Capitolo 4 - Lǫgr
Dalla partenza della zona a nord di Lustrafjorden, percorrendo i bordi rocciosi del fiordo, le due barche arrivarono dopo pochi giorni alle coste Hafrsfjord. Il mare era mosso, un vento gelido faceva vibrare le vele, mentre alcuni uomini regolavano con maestria le due drakker. Alcuni gabbiani volavano sopra alle teste dei marinai, segno che la terra era vicina.
Kenneth si avvicinò al bordo della barca e guardando il paesaggio, riflessivo in quel saggio silenzio, estrasse il pugnale dal fodero nero. Delle rune che indicavano "fulmine", "saggezza" e "conoscenza" scintillavano grazie alla luce tenue del sole coperto dalle nuvole grigie.
- Dovremmo essere vicini alle coste Hafrsfjord, Kenneth. L'isola Lyngvi è nascosta da un fumo magico difficile da individuare, ma se ricordo bene... - Ander indicò con il dito tozzo l'orizzonte – dovremmo poterla vedere fra tre miglia marini, sempre se il vento è a nostro favore. La cosa però che mi preoccupa riguarda te, Fratello di Spirito. Hai dato una mano ai tuoi uomini poco fa, ma sei... pensieroso.
- Sto riflettendo sul come possiamo entrare nella caverna. Non nego a me stesso quello che ti ho proposto, ma... se fosse troppo rischioso? Abbiamo abbastanza uomini, però il viaggio sembra molto più lungo del previsto.
- Temi i nemici? Temi di non essere forte abbastanza per questa situazione? Kenneth, non è da te. – Ander posò una mano sulla spalla del Fratello di Spirito e agitò quel dito che cercava di infondere coraggio al Cavaliere di Tuono – Non ricordi più le battaglie contro i Troll delle Rocce? Abbiamo combattuto insieme, uno a fianco all'altro.
- Non è questo che mi duole, Ander. È il viaggio, la consapevolezza che forse... non avrei dovuto trascinarti in quest'impresa. Non so come dirtelo, forse... sono i giorni bui del ricordo di Liv.
- Non deve essere il ricordo della tua prima moglie a destabilizzarti, Kenneth. Ti ha dato dei figli, ti ha amato e onorato.
Kenneth rifoderò il pugnale e osservò la vela quadrata del vascello con lo stemma del lupo. Gli scudi rotondi dei Cavalieri di Tuono avevano il simbolo di due capre divine: Tanngnjóstr e Tanngrisnir*.
- Lo so, Ander, ma non posso negare a me stesso quello che ho provato quando ero con lei. Lo sai cosa significa comandare, dirigere le gesta del Consiglio della Scintilla. Quando sono stato scelto dal mio Consiglio ho onorato il mio compito, quando il Dio Thor ha benedetto mio figlio abbiamo omaggiato le vesti e gli scudi con suoi simboli, tutto per gli Dèi, ma... meno per il ricordo della mia prima moglie. Liv era stata concessa a me da suo padre per salvare quel maledetto villaggio vicino ad un nido di Draghi.
- Ah, bestie temibili – Ander sospirò guardando il mare.
- Liv amava quelle creature, si poteva dire che era un tutt'uno con loro. Quando... mi portò ad un nido cercai di non temere quelle bestie, lei sembrava conoscerle.
- Forse era così, Kenneth. Forse le conosceva più di noi.
- Già. – sospirò e posò una mano sul fianco coperto dalla tunica ocra, il vento gli spostò i due codini decorati con dei lacci arancioni – Poi quel giorno di primavera il Troll delle Selve la contaminò con il suo veleno e... la uccise.
- Kenneth, se mai torneremo vivi da questa spedizione, porta un dono alla tomba di Liv. Dimostrarle che le hai dato onore e amore.
- Onore? – rise, disgustato da quelle parole – Come possono dei miseri ricordi restituirle l'onore, se dopo poco tempo ho sposato sua sorella maggiore? Per quanto rispetti Tyra e le decisioni di suo padre, non potrò provare gli stessi sentimenti che ho avuto per Liv.
- Il vecchio Hrolf è sempre stato furbo. Temeva di aver perso l'alleanza politica con te, per questo ti ha concesso un'altra delle sue figlie.
- Furbo? Probabilmente, ma cieco al ricordo della figlia. Quando gli ho detto che da Tyra non volevo figli, poiché gli unici che desideravo mantenere erano quelli avuti con Liv, Hrolf si è offeso, dicendomi freddamente che "una donna può essere sostituita da un'altra". Diciamo, Fratello di Spirito, che Hrolf ha cambiato innumerevoli mogli prima di avere le sue figlie.
- Furbo, ti ripeto, furbo e freddo.
Le due barche si avvicinarono alle isole e un chiacchiericcio coprì per qualche minuto gli uomini nelle barche.
- Mio signore, siamo vicini – urlò un Cavaliere di Ghiaccio.
Ander si precipitò per prendere della cartapecora e osservare le coordinate dell'isola Lyngvi rappresentate su di essa. Kenneth si avvicinò a lui come se volesse dargli una mano.
- Dovremmo vedere la foschia verde che la ricopre – pronunciò il Capo dei Cavalieri di Tuono.
- Sì. – guardò i suoi uomini e alzò la voce – Siate pronti, l'arrivo è vicino.
- Preparatevi, appena giungeremo alla riva controlleremo la zona. Avvisate l'altra barca – urlò Kenneth indicando ai Cavalieri di Tuono le spade e i bauli con il necessario.
Gli uomini camminarono velocemente per avvertire e prepararsi per attraccare, evitando gli scogli e le coste pericolose.
Dopo una ventina di minuti le due drakker arrivarono vicino alla riva, gli uomini scesero con i loro Capi e presero tutto ciò che potesse servire: armi, cartepecore e bauli con le provviste.
I due Capi presero una pergamena con alcune indicazioni della grotta dove poteva essere il Dio Fenrir ma le probabilità di trovarla erano minime. C'era solo un indizio lasciato dai racconti degli Dèi, un fiume che poteva condurli dal Grande Lupo.
- Se seguiamo il fiume Ván* potremmo scovare l'entrata della grotta. – Ander indicò con il dito un segno su una carta pecora – Sì, potremmo seguire il fiume e una volta trovata la sorgente, possiamo vedere se è possibile passare nel rifugio del Dio.
- Sarà un viaggio lungo, Ander. Inoltre la vegetazione non ci aiuta – sospirò con preoccupazione Kenneth.
- Non è molto fitta, Kenneth.
- Lo so, ma di notte gli Spiriti Maligni e le belve potrebbero attaccarci.
Ander annuì. Dopo alcuni minuti i due Capi diedero gli ordini senza perdere tempo. Quando la notte arrivò molti di loro si organizzarono per il turno di guardia e per la gestione delle provviste, solo il giorno dopo sarebbero partiti per trovare il fiume.
Ander s'era addormentato con i suoi uomini solo dopo alcune ore, poiché voleva rimanere sveglio per controllare la situazione, ma cadde nel sonno quando Kenneth si sedette accanto al fuoco e cercò di riposare.
In quel momento di torpore e senza l'ombra dei nemici, la Collana del Silenzio si illuminò, come una piccola lucciola in quel mondo oscuro. Un fascio di luce nel cielo passò improvvisamente come una stella cadente per poi atterrare con un boato dietro a una collina rocciosa.
Ander aprì gli occhi e si svegliò di soprassalto, tastando con ansia la collana di sua madre. Un Cavaliere di Tuono che era sveglio per il turno di guardia lo fissò, non capendo la situazione e l'angoscia dell'uomo. L'uomo si stropicciò gli occhi e cercò di calmarsi, aveva la sensazione che qualcosa l'avesse svegliato; si alzò e senza allontanarsi troppo dall'accampamento guardò la luce bianca oltre quella collina. Il vento sfiorava le ciocche degli uomini e muoveva un po' di sabbia sassosa, Ander udì dei rantolii dei suoi uomini e, senza svegliarli, seguì quel bagliore.
Kenneth venne svegliato dal Cavaliere di Tuono che aveva visto Ander. Il Capo dei Cavalieri di Tuono rimase stupito e svegliò i Cavalieri di Tuono, i quali a loro volta svegliarono i Cavalieri di Ghiaccio.
- Come? Ha seguito una luce? - domandò Kenneth al Cavaliere di Tuono che aveva visto Ander avviarsi verso la collina.
- Sì, è andato verso quella collina rocciosa, non ha detto nulla – disse il Cavaliere di Tuono.
- Va bene, state allerta, vado a recuperarlo. Lo conosco, non prenderebbe mai una decisione del genere senza un motivo.
Kenneth prese il pugnale vicino al giaciglio, una torcia e si camminò verso la collina che non era distante dall'accampamento.
Intanto Ander era arrivato dopo pochi minuti in cima al rilievo; le rocce coprivano la poca erba. Quei stanchi occhi adocchiarono con stupore un falò, un carro e una figura seduta. La collana continuava a emettere quella fredda luce. Un altro passo gli provocò una strana sensazione, ma non fece in tempo a chiedersi chi fosse quell'uomo che la voce di Kenneth lo raggiunse a qualche metro di distanza.
- Ander! Che cosa ti è preso?!
Ander guardò il Fratello di Spirito e poi di nuovo il piccolo falò, rilasciò un sospiro profondo, chiuse gli occhi per qualche secondo e ordinò i pensieri.
- Ti sembrerà assurdo, Kenneth, ma la collana ha iniziato a brillare e... ho provato la stessa sensazione quando incontrai il mio fratellastro Vàri. Quella luce che ho visto su questa collina mi ha portato qui. – indicò le fiamme che illuminavano l'uomo e il carro senza animali – Credo... che sia una divinità. La sensazione e l'energia che percepisco sono le stesse.
- Pensi... che sia tuo padre? Potrebbe essere stato liberato dalle sue catene e...
Kenneth deglutì un po' di saliva prima di spostarsi per controllare quella figura misteriosa. Ander mugugnò come se non sapesse che rispondere, non ricordava molto di suo padre dopo la morte di Tiril.
- Non lo so. Potrebbe essere?
- Beh, qui è rinchiuso uno dei suoi figli. Potrebbe aver udito le nostre preghiere durante il viaggio e...
- Potrebbe. – sospirò stringendo un pugno per la rabbia repressa – Ho bisogno di risposte. Controllerò quella figura e se sarà un pericolo ti avviserò. Torna indietro e attenua gli animi dei nostri uomini. Fidati di me.
Kenneth lo scrutò con attenzione, ma alla fine annuì, anche se avrebbe tanto voluto convincerlo a tornare indietro. Ander, se prendeva una decisione, non cambiava idea facilmente.
- Appena sorge il sole verrò qui per vedere se stai bene, d'accordo? Non muoverti e non fare idiozie.
- Tranquillo, non ne farò – sorrise e Ander si accomodò sul terreno sassoso coperto dai pochi ciuffi d'erba.
Kenneth tolse il mantello di caprone posto sulle spalle per coprirsi dal gelo della notte e lo prestò ad Ander.
- Non dico che morirai di freddo, ma almeno stai attento.
Ander prese il mantello e se lo mise sulle spalle; annuì e diede la mano all'amico, come per rassicurarlo. Poco dopo Kenneth tornò indietro.
Intanto la figura misteriosa aveva notato con curiosità Ander seduto a qualche metro di distanza, non si avvicinò né gli parlò.
Al sorgere del sole, Ander aveva chiuso faticosamente gli occhi, s'era addormentato seduto su quelle rocce, ma il sonno venne interrotto dal belare di due animali. L'uomo tossì rumorosamente e si stropicciò gli occhi, cercando di mettere a fuoco l'immagine di fronte a sé. Accanto a quel carro che aveva notato la sera precedente, c'erano due capre con delle corna d'oro e manto d'argento, il falò era spento e la figura si preparava a legare le bestie.
"È una divinità, l'aura che la ricopre è la stessa che aveva mio padre. Un'aura dorata, fatta di energia pura." Constatò Ander in quel turbine di pensieri.
La divinità pronunciò qualcosa alle bestie e sorrise; alzò lo sguardo e osservò le figure di Ander e Kenneth arrampicarsi sulla collina. Il biondo si voltò, seguendo lo sguardo della divinità, e salutò con un cenno l'amico. Finalmente i due Capi scrutarono la figura misteriosa e rimasero in silenzio, a esaminarne ogni singolo dettaglio.
- Kenneth, ieri sera quel Dio non aveva le capre con sé – pronunciò con decisione Ander.
- Capre? – Kenneth spalancò la bocca.
I due cercarono di condividere altre informazioni che potessero aiutarli a identificare quell'uomo, ma il Dio emise una grottesca risata e accarezzò una delle due bestie.
- Avete pregato così tanto nel viaggio, Cavalieri. Per questo sono qui – pronunciò con decisione la divinità.
Ander si alzò dal posto e fissò i lunghi capelli d'argento intrecciati con delle perle azzurre; notava la barba riccia dello stesso colore e gli occhi color giada erano sottili ma delineati da alcune rughe.
- Sapete, di solito non mi metto a discutere con i Mortali e con i Cavalieri, ma tu, Kenneth della prima discendenza dei Cavalieri di Tuono eri abbastanza insistente da farmi arrivare qui – pronunciò il Dio sistemandosi il mantello d'orso nero sulle spalle muscolose. - Tuo figlio come sta?
Kenneth sbiancò per quelle parole, fece un passo e osservò il corpo possente dell'uomo che lo stava interrogando, sulle braccia scoperte c'erano dei tatuaggi color giallo amamelide.
- Vi chiedo scusa... - chinò il capo e posò una mano sul petto. Fu sicuro della sua identità solo quando la divinità prese un martello dal carro - ...Dio Thor per non avervi riconosciuto. – alzò il capo e sorrise – Mio figlio Knut sta magnificamente. È orgoglioso di aver ricevuto la vostra benedizione.
- Sono felice di ciò – Thor sorrise e si sistemò accanto al carro.
Ander deglutì un po' di saliva e restò calmo, rispettava tutte le divinità amiche o nemiche del padre. Secondo la sua mentalità non c'era ragione di odiarle senza un motivo valido. Guardò con estrema attenzione i pantaloni neri e gli scarponi in pelle di capra, il busto della divinità era coperto da una tunica a maniche corte con una cintura e delle spille in avorio.
- Posso chiedervi come mai siete giunto fin qui? – parlò con rispetto Kenneth.
- Perché avete varcato un confine arduo. Qui giace il Grande Lupo. Io e gli altri Dèi vi abbiamo notati aggirarvi da queste parti e quindi, la scorsa notte, sono sceso a controllarvi, a evitare che liberaste il lupo. Non spetta a voi farlo; così come non tocca a voi combatterlo - disse Thor e posò la testa del martello sulla spalla.
- No, non fraintendeteci, siamo giunti fin qui perché volevamo chiedere al Grande Lupo un dono. Non abbiamo intenzione di liberarlo o di alleviare la sua tortura. Sappiamo che sarà vostro padre a combattere contro di lui – precisò Kenneth.
- Un dono? Dal Dio Fenrir? Di tutte le sciocchezze che ho udito in questi secoli, questa è la peggiore – il Dio rise e alzò un sopracciglio osservando i due uomini – Non appena vi vedrà, vorrà divorarvi, a meno ché non sia così stupido da risparmiarvi la vita, cosa che è improbabile. Posso chiedervi cosa volete, precisamente, dal Dio Fenrir?
- Una spada. – pronunciò con decisione Ander – Una spada che possa essermi utile nelle lotte contro gli Spiriti Maligni.
Thor tamburellò due dita sul manico del martello e lentamente si avvicinò ai due, si fermò a pochi metri da loro. Il belare delle due capre era l'unico suono che i tre potevano percepire
- Una spada? Sono state forgiate così tante armi nel corso dei secoli, perché proprio una da Fenrir?
- Perché tutte quelle che ho avuto non potevano contenere la mia forza e vorrei poter lasciare un ricordo ai miei figli quando perirò con onore – precisò Ander con tono quasi irritato verso il Dio Thor.
La divinità schiuse le labbra e si avvicinò ancora, spostandosi di lato per osservare con riguardo Ander. Kenneth fissò i due ma non si spostò, non voleva lasciare l'amico, non quando l'atmosfera era così tesa.
- Perire non ti renderebbe diverso da tutti gli altri, Cavaliere. Da' retta a me: tornate alle vostre dimore. Nelle vostre terre troverete sicuramente una valida alternativa al tuo dilemma - replicò il Dio.
Ander inarcò le sopracciglia bionde e posò una mano sul fianco, come se non accettasse quella critica. Kenneth comprese quello sguardo, ormai lo conosceva perfettamente.
- Che differenza farebbe perire nelle nostre dimore o qui? Se il Grande Lupo vorrà le nostre teste così sia, ma se darà al suo fratellastro una spada lo ricorderò con onore. Non credetemi sciocco, Dio del Tuono, non siamo giunti qui per portare leccornie al Dio Fenrir – sottolineò Ander con tono seccato.
Il Dio ritornò sui suoi passi e diede la schiena ai due, prendendo la corda che legava le due capre, il mantello svolazzava grazie al vento che spostava i cespugli e gli arbusti del paesaggio.
- Ah, figlio di Loki, sfidare un Dio non è un segno onorevole se egli ti dà il consiglio di rinunciare a un'impresa suicida. – Thor si voltò guardando i due – Tuttavia se è ciò che volete, scendete questa collina, seguite la zona a nord dove si estende la foresta di querce e troverete il fiume Vàn. Le sue acque vi porteranno dal Grande Lupo. – un dito si mosse verso Kenneth – Un'altra cosa... quando lanciai i fulmini nel deserto Taklamakan sotto lo sguardo vigile di mio padre, pensai che quelle creature fossero intelligenti, Cavaliere di Tuono. Non fatemi pentire della mia scelta. Essere creati dal Padre degli Dei grazie al Mjöllnir* deve essere un onore e non un errore.
- Lo sappiamo, Dio Thor. – Kenneth avanzò senza temere la divinità, poiché la rispettava – Abbiamo eretto monumenti per voi, gli scritti di vostro padre, gli aneddoti che avete consegnato nei sogni sono stati seguiti con cura. Nessun Cavaliere di Tuono vi ha disobbedito, rammentiamo la scintilla che batte nei nostri cuori, la stessa che avete lanciato per crearci.
- Molto bene – la divinità sorrise.
Il Dio salì sul carro e posò il martello vicino ai piedi, prese le cinghie delle capre, mentre il sole illuminava i guanti che permettevano di sorreggere l'arma. I due uomini rimasero in silenzio di fronte alla divinità.
- Vi auguro di trovare ciò che state cercando, ma badate bene, non fidatevi delle parole di quella bestia. Soprattutto tu, Kenneth, non fidarti mai della discendenza del Dio degli Inganni. Loki ha agito in maniera sbagliata così tante volte da far infuriare tutti gli Dèi – sottolineò il dio.
Thor fece schioccare le redini delle due bestie, le quali corsero con forza e partirono salendo verso l'alto e prendendo il volo, poi un fulmine coprì il viaggio della divinità, facendola scomparire nel nulla. Una serie di tuoni echeggiarono per qualche minuto, finché i due Capi rimasero soli.
Ander si morse la guancia interna e si voltò, dandole le spalle a Kenneth, voleva tornare dai suoi uomini e ignorare le ultime parole del Dio del Tuono. Kenneth camminò di fianco a lui come se non gli interessassero le avvertenze della divinità.
*
Tanngnjóstr e Tanngrisnir* - Nella mitologia norrena sono una coppia di capre magiche che trainano il carro del dio Thor. La loro principale caratteristica è il fatto che il dio possa cucinarle e mangiarle, e la mattina seguente, ricomponendo le ossa e la pelle, con l'aiuto del suo potente martello Mjöllnir esse magicamente ritornano in vita.
Fiume Ván* - Un fiume che si crea dalla bava del Dio Fenrir e che scorre nell'isola dov'è incatenato.
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