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12. Verde Primo


Art. 500, comma 2 del manuale delle regole:

Il voto è pari al numero di errori effettuati dallo studente. Il professore può, a sua discrezione, considerare alcuni errori particolarmente gravi e assegnare a ciascuno di essi un valore superiore a uno. Ad esempio, uno studente che in una verifica compie cinque errori avrà un voto pari a cinque a meno che uno (o più) di questi errori venga considerato grave dal professore; in tale eventualità il suo voto può essere superiore a cinque, ma mai inferiore.


La parte restante del primo giorno di lezioni passò velocemente per Trentacinque. Trascorse la mattinata ed il pomeriggio cercando di non perdersi lungo i corridoi della scuola, camminando a passo spedito da un'aula all'altra, e sperando in questo modo di riuscire ad aggiudicarsi le ultime file. Era consumato dall'ansia, timoroso che gli venisse chiesto di leggere ad alta voce dal libro di testo o che, ancora peggio, qualcuno gli domandasse di vedere gli appunti che aveva preso. Trentacinque, infatti, aveva il forte sospetto che i suoi appunti non fossero altro che un insieme di parole scritte una sopra l'altra.

All'inizio, prima che le lezioni cominciassero, si era convinto che sarebbe riuscito a farcela. Scrivere senza leggere? Che ci voleva. Eppure, si era presto reso conto che si sbagliava: scrivere una parola era sì un'attività meccanica che non richiedeva sforzi fisici particolari, ma il problema principale erano le frasi e le parole da non sovrapporre l'una sull'altra. Non poteva distrarsi nemmeno un istante, altrimenti non avrebbe capito più in che punto della pagina si trovasse. Andare a capo poi era terribile; più volte aveva avuto l'impressione di stare scrivendo sempre sulla stessa riga. A volte, stanco ed esasperato, si era ritrovato a muovere la penna senza toccare il foglio, tentando di memorizzare il più possibile di quello che veniva detto dall'insegnante, pur mantenendo l'impressione di stare prendendo appunti. Gli occhiali gli mancavano da morire, non importava che nemmeno con quelli riuscisse a raggiungere un livello di visione Perfetto, almeno era sufficiente per riuscire a leggere e a scrivere qualcosa. Trentacinque si ripeteva che doveva solo confondersi per un po' con la massa, fingere di stare al passo, tanto sarebbe riuscito a fuggire prima dell'inizio del periodo delle verifiche e delle interrogazioni.

Man mano che conosceva i corridoi della scuola, però, fuggire sembrava un'eventualità sempre più impossibile: nessuna lezione era mai al piano terra e i Sorveglianti sembravano essere in ogni luogo. Forse arrivare fra i primi dieci era davvero l'unica soluzione per riuscire a tornare dalla madre e ricominciare a vivere liberamente.

Classificarsi fra i primi dieci, però, sembrava un miraggio: aveva già accumulato troppi demeriti. In fondo, poteva rispettare le regole quanto voleva, ma sapeva che non potendo leggere e dovendo contare solo sulla propria memoria il suo punteggio sarebbe sprofondato ancora più in basso una volta cominciate le verifiche. In qualsiasi modo guardasse la questione, a Trentacinque sembrava proprio di non avere più scampo.

Terminato il primo giorno di lezioni si rifugiò nella stanza 30 con il morale a terra e gli occhi pieni di tormenti. Si raggomitolò fra le coperte e, ormai sul punto di piangere dalla disperazione, si mise a ripetere piano fra sé e sé tutto quello che ricordava delle lezioni, per memorizzarle meglio.

Poco dopo arrivò anche Melissa che si distese sul letto più in alto, le lunghe gambe che oscillavano nel vuoto, sottili e delicate. Dalla piccola finestra della stanza filtrava un sole leggero che le illuminava i capelli e che si rifletteva sui suoi fermagli a forma di farfalla.

«Melissa» sussurrò una voce spezzando il silenzio.

La ragazza si sollevò di scatto dal materasso, gli occhi che scandagliavano attenti la stanza.

«L'hai sentita anche tu?» domandò a Trentacinque.

«Sì.» Il bambino si tirò su a sedere. «Non ho capito però da dove proviene...»

«Ehi, attento a non schiacciarmi!» urlò la voce. Trentacinque abbassò lo sguardo: a pochi centimetri dal suo piede c'era una macchia gialla sfuocata.

«Sì, dico a te!» strepitò la macchia.

Trentacinque saltò in aria. «Ma che cos'è?»

Melissa balzò giù dal letto a castello, i piccoli fermagli a forma di farfalla che aveva fra i capelli sembrarono prendere il volo.

«È un origami a forma di rana, è di Sara» spiegò cupamente la ragazza. «Immagino sia qui per riscuotere il favore.»

«Ma parla e si muove?!» esclamò Trentacinque sconvolto.

«È perché è fatta di carta speciale» cominciò a spiegare Melissa in tono gentile. «Sara ha rubato da uno dei laboratori dei professori alcuni scarti di carta modificata e questo è uno di quegli scarti. I professori a cui li ha rubati stavano progettando una carta da usare per rendere più agevoli le trattative: in pratica, una volta istruita, la carta avrebbe dovuto contrattare al posto del diretto interessato. I professori hanno dotato la carta della possibilità di muoversi e di parlare per rendere la conversazione più dinamica, ma non sono riusciti a darle una forma che li soddisfacesse: volevano modellarla in modo da darle una forma e un aspetto umano, il che è praticamente impossibile! Dare una forma permanente alla carta è difficilissimo e molto costoso: è per questo motivo che viene usata quasi unicamente la carta in fogli. Ai professori, però, sembrava inappropriato far condurre trattative ad un foglio parlante, era poco efficace secondo loro, e dopo alcuni tentativi di dargli una forma più adatta si sono arresi. Ora stanno provando ad utilizzare la tecnologia che viene usata nei vari Moduli medici, come il Fico, per raggiungere lo stesso risultato, anche se è molto più costoso e richiede molta più materia prima.»

La ragazza si sedette a terra vicino alla rana origami, sul suo dorso erano stati disegnati a pennarello due occhi neri, uno dei due era coperto da una benda. «Sara ha scoperto tutto questo ascoltando alcuni professori lamentarsi fra loro, stavano ammucchiando i grossi rotoli di carta su cui avevano lavorato, in modo che venissero portati nel magazzino in cui tengono gli scarti. Appena i professori si sono allontanati, Sara ha preso dalla pila dei fogli già tagliati quelli più piccoli che ha trovato e una volta tornata in camera ci ha lavorato su: ha provato a piegarli a forma di origami e ad istruirli per condurre le sue trattative. Finora gli unici origami che è riuscita a far muovere e a parlare sono quelli a forma di rana; si sono rivelati utilissimi per comunicare con le persone delle altre stanze senza farsi scoprire e sentire dagli altri.»

«Perché le rane sono esseri superiori!» la interruppe la rana origami che fino ad allora aveva placidamente ascoltato la sua spiegazione. «E, se vi può interessare, avete di fronte il prototipo numero uno, la prima rana creata da sua maestà Sara!» esclamò orgogliosa.

«Sua maestà?» domandò Trentacinque, gli occhi che correvano a Melissa.

La ragazza accarezzò piano Eco che nel frattempo si era raggomitolato al suo fianco. «Il foglio di carta con cui è stata ottenuta questa rana continua a pensare che il mittente della trattativa sia un reale. Probabilmente i fogli più piccoli, proprio quelli che ha preso Sara, erano prototipi iniziali e la carta aveva ancora alcuni errori nel codice di base.»

«Ehm...» si schiarì la gola la rana. «Io non penso che sua maestà Sara sia una reale, lei lo è a tutti gli effetti. Vi prego quindi di non ingiuriarla.»

«D'accordo, d'accordo... Hai poca energia, te lo ricordi?» disse Melissa alla rana, poi si voltò verso Trentacinque e aggiunse: «Le sue pieghe non reggono a lungo, quindi più si muove e più parla, meno tempo ha a disposizione prima di perdere la sua forma e tornare un foglio di carta. Non per sempre eh, solo fino a che Sara non...» La rana la fulminò con lo sguardo e la ragazza con un sospiro si corresse: «Fino a che sua maestà Sara non le ridà la forma di una rana. Chiaramente può muoversi anche come foglio di carta, ma si muove molto più velocemente e furtivamente saltando piuttosto che strisciando.»

Trentacinque si avvicinò curioso alla rana, squadrandola.

«Spazio personale! Alla larga!» urlò la rana muovendo la sua bocca di carta.

«Scusami, volevo solo dare un'occhiata alle piegature...»

La rana saltellò in giro lanciandogli sguardi velenosi con l'occhio che non era coperto dalla benda. «Veniamo alla trattativa, veniamo alla trattativa, veniamo alla trattativa» borbottò la rana.

«Certo» gli concesse Melissa. «Ti ringrazio per la tua pazienza, cosa vuole Sara?»

«Riscuotere il favore. C'è stato un accordo prima dell'inizio della lezione di genetica, ve lo ricordate?»

«Sì» assentì Melissa.

«Bene. Melissa davanti al qui presente Verde Primo afferma che-»

«Niente trascrizione formale della trattativa, per favore» la interruppe Melissa.

«Va bene, va bene.»

«Trascrizione formale? Verde Primo?» domandò Trentacinque confuso.

«È un'altra delle sue peculiarità. Se non lo fermi in tempo comincia a ripetere tutto ciò che dici come se dovesse dettarlo a qualcuno; Verde Primo invece è il nome della rana» rispose Melissa.

«Esattamente! Mi chiamo Verde Primo, sono la prima rana che è stata piegata da sua maestà Sara.» La rana origami si piegò, simulando quello che sembrava un inchino.

«Ma non è verde, è gialla» esclamò Trentacinque confuso.

«Io non sono gialla, sono giallo Chartreuse» puntualizzò la rana. «Sua maestà Sara mi ha dato il nome Verde perché la speranza è verde, e mi dice spesso che io le ho portato tanta speranza.»

La rana gonfiò il petto orgogliosa, gorgheggiando.

«Verde?» attirò la sua attenzione Melissa. «Puoi proseguire con la richiesta del favore? Se non ti dispiace.»

«Sì, certamente. Sua maestà Sara vorrebbe che le venisse dato in prestito il Foglio della Verità.»

A quelle parole gli occhi di Melissa si incupirono ed Eco le scivolò accanto, pronto a sostenerla nel caso fosse svenuta.

«Immaginavo sarebbe stata questa la sua richiesta.» Melissa accarezzò con lentezza Eco, sfiorandogli le orecchie nervosamente. «C'è la possibilità che lei voglia qualcos'altro in cambio?»

«No, come da accordo verbale, Sara può chiedere in prestito una qualsiasi cosa presente nella stanza 30» puntualizzò Verde Primo. «E voi non potete rifiutare, a meno che non vogliate incorrere nelle penali. Sua maestà Sara mi ha informato che, se non mi avessi dato il Foglio, avrei dovuto-»

«Hai ragione, hai ragione» lo bloccò Melissa rapida. «Ora te lo prendo.»

La ragazza, senza nemmeno far voltare la rana, andò verso la finestra e batté una volta sull'angolo dell'intelaiatura che cadde. La afferrò e dalle piccole fessure del muro, ora visibili, estrasse un foglietto arrotolato, il tutto sotto lo sguardo sbigottito di Trentacinque. Era sconvolto che la ragazza avesse appena mostrato a Verde, e di conseguenza anche a Sara, quello che pareva essere non solo il nascondiglio della mappa della scuola, ma anche del Foglio e di chissà cos'altro.

Melissa rimise a posto l'intelaiatura e fissò la rana negli occhi. «Acqua in bocca sulla sua collocazione» le intimò.

«Per chi mi hai preso?» borbottò la rana. «Sono un contrattatore professionista, so benissimo che tutti i dati devono rimanere riservati.»

Trentacinque dubitava profondamente che Verde avrebbe mantenuto il segreto; il bambino mise nervosamente le mani nelle tasche, lanciando sguardi preoccupati a Melissa: davvero gli credeva?

«Ora mi servirebbe il Foglio» la voce di Verde interruppe i pensieri di Trentacinque. «Non so quanto tempo mi resta e la strada è lunga.»

La rana aprì la bocca e Melissa, senza fare una piega, lasciò cadere il Foglio al suo interno.

«Siamo a posto?» domandò.

«Certamente» disse Verde. «Ora, se non vi dispiace, me ne dovrei andare: ho poca energia.»

D'improvviso si udì un rumore di passi e la rana andò velocemente a nascondersi sotto alcuni vestiti ammucchiati sul pavimento. Melissa e Trentacinque si scambiarono uno sguardo preoccupato: venire scoperti con della carta trafugata da un laboratorio non li avrebbe di certo aiutati ad ottenere un buon punteggio in classifica, anzi...

I passi si avvicinarono, veloci e rapidi.

«Sono tornato!» esclamò Pietro lanciando il libro che aveva in mano sul pavimento. Fece poi una pausa, notando la tensione che aleggiava nell'aria. «Cosa sono quelle facce?»

Il cuore di Trentacinque riprese a battere assieme a quello di Melissa.

«Nulla» disse la ragazza per poi sussurrare: «C'è Verde Primo in visita.»

Pietro si guardò intorno scocciato. «Ancora Sara con quelle stupide rane? Non poteva fare una gru questa volta?» borbottò il ragazzo.

«Tsk, io sono molto più bello di una gru!» esclamò Verde Primo, sbucando da sotto il mucchio di vestiti e dirigendosi verso la porta. «Saluti!»

Ignorando bellamente Verde, Pietro continuò: «Ma poi perché cominciare dalle rane e non dalle gru? Sono gli origami più classici!»

«Ah, se fossi una rana dorata colombiana» borbottò Verde varcando la porta. «Gliela farei vedere io! Gli salterei addosso e zac! Il veleno sulla mia pelle farebbe ciò che io non posso fare!» Scoppiò in una risata gutturale. «In pochi istanti il suo cuore e i suoi polmoni smetterebbero di funzionare e saprebbe cosa significa far arrabbiare il vertebrato più velenoso al mondo!»

«Però non sei una rana dorata, sei solo una rana di carta gialla» lo pungolò Pietro.

Verde borbottò ancora qualcosa, ma ormai era troppo lontano perché uno dei tre ragazzi potesse sentire che cosa avesse detto.

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