Capitolo 3 - Biðja
Il rumore dell'acqua che scorreva nel letto del fiume infondeva pace e armonia nella boscaglia che confinava con il villaggio e dei corvi volavano sulle cime degli alberi.
Ander tastava con le dita tozze il pendente che aveva al collo: la Collana del Silenzio. Non gli sembrava vero che fosse passato un giorno da quando Kenneth gli aveva rivelato la benedizione del figlio; molte erano le domande che lo affliggevano e i dubbi riguardo all'amico. Per questo motivo, il Capo dei Cavalieri di Ghiaccio si recò alla riva del fiume, alimentato dalla Cascata del Bianco.
Lì, dove scorreva il fiume colmo di pesci e ranocchie, abitava Fëanor. Era un Elfo di Luce che aveva trascorso la sua giovinezza insieme alle divinità e che aveva visto con tristezza l'abbandono di quella terra da parte della sua gente; ormai, per lui, i tempi gioiosi e antichi erano finiti.
Ander sperava di vederlo quella mattina, ma difficilmente la creatura si faceva notare dai Mortali e dai Cavalieri; gli occhi d'argento che il padre divino gli aveva donato si posarono sul cristallo luminoso del pendente.
- Sei ancora qui, Ander? Tu sei flessibile come un giunco che si piega alla grazia del vento – borbottò Fëanor.
Ander osservò l'Elfo di Luce che trascinava i piedi bianchi sull'erba, mentre si reggeva grazie al bastone di quercia; una veste di foglie gialle e verdi gli copriva il corpo magro e bitorzoluto.
- Flessibile come un giunco? Perché dici ciò, Fëanor? L'erba è debole e si impregna di fango e sangue nelle battaglie – protestò Ander.
- Vero, ma essa rinasce sempre dopo le intemperie, si piega alle difficoltà della natura per poi nascere di nuovo. La tua Essenza Magica fa la stessa cosa, si piega alle difficoltà della vita e ritorna rigogliosa come un tempo. – sospirò l'elfo mentre si posizionava di fianco all'uomo – Ma vedo che qualcosa ti turba.
- Sto preparando i miei uomini per un viaggio.
- Posso sapere in quale luogo ti recherai, figlio di Loki?
- Perché tanto interesse, vecchio elfo?
Ander guardò gli occhi perlati della creatura e le labbra blu che mostravano un sorriso rilassato; i capelli lunghi, intrecciati con dei rametti d'abete, scendevano sulla gobba.
- Diciamo che sono solo molto curioso. Ormai la mia gente si è spostata da Miðgarðr a Álfheimr eoni fa e le cose nuove mi incuriosiscono.
Ander posò una mano sul ginocchio piegato e guardò il fiume che scorreva di fronte ai suoi occhi; la tristezza lo invase per alcuni secondi. Fëanor picchiettò con il bastone una spalla dell'uomo seduto sul masso.
- Riflessivo, pensieroso e cauto come tua madre. Mi ricordo quando i primi Cavalieri di Ghiaccio e le Maghe di Cristallo venivano su questa terra dopo la decisione degli Dei. Tiril si recava spesso in questo fiume, - sorrise chiudendo gli occhi – bella come una primula e gravida del Dio. Quante volte la vidi seduta sotto a una quercia mentre attendeva tuo padre. Quante volte lui l'aiutava a scrivere sulle tavole di pietra, mentre lei scambiava quelle figure per segni incomprensibili. Silenziosa, dolce e fragile come un frammento di ghiaccio.
- Mio padre non l'ha mai amata, Fëanor. Tutto ciò che dici è la pura verità, tranne quell'amore. Mio padre l'ha scelta come simbolo di un'alleanza tra i Cavalieri e le Maghe, l'ha condotta nelle vie di Ásgarðr tra balli, feste e campi di grano. L'ha condotta ad un piacere sublime per poi usarla e avere da lei la sua purezza – protestò con ira Ander.
- Non dire così, Ander. Tua madre non era stupida, tua madre...
- Menzogne! – tuonò con ira Ander.
Il Capo dei Cavalieri di Ghiaccio si alzò dal masso dov'era seduto e stringeva i pugni sui fianchi muscolosi; camminò con ira pestando le foglie che coprivano l'erba. Fëanor l'osservò con attenzione, ascoltando le urla della sua anima, come un nonno fa con suo nipote.
- Quando ella morì, fui allevato dalle amiche di mia madre e quando raggiunsi la maggiore età, il vecchio Kolbjorn mi prese con sé. Quel pazzo! Credeva che fossi un abominio, non gli interessavano le parole di mio padre o degli altri Cavalieri, lui mi odiava! Odiava tutto di me perché era innamorato di mia madre, prima ancora che ella conoscesse Loki. Nessuno protestava quando lui mi picchiava dopo gli allenamenti, nessuno mi domandava perché un ragazzo portava delle lunghe cicatrici sui polpacci. "Il pazzo lupo" mi chiamava quel vecchio. Ricordo ancora gli sputi che bagnavano il mio volto! Ringrazio me stesso per averlo ucciso con le mie stesse mani. – mostrò i palmi al vecchio – Mi sfidò! Sfido la mia pazienza raccontandomi che se mia madre fosse stata ancora viva, l'avrebbe violentata di fronte ai miei occhi. Quel pazzo è stato un Troll.
L'uomo respirò con affanno e toccò il pendente che penzolava sul collo, socchiuse gli occhi e abbassò il capo come se volesse nascondere quel dolore. Il vecchio elfo sapeva tutta la storia della giovinezza dell'uomo, ogni singolo pezzo di vita, ogni lacrima nascosta.
- Mia madre era soltanto una fanciulla ingenua, la quale è stata usata come una pezza per pulire i mobili. Quando ho saputo del matrimonio di mio padre pensai che si palesasse per porgermi un saluto o un dono, ma... non fu così. Continuai a gestire la mia gente, continuai ad onorare il suo ricordo, ma non ricevetti niente da lui – sussurrò con dolore Ander.
- Oh, non essere così negativo con le decisioni degli Dei. Soprattutto con quelle di tuo padre. Non puoi sapere ciò che hanno provato lui e tua madre, poiché eri solo un neonato. Tuttavia non hai risposto alla mia domanda.
Ander guardò il cielo nuvoloso e si toccò la barba bionda decorata con delle perline d'avorio. L'elfo tossì e cercò di sedersi su un masso accanto all'uomo, le gambe magre, coperte dal muschio verdognolo, tremarono per quel movimento.
- In quale folle missione vuoi portare i tuoi uomini?
- Voglio condurli a Lyngvi.
Il guerriero fissò con freddezza l'elfo, il quale deglutì a fatica un po' di saliva. La creatura conosceva quel luogo, sapeva chi era stato incatenato lì.
- Come puoi condurli a una pazzia del genere, Ander? Cosa cerchi in quella terra? Non puoi rischiare di... - Fëanor alzò la voce come se volesse far ragionare Ander.
- Non rischierò, vecchio elfo. Ascolta. – mosse la mano e guardò con decisione l'anziano – Kenneth mi ha raccontato che una zanna di Fenrir può essere forgiata per ricavarne un'arma. Ho bisogno di una spada. Quando mia madre è morta per colpa di quella meretrice, mio padre divino non mi ha dato nulla per combattere contro gli Spiriti Maligni. Ho pregato e supplicato per aver da lui una spada. Ho il comando dei Cavalieri di Ghiaccio e del Consiglio dei Lupi, ma come posso difendere la mia gente e i miei figli senza un'arma? Voglio pregare Fenrir di concedermi una sua zanna.
- Ascolti troppo la voce di quel Cavaliere di Tuono, Ander. Ascolti troppo la sua saggezza – sospirò amaramente l'Elfo.
- L'ascolto perché mostra la verità. Anche se temo che lo possa ingannare in qualche modo – pronunciò Ander.
Il Cavaliere di Ghiaccio raccontò la benedizione del Dio Thor all'elfo. Quelle parole erano dure e difficili da comprendere per i vari turbamenti da parte di Ander, ma l'elfo aveva visto troppe guerre e battaglie e di certo non si stupiva per quel dolore da parte dell'uomo.
- Capisco, ma forse... non voleva raccontarti della benedizione del Dio perché sa cosa provi. Thor l'ha ascoltato, Sif l'ha elogiato e tu sei stato ignorato da tuo padre. Kenneth potrebbe aver paura di perderti – l'elfo strinse il bastone con le mani raggrinzite.
Ander socchiuse gli occhi e si sistemò il mantello d'orso bruno sulle spalle muscolose, la tunica verde, decorata con spille d'osso e perle d'avorio era stropicciata. Attorno a loro un canto di uccelli tranquillizzava quei pochi pensieri di sconforto.
L'elfo voleva aggiungere qualcosa a quella discussione, ma un suono di tamburi echeggiò a pochi chilometri dal villaggio. Ander si voltò e si preparò per tornare verso casa.
- Sii prudente, giovane guerriero. Ciò che cerchi potrebbe non portati a casa – Fëanor tossì.
Il figlio di Tiril sorrise con rispetto e mostrando un saluto si avviò, mentre il vento spostava la tunica e il mantello d'orso.
La via verso casa non era molto distante, i fumi che uscivano dai camini del villaggio erano visibili nel cielo grigio.
All'arrivo del villaggio Ander scrutò le Sentinelle Azzurre poste all'entratala e sulle mura di cinta. Gli arcieri che erano dei Cavalieri di Ghiaccio avevano posto i loro servigi al Consiglio dei Lupi, sebbene fossero protetti dal Dio Ullr*.
Ander guardò alcuni Cavalieri di Tuono vicino alla piazza del villaggio, parlavano e discutevano per della partenza. Il rumore che proveniva dalle botteghe degli artigiani copriva il chiacchiericcio degli uomini, molti di loro avevano delle bisacce e delle armi. In mezzo a loro c'era uno dei sette figli di Ander, Gibbon corse dal padre per indicargli quella confusione.
- Padre! Kenneth vi stava cercando. Vi deve parlare riguardo alla partenza.
Ander scrutò il gruppo di Cavalieri di Tuono e si avvicinò al figlio, mettendosi di fianco a lui. Gli occhi azzurri del quartogenito fissarono per qualche secondo l'espressione dubbiosa del padre.
- Come mai questa agitazione, Gibbon?
- Kenneth vorrebbe partire immediatamente in spedizione per quella terra.
Ander deglutì un po' di saliva mentre si avvicinava al gruppo di Cavalieri di Tuono, Gibbon si sistemò i capelli castani e crespi che gli scendevano sulle spalle.
- Kenneth è pazzo. Non può partire senza un po' di uomini, ma soprattutto senza di me – borbottò Ander.
- Glielo stavamo dicendo, padre. Thrain ha posto le sue scuse riguardo al combattimento pur di fargli cambiare idea, ma non c'è stato modo.
- Che la pazienza del Dio Baldr* mi trattenga se non lo picchio immediatamente per questa sciocchezza – digrignò i denti Ander.
- Non vi agitate, padre. Io e i miei fratelli stiamo cercando di convincerlo di attendervi – Gibbon cercò di calmare il padre camminando all'indietro. Ander fissò il tatuaggio sulla guancia del figlio e il corpo magro.
- Anche se agite nel giusto non cambierete la testardaggine di Kenneth. Ora dov'è?
Non appena il figlio cercò di rispondere alla domanda, la voce di Kenneth echeggiò nel gruppo di Cavalieri di Tuono. Molti di loro si spostarono e guardarono con rispetto la figura esile del Capo dell'Ordine.
- Non chiederò il tuo permesso, Ander. Io e i miei uomini partiamo seduta stante – sputò quelle parole con coraggio Kenneth.
- No. Assolutamente, no – scosse il capo Ander.
- Puoi essere contrario, Fratello di Spirito, ma se partiremo potremmo spianare il passaggio prima del tuo arrivo. Controllare il territorio ed evitare qualche Spirito Maligno.
- Te lo ripeto, non partirai senza di me – si mise davanti a Kenneth.
Kenneth lo guardò per alcuni istanti e si spostò di lato per avvisare altri Cavalieri di Tuono, ma Ander avvicinò la mano al braccio per fermarlo. L'uomo dalla testa metà rasata percepì i movimenti ed estrasse il pugnale legato dietro alla schiena; un gesto rapido tagliò l'aria e la punta del metallo sfiorò le dita di Ander.
- Ander, non ti intromettere nelle mie decisione. Intesi? – scandì con tanta rabbia Kenneth.
- Mi intrometto, Kenneth. Perché vuoi partire? Perché non attendi me?
- Perché sono stato un vigliacco, Ander e voglio farmi perdonare per non averti detto nulla al riguardo di Knut.
- Redimerti?! Per la barba del Dio Týr! Non è questo il modo! È vero, hai sbagliato, ma non ti devi sacrificare per un compito che spetta a me! Comprendi, Kenneth?!
- Comprendo e ne prendo atto. Per questo partirò, ora.
Il Cavaliere di Tuono abbassò il pugnale e cercò di andare con i suoi uomini fuori dal villaggio per recarsi alla baia dove sarebbero state pronte le navi. Ander guardò il figlio e si tolse il mantello d'orso consegnandoglielo.
- Voglio un'ottantina di uomini armati, fra poche ore partiremo! – Ander urlò a pieni polmoni quell'ordine e subito i Cavalieri di Ghiaccio iniziarono a muoversi come formiche prendendo tutto ciò che gli serviva. – Gibbon!
- Ditemi, padre – il giovane si avvicinò seguendolo con fierezza, dietro al collo penzolavano due treccine.
- Chiama i tuoi fratelli e tua madre, prima di partire devo dar dei compiti. Avrò bisogno delle loro preghiere per il viaggio.
Il figlio annuì e velocemente corse nella dimora dei genitori.
---------
Dopo varie pianificazioni gli uomini e i Capi si recarono alla baia dove erano ormeggiate delle drakkar. Gli uomini dei due ordini riempirono le due imbarcazioni con lo stretto necessario per il viaggio. Alcuni salutavano i propri cari, altri rivolgevano preghiere al Dio Njörðr* o avvertivano i viaggiatori degli ostacoli sul cammino.
Nulla era certo in quella situazione, nemmeno sotto gli occhi vigili della moglie di Ander, la quale indossava un abito di lana e un mantello verde sulle spalle. I figli erano accanto a lei per darle coraggio, erano certamente indipendenti, ma adoravano la madre.
Kenneth diede gli ultimi comandi ai suoi uomini e Knut, il quale gli precisò che se non fosse tornato avrebbe fatto sì che il primogenito gli succedesse al trono; dopodiché salì a bordo su una delle due drakkar e attese Ander.
Ander si avvicinò ai figli e alla moglie, accarezzando con tenerezza il capo di Kąmillą che era di fronte alla madre; gli occhi argentati fissarono i figli e all'ultimo Ghyta.
- Ho indicato agli uomini del villaggio dove trovare le provviste o come controllare che non ci siano spiriti maligni. Se non tornassi, Thrain prenderà il comando al mio posto, come gli spetta di diritto di successione. Voglio che sia chiaro una cosa, figli miei, – Ander indicò uno per uno e li guardò con severità – se non riuscissi a tornare, dovete gestire il villaggio insieme, seguendo le leggi di mio padre. Dovete essere leali tra di voi, onesti nei confronti del vostro popolo e rispettosi verso vostra madre.
Un susseguirsi di sì confermò quella richiesta. Ander prese le mani della moglie e Kąmillą si spostò per lasciare un po' di pace ai genitori.
- Gytha lascio a te il comando delle donne e la gestione dei villaggi vicini. Sai quello che devi fare nel caso che gli Spiriti Maligni attacchino – il figlio di Loki sussurrò quelle parole con fermezza.
- Non ti deluderò, caro. Pregherò gli Dei affinché ti assistano durante il viaggio e se lo vorranno ti guideranno nel Valhalla – la donna deglutì un po' di saliva e socchiuse gli occhi trattenendo il dolore.
Ander sorrise con tenerezza e le accarezzò il viso; le sfiorò le labbra con un bacio e alla fine si staccò, salendo sulla barca insieme a Kenneth.
Tutto il popolo del villaggio era posto sulla banchina di legno per assistere alla partenza, il pianto dei bambini echeggiava per l'abbandono dei loro padri, mentre lo scrosciare delle onde e le urla dei marinai decorava con somma sacralità la partenza.
Kenneth si avvicinò ad Ander e posò una mano sulla sua spalla, coperta dal tessuto di lana. I due si fissarono e urlarono agli uomini di partire per il viaggio.
*
Divinità Presenti
Dio Ullr* - Ullr alcuni appellativi, come Bogáss "dio dell'arco", Veðiáss "dio cacciatore" e Ǫnðuráss "dio sciatore", che ci danno chiare indicazioni sulle sue caratteristiche. Era dunque un abilissimo arciere nonché provetto sciatore, quindi strettamente correlato al mondo invernale.
Dio Baldr* - Divinità della benevolenza, la sua figura e il suo mito principale fanno immaginare un legame con il Sole. Il più bello degli dèi, Baldr splende di luce propria, i suoi capelli sono candidi come la neve.
Dio Njörðr* - Dio del mare, del vento, delle perturbazioni, della fecondità e della ricchezza, elargitore di fortune e sfortune ai marinai e ai pescatori, Njǫrðr è il padre di Freyr e Freyja, che ebbe unendosi a sua sorella, il cui nome non ci è stato trasmesso.
Dio Týr* - il dio della guerra della mitologia norrena, identificato come equivalente di Marte in quella romana, nonché patrono della giustizia. L'Edda poetica lo descrive come figlio di Hymir, mentre nelle tarde edizioni dell'Edda in prosa si afferma che fosse figlio di Odino e di Frigg.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro