida.
-Non dirmi che non hai mai giocato alle mele di caramello- esclamò Joseph una sera, con un sorriso divertito, uno di quei sorrisi che riusciva a promettere moltissimi guai.
-Ehm, in realtà no- ammisi.
-Allora devi assolutamente giocare! Non si può dire che una persona abbia vissuto fino a quando non lo ha fatto-
-Io non ne sono certa-
Joseph fece un passo avanti e appoggiò le mani sulle mie spalle. –Fidati di me- sussurrò.
Aprii la bocca per rispondergli che, beh, era decisamente una richiesta esagerata, ma poi la richiusi. Certo, non lo conoscevo da molto tempo, ma in lui c'era qualcosa che mi diceva di fidarmi. –Spero di non pentirmene- celiai infine.
Joseph mi prese per le spalle, ridendo. –Non te ne pentirai, credimi- mi fece fare un mezzo giro, quindi mi trascinò con sé –su, andiamo, dobbiamo assolutamente vincere-
-Fammi indovinare: odi perdere?-
-Tutti odiano perdere- rispose allegramente.
-Joseph!- chiamò Anne, ridendo. La sua risata assomigliava al suono di una cascata. –Vuoi giocare o no?-
-Certo che voglio giocare!- ribatté Joseph, poi si voltò verso di me –Lo facciamo... che ne dici?- chiese, il tono più esitante, come se temesse di ferirmi.
-Va bene- dissi, il cuore in gola. Temevo di farlo perdere, ma volevo giocare, volevo provare a vincere. Soprattutto volevo vedere un sorriso sulle sue labbra.
-Perfetto, chiamo Karl e giochiamo- decise Anne.
Lo scenario era già pronto, in attesa.
Le mele pendevano sospese da fili quasi trasparenti che alla luce della luna mi sembravano quasi ragnatele.
Joseph mi guidò davanti a una delle mele. Le sue mani, posate sulle mie spalle, mi trasmettevano una sensazione di calore che non riuscivo a spiegarmi. Era come se bruciassero la mia pelle, nonostante l'abito.
-Cosa devo fare?- chiesi.
-Al via devi addentare la mela, io sarò dall'altra parte, vince la coppia che la finisce prima, quindi sii veloce- mi lasciò le spalle.
-Aspetta, in che senso addentarla?- chiesi sorpresa. La mia mente però viaggiava a ciò che sarebbe successo quando la mela fosse finita. Le nostre labbra si sarebbero incontrate. Il pensiero mi fece venire un capogiro. Non avevo mai baciato un ragazzo. Non nella realtà perlomeno. Nella fantasia avevo baciato tantissimi ragazzi. L'affascinante Robin Hood per esempio. Oppure l'audace Lancilotto. Nei sogni ad occhi aperti che avevano percorso la mia infanzia mi ero ritrovata a essere corteggiata da illustri personaggi che mi avevano sempre preferita alle loro dame. Mia sorella mi aveva presa in giro quando aveva scoperto un mio racconto in cui venivo salvata dal tenebroso Mordred, l'illegittimo figlio di re Artù, e da lui baciata davanti a una Camelot in fiamme.
-Non sai cosa vuol dire addentare? Eppure sei una ragazza molto colta... afferrare con i denti- scherzò Joseph, prima di prendere posto dall'altra parte della mela –sarai bravissima- mi rassicurò quindi.
Tentai di protestare, ma una voce femminile, chiara e forte, diede il via. E tutti si lanciarono sulle mele, come tante Biancaneve soggiogate dall'incantesimo della strega cattiva. Non c'era tempo per gli indugi. Mi gettai in avanti, io che mi ero sempre sentita simile alla principessa di una fiaba. Afferrai la mela tra i denti e la strinsi. Il sapore della mela caramellata invase la mia bocca, mentre la sua consistenza appiccicosa m'impiastricciò le labbra. Mille ricordi mi affiorarono nella mente. Ricordi d'infanzia, in cui io e Beth mangiavamo il caramello, rubandolo dalla cucina. Quei ricordi che riescono a scaldare il cuore. Non mi fermai. Continuai ad addentare e ingoiare, masticando appena. Fu un miracolo se non soffocai. Chiusi gli occhi per riuscire a concentrarmi meglio. Dovevo vincere, dovevo farlo. Io, che perdevo sempre quando mi dedicavo a un qualsiasi passatempo, misi tutta me stessa in quel gioco. E alla fine le mie labbra incontrarono qualcosa di morbido e appiccicoso. Un attimo dopo sentii qualcosa sfiorarmi l'angolo della bocca. Quando aprii gli occhi incontrai quelli di Joseph. Un mare in tempesta, ecco cosa sembrarono. Restai immobile, mentre intorno a noi tutti urlavano. Beh, urlavo anch'io, un urlo silenzioso. Avevamo vinto e ci stavamo baciando. Un bacio a labbra chiuse, ma pur sempre un bacio. E poi Joseph si tirò indietro, lasciandomi con il sapore di caramello sulle labbra e una sensazione indefinibile nel petto, che avrei ricordato ogni volta in cui avrei mangiato le mele al caramello.
-Visto che abbiamo vinto- mi disse Joseph, sorridendo.
-Ne dubitavi?- lo presi in giro.
-Io non dubiterò mai di te- e lo disse con un tono che mi strinse il cuore –come potrei dubitare di te?- continuò.
Fu forse quello il momento in cui il mio cuore decise che Joseph era molto di più che un semplicemente amico? Oppure quella delicata decisione era già stata presa? Non saprei proprio dirlo. Anzi, lo so, io ho sempre saputo, fin dal primo attimo in cui lo vidi, quanto forte fosse il nostro legame.
Anne insisté per metterci una coroncina di fiori in testa. La posò sia su di me, sia su Joseph, ridendo e acclamandoci. –Hai scelto una bellissima dama- disse e dal modo in cui lo guardò mi chiesi se non ci avesse lasciati vincere.
Joseph rise, la sua bellissima risata. –Lo so, lo so, sono fortunato- e mi trasse a sé, come un innamorato, facendomi arrossire.
-Sono la tua dama?- gli chiesi in quel momento. Immaginai che lui fosse un valoroso cavaliere e io la sua delicata donzella. Joseph aveva scelto me. Il pensiero mi confortava e mi faceva sorridere. Era bello pensare che avesse scelto me.
-Certo che sei la mia dama- mi rispose lui, un bellissimo sorriso sulle labbra.
E fui felice di saperlo. Fu in quel momento che successe qualcosa d'impossibile. Una pioggia di fiori cadde su tutta l'isola. Per anni si sarebbero interrogati sulla causa. Io voglio credere che fosse per noi, per me e Joseph.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa pensate di questo capitolo?
A presto
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