13. La carta
Art. 500, comma 3 del manuale delle regole:
Se il voto è un numero razionale non intero, esso va espresso in notazione decimale e arrotondato ai centesimi per eccesso. Ad esempio, un voto di 62,53178 va arrotondato a 62,54.
Melissa fulminò Pietro con lo sguardo. «Povero Verde... Perché lo devi prendere sempre in giro?»
«Perché viene qui a capeggiare e a fare richieste assurde» ribatté Pietro. «Cosa pretendeva questa volta?»
«Il Foglio della Verità.»
Le pupille di Pietro si dilatarono. «Ecco, un'altra richiesta assurda!»
«Gliel'ho dato» lo interruppe Melissa.
«Gliel'hai dato?» domandò il ragazzo incredulo.
«Sì.»
Pietro strinse la mano a pugno. «Attenta, Melissa, se ci scoprono... non so che fine facciamo. Qui siamo in gioco tutti, quei foglietti sono nella nostra stanza.»
«Sara starà attenta, non è stupida» disse decisa la ragazza.
Trentacinque guardò prima l'uno e poi l'altro per poi mormorare: «La rana ha visto dove sono nascosti però.»
Melissa e Pietro si girarono verso di lui all'unisono, ma non sembravano angosciati dalla notizia.
«Giusto, lui non lo sa» disse Pietro.
«Sara ne era già a conoscenza» spiegò Melissa mentre Trentacinque la guardava allibito. «Cioè, lei sa che il Foglio della verità è nascosto dietro l'intelaiatura della finestra, ma non sa in quale crepa nello specifico. Io e Sara ci conosciamo da prima, da fuori, abitavamo nello stesso condominio. Lei è finita alla Scuola dei Demeriti qualche settimana prima di me e così, quando sono stata spedita qui l'ho cercata, sperando che potesse aiutarmi. Siamo diventate amiche e, quando ho scoperto quei foglietti nascosti dietro alla finestra, sono andata subito a dirglielo.» La sua voce era fredda e distaccata, come se stesse raccontando la storia di un'altra persona. «Alcuni foglietti abbiamo addirittura capito assieme a cosa servissero, compreso il Foglio della Verità, poi sono successe alcune cose... e ci siamo allontanate, ma so che nonostante le incomprensioni lei non farebbe mai la spia. Non su questo perlomeno: potrebbe finire nei guai anche lei.»
Pietro sbuffò scuotendo il capo. «Non importa, è sempre meglio non fidarsi degli altri. A maggior ragione se appartengono ad altre stanze.» Il ragazzo guardò Trentacinque: «Non prendere esempio da lei, ti prego.»
L'aria si era riempita di un teso silenzio.
«Non capisco...» mormorò, dopo un po', il bambino. «Qual è il problema? Se Sara sapeva già dove sono nascosti i foglietti, è così grave che abbia questo Foglio della Verità?»
«Sì, quel Foglio serve a capire se una persona sta mentendo o meno» borbottò Pietro innervosito. «Ti ricordi quello che ti ho detto il giorno della classifica? Che in alcune stanze i componenti vengono obbligati a rivelare i loro punteggi singoli? Ecco, la stanza 60 è famosa proprio per questo e per il fatto che ogni seconda domenica del mese chi ha il punteggio peggiore scompare. Tutto è cominciato esattamente un mese dopo l'arrivo di Sara... che ora ha disposizione un Foglio con cui può sapere chi mente o meno sul proprio numero di demeriti. E il bello non finisce qui, perché questa domenica è proprio la seconda domenica del mese! Che coincidenza, eh?» concluse Pietro concitato e nervoso.
Melissa aveva lo sguardo basso, le mani che le tremavano leggermente. «Ammetto di avere agito impulsivamente quando ho stretto l'accordo...»
Trentacinque la interruppe: non voleva che lei si prendesse tutta la colpa. «Anch'io ero d'accordo! Avevo paura di morire, c'era poco tempo e pensavo... Era difficile dirle di no.»
Pietro scosse il capo, gli occhi stanchi. «Questo è un consiglio per il futuro: non ascoltare mai quello che dice Sara, non rivolgerle la parola, non avvicinarti a lei. Ti dirà ciò che serve per farti fare ciò che vuole. Mi hai capito? Non crederle mai.»
«Però non c'è nessuna prova che sia stata Sara ad uccidere quelle ragazze» mormorò Melissa.
«Magari sono solo coincidenze?» completò Pietro. «Lo ripeti in continuazione. Però io non credo alle coincidenze e non dovresti crederci nemmeno tu.» L'aria si fece elettrica fra i due. «Lo dico per il tuo bene, Melissa, non farti fregare ancora da quella ragazza. So che per te è stata importante e tutto il resto, ma... qui rischiamo tutti. Se la beccano con quel foglio - o beccano la sua stupida rana - quanto pensi ci vorrà prima che riveli a tutti da dove l'ha preso? E dopo quello... Kaputt, fine, la nostra stanza sarà sicuramente fra le ultime dieci in graduatoria a fine anno e devo ricordarti cosa succede in quel caso? Ci manderanno al programma intensivo e non sappiamo nemmeno cosa sia! Magari ci rinchiudono e basta a vita, senza nessuna possibilità di andarcene, o magari ci uccidono, chi lo sa, tanto chi controlla? A chi importa di noi?!» Gli occhi grigi di Pietro erano diventati scurissimi, assorbivano la luce come un buco nero. Il Macc uggiolò preoccupato.
Melissa aspettò alcuni secondi, il tempo che Pietro si calmasse, si alzò e lo abbracciò.
«Pietro, ti prometto che in quel caso mi assumerò le mie responsabilità. I foglietti li ho trovati io, sono io che ne ho parlato a te e ti prometto che nessuno saprà che tu sai della loro esistenza.» Lo allontanò un istante e lo guardò negli occhi. «Te lo giuro.»
La tensione di Pietro sembrò sciogliersi un poco.
«Il rischio è comunque basso visto che sono fogli bianchi per fortuna» aggiunse Melissa.
«Sì! Si confondono con la carta normale!» rincarò Trentacinque, tentando di rassicurare Pietro. «Se non mi aveste detto niente, avrei pensato fossero i fogli che ci danno qui a scuola per prendere appunti!»
«Diciamo che questo è parte del problema in realtà» borbottò Pietro. «Così è chiaro che non li abbiamo rubati da qualche laboratorio come ha fatto Sara con la rana, ma che sono stati fabbricati illegalmente. Le norme di sicurezza prevedono che la carta, non importa se è ancora un prototipo, venga tinta di un colore adeguato che indichi il grado di pericolosità di quella carta e/o la sua funzione. Ad esempio, tonalità di giallo per la tecnologia innocua, principalmente destinata alla comunicazione come la carta che ha rubato Sara, tonalità di arancione per la carta che può avere effetti pericolosi e così via.»
«Forse non è obbligatorio? I Macc non sono colorati» provò a controbattere Trentacinque.
«Perché è obbligatorio solo per la carta, il resto della tecnologia può avere qualsiasi colore» puntualizzò Pietro. «In fondo, vedi un Macc una volta e sai a cosa serve; vedi la carta e potrebbe servire a qualsiasi cosa. E una volta toccata, è troppo tardi.»
«Ma e l'orario delle lezioni allora? Quello era bianco» provò ancora Trentacinque.
«Da un lato era bianco, dall'altro era arancione. Forse tu hai visto solo il fronte prima di toccarlo» suggerì Pietro.
Il bambino scosse il capo. «Ma non ha senso! Se tingere la carta è obbligatorio per ragioni di sicurezza, dovrebbe essere obbligatorio tingerla completamente, non solo un lato o una piccola parte.»
Pietro si strinse nelle spalle. «Sono d'accordo con te, ma le leggi non le faccio io. La regolamentazione prevede che almeno il cinquanta per cento della carta sia tinto, non la sua totalità. Mi sembra abbiano detto che è per lasciare a quelli del marketing la possibilità di includere disegni o scritte sui fogli, in modo che si riconosca l'azienda che li ha prodotti e cose simili.»
«Sul serio?» domandò incredulo Trentacinque guardando Melissa in cerca di conferma.
«Sì, l'avevo studiato anch'io a scuola prima di venire qui. È per questo motivo che la prima volta, quando ho trovato quei foglietti dietro alla finestra, li ho toccati senza pensarci: ero sicura che fosse carta normale.»
«Quindi è vero?» mormorò Trentacinque. «Non è solo carta rubata.»
«Vedo che qualcuno finalmente capisce!» esclamò Pietro.
Trentacinque però non stava minimamente pensando a ciò che sarebbe accaduto se li avessero scoperti in possesso di quei foglietti. Aveva la mente invasa da mille domande: quella carta sembrava essere stata fabbricata proprio all'interno della scuola, ma da chi? E come? E perché? Cosa permettevano di fare gli altri foglietti?
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