Capitolo 1 - Brestr
I fumi del villaggio, vicino alla riva del Lustrafjorden, salivano verso le bianche nuvole che indicavano l'arrivo della primavera. Le costruzioni rettangolari di legno e paglia permettevano di affrontare i gelidi inverni norvegesi, mentre le tende in pelle aiutavano gli artigiani a vendere le loro merci agli abitanti; lo scalpitio dei cavalli e le urla degli uomini echeggiavano nel villaggio.
Delle donne si spostarono rapidamente e lasciarono passare una bambina che correva a perdifiato. Il hangerock* della piccola era sporco di fango, le perle d'avorio che allacciavano il tessuto penzolavano ad ogni movimento. Un cavallo nitrì così forte da farla spaventare, ma subito degli uomini calmarono la bestia e fissarono la bambina con curiosità. Quando la piccola giunse alla dimora del padre entrò senza disturbare gli ospiti; gli occhi curiosi notarono la netta divisione tra i Cavalieri di Ghiaccio e le Maghe di Cristallo, i quali chiacchieravano dei mestieri, degli Spiriti Maligni e della famiglia.
La musica prodotta dai flauti e dai bullroarer* infondeva felicità agli ospiti e permetteva alle schiave di intrattenere sensualmente gli uomini in quella dimora. Le luci calde, prodotte dalle torce fissate sui muri di legno, illuminavano i corpi seducenti delle donne con gli abiti succinti, mentre degli ospiti indicavano gli animali nella stalla interna della dimora. L'idromele scorreva a fiumi e non era un caso che alcuni uomini lontani dagli occhi indiscreti, si unissero selvaggiamente con delle Maghe.
La bambina passeggiava lentamente e odorava il profumo delle pietanze poste sui tavoli, mentre una Maga di Cristallo indicava a un'amica le armi appese sulle pareti, dei Cavalieri di Ghiaccio si spingevano e imprecavano per le battaglie perse. La piccola evitò gli ubriachi che si picchiavano e si coprì la bocca per quello spettacolo orribile; un cane nero abbaiò contro di lei ma venne zittito dal padrone. Gli occhi bianchi caddero sui fratelli che erano seduti accanto al focolare centrale.
I ragazzi erano fisicamente forti e robusti, la piccola si avvicinò a loro e sorrise. Uno le accarezzò il capo e indicò di andare dal padre che era seduto su un trono di pelli e legno, la bambina lo ringraziò e si avviò.
A ogni passo la piccola poteva vedere i pantaloni larghi di cinghiale e il Kyrtill* che scivolava sul corpo muscoloso del genitore, mentre un mantello di lupo nero gli copriva le spalle. Su un bracciolo del trono era posto un bicchiere di legno colmo d'idromele, la moglie che era seduta accanto a lui stava ricamando un vestito per la figlia.
La mano di Ander strofinava la barba bionda e gli occhi argentati erano socchiusi come se fosse in contemplazione.
La bambina si mise di fronte a lui e chinò il capo.
Ander sorrise e finì di bere, mostrò le mani grandi e callose alla figlia: - Kąmillą, dov'eri andata?
La piccola prese le mani del padre, il quale la sollevò mettendola sulle ginocchia, poi tranquillamente si rilassò sul trono. Giocherellò con le collane d'osso e fissò la madre che le sorrideva.
- Mi ero recata dalla Maga Guaritrice, padre.
Ander posò una mano sul mento, mentre l'altra sfiorava delicatamente i capelli della figlia; tuttavia sembrava annoiato da quella festa.
Gytha, la moglie, si alzò dal giaciglio e concluse l'abito, posò le mani sul braccio del marito e fissò i figli: - I vostri figli stanno ridendo, ma voi no.
Ander spostò il braccio per prendere la mano della moglie, gli occhi verdi di Gytha erano come quelli di un aquila: sapevano cogliere ogni sofferenza.
Kąmillą ammirò i capelli ramati della madre, la quale posò l'abito appena fatto sull'avambraccio.
- Non gioisco perché non possiedo ciò che bramo, mia adorata. Stasera Kenneth verrà nella nostra dimora per parlare con me e spero che rattoppi questa ferita - sospirò amareggiato Ander.
Kąmillą si voltò verso il padre e posò le manine sulle ginocchia: - Qual è il vostro dolore? Forse posso curare le vostre ferite con dei fiori, ci sono delle stupende viole accanto alla stalla del fabbro.
Ander rise piano e prendendola in braccio si alzò dal trono. A ogni passo i Cavalieri di Ghiaccio si voltarono osservando il padrone di casa, un braccio muscoloso teneva il peso della figlia.
- I fiori conservali quando tuo padre morirà con onore. Devi sapere che al di là del nostro villaggio, ci sono creature mostruose. - i capelli biondi e crespi scendevano sulla schiena robusta di Ander - Tuo padre li ha combattuti per troppo tempo, maneggiando delle spade, ma le armi dei Mortali non possono competere con quelle bestie, Kąmillą.
- Per questo provate dolore, padre? Perché i Cavalieri di Ghiaccio hanno donato le loro armi ai figli e a voi no? Lo trovo ingiusto! Meritate anche voi un'arma, il Dio Loki può...
Ander rise e non sgridò la figlia. Nei secoli aveva provato a invocare il padre divino, ma con scarso successo.
Loki l'aveva ignorato dopo la morte della madre.
- Il Dio Loki non posa su di me il suo sguardo, Kąmillą. Dopo la morte di tua nonna ha ignorato le mie richieste.
- Allora come potete fare? Nemmeno i miei fratelli hanno una spada che deriva da voi.
Ander guardò i figli maschi e all'ultimo la piccola, le parole della Maga di Cristallo gli mostravano la verità. Per questo motivo aveva chiesto a Kenneth un aiuto per il peso che lo assillava da qualche secolo.
Le chiacchiere continuarono senza problemi, gli ospiti onorarono la presenza di Ander, il quale posò a terra la figlia.
La bambina si avvicinò alle amiche della madre poiché non voleva disturbare il genitore.
L'uomo calmò gli animi degli ospiti e, controllando dopo qualche minuto i figli, ritornò a sedersi sul trono; una mano sorresse il volto stanco e gli occhi d'argento si socchiusero.
Tutti sapevano l'antica storia della sua nascita, tutti piansero la morte di sua madre e molti odiarono l'assassina che l'aveva portata via da lui. L'unica cosa che non comprendeva Ander era l'abbandono del Dio nei suoi confronti; gli sembrava che non fosse abbastanza degno.
In quel momento di festività, le Sentinelle Azzurre entrarono nella grande dimora; una di loro si avvicinò ad Ander e chinando il capo lo avvisò dell'arrivo di Kenneth.
L'uomo posò le mani sui braccioli del trono e sorrise quando il Capo dei Cavalieri di Tuono entrò nella dimora, accompagnato da alcuni uomini del suo Ordine.
Gli occhi curiosi dei Cavalieri di Ghiaccio osservarono l'abito giallo ocra di Kenneth e il pugnale legato dietro alla schiena; non era cambiato in quei secoli d'amicizia e rispetto che aveva con Ander; gli occhi blu saettarono sugli ospiti e una mano toccò il lato rasato del capo. I figli di Ander osservarono i ciuffi castano scuro impreziositi di perle d'osso. Il padrone della dimora notò l'altezza e le labbra a cuore, mentre sotto all'occhio destro aveva un tatuaggio di una runa.
I Cavalieri di Tuono scrutarono i Cavalieri di Ghiaccio e si fermarono quando il loro Capo si presentò di fronte ad Ander; il mantello di capra copriva una spalla e svolazzava a ogni movimento.
Ander si alzò e allargò le braccia con entusiasmo, come se accogliesse un fratello mancato, un Fratello di Spirito; un legame indissolubile che derivava dai ricordi nostalgici degli Dei.
- Sono onorato di averti qui, nella mia dimora, che il Dio Thor benedica te e il tuo Ordine - disse Ander con tono affettuoso e caldo e posò le mani sulle spalle di Kenneth, il quale sorrise serenamente.
- Il Dio Thor ringrazierebbe per il pensiero - concluse Kenneth con aria serena.
- Dunque, Kenneth, le voci dei miei messaggeri ti sono giunte?
- Certamente. Per quanto ti stimi come capo e guerriero, non ho trovato nulla di degno per le tue mani.
- Non puoi essere così pessimista, Kenneth. Mio padre non mi ha lasciato niente in questa terra, ma speravo che con il tuo aiuto...
- Tu speri troppo, Ander. Gli Dei non sono più quelli d'un tempo - socchiuse gli occhi e si avvicinò ai tavoli del banchetto con Ander.
I Cavalieri di Ghiaccio offrirono ai Cavalieri di Tuono pietanze e l'idromele; entrambi gli Ordini si rispettavano a vicenda e non erano sgarbati gli uni con gli altri.
I Due Capi si accomodarono accanto al tavolo padronale e iniziarono a mangiare. Ander addentò un pezzo di cinghiale, mentre Kenneth lo guardava e beveva l'idromele.
- Gli Dei hanno dato l'ultima speranza all'umanità con la nostra creazione, ma credevo che non ci lasciassero soli. Non ora che la nostra gente ne ha più bisogno.
- La tua gente è in pace, Ander. Sono secoli che ti tormenti su quello che tuo padre ha fatto, tormenti te stesso e i tuoi figli - sospirò il Cavaliere di Tuono.
- Io non tormento me stesso, io voglio rendere onore agli Dèi e a mio padre. - puntò un dito tozzo sul tavolo - Da quando mia madre è morta, da quando quella meretrice le ha tolto ogni respiro di vita, non mi son dato pace. Pretendo di portare onore alla mia dinastia, alla dinastia che Loki creò con il suo sangue.
Kenneth guardò la bevanda e agitò il bicchiere con indecisione, Ander si coprì il volto con la mano. Dei Cavalieri di Ghiaccio si alzarono e risero ad una battuta.
- Forse... c'è un modo, una possibilità. Anche se è rischiosa - sussurrò con timore Kenneth.
- Continua.
- Si dice che ci sia un antico materiale, un osso che possa essere forgiato e usato per creare delle spade.
- Dove si trova questo materiale?
- Sull'isola di Lyngvi.
Un silenzio penetrante coprì il guerriero per qualche secondo.
Tutti gli uomini e le donne di quella razza conoscevano quell'isola, la quale conteneva nelle sue rocce e boscaglie un'antica creatura.
- L'isola dov'è incatenato il Dio Fenrir - pronunciò Ander con un certo timore.
- Esattamente. Ormai nessuno mette piede in quell'isola, nessuno osa sfidare il Grande Lupo, ma... - alzò un dito - potresti chiedergli un favore. L'ultimo che ha estratto una sua zanna e ne ha ricavato un elmo è stato il Dio Týr. Potresti chiedere all'antico lupo un canino e forgiare una spada.
- Supplicare Fenrir? - spalancò gli occhi d'argento - Cosa ti fa pensare che quella bestia possa aiutarmi?
- Beh... un po' del vostro sangue vi lega. Tuo padre veniva chiamato Lupo Nero da tua madre, un motivo ci sarà - bevve un po' d'idromele.
- I motivi ci sarebbero, Kenneth. Discutere con i miei fratelli divini non è facile, ai loro occhi non varrei meno di niente. Ricordo ancora quando mi sono avvicinato al mio fratellastro divino Váli, prima che diventasse un lupo, mi ignorò come se fossi un comune Mortale. Cercai con tutto me stesso di porgergli un dono, un premio di caccia, dirgli tutto ciò che avevo fatto per onorare nostro padre - alzò la voce e batté un pugno sul tavolo - ma l'unica cosa che mi diede era il suo sorriso beffardo e un insulto. - deglutì con fatica e socchiuse gli occhi, facendo scivolare i capelli biondi e crespi sulle spalle - Mia madre era una sciocca, Kenneth. Mia madre si è invaghita di un Dio che l'ha ingannata, di uomo che... voleva solo giocare con lei e nel tragitto hanno avuto me.
Kenneth capì quel dolore che da secoli dilaniava il cuore di Ander; molte volte l'aveva ascoltato e compreso.
- Però vedo che la tua casata ha scelto il lupo per onorare le sue gesta, lo stesso lupo che richiama Fenrir - Kenneth bevve e prese un pezzo di cinghiale.
Ander finì di mangiare e socchiuse gli occhi con amarezza, le dita toccarono l'unico ricordo che aveva di Tiril, la collana a forma di stella bianca, la Collana del Silenzio. Kenneth fissò l'oggetto e sorrise, rispettava l'antico guerriero, i suoi genitori conoscevano la Maga di Cristallo che apparteneva alla prima generazione creata dal Dio Óðinn
- Tua madre è stata amata dal Dio, per questo motivo ti motiverei a supplicare il Dio Fenrir - sussurrò Kenneth.
- Supplicare il Dio Fenrir?! Preferirei combattere per avere una sua zanna.
- Non ragioni mai, prendi tutto con impulsività, Ander. Quella bestia divina potrebbe ucciderti se solo lo volesse, ha divorato una mano del Dio Týr.
- Lo so bene, per questo eviterei di recarmi su quell'isola. Tuttavia - sputò un ossicino sul piatto - la tua idea potrebbe colmare questo vuoto, potrebbe... darmi una possibilità.
- Quindi stai prendendo in considerazione la mia proposta?
- Credo di sì.
I due si guardarono per un paio di minuti, uno dei figli di Ander spinse un fratello. Kenneth si voltò per guardarli, anche lui aveva dei figli e sapeva che un viaggio del genere avrebbe potuto comportare parecchi rischi per la famiglia.
- I tuoi figli stanno crescendo. Sono forti e sicuramente sapranno organizzare la tua partenza nel caso accettassi la mia proposta - Kenneth posò la schiena sul bordo del tavolo, dando le spalle ad Ander.
- I miei figli sono instabili come lo ero io alla loro età. Vorrei... dar qualcosa a loro, un cimelio che possano portare alle future generazioni. Non deve essere solo il sangue a unirli.
- Una spada, forse...
- Le tue parole sono tentatrici. E sia! - Ander rise; batté una mano sul tavolo colmo di vivande e si alzò con maestosità, Kenneth posò il bicchiere. - Ci recheremo a Lyngvi e che gli Dèi possano giudicare le nostre gesta -Ander si spostò e posò una mano sulla spalla di Kenneth.
- Vedo che le riflessioni non sono fatte per te - rise Kenneth.
- Mai, amico mio.
- Pressappoco com'era il Dio Loki - rise.
I due si spostarono dal tavolo e si avvicinarono al centro della sala. Le risate, le urla dei Cavalieri dei due Ordini echeggiavano attorno a loro.
- Prima della partenza, voglio mostrarti la bravura del mio primogenito. L'ho allenato per anni e sicuramente sarà un aiuto costante nel caso io morissi in questa spedizione.
- Ne sarei onorato, Ander.
I due si misero vicini alcuni del loro Ordine.
Kenneth chiamò un ragazzo, Ander sorrise e posò i pugni sui fianchi.
- Ti ricordi del mio secondogenito, Knut? - Kenneth indicò il giovane.
Il Cavaliere di Tuono era alto e longilineo come il padre. Ander annuì e diede una pacca sulla schiena al giovane. Knut barcollò per la botta e sorrise, aveva dei lunghi capelli neri intrecciati con delle perline, gli occhi erano di un azzurro cristallino.
- Come potrei dimenticare i tuoi figli. Li ho visti crescere in questi secoli - rise Ander osservando il giovane.
Knut socchiuse gli occhi e guardò il padre. Kenneth posò una mano sulla sua spalla e indicò con il capo il primogenito di Ander: - Hai detto che vuoi mostrare la forza di tuo figlio, giusto?
- Certo - tuonò con orgoglio il Cavaliere di Ghiaccio.
- Bene, allora dimostra se è tuo figlio. Fallo combattere contro il mio. Uno scontro senza morte.
Knut spalancò gli occhi per quelle parole. Ander si toccò la barba bionda e mugugnò, aveva dei dubbi al riguardo alla proposta.
- Non vorrei contraddire le vostre parole, padre, ma non credo d'essere pronto a un simile gesto. - sussurrò Knut guardando il figlio di Ander - Conosco Thrain da tanto tempo, non nego che sia forte, ma...
I due uomini risero per quella parola, gli sembravano solo delle scuse infantili.
Kenneth posò le mani sulle spalle del figlio e socchiuse gli occhi: - Parli come tua madre, non sei come tuo fratello maggiore che si invischia nelle questioni amministrative. Tu hai una dote, una dote che non tutti hanno in famiglia. Ami combattere e cacciare.
Il giovane sorrise per quell'opportunità. Solitamente i Cavalieri di Tuono evitavano uno scontro diretto e preferivano discutere pacificamente, anche se non era sempre possibile. Knut era un ragazzo giovane e amava combattere, ma era riflessivo come il resto della famiglia.
Il padre lo mandò a bere qualcosa, dopodiché osservò con dolcezza la figlia di Ander. Il Cavaliere di Ghiaccio seguì il suo sguardo.
- Se la tua gente non fosse così presa dalle leggi antiche, avremmo potuto unire i due Ordini in un unico gesto. Hai una figlia, l'unico ricordo che Tiril ti ha lasciato - sospirò Kenneth.
- Non posso disobbedire alle richieste di mio padre. Se fossimo dei comuni Mortali sarei stato il primo a dar mia figlia in sposa a uno dei tuoi figli.
- Già. Una parte di me credeva che...
- Ne abbiamo già discusso, Kenneth. Uno del nostro Ordine e uno del tuo non possono concepire nulla. Ti ricordi di tua zia? Era innamorata di un Cavaliere di Ghiaccio, dal loro amore non nacque niente. Il tuo Ordine scoprì in seguito che le due razze sono sterili se unite. Ghiaccio e Fulmine non possono concepire figli.
- Sterilità per i due Ordini, ma morte da parto se una Mortale si unisse a noi. Crudele la natura, Ander.
- Sì - sospirò con amarezza il Cavaliere di Ghiaccio.
Ander posò un braccio sulle spalle di Kenneth e lo avvicinò ad alcune danzatrici, invitandolo ad assistere allo spettacolo. Ormai la decisione era stata presa, presto sarebbero partiti e con loro, la speranza di colmare il vuoto del figlio di Loki.
*
Bullroarer* - Esso è soprattutto un giocattolo sonoro, usato da ragazzi, che si servono di ogni tipo di oggetti. Sono fatti di legno o corteccia, fino ai moderni righelli con un buco, o ai piombini da pesca in metallo. Sono stati ritrovati persino nel Paleolitico.
Kyrtill* - Abito maschile ed era costruita utilizzando modelli incredibilmente complessi con molti pezzi di tessuto tagliati e cuciti insieme. La parte superiore del capo era relativamente aderente, ma le maniche erano cucite in modo da permettere il movimento ed erano solitamente abbastanza lunghe da coprire i polsi e parte della mano.
Hangerock - La donna indossava una tunica in lino lunga fino alle caviglie con lo scollo a buco di serratura chiuso con una spilla sul davanti. Sopra la tunica indossava un abito di lana chiamato hangerock di lunghezza inferiore alla tunica.
* Divinità Presenti *
Dio Loki - Loki o Loptr, nella mitologia norrena, era il dio della grande astuzia e degli inganni, ingegnoso inventore di tecniche, paragonato ad altre divinità ambigue aventi il ruolo del trickster.
Dio Fenrir - Fenrir (in norreno noto anche come Fenris) è un gigantesco lupo della mitologia norrena, nato dall'unione tra il dio Loki e la gigantessa Angrboða, assieme alla regina dei morti Hel e al Miðgarðsormr.
Dio Týr - era il dio della guerra della mitologia norrena, identificato come equivalente di Marte in quella romana, nonché patrono della giustizia. L'Edda poetica lo descrive come figlio di Hymir, mentre nelle tarde edizioni dell'Edda in prosa si afferma che fosse figlio di Odino e di Frigg.
Dio Váli - Figlio di Loki, il quale venne trasformato in lupo dagli dèi e sbranò il fratello Narfi. Con gli intestini di questi, gli dèi trassero i lacci con cui Loki venne legato. Sigyn, sposa di Loki, gli rimase accanto.
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N.A.
Sono felice di questo nuovo racconto che sarà molto breve rispetto all'ODC poichè è un libro già completo scritto e stilato questa estate. Spero che vi possa piacere. Sicuramente avete notato il cambio nei dialoghi ma voglio provare a utilizzare una nuova tecnica diversa da solito, spero che si comprenda tutto quanto, in caso fatemi sapere. Vi auguro una buona lettura e mi raccomando, aggiungetelo nella biblioteca e nei vostri elenchi di lettura.
Vivian V.
Ps: Ringrazio con rispetto MariaZaccaro , SashaNye, KynthosD per avermi dato una mano nella nuova tecnica dei dialoghi. Inoltre questo capitolo verrà dedicato a ethelincabbages per l'aiuto sugli aneddoti storici e linguisti sulla lingua norrena. Grazie ragazze.
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