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Prologo

"Maddie, mi fai giocare con te?" La voce del bambino fece sussultare la sorella di cinque anni che giocava con la sua casa delle bambole. Quando si voltò vide il suo fratellino di soli tre anni che barcollava verso di lei.

Madeleine era più grande di due anni, molto simile al fratellino tranne per i suoi occhi azzurri. "Se riesci sì" rispose passandogli uno dei suoi principi inanimati.

Giocarono insieme, fingendo che una congrega di principi e principesse stesse passando le vacanze in un enorme e splendida villa estiva e, ovviamente, ognuno di loro era fidanzato con qualcuno del gruppo. Si divertirono molto e fu incredibile come si isolavano dalla realtà come solo un bambino può effettivamente fare. Ogni tanto la più grande rimproverava il fratellino per qualche sua scelta, come quella di far sì che uno dei principi diventasse cattivo.

"I principi non possono diventare cattivi, Adrien" gli ripeteva Madeleine come sempre, ma il bambino le obbediva solo per qualche minuto e poi si tornava punto e a capo.

Malgrado alcuni disguidi, piaceva sempre a entrambi giocare insieme, dopotutto passavano spesso del tempo da soli. In quegli anni condividevano ancora la camera perché Adrien aveva troppa paura di dormire da solo, anche se delle volte Maddie sentiva di aver bisogno di stare da sola, così si rifugiava in soffitta, dove si trovavano tutti i primi modelli che il padre aveva creato, rimasti con loro solo per ricordo.

Ovviamente, Gabriel non voleva che nessuno dei due salisse in soffitta, specialmente che toccassero gli abiti da lui creati, così la bimba saliva di nascosto e provava tutti i vestiti che le piacevano, portando ogni tanto anche suo fratello.

Si divertivano lassù, fingevano di essere dei nobili cavalieri che proteggevano Parigi, che combattevano mostri da loro inventati e salvavano gli abitanti che grati li riempivano di regali e complimenti.

"Voglio diventare davvero un eroe, Maddie" le confessò Adrien all'età di cinque anni mentre guardava pensieroso la sua spada di legno.

"Ma rischieresti la vita però" lo avvertì la sorella che intanto era presa dal nuovo libro che la madre le aveva comprato solo qualche giorno prima. Quella volta non aveva voluto giocare, era troppo curiosa di scoprire come sarebbe finita la storia che stava leggendo.

"Gli eroi non possono perdere, sono buoni" rispose prontamente il bambino, "e se rischiassi davvero tu saresti li a proteggermi, lo fai sempre quando mi sgridano."

Era vero, la maggior parte delle volte cercava sempre di difendere Adrien, tranne quando era lei che aveva litigato con lui.

Chiuse il libro, pensando un po' alle parole del fratellino e indecisa su cosa dire. Ma poi pensò che tanto non potevano diventare eroi perché la vita reale era noiosa e non c'erano supercattivi da combattere. Così, alla fine, le parve normale dire quelle cose non volendo deludere suo fratello: "Hai ragione, ti proteggerei."

"Promesso?" Chiese Adrien con gli occhi brillavano per la speranza.

"Promesso."

E lo avrebbe fatto, perché davvero voleva proteggere suo fratello.

-O-

"La prego, io devo proteggerlo" la ragazza era in lacrime. Non poteva permettere che lui si facesse male, se doveva per forza rischiare la vita per il bene degli altri allora avrebbe fatto di tutto per proteggerlo. Lo aveva promesso a lui, lo aveva promesso a sua madre...lo aveva promesso a se stessa.

"Userai il Miracolous a fin di bene?" Le chiese l'anziano che cominciava a convincersi. D'altronde poche volte aveva visto qualcuno così disposto a salvare un proprio familiare.

"Lo giuro. Aiuterò Chat Noir e Ladybug a salvare Parigi e proteggerò entrambi, per me non è un problema" rispose prontamente la giovane.

L'uomo sembrò pensarci un po' e rivolse uno sguardo verso il suo piccolo amico, il suo kwami, che annuì silenziosamente.

"Sono pronto a fare qualsiasi cosa, maestro."

L'anziano sorrise e con calma si sfilò il bracciale, porgendolo alla giovane. "Questo ora è tuo, io ormai sono troppo vecchio per combattere e tu sembri adatta per questo lavoro. Custodiscilo con cura e se hai dubbi o hai bisogno di aiuto non esitare a chiedere."

Asciugandosi le lacrime, la ragazza sorrise felice stringendo il bracciale al petto. "Grazie, grazie infinite. Prometto che non la deluderò, lo prometto" lo indossò e rimase a fissare l'oggetto per qualche secondo. Non poteva credere che un oggetto apparentemente così ordinario fosse origine di tale potere, pareva impossibile. Eppure sarebbe stato proprio quel bracciale che le avrebbe permesso di salvare suo fratello.

-O-

Nota autrice: So di dover finire altre mille storie, ma se mi colpisce l'ispirazione non posso non metterla in pratica, è più forte di me.
Ad ogni modo, che ne pensate del prologo di questa storia? Vi interessa? Fatemelo sapere, così so se continuare o concentrarmi su altre storie.
Alla prossima!
Kisses, Emy.

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