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Capitolo 2

*Crystal's POV*

"Dove stai andando così da sola in luogo come questo?" Mi domandò non smettendo di mostrare quel suo sorrisino arrogante che avrei voluto eliminare senza alcuna esitazione.
"Da nessuna parte che comprenda la tua presenza" Gli dissi sicura di me senza distogliere i miei occhi neri dai suoi smeraldi. Mentre dicevo quella frase, provai a superarlo, ma lui con uno scatto veloce mi si parò davanti bloccandomi e rispose: "E' maleducato andarsene così senza nemmeno presentarsi. Non ti hanno insegnato le buone maniere i tuoi genitori?"
" Io non ho genitori, sono sola. E se ora vuoi scusarmi me ne devo andare. Ho cose più importanti da fare che pensare all'educazione e all'essere gentili con un perfetto sconosciuto!" Risposi non nascondendo l'irritazione e la leggera rabbia che provavo.
" Io sono Steve e sinceramente, potresti almeno dirmi il tuo nome!" Mi supplicò cercando di convincermi anche con lo sguardo pieno di sicurezza come se fosse il padrone del mondo. Si stava comportando come se conoscermi fosse di vitale importanza. Cosa di cui dubitavo fortemente. E' impossibile che una persona, soprattutto se questa è uno sconosciuto, si interessi così tanto a un'altra persona appena incontrata. Un uomo si comporta così solo quando ha secondi fini e, peccato per lui, io sono troppo furba per credere alle sue false buone intenzioni.
"Crystal e ora lasciami andare" Sbottai esasperata per colpa della sua determinazione a farsi gli affari miei.
"No, non ti lascio passare; c'è qualcosa in te che mi incuriosisce!" Affermò bloccandomi nuovamente. Stavo parlando, o meglio cercando di scappare da lui rispondendo alle sue maledettissime domande, ormai da dieci minuti e già volevo mandarlo a quel paese passando direttamente alle maniere cattive, ovvero a suon di calci sul sedere.

" Ah si? Beh allora dovrai controllare la tua curiosità perché io ho degli affari da sbrigare!" Dissi fredda cercando di avanzare, ma non riuscendo a procedere per la mia strada per colpa di quel ragazzo troppo curioso e fastidioso, mi voltai e mi incamminai verso la stazione vecchia e abbandonata dove potevo passare la notte senza persone che mi disturbassero o che si intromettessero negli affari altrui.

Ero in una brutta situazione: non sapevo come superare la dogana per andare in Croazia e non sapevo nemmeno come avrei fatto a sopravvivere in futuro. Non volevo trovarmi un lavoro dove avrei dovuto sottostare alle regole di qualcuno e obbedire senza fiatare. Volevo semplicemente rimanere libera ed essere il capo di me stessa. Ma l'unico modo per raggiungere questo mio piccolo obiettivo era aprire un negozio tutto mio e i soldi non ce li avevo. Dovevo trovare un modo per sopravvivere alla svelta, ma per ora l'obiettivo era capire come andare in Croazia. Bisognava affrontare un problema alla volta; solo così potevo tenere tutto sotto controllo. Dovevo essere paziente e non dovevo dare libero sfogo alla mia mania di fare tutto il prima possibile. Dovevo rimanere calma e cercare tutte le soluzioni possibili creando il piano giusto con tutte le possibili soluzioni ai vari ostacoli che si sarebbero potuti presentare. 

Quella notte arrivò la soluzione ai miei problemi: un falsificatore di passaporti.

Alla stazione, mentre ero seduta su una panchina di ferro arrugginita e sorseggiavo il mio solito caffè, ero riuscita a sentire due persone che parlavano di un falsificatore di passaporti molto abile in quel mestiere che non falliva mai e che non era mai stato scoperto. Inoltre ero anche fortunata visto che viveva in una zona vicina a dove dormivo.

Il giorno seguente mi diressi verso quella zona: l'uomo che mi avrebbe dovuto aiutare, viveva in una casa affiancata da una serie di condomini abbastanza vecchi con delle crepe sui muri. La casa era bianca e vecchia. Le pareti esterne erano sporche e piene di muffa, invece la porta, in legno di quercia, era rovinata, crepata e vecchia.
Di sicuro il proprietario non ci teneva molto alla cura della propria abitazione, ma questo non era molto importante, ero lì per un altro obiettivo e dovevo concentrarmi solo su quello e su come ottenerlo.

Appena uscii dai miei pensieri, feci un respiro profondo e bussai numerose volte, ma purtroppo il falsario non mi aprì nonostante la mia insistenza e, mentre tornavo verso la stazione con aria scocciata e sconfitta allo stesso tempo, rividi Steve, il quale continuava a guardarmi con un sorrisetto compiaciuto in volto. Non potevo crederci! Lui aveva osservato tutta la scena e ora si permetteva di deridermi. Così mi avvicinai e con un po' di rabbia che continuava a salirmi nelle vene dissi: "A cosa pensi di tanto divertente da fare quel sorrisino compiaciuto?"

" Io?! - domandò con sguardo innocente indicandosi con l'indice - Niente! Stavo solo osservando come il mio amico Carlo ti ignora!"

"Tu lo conosci?!" Esclamai sorpresa e leggermente felice. Forse questo ragazzo non era poi così insopportabili, antipatico e inutile come sempre. No, okay, rimaneva la stessa persona antipatica che avevo conosciuto, ma ora, avevo un motivo per tollerarlo e fingermi sua amica. Così iniziai a fingere di voler diventare sua amica. 

"Si, ti ho appena detto che è mio amico!" Rispose alzando gli occhi al cielo con tono irritato.

"Puoi farmi avere un colloquio con lui?" Domandai speranzosa mentre piegavo leggermente gli angoli della bocca in un piccolo sorriso cercando di convincerlo.

"Potrei, ma mi devi dare una valida ragione!" disse guardandomi dritto negli occhi. Alzai gli occhi al cielo. Ecco dove voleva arrivare: sapeva che avrei insistito per vedere questo "suo amico" e quindi, approfittandosi di ciò, avrebbe ottenuto anche qualche informazione su di me proprio come voleva ieri. Ero tentata di girare i tacchi e andarmene senza dargli nessuna informazione, ma dovevo ammettere che se era riuscito a mettermi con le spalle al muro, un minimo di intelligenza e furbizia doveva avercelo. Potrebbe essere stato un buon alleato anche se momentaneamente. Non considerando il fatto che c'era in gioco la mia libertà, e per quanto odiassi parlare di me, della mia famiglia e di alcuni miei problemi, lo feci.

"Sono scappata di casa e se non passo il confine rischio di essere trovata e di tornare nel luogo che odio di più al mondo... ovvero casa mia. Quindi aiutami!"

"Se me lo chiedi così gentilmente non posso che dirti che ti aiuterò, ma... che mi darai in cambio? Tu ci guadagnati la tua amata fuga e io?"

"Facciamo così – dissi guardandolo dritto negli occhi e puntandogli l'indice destro al petto – tu me lo fai conoscere, lo convinci a farmi il passaporto e io in cambio ti darò la metà del bottino che otterrò dal furto che intendo fare a breve. Ci stai?"  chiesi porgendogli la mano. Lui, stringendola senza pensarci, disse: "Ci sto!"

In seguito si incamminò guidandomi verso il suo amico e, bussando in codice: tre colpi, pausa e poi altre tre colpi, si fece aprire la porta.
Un uomo gobbo, vecchio e dall'aspetto cinico, mi squadrò dalla testa ai piedi. Stava per chiudermi la porta in faccia, ma quando vide Steve accanto a me, ci fece entrare, anche se con riluttanza. Chiusa la porta si avvicinò a noi e, con uno sguardo e un tono di voce minaccioso, mi chiese: "Che cosa vuoi?"

"Solo un passaporto falso!" Risposi alzando leggermente le spalle con tono ironico. Si vedeva che era amico di Steve: arrogante, spocchioso, odioso come Steve. Senza contare il fatto che puzzava come un cane che non si lavava da anni. Volevo tapparmi il naso e far scomparire in questo modo il tremendo odore di umido e bagnato. Per fino un cane vero o un maiale aveva un odore migliore. Scartai l'idea; già mostrava una certa ostilità nei miei confronti e se osavo chiudermi il naso, avrei solo peggiorato le cose. Quindi lasciai stare e continuai a sostenere il suo sguardo.

"Solo?! Solo? – disse mostrando tutta la frustrazione e la rabbia che per colpa mia stavano crescendo – Hai idea di quanto sia difficile farne uno perfetto?"

"In realtà no... Sai non faccio questo lavoro come qualcuno qui vicino. - Ammisi arrogantemente scrollando le spalle - Ma posso tranquillamente immaginare che è complicato. Però so anche che non è impossibile se si ha la giusta somma di denaro come motivazione!" Continuai con tono saputello e arrogante nello stesso tempo.
So che comportandomi in questo modo, antipatico, superficiale, provocante e chi più ne ha metta, è sbagliato e rischierebbe di far saltare in aria i miei piani; ma non posso farne a meno. E' più forte di me! Mi ha trattato male fin dal primo istante, questo Carlo, mi ha squadrato dall'alto in basso come se fossi un fenomeno da baraccone. Inoltre mi parlava in modo così odioso! Ero perfettamente a conoscenza del fatto che stavo assumendo un comportamento da bambina immatura, ma dopotutto avevo solo sedici anni... me lo potevo permettere.

" Non lo nego, ma non lo affermo nemmeno! Ma dimmi; perché vuoi così tanto scappare dall'Italia? Sembri una bambina!!" Esclamò riluttante guardandomi di nuovo dall'alto in basso.

Lo fulminai immediatamente con lo sguardo. Mi aveva squadrato di nuovo come se lui fosse più furbo e intelligente di me. E' vero che mi stavo comportando da bambina ma ciò non lo giustificava dal suo continuo mancarmi di rispetto. Sarà più vecchio di me e di molto, ma l'età fa l'esperienza non l'intelligenza. Per non parlare del fatto che si stava facendo gli affari miei e questa cosa non la riuscivo proprio a tollerare.

"Semplice. Per cancellare definitivamente il mio passato!" Risposi cercando di dirgli un motivo che poteva rilevare tutto e niente su di me. Era un perfetto arrogante vecchio sconosciuto. L'ultima cosa che desideravo è che lui sapesse troppo di me e potesse usare quelle informazioni a suo vantaggio. Non si sa mai dove possa arrivare la crudeltà o la falsità delle persone. Basta guardare me: sedici anni e, al posto di stare a casa felice e contenta di poter avere tutto dalla vita, fuggo dalla mia famiglia e, per non essere comandata da nessuno, ho improvvisamente deciso di fare la ladra. Sfrutto le persone, come sto facendo con Steve. Almeno, le cose le dico in faccia. Di conseguenza, sono una Stronza con la s maiuscola e non un'ipocrita.

"E come farai a pagarmi? Non mi sembra che tu abbia i soldi!" Constatò il vecchiaccio mentre si accarezzava la barba grigia, ispida e lunga che possedeva.

"E' vero, ma puoi stare tranquillo ho già trovato il modo per procurarmeli; ma avrò bisogno del tuo aiuto Steve!" dissi voltandomi a guardare il ragazzo dagli occhi con un sorriso malizioso in volto.

" Mmh... la cosa mi incuriosisce... ci sto!" Disse grattandosi il mento.

"Bene! allora è fatta!" Esclamai alzandomi velocemente e in modo improvviso dalla sedia facendo saltare dallo spavento Carlo. Mi voltai a osservarlo e, vedendolo mentre mi fulminava con lo sguardo, gli sorrisi continuando a provocarlo con il mio comportamento sfacciato.

Il vecchio, sempre più spazientito a causa del mio caratterino, alla fine disse: "Ok perfetto! Ora andatevene! Ho del lavoro da fare!"

"Ma come siamo gentili" Borbottai sarcasticamente ruotando gli occhi al cielo. Non vedevo l'ora di andarmene da quella casa, ma il modo in cui mi si rivolgeva mi faceva saltare i nervi. 

Il vecchio mi fulminò nuovamente con lo sguardo, stava per dire qualcosa, ma Steve lo precedette chiedendo: " Quanto ci metterai?"

"Cinque giorni, ne uno di più, ne uno di meno!"Rispose spostando la sua attenzione da me al mio nuovo "socio".

"Ok è abbastanza tempo per realizzare ciò che ho in mente!" Esclamai dirigendomi velocemente verso l'uscita. Ora che avevo finalmente ottenuto ciò che desideravo, dovevo solo andarmene da quella casa e dire addio a quell'uomo con la barba per sempre.

"E cos'è che avresti in mente? Sentiamo, ragazzina" Sputò arrogantemente Carlo bloccando la mia fuga. Assottigliai immediatamente i miei occhi in due fessure ed esclamai: "Ehi vecchio! Non osare mai più chiamarmi così o te ne pentirai! Comunque sia ho intenzione di fare una visitina notturna al museo!" Odiavo quel soprannome. Avevo sedici anni, lo sapevo meglio di tutti, ma non per questo avrei permesso a quell'uomo di trattarmi come tale. Voglio e pretendo rispetto da tutti e, quindi, anche da lui.

"Quindi vuoi fare la ladra?" Chiese con tono di voce leggermente sorpreso alzando un sopracciglio.

"Diciamo che mi interessa solo avere una libertà dove non devo obbedire o rendere conto a nessuno! Andiamo Steve!" Ordinai in modo svelto e secco aprendo la porta per fargli comprendere la mia volontà di andarmene subito.

"Non osare darmi ordini! Non sono il tuo burattino! - disse con tono stizzito- saluterò Carlo che ti piaccia o no!"

" Pff, fa come vuoi, ti aspetto fuori. Guai a te se ci metti troppo! Abbiamo un lavoro da fare!" Sbuffai irritata mentre lasciavo, alla buon ora, quella casa.

*Steve's POV*

"Dimmi Steve, di cosa vuoi parlare?" Mi chiese Carlo curioso.

"Che ne pensi? Ci possiamo fidare?"

"E' una donna amico! Delle donne non ci si può mai fidare; sono astute come delle pantere! Quindi bisogna sempre tenere gli occhi aperti: non a caso si dice fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio!" Rispose vago con tono pacato ricorrendo a uno dei suoi tanti detti.

"Quella ragazzina è solo un'idiota! La sua famiglia era ricca e lei è scappata!" Espressi ad alta voce quello che ho subito pensato non appena ho scoperto quell'informazione.

"Come ti ho già detto è una donna... chi le capisce è bravo! Ma guarda il bicchiere mezzo pieno... non è interessata ai soldi!"

Annui lentamente con il capo. Carlo aveva ragione, non era interessata ai soldi, ma nonostante ciò, continuavo a sentire dentro di me una strana sensazione. Percepivo e, allo stesso tempo ero convinto, che quella bambina in realtà era molto più furba, astuta e intelligente di quello che voleva far credere. Nascondeva troppe cose quella ragazzina ed ero più che deciso a scoprire tutti i suoi segreti.

*Crystal's POV*

Ero finalmente fuori da quella sala così disordinata, sporca e vecchia... identica al suo padrone del resto. Ero stata lì dentro neanche mezz'ora o poco più e già sentivo l'aria mancarmi. Ero contenta di non dover più stare lì dentro insieme a quel vecchio aspro e burbero. Non lo sopportavo proprio!

Erano passati venti minuti da quando Steve si era fermato a parlare con Carlo, ma quanto ci metteva?! Ero stanca di aspettare! Quale parte di non metterci troppo o guai a te non è stata chiara?! Okay che erano amici ma io avevo i minuti contati, dovevo studiare il museo, gli allarmi, il piano e gli inconvenienti per attuarlo in modo perfetto! Ero tentata di andare dentro e portarlo fuori anche con le maniere forti, ma alla fine rinunciai a quella idea: il desiderio di non voler più vedere quel Carlo era molto più forte di qualsiasi altra cosa. Così decisi di rimanere là fuori, come un idiota, ad aspettare mentre tutte le altre persone continuavano a passeggiare facendosi, fortunatamente, gli affari loro.

Finalmente, dopo trenta minuti di saluti e chiacchiere, Steve uscì, lo guardai male e mentre mi voltavo verso la strada che conduceva al nostro futuro nascondiglio, gli dissi:

" E meno male che dovevi solo salutare!"

" Ma che..." Cercò di giustificarsi, ma lo interruppi immediatamente alzando un mano e esclamando quasi urlando: "Stai zitto! Abbiamo già perso troppo tempo! Seguimi!"

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