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Capitolo 14

Esco dalla mia stanza e scendo le scale correndo. Sono giorni che non vedo Daniel e voglio assolutamente parlargli. Non so cosa succederà, ma so che non posso vivere con questo dubbio. Corro verso l'ingresso, fin davanti alla porta. Metto la mano sulla maniglia e mi fermo. Respira, Anastasia, respira. Chiudo gli occhi e raccolgo tutto il coraggio che ho. Ok, sono pronta. Apro la porta ed esco.

Il sole è forte, quasi mi acceca. Riparo gli occhi con le mani, finché non mi abituo alla luce e scendo i gradini. Corro in giardino e quando lo vedo mi blocco. Sta lavorando, chino sul prato. Ancora non mi ha vista. Mi faccio forza e mi incammino verso di lui. Rileggo il discorso che mi sono scritta e decido di tenerlo in mano per darmi coraggio.

<Ciao> gli dico, quando sono vicina a lui.

Lui alza gli occhi e mi vede.

<Anastasia! Cosa ci fai qui? Stai bene? Ti sei ripresa? Sei sicura di poter uscire di casa? Il dottore cosa ha detto?> mi dice. Sembra sorpreso e preoccupato. Che carino! Si preoccupa per me. Chissà se lo fa solo come amico, oppure no.

<Sto bene, grazie. Il dottore mi ha visitata e ha detto che mi sono ripresa perfettamente. Mi ha dato il permesso di uscire di casa.>

Sospira, sollevato da questa notizia.

Ci guardiamo, un po' imbarazzati. Nessuno dei due sa cosa dire.

<Ti devo parlare> diciamo entrambi all'unisono.

Ci mettiamo a ridere, ma dopo poco ritorna l'imbarazzo.

<Prima tu> dice Daniel.

Annuisco. Faccio per parlare, per dirgli il discorso che mi ero preparata, ma appena apro bocca mi dimentico tutto. Sono nel panico e non posso sicuramente mettermi a leggerlo!

<Ecco, io... Volevo dirti... Io... Tu...> Che mi succede? Continuo a balbettare e non riesco a dire una frase di senso compiuto.

<Ella mi ha detto che mi hai cercato> mi dice Daniel. Lo ringrazio mentalmente per avermi tolta dall'imbarazzo.

<Sì, ti ho cercato. Volevo parlarti, ma non sono riuscita a trovarti.>

<Di cosa volevi parlarmi?>

<Io... Volevo parlarti di quello che era successo il giorno prima. Sai... Il... Il bacio...> dico guardando a terra. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.

Sul viso di Daniel vedo le guance che si colorano di rosso. Abbassa lo sguardo.

<Ah già. Quello. Mi dispiace. È stato uno sbaglio. Mi sono fatto prendere dalla storia di quel libro e... Ti ho baciata. Mi dispiace. Non avrei dovuto e sicuramente non era quello che avresti voluto tu.>

<Oh.> Ho sbagliato tutto. Sono stata una stupida. Lui non voleva baciarmi, l'ha fatto senza pensare. Lui non mi ama. Mi considera solo un'amica. L'unica cosa che posso fare adesso è fingere. Devo nascondere i miei sentimenti. Non voglio rovinare la nostra amicizia.

<Sì, certo. Hai proprio ragione. È quello che volevo dirti. Ero sicura che ci fosse stato un errore. Pensa se veramente noi ci amassimo! Che cosa ridicola!> dico, ridendo, come se lo pensassi veramente.

<Infatti> dice. <Meno male che ci siamo chiariti. Così possiamo tornare ad essere amici senza provare imbarazzo.>

<Sono molto contenta che tutto sia tornato alla normalità. Bene. Ero venuta solo a dirti questo. Adesso devo tornare in casa che sono molto stanca> dico, fingendo uno sbadiglio.

Lo saluto, mi giro e mi incammino verso casa. Adesso voglio solo andare nella mia stanza a piangere tutte le mie lacrime.

Una folata di vento mi sorprende e mi fa volare via il mio fogliettino. Cerco di riprenderlo, ma mi sfugge.

Si posa vicino ai piedi di Daniel, che si china a raccoglierlo.

<Hai perso questo> mi dice.

Non faccio in tempo a strapparglielo di mano, che lui legge.

<Che cos'è?> dice, proseguendone la lettura.

Vorrei sotterrarmi. Sta leggendo tutto quello che avrei voluto dirgli, ma che non ho avuto il coraggio per farlo. Adesso alzerà lo sguardo e riderà di me. Non avrò più il coraggio di guardarlo negli occhi.

Ecco, è il momento. Sta alzando lo sguardo, ma non vedo quello che pensavo. Sta sorridendo e mi sembra di vedere che ha gli occhi lucidi.

<Tu... Tu provi questo per me? È tutto vero quello che c'è scritto?>

<Lascia stare... Anzi, mi riprendo il fogliettino> dico, allungandomi per prenderlo.

Lui però alza il braccio, allontanando il foglio di carta da me. Riprovo ad allungarmi, ma è troppo in alto.

<Rispondimi. È tutto vero?> mi chiede, continuando a tenere il fogliettino lontano da me.

Mi arrendo. Non posso far altro che rispondere alla sua domanda.

<Sì, è vero>ammetto. <Adesso posso riavere il fogliettino, così posso bruciarlo e dimenticare tutto?>

Lui, però, non me lo restituisce. Lo piega e lo mette nel taschino sinistro della sua camicia.

<No, non ti permetterò di bruciarlo e nemmeno di portarmelo via. Starà sempre qui. Vicino al mio cuore> dice, mettendoci una mano sopra.

<Cosa?> dico. Sono stupita e senza parole. Cosa sta succedendo?

Lui, in risposta, mi stringe tra le sue braccia e mi bacia.

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