la mente umana
Nessuno lo sa.
Non appena è suonata la campanella, sono balzata in piedi come una molla e, prima che i miei compagni di classe uscissero per andare a passare la ricreazione in cortile o per i corridoi, sono andata a chiedere ad ognuno di loro se sapesse qualcosa di quei cinque ventuno che erano stati scritti sulla lavagna prima dell'inizio delle lezioni.
Ma nessuno ne sa nulla.
- Sicuro? -
Dico sospirando all'ultimo compagno di classe che mi rimaneva.
Lui alza leggermente le spalle e rivolgendomi un piccolo sorriso mesto scuote il capo.
Quindi mi supera e raggiunge i suoi amici, già usciti dall'aula.
Ma non è possibile.
Qualcuno dovrà pur averlo scritto, no?
E se si trattasse di qualcosa di segreto e per questo la persona che l'ha scritto non mi ha potuto dire nulla?
Magari si tratta proprio di un messaggio in codice, come stavo pensando già un paio d'ore fa.
Magari è una setta!
La setta dei cinque 21.
Non suona male, no?
Ma esisteranno davvero cose del genere in un semplice liceo di città?
Probabilmente no...
Però potrebbe avere a che fare con qualche club scolastico un po' bizzarro.
Io non frequento nessun corso pomeridiano, quindi non so esattamente quali ci siano nella mia scuola, ma potrei sempre chiedere informazioni alla rappresentante di classe.
Peccato solo che sia uscita...
A questo punto non mi resta che tornare al mio posto e aspettare che torni.
Ah, e poi anche mangiare, certo.
Quando mi concentro così intensamente su qualcosa, tendo a dimenticare di dovermi occupare anche dei miei bisogni primari, come bere, mangiare, dormire e andare in bagno.
Di solito ci pensava mio fratello a farmi rinsavire quando accadeva, ma ormai lui...
Un attimo, quella è la rappresentante di classe?
Subito lascio il pranzo al sacco sul banco e corro fuori dall'aula.
E... No, non era lei, ma solo una che le somigliava.
Affranta mi volto per tornare al mio posto ed è a quel punto che me ne rendo conto: anche se pensavo di essere l'unica ad essere rimasta in classe, in realtà c'è anche un'altra persona.
Se ne sta seduta nel banco in fondo, accanto alla finestra, ed è intenta a leggere un libro, mentre di tanto in tanto rovista nel pacchetto di patatine che ha aperto e messo in un angolo del banco.
Capelli lisci e dritti come spaghetti, nero inchiostro, con una frangetta lunga che le copre parzialmente gli occhi dall'iride di una curiosa sfumatura violetta.
Pelle pallida e olivastra.
Profonde occhiaie scure.
È perfetta.
Sembra essere appena uscita da un horror, o da un anime di genere mistero/splatter/thriller.
Ripeto: è perfetta.
Senza aspettare un solo secondo in più, mi dirigo a passo deciso verso il suo banco.
Lei non si accorge del mio arrivo finchè non le sono esattamente davanti.
Quindi solleva lentamente lo sguardo dal suo libro, quasi le costasse una fatica immensa interrompere in quel modo così brusco la lettura, e mi osserva in silenzio, in attesa che io prenda la parola.
- Ehi Hoshiko. - La saluto sorridendo amichevolmente, mentre lei continua a rivolgermi quello sguardo impassibile. - Stavo pensando... Non è che per caso hai qualche idea su cosa fossero i cinque 21 che stavano scritti sulla lavagna questa mattina? -
Continua ad osservarmi in silenzio, forse chiedendosi se la stia prendendo in giro, quindi assottiglia leggermente lo sguardo e scuote seccamente il capo.
Un unico movimento a destra e poi uno a sinistra.
Quindi torna a leggere.
- Aspetta! - Esclamo riattirando la sua attenzione. Ho paura che sia sul punto di tirarmi un ceffone... O forte un Hoshiko-Chop con il suo libro. - Dico sul serio, non ne hai proprio idea? Erano cinque numeri ventuno, quattro stavano agli angoli della lavagna e uno al centro. Magari ti ricorda qualcosa? Forse è la citazione di qualche libro? -
Sgrana leggermente gli occhi, ma temo che sia più per il fatto che io abbia pronunciato la parola "libro", piuttosto che per il fatto che le ricordi veramente qualcosa.
Infatti un istante dopo scuote nuovamente il capo.
- Tu sei sempre la prima ad arrivare in classe, no? -
Mi ritrovo però ad insistere, mentre lei sembra essere seriamente sul punto di prendere libro e patatine e andarsene a leggere in bagno.
Però alla fine cede e fa un piccolo cenno di assenso con il capo.
- Quando sei arrivata non hai fatto caso alla lavagna? Se quei numeri magari fossero già stati scritti? -
Scuote il capo.
- Sicura? Possibile che tu non abbia notato proprio nulla? -
Fa ancora segno di no con la testa.
Poi abbassa nuovamente lo sguardo sul libro e io non me la sento di continuare a mettere alla prova la sua pazienza, così mi allontano.
Continuo ad osservarla dal mio banco, tanto è così concentrata nella lettura che non si accorge di nulla.
Non riesco a fare a meno di pensare che lei ne sappia qualcosa, decisamente molto di più di quanto non voglia dare a vedere.
Ripensandoci però, forse sto lavorando troppo di fantasia.
Insomma, non mi ha praticamente prestato attenzione mentre le parlavo, non ha avuto nessuna reazione significativa all'udire le mie parole e nel complesso mi ha dato l'aria di non aver proprio capito ciò di cui le stessi parlando...
Non rinuncio certo all'ipotesi che possa avere qualcosa a che fare con questa storia, ma è meglio valutare anche altre ipotesi.
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