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Capitolo 21

Entro di corsa in casa e cerco mia madre. La trovo in salotto.

<Anastasia! Dov'eri finita? Ti ho cercata dappertutto!> mi dice arrabbiata.

<Ero uscita a fare una passeggiata.>

Con un gesto, liquida la mia risposta. Le ho fatto perdere tempo, solo questo importa per lei.

<Mi cercavi?> chiedo.

<Sì. Io e Genoveffa stiamo andando al villaggio e tu verrai con noi. Hai bisogno di un vestito nuovo per attirare l'attenzione del Conte.>

<Ma, madre...>

<Niente ma! Verrai con noi! È importante, Anastasia. E so che se lasciassi tutto in mano tua, lo rovineresti. Devo pensarci io, come sempre. Grazie a me, riuscirai a sposare il Conte.>

Vorrei ribattere, ma so che non servirebbe. Seguo mia madre alla carrozza, dove poco dopo ci raggiunge anche Genoveffa. Il cocchiere chiude lo sportello e partiamo.

<Ho assoluto bisogno di un cappellino nuovo. O forse due. E anche di una spilla vistosa e un vestito su cui abbinarla. E...>

Bla, bla, bla... Genoveffa continua ad elencare acquisti che 'deve assolutamente fare', finché la carrozza non si ferma e scendiamo.

È da un po' che non vengo al villaggio, ma non è cambiato molto. La fontana in mezzo alla piazza continua a zampillare. Nell'aria c'è profumo di pane e dolci appena sfornati e le voci dei mercanti che cercano di vendere i propri prodotti.

<Madre, guardate questo cappellino. Non è adorabile?>  dice Genoveffa, mentre guarda adorante il suo prossimo acquisto.

<Non ora, Genoveffa. Siamo venute per Anastasia. Cerchiamo di sbrigarci a trovare il vestito giusto per lei, così poi potremo pensare a quello di cui hai bisogno tu.>

<Ma...>

<Sai quanto è difficile trovare un vestito che stia bene a tua sorella. Purtroppo lei non ha il fisico che hai tu, non è bella come te. Dobbiamo trovarle qualcosa che la faccia sembrare almeno un po' carina> dice mia madre, ammirando prima Genoveffa e poi spostando lo sguardo verso di me. <Ma non ti preoccupare> dice, rivolta a me. <Lo sceglierò io per te, così non potrai sbagliare.>

Vorrei dirle 'Ehi! Sono qui! Perché parlate male di me come se io non ci fossi? E perché non posso scegliermi l'abito da sola?', ma so che sarebbe inutile. È sempre così quando sono con loro. Quindi mi rassegno e rimango in silenzio.

Entriamo dalla sarta e, mentre mia madre parla con lei, mi guardo intorno. Sugli scaffali vedo stoffe di ogni colore e fantasia. Ci sono diversi manichini, alcuni con indosso degli abiti. Uno bianco in particolare mi colpisce, sto per avvicinarmi per vederlo meglio, quando mia madre mi chiama. Mi avvicino al bancone e mia madre mi informa che ha già scelto sia modello che colore. La sarta mi prende le misure e dopo poco ritorniamo fuori in piazza. Dieci minuti, questo è il tempo che mia madre è disposta a dedicarmi. 

Naturalmente, passiamo ore, invece, a scegliere gli acquisti per Genoveffa. Quando torniamo alla carrozza, sono così stanca che vorrei riposarmi un po', ma mia sorella è talmente elettrizzata che non sta in silenzio neanche un secondo.

Quando finalmente arriviamo a casa, non posso fare a meno di esclamare nella mia mente un 'Grazie a Dio!'.

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